«Con il nuovo anno abbiamo sperato che fosse arrivata l’attesa svolta nella revisione delle rette per non autosufficienti, dalle 1.650 euro a circa 1.280,00 euro mensili, come promesso e sottoscritto con le organizzazioni sindacali, nella storica e larga intesa del mese di ottobre 2013. Purtroppo così non è stato». A richiamare l’attenzione sulle promesse di amministrazione e direzione dell’Ircr è Mario Zega del gruppo Famigliari Ospiti APSP-IRCR Macerata.
«Il presidente aveva ammesso – si legge in una nota stampa – che “solo dal 2014, invece si riuscirà a far diminuire le rette finora piuttosto elevate, 1650 euro al mese per i non autosufficienti e di 1040 euro per gli autosufficienti”. Lo stesso assessore ai servizi sociali assegnava al verbale sottoscritto un certo valore e senso: “si tratta di un documento con scadenze ed impegni precisi, soprattutto sul fronte delle rette, che diminuiranno dal 2014 senza intaccare la qualità dei servizi” (leggi l’articolo).
Molte famiglie degli ospiti hanno sperato fino all’ultimo che nella calza della befana ci fosse come dono, la riduzione delle rette, mentre al di là delle parole e delle promesse è arrivato il carbone, una befana ancora più povera: niente riduzione delle rette e servizi socio-sanitari non sufficienti, che vengono erogati giornalmente grazie alla passione, consapevolezza , grande senso di responsabilità , turni di lavoro stressanti (che possono provocare anche infortuni sul lavoro) di molti operatori della struttura.
Almeno speriamo che la befana possa imporre ai soggetti dirigenti dell’APSP – IRCR di Macerata una “astinenza” dalle promesse , più che le parole interessa il mantenimento della parola data.
Inoltre speriamo che la befana non si sia dimenticata di fornire un altro dono all’APSP: il coraggio delle idee concrete, alimentato con il dibattito e lo scambio. Dare più spazio a chi vive quotidianamente la realtà della struttura, a chi la conosce e a chi la vista cambiare o non cambiare, per crescere, per elevare il profilo del confronto.
Chi meglio dei famigliari degli ospiti, conosce le problematiche, le esigenze degli anziani, la qualità dei servizi, il completamento dell’arredo-mobilio dei piani ristrutturati, l’uso del verde, l’alimentazione, l’animazione, l’ottimizzazione dei processi di spesa per la manutenzione.
Noi famigliari non ci abbandoniamo a scene di esultanza, leggendo anche le recenti dichiarazioni “faremo”, ma assistiamo ancora una volta a messaggi mortificanti.
Le parole vuote che sarebbe bene non sentire più nell’anno 2014, senza rimpianti e che ci hanno impedito di vedere le cose come stanno, nella loro realtà: difficoltà gestionali, innanzitutto, faremo, sentiremo, promettiamo che, a mia insaputa, ho ereditato, le condizioni sono cambiate, l’anno 2014 non è ancora finito, rette elevate, servizi scadenti , piccoli espedienti, mancanza di risorse, quando le risorse disponibili, provenienti dai lasciti immobiliari e dalle rette, sarebbero sufficienti, se non fossero state male impiegate o peggio ancora sperperate.
Siamo tutti diventati “stabilmente più poveri” nei portafogli e nella erogazione dei servizi socio-sanitari.
Gli appelli, le intese al cambiamento, al rinnovamento sono al quanto tristi perché sono spesso lanciati da “veterani” del “potere”, della “cerchia di amici”. Inutile chiedere all’oste se il vino è buono. Ma poi attraverso un concetto semplice dico che chi ci ha portati fino a qui e con scarsi risultati, non è adatto a portarci fuori da qui.
Avevamo sperato in una rottura con il passato, con le controversie , molto discusse e dibattute, e si fosse dato avvio ad una reale operazione di trasparenza e condivisione con la sottoscrizione del recente verbale.
Invece, per quanto riguarda la trasparenza, è stato un adeguamento al decreto legge 33/2013 che disciplina gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle amministrazioni pubbliche,è la legge che lo impone .
La condivisione è la partecipazione comune ad un progetto, cosa che non succede nella struttura di Villa Cozza.
Il concetto di rappresentanza , di democrazia sono principi nobili che richiedono concretezza, contenuti e saper ascoltare, mentre spesso, una voce “non allineata” invece di essere una risorsa diventa fattore di discriminazione, di emarginazione
Non basta sottoscrivere verbali, intese, accordi. occorre poi la capacità, la volontà, le risorse per vigilare e intervenire tempestivamente..
Chi li rappresenta gli ospiti, chi li tutela? Non possono sempre e solo servire a fare cassa. Noi famigliari amiamo le vite di scarto e dello “scarto” e di loro ci prendiamo cura.
Basterebbe un po’ di coerenza per lanciare segnali positivi ai famigliari degli ospiti. Lo stesso Papa Francesco ci ha più volte ricordato , non applichiamo agli anziani una eutanasia nascosta, gli anziani devono aprire bocca e insegnarci, non devono smettere di essere riserva culturale del nostro popolo e rivolgendosi a chi gestisce le problematiche degli anziani “lasciateli parlare, ascoltateli” e rivolgendosi agli anziani “sappiate che in questo momento voi e i giovani, siete condannati allo stesso destino: esclusione”».
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