di Giancarlo Liuti
Bentornato Sferisterio che fra quattro giorni riempirà di acuti il nostro cielo estivo! E che siano acuti non soltanto vocali lo sperano una città, una provincia, una regione. I segnali di una svolta non mancano. Basti pensare all’impronta frizzante data quest’anno al Macerata Opera Festival dal direttore artistico Francesco Micheli, un’impronta che si basa anche sulla “modernizzazione del linguaggio comunicativo” e la prova sta pure nel manifesto ufficiale che da mesi ne annuncia il cartellone. Disegnato come fosse uno spassoso gioco infantile, esso non fa venire in mente monumentali capolavori del melodramma ma piuttosto lo “Zecchino d’oro” del Mago Zurlì e un osservatore distratto può persino credere che lo Sferisterio sarà teatro di una gara di canto fra bambini dove al posto di “Pura siccome un angelo Iddio mi dié una figlia” e “Che gelida manina, se la lasci riscaldar” s’intoni “Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due”. Scandalizzarsene? Gridare alla profanazione? Nient’affatto. Micheli ha ragione nel sostenere che era ormai giunta l’ora di dare all’arena dei cento consorti un’immagine più in linea coi tempi e di renderla più viva, fresca, invitante. Ossia, per capirci, più giovanile, come ha spiegato su Cm l’ottimo articolo di Maria Stefania Gelsomini (leggi).
Il repertorio non può che risalire all’Ottocento (anzi, rispetto alle scelte di Pier Luigi Pizzi il cartellone di quest’anno è ancor più legato alla tradizione). Stavolta, però, la parola d’ordine è che il “linguaggio comunicativo” non abbia nulla a che vedere con l’Ottocento e nemmeno col Novecento, ma entri a pieni polmoni nel Duemila. A quale scopo? Adeguarsi all’estetica della contemporaneità, a quell’idea innovativa, trasgressiva e magari sconcertante del bello che irrompe dalle sfilate di moda, dai programmi televisivi, dagli spot pubblicitari, da Facebook, da Twitter, dai sondaggi demoscopici e insomma dal trend planetario delle generazioni under cinquanta. Roba da prender sul serio, intendiamoci, perché mette insieme l’alto e il basso del modo d’intendere la vita e impone sia pur perplessi spunti di riflessione sul presente e sul futuro. E che non sia roba da schizzinosa raccolta di rifiuti lo dimostra il crescente successo di “PopSophia”, il festival ideato da Evio Hermas Ercoli al quale partecipano pensatori – perfino teologi – di riconosciuta autorevolezza culturale. “PopSophia” e, dunque, “PopMusica”. Ma lo scopo è anche un altro: far sì che un manifesto a tal punto inaspettato nella sua immediata confidenzialità stimoli l’affluenza di un gran numero di spettatori e ottenga che i quarantaquattro gatti, intesi come pubblico pagante, diventino parecchie migliaia. I conti, certo, si faranno alla fine. Ma l’aria nuova di Francesco Micheli merita fiducia. Molto buono, per esempio, l’opuscolo in cui si pone in rilievo il gemellaggio fra Stagione lirica e Musicultura, nella cui copertina spicca un fantasioso disegno un tantino “osé” che allude all’amore.
Sempre con gli occhi su quel manifesto, però, vorrei cordialmente rilevare qualcosa che non c’entra nulla con la modernizzazione del linguaggio ma, semmai, si apparenta a una sorta di burocratismo da funzionario dell’anagrafe. E mi riferisco all’elenco delle opere, che viene scritto così: la Traviata di G. Verdi, la Bohème di G. Puccini, Carmen di G. Bizet. Perché, mi chiedo, quelle tre “G” col puntino? Si temeva forse che il solo Verdi fosse confuso con un tal F. Verdi infermiere ospedaliero, e il solo Puccini con un tal Z. Puccini produttore di ciauscoli, e il solo Bizet con un tal R. Bizet, bagnante francese in vacanza a Porto Potenza? E se invece, con quelle tre “G.”, s’intendeva aggiungere qualcosina al solo cognome per specificare che non si tratta di persone qualunque ma di immortali poeti della musica, non sarebbe stato più decoroso – doveroso, direi – metterci i nomi per esteso, Giuseppe, Giacomo e Georges? No, troppo lungo. La grafica ha le sue leggi. E dell’immortalità se ne frega.
