di Laura Boccanera
Condivisione, inclusione, legalità ed etica, innovazione e recupero. Si affida a temi astratti, quasi da novella guida di una polis ateniese l’avvocato Stefano Ghio, candidato sindaco alle prossime comunali di Civitanova, che oggi ha presentato la sua squadra. Un triumvirato guidato, oltre che dall’ex presidente dell’ordine degli avvocati, da Luisella Cellini (ex candidata sindaco nel 2012 e di estrazione di centrodestra) e Pier Paolo Rossi (ex Uniti per cambiare, la lista che appoggiò Corvatta nel 2012). Una eterogeneità che «è una ricchezza, un’opportunità e non opportunismo politico», dichiarano le due spalle sulle quali Ghio ha fondato le sue nuove liste civiche. Non si sa ancora il nome, per adesso l’immagine ufficiale è quella della squadra con tutti i suoi componenti che da una collina si affaccia sul mare. La presentazione del programma infatti, almeno per ora, non scende nello specifico di cosa fare, ma traccia un metodo e alcune parole chiavi che dovrebbero essere le stelle polari dell’azione amministrativa del candidato. Prima di iniziare Ghio spende due parole per le popolazione colpite dal terremoto, e poi inizia a parlare di politica e giustifica la presenza di persone di estrazioni politiche differenti: tra loro ad esempio l’ex esponente del Pd Aldo Caporaletti, ma anche l’ex Udc Oscar Monina o Mara Mercuri dell’associazione Fonte. Pochissimi coloro che provengono da un’esperienza politica pregressa, la restante parte sono neofiti della politica, avvocati, professionisti.
«La trasversalità non produce conflittualità – spiega Ghio – ci presentiamo tutti con nomi e cognomi e siamo tutti coerenti con il programma che abbiamo stilato. Non è detto che posizioni diverse siano distanti». Tra questi principi guida appunto la condivisione e l’inclusione politica per tutti, nessun veto su nessuno (Pd incluso) e la connessione della macchina amministrativa e burocratica con la gente. «Il Comune deve essere una App che connette le energie sociali che attualmente non vengono sfruttate – continua il candidato – e poi il recupero di aree che sono ricettacolo di microcriminalità. Sono un avvocato e la legge è uguale per tutti, quindi tolleranza zero per il fenomeno dell’abusivismo commerciale. Non si deve scambiare l’inclusione sociale con chi delinque e il rispetto della legge deve essere la prima cosa. Vogliamo un comune etico, che ascolti i cittadini e risponda alle loro esigenze». Nel programma poi c’è spazio anche per la rivalutazione del centro città centro commerciale naturale. «Questa è la vocazione della città e il modello urbanistico e commerciale deve seguire queste logiche, va creato un brand, servizi in comune fra i negozianti e i privati rivedano gli affitti, sono troppo alti». Sul sociale una stoccata ai servizi, «considerati spesso dei nemici, e questo per colpa di molte cose, vanno rivisti i rapporti.
Luisella Cellini
Chi va lì chiede aiuto, non deve essere giudicato». Infine cultura, turismo, scuole e sport: «non so se è fattibile, ma li legherei in un unico assessorato. Non esiste cultura senza turismo e sport, e tutto va fatto in sinergia con le scuole. Gli spazi, teatri, cinema, strutture sportive devono essere di tutti e non a uso esclusivo di alcuni». Fanno da coro all’entusiasmo del candidato Pier Paolo Rossi e Luisella Cellini: «Siamo in tanti – commenta Rossi – e la cosa più bella è la spontaneità di questo gruppo. Ognuno mette a disposizione le proprie capacità e professionalità, sono civici che hanno un impegno nella propria vita e si mettono al servizio della politica pur nella diversità delle provenienze». Un progetto quello di Ghio che secondo la Cellini è la prosecuzione, su un ambito differente, dei successi ottenuti all’interno dell’ordine degli avvocati: «L’inclusione e la condivisione, l’ascolto di tutti, ha tenuto coeso un ordine complicato e frammentato. Stefano ha avviato l’esperienza della formazione come mai prima era stato fatto e credo che il trasferimento e la prosecuzione di quell’attività nell’ordine che di fatto è comunque politica, vada indirizzata su di un altro contesto. C’è tanta solitudine a Civitanova, c’è gente che non viene ascoltata, questa è la nostra grande scommessa».
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Gli spazi, teatri, cinema, strutture sportive devono essere di tutti e non a uso esclusivo di alcuni». Basterebbe questa frase per definire quale differenza con Corvatta e Silenzi che sembrano governare un’altra città. Ho letto da qualche parte che bisognerebbe salvare quel che di buono Corvatta ha fatto. ( ?????????? ) Non so a che cosa ci si riferisce ma non certo al suo immacolato programma elettorale del 2012. Di Silenzi, tralasciamo se non per un piccolo richiamo ai suoi numeri come assessore al turismo ossia centinaia di turisti a Marzo e centinaia di migliaia di villeggianti dal primo marzo al 31 dicembre. Credo che nella lista siano compresi anche quelli che si fermano a chiedere un indicazione per raggiunge la località scelta per passare le vacanze o quelli che vengono per una sera a sentire un po’ di musica in piazza. Certo dispiace che un assessore al turismo non conosca il significato di alcune parole attinenti al suo chiamiamolo lavoro di concetto, è come un ingegnere nucleare che non sa che cosa sia l’atomo. Altro punto saliente dell’articolo è che non si viene ascoltati. Se l’ascoltatore non è interessato ad udire perché troppo preso a sentirsi, come può dedicarsi agli altri. A Civitanova c’è una giunta che se presi uno per uno, beh lasciamo perdere, sappiamo tutti chi sono e che cosa hanno fatto di buono da quando tra arrivi e partenze, alla fine una buona compagnia per andare a mangiare e bere sono riusciti a farla. Invece si ostinano. Corvatta forse prova il bis. Ma perché lo spettacolo che ha dato è piaciuto tanto da intrattenerlo ancora sul palcoscenico? Corvatta, se ti ripresenti alle elezioni, non ti basteranno nemmeno più i tuoi mutuati e anche dovrebbero bastarti perché dovresti rifare il sindaco? Ma sei veramente convinto di aver salvato Civitanova dal degrado, la povertà, l’insicurezza etcetera, dominus subiscum amen. Ti vedo Corvatta, con la testa china, lunga barba e grossi baffi anche finti, passamontagna, occhiali a lenti verdi, scendere con la tua seicento il più vicino possibile allo studio medico, terrorizzato dall’idea che qualcuno possa riconoscerti e mettersi sguaiatamente a ridere. Sei ancora in tempo, dà le dimissioni, chiedi scusa a tutti, invoca il perdono per la scelta dei tuoi partner, insomma fa una uscita dignitosa. Certo non è che poi avresti il Paradiso assicurato, ma almeno il passamontagna potresti lasciarlo a casa tua, a Porto Recanati, dove nessuno ti impedisce di giocare anche là a fare il politico impegnato.