Il viadotto del lago di Cingoli
«Smettiamola con le polemiche, basterebbe dimostrare il nesso di casualità tra i danni del viadotto di Castreccioni e i terremoti del 26 e del 30 ottobre per ottenere i fondi di riparazione della struttura». Così il consigliere di minoranza di Cingoli, Giorgio Giorgi, sulla situazione del ponte che collega Cingoli alla frazione di Moscosi. Da una parte il sindaco Filippo Saltamartini continua ad essere molto preoccupato per le condizioni della strada e del pericolo crollo, dall’altra l’avvocato Claudio Netti, presidente del Consorzio di bonifica delle Marche, sostiene che quella di Saltamartini sia soltanto una campagna di disinformazione per ottenere ingiustamente fondi statali.
Il consigliere di opposizione Giorgi invita alla calma e alla collaborazione tra le parti. «Mi rivolgo al sindaco e all’avvocato Netti, mettiamoci una pietra sopra – afferma il capogruppo di Cingoli sviluppo -. La diga non ha problemi e oltre ad essere antisismica è anche un rifugio atomico. Il problema riguarda un pilone. Saltamartini ha già pronta una progettualità per intervenire sul ponte e cerchiamo insieme di lavorarci. La legge permette di ottenere finanziamenti se si dimostra che effettivamente la struttura sia stata ulteriormente danneggiata in seguito al sisma, oltre alla possibilità che Cingoli sia inserito tra i comuni del cratere del terremoto».
(Leo. Gi.)
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La “pietra sopra” c’è già stata messa. Anzi, parecchie. Per evitare di appesantire il viadotto, si è istituito il senso unico alternato. Con pesanti blocchi di cemento che gravano continuamente sulla struttura che si dovrebbe alleggerire.
L’avvocato Claudio Metti, presidente del consorzio di bonifica delle Marche, sostiene che quella di Saltamartini sia soltanto una campagna di disinformazione per ottenere ingiustamente fondi statali. Una domanda: ma il ponte è un’opera pubblica, o privata? Se è privata, credo che il ponte dovrà essere riparato con i soldi dei padroni del ponte. Ma se è pubblica, il sindaco Saltamartini a chi dovrebbe chiedere il finanziamento se non allo stato? Forse l’avvocato vorrebbe che anche il sindaco, per riparare il ponte, usasse il metodo dell’estorsione, come fa lui per mantenere un ente del quale non si comprende l’utilità, se non quella che a suo tempo per scopi elettorali fu riesumato un famigerato consorzio istituito nel 1933 che in automatico credo sia stato soppresso il 1° Gennaio 1948 dall’art. 53 della Costituzione Italiana. Che sancisce: che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Infatti: io che sono nato proprio nell’anno in cui fu istituito tale consorzio di bonifica con Reg. decreto; nell’arco della mia vita, non ne ho mai sentito parlare, fino a quando qualche anno fa, non mi sono visto recapitare cartelle di pagamento a none di tale famigerato consorzio di bonifica delle Marche. Dico famigerato: perché le tasse le ho sempre pagate, in quanto: sono consapevole che pagare le tasse, è un dovere civico di ogni cittadino; ma secondo il metodo costituzionale, che deve essere chiaro, trasparente e che soprattutto deve avere un senso logico. E non pagarle con il metodo dell’estorsione. Approfittando di persone anziane che non anno la possibilità di difendersi sia per ragioni culturali che di forze fisiche; colpevoli solo di essere proprietari di microscopici pezzi di terreno, spesso infruttiferi e irraggiungibili perché gli enti preposti non hanno mantenute aperte le strade di loro competenza. Il consorzio di bonifica chiede soldi a detti proprietari, per il monitoraggio del dissesto idrogeologico. Ma dov’è la costituzionalità e il senso logico per tale richiesta, se il dissesto idrogeologico, dipende in minima parte dalla conformazione morfologica del territorio e la maggior parte dipende dalla gestione scellerata che si è fatta del territorio violando le leggi più elementari della natura. Forse l’avvocato Claudio Netti: sarà convinto che la costruzione delle montagne, dei fossi e il rilascio di concessioni edilizie, sia opera dei proprietari dei terreni chiamati a pagare i danni. Mi spiace, purtroppo non è così. Ritornando al discorso del ponte: anche per il consorzio di bonifica delle Marche, credo sia valido lo stesso ragionamento. Cioè sapere: se il consorzio esegue lavori strettamente privati, credo dovranno essere i privati a pagare. Se invece esegue lavori di pubblica utilità, dovrà essere tutta la comunità nazionale a pagare secondo il proprio reddito, come sancisce l’art. 53 della Costituzione. Fermo restando, che detto consorzio non ha alcuna ragione di esistere. Perché, per i lavori che dice di fare che io personalmente non ho mai visti, non possiamo permetterci di mantenere un carrozzone con tanto di presidente. in tal senso, ci sono i comuni, il genio civile, cioè lo Stato.