Mi rendo conto che la questione da me sollevata può apparire di lana caprina. Ma non lo è, perché essa rientra in quel fenomeno che rappresenta il peggio della modernità in quanto si riduce a una sbrigativa e smemorata confusione circa il significato della parola “fama” e la si declassa a semplice “notorietà”. Oggi, per far capire a chi ci si riferisce, basta dire, che so, Scilipoti, Scajola o Del Piero senza alcun bisogno di aggiungervi la “D.” di Domenico, la “C.” di Claudio o la “A.” di Alessandro. Sono arcinoti? Certo. Ma fra trent’anni lo saranno ancora? No. Dunque non meritano di essere famosi. E sta qui l’inganno della “fama” mediatica, una “fama” improvvisa e precaria come un fuoco di paglia, una “fama” che non nasce dalla gloria di durevoli e consacrati valori, una falsa “fama” che, ahinoi, finisce per avere il sopravvento sulla vera “fama” di Verdi, Puccini e Bizet, i quali, poveretti, se non gli si mette una “G.” davanti, rischiano di esser confusi con eventuali omonimi loro. “Viva Verdi!”, gridavano i patrioti del Risorgimento per dire “Vittorio Emanuele re d’Italia”. Altri tempi, non c’era bisogno di “G.”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ad un passo dal debutto la veste grafica e’ un dettaglio trascurabile. Ciò che invece resta e’ l’invito galante che Micheli ha riservato ai maceratesi sia con gli incontri a tema sia mettendo la città al centro dell’evento con gli eventi collaterali.
Forse qualche melomane scandinavo resterà con l’amaro in bocca ma non ce ne faremo un cruccio. Oggi nel mondo ci sono tanti bravi artisti e pochi fenomeni e se MacerataOpera Festival ha scelto con arguzia la formula Allievi e Maestri io sto col Direttore.
Veramente la veste grafica dei manifesti è cosa vecchia e già vista.
Basta andare a vedere le copertine di certi album discografici dal 1966 alla metà degli anni ’70.
C’e poco da fare –
A Macerata come ti muovi sbagli ..
Mai nessuno pensa che solo chi suona rischia di stonare.
Mai nessuno pensa che se nessuno vuol suonare per non stonare poi esisterebbe solo il silenzio – che spesso e’ causa di sordità …
Complimenti Dott. Liuti –
Caro Sellone,
chi ha detto che nessuno vorrebbe suonare per non correre il rischio di stonare? In questa città, di gente coi titoli per suonare (e per di più senza stonare, pensa!…) ce ne sarebbe eccome! Pensa che un tempo c’era pure una cattedra di Storia della Musica all’Università (ma guarda caso, sapevi che già allora nessuno l’aveva mai coinvolta nemmeno per un consulto, nemmeno per visionare una prova, etc.? I biglietti omaggio andavano agli amici degli amici, ma a quella cattedra non arrivò mai nemmeno un invito informale). Questo mio discorso vale tanto per la grafica, quanto soprattutto per la musica (come dice l’amico Marchiori in apertura del suo commento). Qui a Macerata, mi dirai, se non fai parte della cerchia di re Artù non esisti, altro che paura di stonare!
Poi, se deve trionfare il giovanilismo per forza (quasi fosse una categoria culturale…), alzo le mani: non sono più giovane e credo offenda l’intelligenza anche dei giovani venire scelti per l’anagrafe.
@ Giancarlo Liuti
Hai ragione da vendere, su quel povero nome puntato, quasi fosse una bibliografia sommaria, più che un manifesto (che poi, peraltro, sia pure in corpo 0,1, il nome dei librettisti c’è per esteso eccome). Io non credo che sciatteria sia sinonimo di contemporaneo: è semmai sinonimo di certo contemporaneo, ovvero quello che livella al basso anche nei concorsi a cattedra all’Unviersità, nelle cernite televisive, nelle pubblicazioni letterarie, etc. Certo contemporaneo che finge che il trash sia una scelta di campo, mentre spesso è solo l’impossibilità costituzionale di fare altro.
