di Monia Orazi
Abolire per legge i Comuni sotto i 5mila abitanti con fusioni obbligatorie. E’ quanto propone il disegno di legge 3420 presentato da una ventina di parlamentari del Partito Democratico, che vede primo firmatario il deputato marchigano Emanuele Lodolini. La geografia locale ne uscirebbe rivoluzionata, in provincia di Macerata sparirebbero 40 Comuni sui 57 esistenti che hanno meno di 5 mila abitanti, nascerebbero nuove realtà dai processi di aggregazione obbligatoria. Se la legge sarà approvata potrebbe essere uno strumento per sbaragliare il tradizionale campanilismo locale. Nelle Marche hanno meno di 5mila abitanti 170 su 236 Comuni, con circa 334 mila residenti, che in Italia sono circa il 70 per cento (5652 su 8057). In provincia di Macerata hanno avviato un processo vero e proprio di fusione soltanto Castelsantangelo sul Nera e Visso (leggi l’articolo), mentre nei dintorni di Camerino ci sono alcune convenzioni per funzioni associate, ferve il dibattito ma non si registrano iniziative concrete, anche se di recente Pietro Tapanelli, consigliere comunale di Camerino, ha avanzato una proposta di fusione del suo Comune con quelli vicini (leggi l’articolo). In generale negli ultimi anni si è parlato molto di fusione, ma il fortissimo campanilismo dell’entroterra, renderebbe difficile prevedere azioni concrete in tempi brevi. Per ora l’esame del disegno di legge non è iniziato, giace nella prima commissione Affari costituzionali del Senato, a cui è stato assegnato il 16 dicembre scorso. “La proposta di legge nasce dall’esigenza di trovare un efficace meccanismo per ridurre l’elevata frammentarietà dei comuni italiani e favorire il raggiungimento da parte di questi ultimi di dimensioni più adeguate, atte cioè a consentire un netto miglioramento della qualità e dell’efficacia dei servizi offerti ai cittadini – si legge nel testo – è ormai noto, infatti, che le ridotte dimensioni che caratterizzano la maggior parte dei comuni italiani sono spesso del tutto insufficienti a garantire uno svolgimento efficace ed efficiente dell’azione amministrativa”. Si ricorda anche che la legge negli ultimi anni ha incentivato le forme associative tra enti locali, dalle convenzioni per l’esercizio associato di alcune funzioni, alle unioni ed alle fusioni, con la legge Delrio, per ridurre la frammentazione dei piccoli enti locali.
“La fusione, infatti, a differenza delle altre forme di associazionismo tra Comuni, comporta la costituzione di un unico ente, nel quale sono aggregate tutte le risorse umane, strumentali e finanziarie, al fine di ottenere non solo l’ottimizzazione dei servizi esistenti, ma anche talvolta il loro ampliamento”, scrivono i deputati, “il processo di revisione costituzionale in atto, tra l’altro, prevede il superamento della provincia quale ente territoriale sovraordinato con competenze di area vasta. La fusione dei piccoli comuni diventa pertanto ineludibile per l’esercizio di funzioni che erano in capo alle province e che l’eccessiva frammentazione amministrativa in piccoli comuni finirebbe per ricondurre in capo alle regioni, determinando il rischio di un neo-centralismo di tipo regionale”. Nella proposta di legge si definisce ottimale e a misura d’uomo un comune tra 5 mila e 10 mila abitanti. La forte novità della proposta dei deputati Pd è che prevede termini obbligatori per la fusione e chi non adempie avrà meno risorse. Il limite minimo di abitanti per un Comune è definito in 5mila abitanti, “i comuni avranno due anni di tempo per procedere autonomamente, dal basso, e secondo criteri di omogeneità, maggiormente rispettosi delle caratteristiche fisiche dei territori o delle tradizioni loro proprie, a predisporre fusioni al fine di costituire comuni che abbiano almeno 5mila abitanti”, si legge nella proposta. Se non lo faranno autonomamente “saranno le regioni, con propria legge, a provvedere. In tal caso però i comuni perderanno il diritto a tutti i benefici previsti dalla legge per incentivare le fusioni di comuni. Questa norma, apparentemente molto severa, ha in realtà l’obiettivo di dare una fortissima spinta nella realizzazione delle fusioni dal basso perché ritenute più efficaci, in quanto basate su criteri più omogenei”. Se entro quattro anni le Regioni non avranno provveduto alle fusioni dei Comuni, avranno un taglio del 50 per cento dei trasferimenti erariali dallo Stato.
