Fusione tra Camerino, Muccia,
Serravalle e Pieve Torina:
la proposta di Tapanelli

Il consigliere comunale camerte presenterà una mozione al prossimo Consiglio

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Camerino

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di Sara Santacchi

Fusione tra Camerino, Muccia, Serravalle e Pieve Torina in un unico Comune. E’ quanto propone Pietro Tapanelli, consigliere di minoranza nella città ducale che presenterà una mozione nel prossimo Consiglio. In un’ottica di unione per ottimizzare le risorse e la forza in un territorio come quello dell’entroterra sempre più sacrificato. “Si tratta di una proposta che non vedo lontana dalla realtà, ma soprattutto che considero l’unica soluzione per il bene di tutti – ha detto Tapanelli – Dobbiamo allontanarci da un pensiero che guarda solo al proprio orticello e aprirci in un’ottica diversa. Il periodo storico che stiamo vivendo ci obbliga a farlo. Dal punto di vista economico si tratta di un momento finanziario fortemente critico”. Dunque, così, secondo il consigliere, si ridurrebbero in maniera consistente le spese di funzionamento degli enti, nonché i costo  della  politica. “Oltre al taglio dei costi, la creazione di ambiti territoriali ottimali garantirebbe comunque il mantenimento dei livelli di qualità e di efficienza nell’erogazione dei servizi”.

Il consigliere Pietro Tapanelli

Il consigliere Pietro Tapanelli

A questo proposito, la legge di stabilità per l’anno 2015, al fine di promuovere la razionalizzazione e il contenimento della spesa  degli  enti  locali  attraverso  processi  di  aggregazione  e  di  gestione  associata,  ha introdotto ulteriori misure che favoriscono i processi di unione e fusione di Comuni. “La fusione si palesa come l’opportunità più importante e decisiva per poter assicurare – afferma Tapanelli – anche in futuro, ai cittadini la qualità dei servizi al livello attuale (addirittura di poterli potenziare) e realizzare le opere che servono al territorio per un suo nuovo e forte sviluppo, riducendo le spese strutturali e consentendo una complessiva semplificazione dell’organizzazione politica e burocratica, mantenendo il decentramento nell’erogazione dei servizi attraverso sportelli polifunzionali e municipi”. In questo modo, insomma, si arriverebbe a un comune che conterebbe intorno ai 10mila abitanti. Una soluzione non nuova, ma alla quale dall’1 gennaio 2015 hanno già ricorso in diverse realtà: sono infatti sei i nuovi comuni istituiti attraverso la fusione amministrativa di 16 realtà distinte. Nel nuovo anno sono già previsti  20  nuovi  comuni italiani attraverso la fusioni di 57 municipi. “Sarebbe il primo mattone – conclude Tapanelli per la costituzione di un nuovo comune montano di fondamentale impatto sia economico che elettorale per l’intera regione”



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