E’ così che questo contemporaneo consacra Jovanotti ma lascia morire nell’oblio Umberto Bindi (e la metafora vale, ovviamente, anche per la letteratura, per l’arte, per la televisione, etc.).
E’ contro questo contemporaneo che insisto: figuriamoci se ce l’ho personalmente con Micheli o con lo Sferisterio! E’ ridicolo anche pensarlo. Combatto – con le armi della parola – una guerra che probabilmente è già perduta. Ma non so fare diversamente.
Caro Davoli
Ora pero’ lasci suonare il suonatore
e gli dia modo di stonare …
Eventualmente !!!!!
condivido il pensiero espresso dal dott. Liuti e dall’amico Filippo; sono sempre convinta che la stagione lirica allo Sferisterio dovrebbe ritornare ad essere all’insegna della tradizione e dell’eleganza nello stile, caratteristiche perse negli anni; le opere sono moderne quando riescono a trasmettere delle emozioni vere, purtroppo leggendo sulla stampa locale le interviste di qualche regista non mi sembra..
Ma perchè questi “esperimenti” non vanno a farli a Matera, tanto la gente che non sa dove sta Macerata andrà tutta lì in cerca dello Sferisterio (ammesso che siano a conoscenza della sua esistenza); eventuali altri che riescano ad interpretare che diavolo c’è scritto nelle locandine e nei cartelloni speriamo non vorranno l’autografo del mago Zurlì.
@ cammellorob
Mi rubi il mestiere di corsivista, facendo così. 😉
@ Claudio Sellone
Non ho strumenti di nessun genere per impedire a chicchessia di cantare ed eventualmente stonare. Come peraltro nemmeno chicchessia ha strumenti per far tacere me. Non trova che sia bellissima, la democrazia?
Sarebbe molto piu bella una democrazia
parsimoniosa – oggi in specialmodo – dove
in virtù di essa qualcuno ne abusa e la
spreca ..
Non credete ???
@Filippo Davoli
corsivista io?!?!? tranquillo Filippo, arrivo solo allo stampatello 😀 è colpa mia se non riesco a leggere le locandine (ghghghghgh)
Condivido l’articolo di Giancarlo Liuti, però vorrei aggiungere una riflessione più generale in merito alla strategia comunicativa adottata quest’anno per l’ormai imminente stagione lirica.
A me sembra che, senza che nessuno l’abbia deciso formalmente e tanto meno dichiarato, la pubblicità e la comunicazione siano rivolte ad un pubblico solo provinciale e al massimo regionale. Tutto lodevole, certo, specialmente in un momento in cui un ulteriore saldo negativo causerebbe uno sconquasso in città, anche per i ritardi colpevolmente accumulati nei mesi scorsi per l’individuazione del Direttore dell’attuale Stagione. Quindi considero senz’altro positivo il tentativo di portare allo Sferisterio tanti recalcitranti cittadini di Macerata e della provincia (così come positivo è l’abbattimento dei biglietti omaggio) e di rimpinguare in tal modo il botteghino.
Però questa strategia comunicativa seppellisce definitivamente le ambizioni di riportare l’Arena ai fasti dei successi nazionali e internazionali dei passati decenni e segna una sorta di “normalizzazione” provinciale e regionale dello Sferisterio.
@ Bommarito
Già negli scorsi anni la pubblicità (costata fior di quattrini pubblici) dell’Opera maceratese era soltanto a carattere locale (decine e decine di megamanifesti in città, ma poi uscendo fuori dal territorio comunale i manifesti scarseggiavano per poi, quasi, scomparire del tutto fuori Provincia): quest’anno non si fa altro che replicare.
Sono almeno 10/15 anni, se non di più, che l’Opera maceratese ha abdicato al suo respiro internazionale.
