di Ugo Bellesi
La popolazione dei Sibillini, quella che ha subito le maggiori conseguenze dagli eventi sismici, anche nei momenti più difficili non ha mancato mai di dimostrare una grande dignità e un altissimo spirito di sopportazione anche quando è stata caricata sugli autobus e trasferita in località lontane dal loro territorio. Quella dignità non può e non deve oggi essere offesa mostrando come prossimo alloggio dei terremotati casette di plastica mal costruite, dove filtra la pioggia, dove si verifica la condensa, dove manca la luce, dove ci sono servizi igienici non montati a dovere, dove non c’è il frigorifero, dove c’è da pulire la sporcizia lasciata dagli operai ecc. ecc. Tutto questo è un insulto alla loro dignità, al loro diritto di essere messi nelle migliori condizioni possibili per affrontare un secondo inverno sotto la neve, nella certezza che in quelle casette dovranno trascorrervi i prossimi venti anni nella speranza di poter rientrare nelle loro case ricostruite e rese antisismiche.
Ma come è potuto accadere tutto questo? Non c’era nessuno incaricato a controllare le casette prima che venissero assegnate ai terremotati? Evidentemente si è fatto tutto in fretta perché c’era l’impegno di ultimare alcuni lotti prima della fine dell’anno. Eppure nel 2017 c’è stata una lunga estate calda… Dove erano quelli che dovevano accelerare quei lavori? “Forse erano in ferie o si stavano girando i pollici – ci risponde un vecchio pastore di Ussita – e quindi avranno pensato che in autunno, chiamando qualche operaio in più, magari proveniente dall’est perché costa meno, si sarebbero potuti accelerare i lavori e terminarli in tempo utile. Non sapevano che in autunno piove, e che sui Sibillini la neve arriva molto presto e con la neve il freddo mentre alle 17 è già notte per cui è difficile lavorare”. E così è successo che non avrebbero mai potuto recuperare il tempo perduto e hanno fatto tutto in fretta e male, lasciando le casette ultimate a metà. Da qui la ribellione dei sindaci. Ma quale ribellione? Hanno soltanto fatto il loro dovere facendo valere le loro ragioni e quelle dei loro cittadini che hanno dovuto passare il più brutto Natale della loro vita. Eppure dieci giorni prima della “ribellione” dei sindaci era stato il vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole ad esclamare “Le casette non sono adeguate ad affrontare il gelo dell’inverno e ad una vita dignitosa”. Lo stesso direttore tecnico di Arcale, Gianni Veneziano, avrebbe dichiarato: “Non sono case adeguate per la montagna”.
Prima di Natale c’era quindi tempo per intervenire per presentare almeno più dignitosamente quelle casette. Poi finalmente è arrivato il capo dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, il quale ha riconosciuto che le casette non erano in condizioni presentabili anche perché per sistemare tutte le carenze evidenziate c’è voluta una giornata di lavoro. E Giorgio Gervasi, presidente del Consorzio Arcale, che fornisce e monta le Sae, ha precisato: “Abbiamo risolto tutto ieri sera, stiamo parlando di 48 ore”. Resta da chiarire che cosa si siano detti nel lungo confronto avuto in una delle casette di Sarnano non ancora consegnate e al quale hanno partecipato, oltre a Borrelli, David Piccinini, direttore della Protezione civile delle Marche, Angelo Sciapichetti, assessore regionale alla Protezione civile, Giorgio Gervasi, presidente del Consorzio Arcale, e il sindaco di Sarnano Franco Ceregioli. Le cronache hanno accennato ad un summit molto acceso in cui Borrelli ha fatto da arbitro in uno scontro che ha visto come protagonisti soprattutto Sciapichetti e Gervasi messo sotto accusa dall’assessore regionale per i ritardi e per i disservizi. Scontro che si concluderà, quando saranno consegnate tutte le casette, con la richiesta della Regione di un forte risarcimento danni a carico di Arcale.