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riforma sacrosanta…infatti penso che non la faranno
Non so che aspetta
Questa riforma FA SCHIFO AL CA#@O e non mi meraviglia che ci sia già qualche fenomeno postmoderno pronto invece a gridare al miracolo. Quando si fonderanno una realtà piccola con una grande e si pagheranno le tasse nella stessa cassa, i “piccoli” i servizi se li scorderanno del tutto.
E poi, se permettete, il campanilismo è stupendo e fa parte del nostro retaggio, e me lo tengo stretto.
Ancora un esempio di quanto forte sia la spinta centralizzatrice di questo Governo.
Non so se “abbattere i campanili” sia un bene o un male in se, certamente è chiaro come si stia cercando di tagliare dal basso i servizi, mentre gli sprechi veri sono al “centro”, a roma, non in periferia.
. Già adesso i sindaci dei piccoli comuni non hanno un’ indennità o ce l’hanno bassissima; mi chiedo che senso abbia cancellare a colpi di machete secoli di storia, Nei pioccoli comuni i segretari comunali sono,, per esempio già a”scavalco”, così come già esiste una centrale unica di committenza per gli appalti pubblici.
Mi domando allora cosa muova questa spinta iconoclasta: chiederei a Lodolini se la cancellazione di Comuni sia a o meno un modo per aprire a successivi tagli di servizi ( penso a uffici postali, presidi medici, di sicurezza, e così via). Addirittura, poi, prevedere un potere sostitutivo da aprte della Regione in questo campo pare quasi lesivo della dignità istituzionale di enti che , fino a prova contaria, sono elementi costitutivi dello Stato.
Tagliate le province, si vogliono sciogliere i comuni, poi accorpare le regioni. Mi pare abbiamo imboccato la strada per divenatre cittadini di serie Z.
si,perchè meno consiglieri,assessori e segretari comunali non sono un risparmio ?
Ma scusa si fonderanno solo realtà piccole … Dove stanno le realtà grandi ! Campanilismo può rimanere sempre le radici non vanno via !
Un rischio? No, al contrario, è un’occasione: l’occasione per ridurre sensibilmente l’IMU (che potrebbe scendere al di sotto del 10 permille) e la TARI grazie alle intuibili economie di scala! Alcune case comunali saranno ridotte a sedi distaccate del comune base, come ad esempio è per l’INPS e per le camere di commercio.
Auguri,avete già tutto chiaro.
Ah, ma allora Civitanova Marche/Montecosaro, affratellate in un unico comune non si potrà più fare perché supererebbero i 10.000 abitanti? Che peccato!! Apiro, Treia e Belforte del Chienti hanno in comune la Sagra della Polenta, quindi risponderebbero ai requisiti per un unico comune o mi sbaglio? Non sono calcoli facili da eseguire. Di certo che qui nelle Marche ci stiamo riempiendo di veri Statisti. A quando un Presidente della Repubblica Marchigiano?
è giusto..nella Regione Lombardia molti comuni si sono fusi già da vent’anni…
A rischio?
Sarebbe ora!
Era ora!!!!!
Ah, ma allora Civitanova Marche/Montecosaro, affratellate in un unico comune non si potrà più fare perché supererebbero i 10.000 abitanti? Che peccato!! Apiro, Treia e Belforte del Chienti hanno in comune la Sagra della Polenta, quindi risponderebbero ai requisiti per un unico comune o mi sbaglio? Non sono calcoli facili da eseguire. Di certo che qui nelle Marche ci stiamo riempiendo di veri Statisti. A quando un Presidente della Repubblica Marchigiano?
Prima dimezzare i senatori, i parlamentari, i ministri, gli enti e i dirigenti pubblici!!! E tanto tanto altro!
Non sarebbe meglio prima ridisegnare i confini delle nuove regioni e poi vedere le fusioni dei comuni? Ma com’è che si dice… fare apposta uno sbaglio per rimetterci le mani due volte!