Certamente è colpa degli alti costi che ci sarebbero da sostenere (noi non abbiamo gli “aiuti” che lo Stato riserva all’Arena di Verona, alla Scala, ecc.) ma è altrettanto vero che chi aveva la responsabilità di fare non bene ha fatto, limitandosi al piccolo cabotaggio.
Negli ultimi anni troppo (cioè uno sproposito) si è pagato per pubblicità e marketing (con un ritorno di immagine e pubblico molto inferiore alle aspettative), troppi assistenti, aiuti, cooridinatori che hanno avuto generosi contratti per il poco lavoro svolto.
Insomma andando a vedere, tra le pieghe, l’opera ha sicuramente reso ricco qualcuno, ma non la città.
Ora Micheli (che mi dicono in gamba) semberebbe che stia provando a cambiare rotta, anche se le ideee, le presunte innovazioni, la nuova veste grfica sono tutte cose che (negli ultimi 40 anni) sono già state viste, riviste, straviste
Era stato secondo me una coglionata (pubblcitaria, culturale, organizzativa, ecc.) cambiare Macerata Opera in Sferisterio Opera Festival (o SOF: cioè acronimo che ricorda uno smottamento inguinale e grossi mal di pancia).
Ma ricambiare il nome in “Macerata Opera Festival” (per dare una personale impronta e tagliare con il passato, credo) è altrettano un errore strategico, visto che negli ultimi anni si era spinto l’altro nome.
Non vorrei che, per il provincialismo che troppo cì distingue, chi è chiamato ad operare scelte pubbliciarie, artistiche e di visibilità ritiene di fare qualcosa di importante, mentre invece quello che risulta è veramente poca cosa…
.
.
.
.
.
risulta vera la voce (che da diversi mesi circola in città) per cui uno dei motivi (se non il principale) per cui è stato scelto Micheli è per le buone entrature con SKY-Classica???
Caro Liuti, Scilipoti, Scajola, Del Piero, di loro hai scritto se tra trent’anni saranno ancora noti. Beh non so di Scilipoti e Scajola, ma Del Piero, caro Liuti rimarrà negli annali del calcio e della vita, ora è conosciuto in tutto il mondo e per sempre le sue gesta atletiche la sua carriera rimarrà impressa indelebile nella storia, come altri grandi personaggi del mondo del calcio, di per se odiato da molti ma amato da chi con il calcio c’è cresciuto e poi per sempre non può farne a meno. Una scuola di vita.
Sono d’accordo con Giancarlo Liuti ma anche con Bommarito. La grafica utilizzata per locandine e volantini mi piace molto ma la stessa è stata appiccicata anche al sito internet dove proprio non rende e dove tra l’altro diverse pagine sono ancora fuori uso. Internet è il biglietto da visita verso il mondo lo Sferisterio lo dovrebbe curare meglio per uscire da Macerata.
Se vogliamo metterci a parlare fuori tempo massimo di conunicazione , magari il problema fosse solo la G puntata accanto a Verdi. Il vero problema ,è che non la si può nemmeno chiamare tale, tanto è stata inesistente sul piano pubblicitario. Per stare nei termini impostati da Liuti, direi che non ha proprio raggiunto il punto G della sua finalità ultima, che è quella di richiamare quanto più pubblico possibile attraverso una chiara messa a fuoco degli obiettivi. Non ha neanche molto senso perciò commentarla, per dire che è bella , carina o brutta: La comunicazione cistituzionale o pubblicitaria, non è un orpello estetico nel contesto organizzativo, svolge una sua precisa funzione che in questo caso è venuta meno.