Da sinistra Giorgio Gervasi (presidente Arcale) insieme al governatore Luca Ceriscioli nell’area Le piane di Pieve Torina
Danni che per la verità non li ha subiti la Regione ma i terremotati. Fatto sta che per ora i sindaci hanno ottenuto di procedere, prima delle future consegne delle casette, ad un accurato sopralluogo per verificare la loro agibilità. Quindi successo pieno dei sindaci su questo fronte, come già c’era stato il successo pieno della Cgil, che ha ottenuto soddisfazione completa nella tutela dei due dipendenti del cantiere di Ussita che erano stati allontanati dal campo base in quanto uno si era infortunato e l’altro aveva riferito al sindacato in merito alle ore di lavoro non pagate. Resta il fatto che Giorgio Gervasi, presidente del Consorzio Arcale, ha cercato in ogni modo di difendere la qualità dei prefabbricati forniti dalla sua impresa dicendo “Per le casette sono previsti requisiti molto stringenti, perché devono essere adatte alle condizioni peggiori”. Poi però si è appreso che “Le Sae sono progettate seguendo le indicazioni contenute nel bando della Protezione civile del 2014”. Ma se gli eventi sismici si sono verificati nel 2016 (quando ancora nessuno sapeva che il terremoto avrebbe sconvolto l’area appenninica del centro Italia) come faceva la Protezione civile a prevedere che le casette dovevano servire ad affrontare “le condizioni peggiori”? Poi si è capito che le indicazioni della Protezione civile non potevano essere troppo precise perché, come ha spiegato lo stesso Gervasi, “Le nostre casette sono riferite al Lotto 2 – Italia centrale, che comprende Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo”. E’ evidente perciò che quel Lotto di casette non poteva essere adatto sia per la maremma toscana e laziale che per i Sibillini. Ma Gervasi puntualizza pure un’altra peculiarità delle casette e cioè che hanno caratteristiche antisismiche ai massimi livelli. E’ chiaro però che essendo casette prefabbricate, a piano terra, costruite su un basamento di notevole spessore la possibilità che crollino per il terremoto è piuttosto latente. Fatto sta che tutte le casette ancora non ultimate saranno purtroppo consegnate addirittura a marzo.
Comunque sia novità importanti sono in arrivo per la Protezione civile. Avevamo già segnalato a suo tempo, che la catena di comando per intervenire nelle emergenze, come quelle sismiche sui Sibillini, era troppo lunga, che non si dovevano accentrare tutte le decisioni a Roma (e poi a Rieti) come avvenuto. Che la mobilitazione, sempre nell’emergenza, dovesse essere massiccia e funzionale, e che la massima attenzione dovesse essere riservata ai cittadini scampati al crollo delle loro abitazioni. E’ pertanto con molta soddisfazione che abbiamo appreso che l’ultimo provvedimento adottato dal governo Gentiloni, prima che Mattarella sciogliesse le Camere, è stato la Riforma della Protezione civile. Riforma che prevede il rafforzamento dell’intero sistema e della catena di comando in caso di calamità, l’introduzione della “mobilitazione generale per intervenire prima dell’emergenza”, misure urgenti a sostegno dei cittadini che hanno perso tutto, allungamento della durata dello stato dell’emergenza. Tutto questo con l’obiettivo di “rafforzare l’azione del servizio nazionale di protezione civile, in tutte le sue funzioni, a partire dalle attività operative in emergenza”. E’ evidente che nella prima fase dell’emergenza sui Sibillini delle carenze sono apparse evidenti anche negli alti gradi della pubblica amministrazione e Gentiloni, opportunamente, ha dovuto rimediare pensando al futuro.
Purtroppo per come sono andate le cose fino ad oggi nelle zone terremotate sembra proprio che tutto sia guidato da una strategia: quella di tenere i terremotati il più lontano possibile dai loro luoghi di origine. Contrattempi, ritardi, leggi poco chiare, la burocrazia che è “esigente” con i più deboli (anche quando rimediano da soli e a proprie spese alle inefficienze delle istituzioni) e “chiude un occhio” di fronte alle proprie inefficienze, non fanno altro che convincere gli sfollati a trovare una sistemazione lontana dai luoghi di origine, vuoi per la scuola dei figli, vuoi per i servizi sanitari più vicini, vuoi per migliori possibilità di lavoro. Il che significa che non tutti si impegneranno per la ricostruzione della loro vecchia casa in montagna. Qualcuno addirittura comincia a rinunciare anche alle casette prefabbricate. E questo soprattutto pensando ai venti anni (minimo) in cui dovranno viverci in attesa della ricostruzione. “Ma quale ricostruzione – si chiedono – se ancora non sono ripartite le opere pubbliche, gli edifici comunali, le caserme dei carabinieri ecc.ecc. Le uniche scuole ricostruite sono quelle donate da Banche, Giornali, Enti regionali, Associazioni di volontariato, Fondazioni ecc. ecc.? E come può ripartire la ricostruzione se ci sono ancora le macerie e ci sono ancora tante strade da riaprire al traffico?”
