di Marco Ribechi
(foto di Lucrezia Benfatto)
Donne che stravolgono l’ordine sociale al grido di “Vincere o morire”. E’ stata questa la tematica che ha condotto l’appuntamento degli Aperitivi Culturali agli Antichi forni, dal titolo Relazioni pericolose. Insieme all’ospite del giorno, la filosofa morale Monia Andreani, sono state analizzate le figure femminili del Rigoletto, dei Pagliacci e di Cavalleria Rusticana per mostrare come le strutture sociali ed i valori presentati nelle opere possano dire ancora molto sull’attualità. «L’identità femminile è qualcosa che viene considerata stabile, fissa. In realtà cambia a seconda delle relazioni che le donne intrattengono con l’altro sesso – dice Andreani – Nel ‘700 la donna supera i limiti imposti dalla cultura maschilista e patriarcale che la vuole proprietà del marito o del padre, oltrepassare queste convenzioni è un gesto eroico che però nell’opera è sempre destinato a fallire, seppur in modi diversi. In Rigoletto da un punto di vista simbolico mentre secondo un’ottica verista in Pagliacci».
Un’interpretazione alternativa quella che la filosofa dà di Gilda protagonista femminile dell’opera verdiana: «Gilda viene vista come la donna angelica, vittima degli eventi, praticamente uccisa dal padre che pur non essendo l’esecutore materiale è il committente del delitto. Possiamo però ribaltare la sua figura e farne un’eroina, un personaggio nuovo: l’unica del Rigoletto che vive fuori dalla finzione e che non accetta la realtà che le viene imposta. Con la sua decisione di morire vuole cambiare la storia, non accetta di essere stata disonorata e non vuole tornare in una società in cui è tenuta sotto chiave dal padre, per questo si fa ammazzare. Nell’800 la donna è assolutamente legata alla famiglia, lei decide di sacrificarsi pur di non riproporre questo schema sociale». Simile a Gilda è Nedda, personaggio dei Pagliacci.
«Allo stesso modo anche Nedda paga lo scotto di aver infranto le regole – continua la filosofa – lei è una donna libera, vuole il divorzio, cosa assolutamente inconcepibile nella società siciliana dell’epoca. La sua ricerca di libertà e di emancipazione la porta ad essere assassinata, un delitto d’onore che è stato presente fino ad epoche recenti nel sud d’Italia e che ancora oggi, nell’immaginario collettivo, possiede una sorta di giustificazione. L’attualità di quest’opera è immensa, basti pensare a quante battaglie sono state fatte per ottenere il diritto al divorzio, o come, in alcune culture, il delitto d’onore siciliano sia ancora applicato». L’unica a non morire per la sua ribellione è Santuzza di Cavalleria Rusticana: «Nell’opera ci sono due figure femminili dominanti, entrambe non rispettose delle regole sociali: Lola, adultera, e Santuzza, disonorata da un uomo che non la vuole sposare. Santuzza, svelando ad Alfio la relazione tra Lola e Turiddu, si fa forte delle regole patriarcali e riscatta il suo onore. Si fa portatrice dei valori maschili e li usa a suo favore. In una comunità che la condanna è l’unico modo per tornare ad assumere un ruolo e non essere emarginata. Interessante è notare come l’unica donna che accetta gli schemi e le regole sopravviva, mentre le altre che si sono ribellate vanno incontro ad una tragica fine».
Vincere o morire diventa quindi il tema con cui le donne hanno sempre dovuto cercare di imporre i propri diritti in una società patriarcale, il motto della marchesa de Merteuil nel romanzo e nel film “Relazioni pericolose” assume in questo modo un profondo significato di analisi sociale: «Lo scopo degli aperitivi culturali – dice Cinzia Maroni, curatrice della rassegna – è quello di analizzare, scavare all’intero delle opere per mostrare i valori profondi, l’influenza sulla cultura e i loro forti legami con l’attualità. Dare le chiavi d’analisi vuol dire anche riportare alle origini popolari i significati delle scene riprodotte, e la discussione di oggi intorno alla donna non può che svelare i retroscena di molti fatti di cronaca che non sono episodi storici ma riportati quasi ogni giorno nei giornali. Proponiamo una riflessione sulla contemporaneità». Domani sarà la volta dell’analisi di Rigoletto con Alberto Battisti anche tramite la lettura di alcuni passi dell’opera mentre domenica ospite dell’incontro sarà Leo Muscato, regista della Boheme che andrà in scena allo Sferisterio la sera stessa.
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