Non c’è stata proprio,perchè non c’è stato un elaborato , una sintesi dell’ idea che si voleva trasmettere, un vero studio che abbia tradotto il concetto in messaggio visivo -emozionale. Il processo comunicativo è iniziato e si è concluso tutto nel logo e nel segno grafico:: un po’ pochino. Dire, da parte di chi ha competenza nel settore, che questo fare è ingenuo, è il massimo della benevolenza che si possa esprimere. Come si può impostare una campagna pubblicitaria ,solo su un aspetto della comunicazione, il logo, , importante ma complementare , specialmente quest’anno che è stato rinnovato, quindi tale da non poterci fare affidamento d’immagine legata allo Sferisterio?! Che richiamo può avere? Solo selettivo verso un pubblico più istruito, più giovane, così tutto racchiuso in quel tratto finto primitivo della scritta. Non resta che pensare allora, che tale lacuna ci sia stata perchè si è voluto accentrare tutto nelle mani del nuovo Direttore Artistico, che ha assunto anche le vesti di promoter in questo cambio di guardia nella direzione di un rinnovamento copernicano per l’Arena. Su questo e va dato atto, Micheli non si è risparmiato nel suo porta a porta comunicativo però, e qui ha piena ragione d’analisi Giuseppe Bommarito, troppo ristretto a una dimensione localistica rispetto la potenzialità che ha il mezzo pubblicitario nella sua sintesi su larga scala .Persino nelle analogie portate da Mcheli nel corso di questi mesi, come quella di riconoscere nello Sferiserio il sapore nostrano del nostro ciauscolo , attestano che la promozione non aveva ambizioni troppo fuori confine provnciale.
Quindi comunicazione , carente dal un lato , eccessiva dall’altro nella personalizzazione.del Direttore Artistico. Operazione azzardata che era bene evitare, in quanto porta ad identificare il D. A con il teatro che è stato chiamato a diriigere. Una confusione di ruoli , direttore artistico -promoter, che se va bene, è andata bene , ma se non funzionasse la direzione per questa Stagione, indirettamente verrebbe coinvolta tutta l’immagine dell’Arena nel suo prossimo futuro e dài allora che c’è da ripensare tutto da capo. con sempre maggiori difficoltà.
Per il resto della pianificazione pubblicitaria nei media,
il sito ufficiale dello Sferisterio è illeggibile, respinge invece di invogliare alla sua navigazione, così pensato pare, solo per chi abbia dieci decimi di vista e una passione sviscerato per l’Opera che lo porta a zoomare per poter decriptarne i contenuti, potersi informarsi dal cartellone alla biglietteria;
Gli spot inseriti su you tube
non si sa per chi li abbiano girati, considerato il numero esiguo di visualizzazioni , eppure il web avrebbe potuto assumere un forte ruolo propolsure a basso costo e senza confini geografici . La prima delle sei videoclip realizzate da Micheli arriva oggi a 200 visite.la sesta 114. La serata dedicata a Del Monaco registra 73 visite in tutto, considerato che molte saranno degli stessi autori e protagonisti dei filmati , che io sola avrò fatto almeno dieci accessi nell’ultimo mese, direi che è troppo poco data la sua importanza. Infine il video per la promozione delle tre serate dedicate ai giovani, ne ha avute appena 44.
I comunicati sampa , a gettito continuo da mesi e troppo enfatici, che finiscono per assuefare . E voglio aggiungere anche troppo omologati al genere comunicativo di Popsophia, che andrà benissinmo per quel tipo di evento, ma il Teatro Sferisterio merita altro per la tradizione che porta con sè.. E con ciò approfitto per finire di scrivere quello che mi è rimasto nella penna quando con ironia ho scritto Popsferisterio riferito al Festival Off intorno alla lirica, , accostandolo al raduno di piazza di Popsophia attorno alla filosofia e alludendo per entrambi come estremo negativo al celentaniano Prisencolinensinainciusol . Quello che ho voluto sottendere, è che tanto i filosofi che gli intellettuali di sinistra , soprattutto questi perchè fa piena parte del loro repertorio citazionale riferito ad Hannah Arendt, è che certe operazioni estetiche condotte senza substrato conoscitivo nel largo pubblico , senza una gradualità d’approccio , hanno in agguato quel rischio ” banalizzazione” che su tutt’altro campo avvertiva la Arendt e che linguaggio innovativo non sempre è sinonimo di nuovi significati o spessore di contenuti., come appunto il vecchio successo di Celentano entrato prima nelle classiifiche americane che da noi e che per stessa dichiarazione, dell’autore con quel brano non voleva dire nulla . Tutto dipende pertanto dallo stile e dal taglio che dai alla divulgazione di generi o materie ritenute di nicchia. Importante è che sia vera divulgazione e non una vulgata a fine turistico-economico. Invitavo solo a stare attenti a questo,. per non fare pericolosi scivoloni su terreni culturali.