“In un anno Diego Della Valle ha costruito ex novo un’azienda che ha dato lavoro a cento dipendenti. Perché lo Stato non riesce a fare nulla di simile?” E’ quello che si chiedono in tanti, sia terremotati che semplici cittadini. Ma la risposta non arriva. E allora sorge un’altra domanda: Chi è che rema contro? E anche qui non c’è risposta.
Una notizia positiva ci arriva invece dal commissario straordinario di Governo alla ricostruzione, Paola De Micheli, che ha espresso la volontà che gli edifici da ricostruire siano tutti antisismici e comunque della massima sicurezza. Infatti ha dichiarato: “Dobbiamo ricostruire in sicurezza, avere la certezza, in base alle attuali conoscenze scientifiche, che non si verifichino nuove tragedie come quelle del 24 agosto. Per questo bisogna attendere i risultati delle indagini geologiche in corso, le microzonazioni, ma anche altri studi sulle caratteristiche idrogeologiche del sottosuolo che abbiamo affidato alle massime autorità scientifiche come il Cnr. Dobbiamo essere sicuri che le abitazioni che ricostruiamo siano in grado di resistere anche a scosse di terremoto più violente di quelle registrate in centro Italia nel 2016 e nel 2017”. Questo ci conforta molto e conforta soprattutto i terremotati. Significa che forse il piano di microzonazione, che all’inizio aveva uno stanziamento di appena tre milioni, è stato rifinanziato e vogliamo sperare che si parli almeno di 30/40 milioni come previsto dai geologi.
Ci vogliono i fatti...di promesse ne hanno avute anche troppe!!!
Promesse qua'qua'raqua'
Che ridere... Un anno e mezzo per avere un "rifugio".... Adesso per prendere i voti parole parole parole.... Vergognatevi che è meglio...
Parole parole parole adesso gli servono i voti
E niente da fare. Non hanno la decenza e la volontà di fare. Dopo due parlano di case antisismiche . E fino ad ora di che hanno parlato? Vorrei sapere se gli stipendi li hanno preso però
Bisognava potenziare la protezione civile per fare la casette antisismiche? Mica le faranno loro
Ottimo articolo, ma che non approfondisce ma sfiora appena le vere cause di queste grandissime carenze sia politiche che tecniche. Sorde alle vere esigenze dei cittadini, dei luoghi, dei danni e del territorio. Scellerato è stato il bando della Protezione Civile, perché un tecnico capace competente ed onesto non avrebbe partorito un obbrobrio del genere. Il sospetto è dei tentacoli incancreniti della politica, che avrebbero dovuto delegare ai sindaci presenti e conoscenti nei diversi territori. Lo sperpero di ingenti somme per il CAS, quando per oltre metà dei comuni potevano essere acquistate casa del mercato immobiliari sin dai primi mesi del 2017 e far rientrare nella normalità oltre il 60% della popolazione a costi nettamente inferiori. Dando mandato ai sindaci in maniera diretta, sempre con rendicontazione finale, alle demolizioni, alla rimozione macerie e relativa ricostruzione, sicuramente molto più veloce in termini di azione e risultato finale che da questa burocrazia lenta, faragginosa e cieca alle reali esigenze dei propri cittadini in caso di EMERGENZA SISMICA.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Promette? Ancora?
Mi piacerebbe fare una domanda alla De Micheli, “per quale motivo lo stato, cioè noi, spende più di 1800 euro al metro quadrato per le casette provvisorie e non ha pensato, invece, di dare gli stessi soldi ai privati per ricostruire direttamente la propria casa evitando così un doppio esborso??????”
ULTIM’ORA:
Sembra che per potenziare la protezione civile verrà usato il duplicato dell’assessore Sciapichetti. Il clone, già realizzato da tempo sembra sia giunto a maturazione. Per tanto sarà trasferito dalla “Dolly Duplicate Free Production Limitade Farm” di Middlesbrough Yorkshire ( England )per appoggiarlo nel suo incarico. Così saranno in due a lavorare a testa bassa.
E poi una domanda la vorrei fare anch’io alla De Micheli : “Visto che ha espresso la volontà di ricostruire ( quando?) edifici antisismici, aveva forse valutato un’altra opzione?” Mi piacerebbe saperlo, è così tanto tempo che non vengo meravigliato da qualche sublime idea.
E poi c’è bisogno del vescovo o dal direttore o del presidente di Arcale per chiamarle ” baraccopoli ” o ” bidonville “. Visto il preludio, non è difficile immaginare gli atti seguenti.
Sono commosso e sopratutto meravigliato leggere la geniale intuizione per queste zone: costruire abitazioni ADDIRITTURA ANTISISMICHE!!!!!!!!!!!!!