ERA ORA!!!!!!!
Sarebbe ora!
campanilismo a mille.
per l’accorpamento delle regioni vi siete tutti incavolati, ora per far sparire comuni storici quasi tutti d’accordo.
ma per favore.
la voglio vedere poi zia peppina di 80 anni a farsi la carta di identità a 50 km di distanza senza mezzi pubblici.
Non tutti i sindaci saranno favorevoli a far togliere il proprio sedere dalla poltrona !!! Non vedono oltre , non sanno misurarsi , non vogliono essere messi in discussione . Quanti discorsi !!! Non vogliono lasciare e basta .
Magari!
Un bel pollicione rosso a Valentini che ormai sta con la testa a l’Helvia Recina e un pollicione verde a Pantò.
Dando un occhiata alla cartina, vedo che si potrebbero fare quattro comuni: Apiro/Poggio S.Vicino, Montefano/ Appignano, Montelupone non confina, quindi che sia il Parlamento a dare indicazioni in merito. Tutti gli altri confinano tra loro, si fa un bel Comune, si sorteggia il nome e vai, la provincia di Macerata è a posto. Se siete tutti d’accordo freghiamo tutti sul tempo e inviamo questa prima proposta. Poi per eventuali aggiustamenti abbiamo due anni e una elezione per il nuovo Parlamento di mezzo.
Per Pantò. E’ un esempio infelice. La carta d’identità si fa ogni 10 anni. Una volta ogni decennio facciamo fare a zia Peppina, se le vogliamo bene veramente, una gita nei dintorni! E poi la casa comunale potrebbe diventare la sede distaccata del neo Comune e ospitare uffici come quello dell’anagrafe (sede distaccata).
Diceva un uomo molto vecchio : “che strana la mia vita. So’ nato a Montolmo, so’ vissuto a Pausula, morirò a Corridonia, eppure non me so mosso mai de casa “
Se attuata velocemente, potrebbe rappresentare un primo passo verso il risparmio di risorse, da destinare al miglioramento dei servizi. Non va dimenticato l’aspetto culturale e la difesa della memoria e delle tradizioni local. Un’occasione per i piccoli Comuni di anticipare la mossa e fondersi in comprensori omogenei che abbiano più peso nelle decisioni future, soprattutto in quelle regionali. A rischiare (poco) sono le centinaia di poltrone, centri di potere, incarichi, clientelismi e sprechi.
La storia ci insegna che questi sono inutili palliativi per andare alle elezioni con una “spending review” concreta sulla mani. In realtà il risparmio che si ottiene da queste banali operazioni di facciata è minimo, addirittura si azzera completamente se si pensa che molti servizi verrebbero centralizzati ed il povero cittadino dovrà perdere tempo e soldi per raggiungere uffici sempre più distanti.
L’unificazione dei comuni è solo un’operazione di spendig review che ritorna comoda ai partiti perchè avranno minori sezioni territoriali da dover controllare.
Il colpo per il patrimonio folcloristico-amministrativo sarebbe indubbiamente molto duro, ma ci sarebbe anche d’aver fiducia nella capacità dei Comuni superstiti di mantenere tale patrimonio comunque vivo ed operante.
E’ prevista una sensibile riduzione di sindaci, consiglieri e assessori, invece la struttura (gli uffici, inclusi quelli aperti al pubblico) non dovrebbe essere toccata.
Quanti pollici ROSSI !!! Hanno ragione: hanno paura di perdere i favori con la tecnica del leccaggio.
siamo diventati tutti bulletti renziani o tecnocrati europei montiani preoccupati di controllare e tagliare le spese e le palle) al vicino. la guerra fra poveri.
Non è perchè esiste Bolognola che stiamo andando in rovina. Lo dice la Corte dei Conti, il massimo organo contabile dello Stato, che a furia di tagliare ci son rimaste le mutande.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-02-18/corte-conti-squitieri-spending-review-parziale-insuccesso-deficit-margini-flessibilita-esauriti-111259.shtml?uuid=ACFbk9WC
Le decisioni devono essere prese responsabilmente a livello locale da sindaci eletti che facciano l’interesse della cittadinanza e che poi, prima di ricandidarsi, ne rendano conto e non da burocrati distanti dai territori.