Ultima riflessione, la più sostanziale, è che in definitiva non si capisce su quali basi di aspettative fondate, tutta la comunicazione è stata targetizzata al pubblico giovane. Perchè scartare dal novero della platea, quel pubblico che nutre da sempre il Teatro Lirico, quel pubblico che per età e per reddito può ancora mantenere in vita il genere? C’è solo da augurarsi a questo punto che i giovani vadano in massa allo Sferisterio.
Più opportunamente, bisognava seguire altri criteri improntati a più ponderatezza, che senza trascurare cioè il pubblico classico dell’Opera , lo zoccolo duro, avesse tentato allargare ai giovani e a tutta quella fascia di persone che non si è mai accostata alla lirica. . In primo luogo perciò una campagna promozionale da fare con rete a strascico, mediante una diversificazione del messaggio per segmenti di età, stili di vita etc etc. , e meno circoscritta all’ambito locale. Più che fattibile materialmente ed economicamente, perchè non è come dite una questione di spesa, ma da come investi le risorse a disposizione.
Vorrei poter ancorare quanto dico con uno o più bozzetti pubblicitari che ho voluto realizzare per il solo piacere personale di idearli ,per deformazione, ma dovrei farlo in html . e farlo in questo momento non sarebbe oltrettuto corretto perciò mi astengo, anche se poteva essere un modo partecipato per discutere su qualcosa di concreto in questo discorso. Charamente sono solo idee, senza pretesa di dire che sono le uniche , anzi, le considero un punto di partenza su cui laorare, però di certo segnano un passo in avanti rispetto quanto è stato predisposto dai creativi che hanno lavorato a questa edizione, che secondo me ribadisco, hanno commesso principalmente il grave peccato originale di confondere l’immagine dello Sferisterio, il logo, con la pubblicità per questa Stagione.
Detto tutto quanto sopra sempre con spirito critico rivolto all’ oggettività dei fatti e mai polemico o malevolo verso chiunque, siccome ho potuto assistere per pura fortuità alle prove delle tre Opere, dico anche adesso che mi dispiacerebbe davvero e tanto, se il fattore comunicazione come impostato incidesse negativamente nell’ ‘nteresse per le rappresentazioni di quest’anno, perchè non è vero affatto che non destano emozioni come dice Debora Pantana basandosi per quanto letto sulla stampa dalle interviste ai registi.e per il linguaggio meno tradizionale con cui verranno portate in scena.
Io senza spingermi oltre, con due semplici aggettivi , dico che La Bohéme è fantastica e la Carmen favolosa e anche se conscia che non potranno assecondare i gusti di tutti e dei melomani più puristi, ritengo che gli ingredienti ci siano per poter affermare che il livello artistico generale è notevole, a partire dalle voci degli interpreti .
Ad ogni modo,anche per i più esigenti o diversamente esigenti, l’esecuzione di Puccini, Bizet, Verdi, l’eterna incantevolezza dello Sferisterio sono di per sè più che buoni motivi per uscire da casa e da certo imbruttimento che siano costretti a vivere quotidianamente , per entrare allo Sferisterio ed elevare un po più ‘ l’anima verso l’alto. Le riletture del libretto classico da parte dei registi di Bohéme e Carmen, aiuteranno proprio in questa chiave estetica contemporanea.
Per me, bravi, bravi , bravi. Non vedo l’ora che arrivino le date per tornare a godermi gli spettacoli pienamente confezionati.
Spero piaceranno lo stesso a tanti più possibile. Dovremmo solo esserne contenti tutti.
