Le crepe nella casa di Domizi
di Marco Ribechi
Senza più una casa e con una bambina di 14 mesi da accudire. Il terremoto ha colpito duramente la famiglia Braschini di Pollenza che ora è costretta a vivere nella casa di riposo comunale, nel centro della città. Con loro, sullo stesso piano del centro per anziani, anche la famiglia Domizi che dopo la notte del 24 agosto non può più rientrare in casa. Le abitazioni di entrambe le famiglie presentano evidenti crepe strutturali, causate dal primo sisma delle 3,36, che le ha rese totalmente inagibili. La famiglia Braschini, che viveva in contrada Morazzano, ora ha trovato una sistemazione provvisoria grazie alla solerzia delle autorità ma non ancora non sa se potrà mai rientrare nella sua vecchia abitazione. «La notte del terremoto è stata spaventosa – spiega Martina Braschini – sentivamo cadere gli oggetti della casa, piovevano calcinacci sul letto, eravamo paralizzati, pensavo che sarebbe venuto giù tutto». Nella casa, oltre a Martina Braschini viveva anche il suo compagno Marco Zagaglia, la loro bambina Beatrice di soli 14 mesi e i genitori di lei, Antonio Braschini e Mirella Di Gennaro. «Finita la scossa, con la bambina in braccio, siamo usciti di corsa in giardino – continua la donna – Poi sono rientrata per prendere i beni di prima necessità per Beatrice, il latte, il biberon. Nell’occasione sono riuscita anche a raccogliere un po’ di cose mie e della mia famiglia. Da quel momento non siamo più entrati in casa e le uniche cose che abbiamo sono quelle prelevate tra le prime due forti scosse di terremoto».
I corridoi della casa di riposo
La casa era stata ristrutturata nel 2001. «La ristrutturazione ci ha sicuramente salvato la vita – continua Braschini – il tetto era stato isolato e messo in sicurezza con assi d’acciaio e questo gli ha impedito di crollarci sopra. Il resto però è un disastro, si sono crepati anche i muri portanti. Durante il terremoto sentivamo il rumore delle pareti che scricchiolavano, era impressionante». Per fortuna però la famiglia ha incontrato la solidarietà di tutto un paese e già la seconda notte ha potuto dormire in una struttura sicura. «Sono stati tutti gentilissimi – spiega la donna – ora siamo nella casa di riposo che è stata progettata con tecniche antisismiche. Questo ci permette di dormire tranquilli, la paura è ancora tanta. Ci hanno dato due stanze con il bagno e possiamo accedere quando vogliamo perchè le scale sono esterne. I vestiti, oltre a quelli che abbiamo recuperato, ce li ha prestati mia cugina mentre per quanto riguarda il cibo possiamo usufruire dei pasti della struttura. Grazie alla gentilezza di queste persone, dipendenti della casa di riposo assessori, tecnici e forze dell’ordine ci sentiamo come a casa». Martina ogni tanto torna a vedere la propria casa, insieme alla bambina: «Mi dice “mamma, casa” e capisco che le manca il luogo dove viveva la nostra famiglia. Così la prendo e la porto nel nostro giardino, restando sempre ben lontani dall’abitazione. Lei riconosce il posto e giocando in giardino le sembra di essere tornata a casa. Però purtroppo la realtà è che non sappiamo assolutamente quale sarà il nostro futuro, per ora possiamo dirci fortunati di essere sopravvissuti e di avere almeno un tetto sotto cui stare».
La famiglia Braschini condivide la stessa sorte e gli stessi spazi di un’altra famiglia di Pollenza, anch’essa ospitata nella casa di riposo dopo il sisma. Luigi Domizi e Maria Bettucci, insieme alla sorella invalida Lina Bettucci, hanno dovuto lasciare la loro casa, tremendamente danneggiata dal terremoto. «E’ stata una nottata infernale – spiega la figlia Daniela Domizi – mentre la casa tremava cadevano calcinacci, gli armadi camminavano, tanti oggetti finivano sul pavimento creando un gran frastuono. Mia madre si è gettata subito per le scale per salvare mia zia, invalida al cento per cento. Non potendo utilizzare l’ascensore l’hanno presa di peso e adagiata nell’automobile. E così hanno passato la notte». Fortunatamente sono tutti usciti incolumi dalla casa che però ha subito seri danni. «Si sono mossi i muri, le porte non si chiudono più. Tutte le pareti sono crepate, gli intonaci staccati. Le finiture del bagno sono tutte sul pavimento. Siamo veramente stupiti perchè la casa non era troppo vecchia. Era stata costruita negli anni ’50 ma negli anni ’80 aveva subito un notevole intervento di ristrutturazione. Però i tecnici ci hanno detto che sotto le fondamenta c’è una falda direttamente collegata all’epicentro. Per questo siamo stati così colpiti». Ora i coniugi Domizi insieme a Lina sono stati sistemati nella casa di riposo. «Da un giorno all’altro hanno perso tutto – continua la figlia – Tornano tutti i giorni nel giardino della vecchia casa per accudire gli animali ma non resta altro da fare che aspettare l’ordinanza del sindaco. Per loro non è facile, dopo tutta una vita passata in assoluta indipendenza. Mia madre è molto stanca, non dorme. Lo scorso anno siamo anche stati derubati in casa e ora il terremoto. Certo che a confronto con altre situazioni ci riteniamo fortunati ma è una situazione molto complessa anche per noi».
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Papi Firenze….mi dispiace da morire……….
Papi Firenze mi dispiace tanto anche a me sono sconvolta un abbraccio a tutti
Forza Papi Firenze…..