di Monia Orazi e Claudio Ricci
Prove tecniche di fusione nell’Alto Maceratese. I pionieri, già da tempo al lavoro per la nascita di un nuovo Comune sono Castel Sant’Angelo e Visso (leggi l’articolo). La loro proposta già depositata in Regione, dove oggi la Giunta ha approvato l’incorporamento di Tavoleto nel comune di Urbino, si fa ogni giorno più concreta grazie al lavoro dei due sindaci sia sul territorio che a livello istituzionale. Dopo gli incontri con i rispettivi consigli comunali, chiamati ad esprimersi sul matrimonio istituzionale, gli amministratori vanno ora verso la formulazione dell’atto amministrativo da inviare alla Regione «Contiamo entro novembre, massimo dicembre di arrivare al documento – spiega Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo – con il quale si esprime alla Regione la volontà del consiglio comunale di fondersi con il comune vicino. Contiamo nel frattempo in un maggiore stimolo da parte dei cugini ussitani – che in un primo momento avevano dato un netto rifiuto alla fusione – Poi proseguiremo con le assemblee con la popolazione già avviate a settembre dell’anno scorso». Insomma il solco è tracciato, si va dritti verso la consultazione popolare e l’eventuale scelta del nome del nuovo soggetto. «Contiamo di arrivare al referendum a primavera – ha continuato Falcucci – e in quella sede vogliamo far scegliere a chi voterà in favore della fusione anche il nome del nuovo Comune. Ne abbiamo pronti già 5-6. Al momento la popolazione si divide in due, con i più giovani favorevoli alla fusione e i meno giovani più attaccati al campanile. Ora è necessario confrontarsi con i cittadini per far capire i vantaggi oggettivi che ricaveremo dall’unione».
Le preoccupazioni degli amministratori riguardano anche il momento di smarrimento dovuto alla trasformazione delle province in aree vaste con conseguente dispersione delle funzioni e dei servizi verso la Regione. «Ad oggi la Provincia non ci ha ancora fornito un piano neve, fondamentale per la gestione delle emergenze nelle nostre aree. La fusione sarà un toccasana per servizi più efficienti (oggi il nostro comune dispone di soli due dipendenti) e più autonomi, a fronte di costi minori e opportunità di ottenere contributi sia dall’Europa che potrebbero aggirarsi sui 150mila euro. Qui non si tratta di un matrimonio dove la moglie va sotto al marito o viceversa. Il rapporto sarà alla pari con benefici reciproci.
Sembra invece in alto mare la fusione dei big dell’area pedemontana, Camerino e Castelraimondo. Entrambe le amministrazioni hanno però dimostrato massima apertura, ad unire le forze con altri enti vicini, per attuare sinergie ed offrire servizi più efficienti e ad un costo minore per i cittadini. «Noi abbiamo approvato in consiglio comunale, una delibera votata all’unanimità l’anno scorso, sulla possibilità di unirci ad altri comuni – spiega Renzo Marinelli, sindaco di Castelraimondo – questo è un pensiero non solo mio, ma di tutto il consiglio comunale, siamo favorevoli all’aggregazione in momenti come questi, per i piccoli comuni, di grandi difficoltà ad investire, stiamo soltanto sopravvivendo. La fusione è una possibilità per mettere insieme le forze ed attuare quelle sinergie indispensabili ad andare avanti». La delibera è stata approvata prima delle elezioni comunali del maggio 2014, poi inviata a numerosi comuni vicini. «L’abbiamo inviata prima delle elezioni ai comuni del circondario – continua Marinelli – ma sino ad oggi, nessuno ha dato la propria disponibilità, non ci è giunta nessuna risposta, neanche per poter interpellare le popolazioni interessate, che è quello che possono fare i Comuni, poi serve un referendum in cui la popolazione esprime il proprio parere».
«Per arrivare alla fusione, prima occorre unire i comuni, questo significa innanzitutto unire i servizi – spiega il sindaco di Camerino Gianluca Pasqui – altrimenti sarebbe come sposarsi senza fidanzarsi. Sono favorevole all’inizio di un percorso che porti all’unione dei comuni, poi se le cose funzionano, si può pensare ad un’eventuale fusione, questo in riferimento ai comuni più grandi. In riferimento al nostro territorio ho dato la massima disponibilità, che rinnovo oggi, alla riunione convocata un anno fa dal sindaco di Matelica Alessandro Delpriori, a cui oltre a me sono intervenuti i sindaci di Castelraimondo e San Severino, Renzo Marinelli e Cesare Martini. A quell’incontro dissi che era importantissimo unire il territorio, poichè se i quattro comuni di maggiore popolazione si uniscono, si fanno le prove generali e si potrebbe unire tutto il territorio». Per Pasqui tutto passa attraverso l’unione dei servizi: «Fondere senza conoscersi è una strada difficoltosa per i comuni numericamente più importanti, con problematiche maggiori, rispetto ai piccoli centri, in quest’ottica unendo i più grandi attraverso i servizi, tramite l’unione dei comuni si unisce l’intero territorio. I campanili sono bellissimi ed importanti, basta che tutto questo non diventi però campanilismo. Ora chiedete agli altri sindaci se sono interessati a questa prospettiva»
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Le province, uscite dalla porta, rientrano dalla finestra?
Camerino e Castelraimondo sono già un’unica entità, visto che condividono gli stessi servizi. Se questo fidanzamento si deve fare, che lo si faccia in fretta. Tra l’altro, quando qualche legge dello stato imporrà l’incorporazione, Castelraimondo (insieme a Serravalle, e forse ai comuni del lago di Fiastra) sarà incorporata in modo coatto. Meglio arrivare ad un matrimonio consensuale.
Bravi i comuni dell’Alta Valnerina. E speriamo che si riesca a coinvolgere anche Ussita, le cui dimensioni la rendono, più che un comune, un dominio familiare. Se si riuscisse a fare dell’Alta Valnerina e dell’Alta Valdichienti un solo comune, ci sarebbe un’ente forte, dotato di buone risorse economiche (turismo invernale ed estivo, industria agroalimentare), con servizi fondamentali assicurati. I litigi tra quei microscopici comuni rendono difficile anche dotarsi di mezzi per lo spegnimento degli incendi boschivi, con conseguenze immaginabili.