” Permesso è d’aspettare, ed è dolce sperare”
Tamara, ho letto con interesse il primo tomo, ma sono rimasto incantato dal secondo (quello in grassetto), perchè l’hai scritto col cuore. Io credo che i ragazzi vivranno una emozione forte assistendo alle generali e molti di loro cominceranno ad amare il bel canto.
L’opinione di Nanà.
Da piccolo abitavo nel corollario dello Sferisterio e fin allora, da dietro, molto dietro le quinte, annusavo quella magia di mezz’estate che portava a Macerata.
Da ragazzo, per un po’, ho anche lavorato allo Sferisterio, in quell’ambito giovanile di comparse, vallette e sorveglianti, che animava quelle altrimenti spente estati maceratesi del tempo.
Una magia che, mi rammarico, non ha acceso il mio animo artistico, lasciandomi nella mia naturale razionalità e pragmatismo.
Ogni anno, ricordo, l’annuncio era quasi sempre lo stesso “… una stagione lirica all’insegna del rilancio dello Sferisterio…” ed ogni anno, puntualmente, il rilancio non c’era e il deficit aumentava.
E mi domandavo, perché?
Perché altri teatri diventavano famosi e lo Sferisterio no. Perché lo Sferisterio e la stagione lirica non creavano un indotto (scuole di canto, di musica, di teatro, di lirica, di scenografia, di tecnici luci, di tecnici teatrali, ecc.)? Perché a Macerata non esistevano quei gingilli per turisti che rappresentavano lo Sferisterio e le sue, a volte fantastiche, opere? Perché quando arrivavano i turisti c’era sempre lo scontro con negozi, ristoranti e bar affinché rimanessero aperti?
E mi sono dato queste risposte.
Chi finora ha tirato le fila della città ha voluto che la stagione lirica rimanesse – un affare per pochi della città – perché ha sempre visto lo Sferisterio come il proprio teatro (è suo, quindi non sia mai che paghi il biglietto), gestito dagli amici degli amici (per entrarci una, anche piccola, raccomandazione era d’obbligo), dove poter invitare, per serate d’elite, i propri amici importanti.
Il pubblico pagante? Quasi un elemento di disturbo, accettato purché stia all’angolo e non faccia troppa confusione.
Sembrava come un prezioso gioiello che si sfoggia nelle grandi occasioni: un po’ per vanità; un po’ per ricordare a tutti chi ne è “proprietario”; un po’ per accrescere l’invidia. Dopo l’evento, si rimette nella custodia e lo si ripone in cassaforte fino alla prossima occasione.
E i maceratesi, che meno dei governanti amano la confusione, non sopportano meglio di altri quei turisti inopportuni che arrivano in città proprio durante il sacrosanto periodo di ferie dedicato alle vacanze.
Mi auguro di cuore di aver fatto un scorretta e banale valutazione.
Come mi auguro altrettanto di cuore, e lo auguro anche tutti i maceratesi che ci credono, che almeno sullo Sferisterio “una nuova storia” Carancini l’abbia fatta nascere davvero.
Va detto che il Direttore artistico Micheli di entusiasmo ne ha da vendere e l’entusiasmo, mi auguro insieme ad altre capacità indispensabili, è la pietra d’angolo necessaria per costruire, oltre alla stagione lirica, una nuova e concreta linea di pensiero e di azione attorno a quel grande ed invidiato teatro che è lo Sferisterio di Macerata.
Nel frattempo, oltre ad aver dato la cittadinanza onoraria ad un nostro illustre cittadino di nascita (?!?), perché non coinvolgere il famoso e meritatamente pluripremiato Dante Ferretti (di cui ci siamo ricordati solo dopo gli oscar), assieme alla sua consorte Francesca Lo Schiavo, in iniziative concrete da fare a Macerata in favore dei giovani ed all’insegna del teatro, del cinema e di quant’altro nelle sue capacità per rilanciare quella città che “…gli ha dato due volte i natali…”.
Dopo, sono convinto, potrebbe anche avere un senso parlare del parcheggio Rampa Zara e di nuovi svincoli sulla superstrada per arrivare a Macerata.