di Alessandra Pierini
(Foto-servizio di Guido Picchio e Lucrezia Benfatto)
Tutto può accadere nel magico mondo di Musicultura. Succede che “L’orage”, musicisti di Aosta armati di organetto e di ghironda vincano il concorso, si aggiudichino tre premi, compreso un assegno di 20 mila euro che, dicono, servirà a pagare i debiti. Capita che Fabrizio Frizzi da presentatore diventi ballerino, nel dopo festival balli il saltarello e si metta in competizione con gli stornellatori. Avviene che Ian Anderson dei Jethro Tull, leggenda del rock, salga sul palco con il suo flauto e faccia esplodere l’emozione. E ancora che Piero Cesanelli, patron della manifestazione, in una dichiarazione marzulliana, si chieda perchè L’Orage ha vinto così tanti premi e si risponda «Cazzo ne so» intonando il ritornello della canzone vincitrice, che Paolo Villaggio racconti le gioie della sua amicizia con Fabrizio De Andrè, il dolore di scoprirlo malato e la missione che gli ha lasciato «Ogni volta che hai davanti un pubblico, dì a tutti che io credo, anzi sono quasi sicuro di essere un grande poeta». Insomma, tutto questo ha reso la serata finale di Musicultura in uno Sferisterio straripante di gente e ancora più bello, grazie alla scenografia di archi e giochi di luce, una vera magia.
«E’ stata una delle edizioni più belle – ha esclamato, soddisfatto Piero Cesanelli, al termine – abbiamo presentato un set di difficoltà artistica notevole, non di facile ascolto ma il pubblico ha recepito e apprezzato. Devo ringraziare Pepi Morgia – ha concluso ricordando il regista recentemente scomparso – che ha spinto le nuvole sopra i cieli d’Irlanda lasciandoci il sole».
Sotto il cielo stellato, si sono avvicendati questa sera i racconti di Paolo Villaggio, il blues di Alex Britti e Stefano di Battista che hanno scelto Musicultura per proporre in anteprima il loro travolgente progetto musicale “Mo’ Better Blues” e il rock irriverente di quel giovanotto di 64 anni di Ian Anderson che ha anche ricevuto da Flavio Corradini e Luigi Lacchè, rettori degli atenei di Macerata e Camerino un riconoscimento per “l’apporto creativo alla storia della musica, per lo stile espressivo che si rispecchia nei tempi ma è senza tempo.
«Questo award – ha ringraziato il cantante – mi fa capire che razza di persona meravigliosa sono. Un grande musicista – ha poi raccomandato rivolgendosi ai giovani musicisti – non è quello che fa i soldi ma è colui che ama la musica».
In questa dimensione internazionale Fabrizio Frizzi, poco dopo lo scoccare della mezzanotte ha anche fatto, dai microfoni di Musicultura, gli auguri a Paul McCartney, arrivando così al fatidico momento della proclamazione del vincitore. L’Orage dedica il premio a «ogni singolo musicista che c’è nel mondo e a Giuseppe Bertolucci, scomparso ieri». Spiegheranno poi: «Se Musicultura non esistesse già, sognerei che ci fosse. Veniamo da trafile di porte in faccia che ci hanno portato ad un grande scetticismo. Questo premio ci dà speranza e voglia di fare le cose al meglio».
Fuori dal palco, in sala stampa, ha ricordato Pepi Morgia anche Fabrizio Frizzi, molto commosso: «L’ho conosciuto in maniera meno profonda ma a Musicultura mi ha fatto da tutore. Giuro che ho sperato di trovarlo qui come se non fosse vero che non c’è più. In questi giorni è stato dappertutto. Gli dedico il mio impegno e spero possa esserne orgoglioso» .
A lanciare la sfida ai vincitori è stata Carlotta Tedeschi, storica conduttrice di Radio Rai: «Io sono schifosamente di parte per l’Orage. Quando li ho visti arrivare con organetto e ghironda, ho pensato al peggio poi mi sono accorta che avevano una marcia in più. Ora “sti montanari” li aspettiamo alla prova del loro nuovo album».
Intanto si pensa già alla 25 ma edizione, nel 2014 e il sindaco Romano Carancini svela le intenzioni di Piero Cesanelli: «Porteremo Bob Dylan allo Sferisterio»
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Sabato sera (è la prima volta che assisto ad una manifrstazione di musicultura!!!) sono stata “rapita” dalla musica di l’Orage, un percorso nostalgico al folk melodico,ritmico e dolcemente amaro della west coast di Neil Young con bagliori e colori di strumenti barocchi e squarci di paesaggi alpini,immensi spazi dove vagare .E’ stato un percorso nella memoria della musica americana degli anni settanta che era viva,comunicava emozioni, faceva politica e raccontava della vita vera e ti faceva un’iniezione di forza e di grande carica carica emotiva . Grazie a questi giovani musicisti e grazie all’organizzazione che ha saputo portare e selezionare questi nuovi talenti.Nella serata di sabato si era capito subito che il livello di questo gruppo era assolutamente al di sopra degli altri tre concorrenti che ,pur nella loro indubbia preparazione e professionalità , si sono limitati a riproporre in modo assolutamente piatto e fotocopiato stili ,personaggi e ritornelli ,una minestra riscaldata,con poca originalità e senza poesia,senza colore,senz’anima (oddio si può scrivere così con l’apostrofo!!), copie sbiadite che hanno evidenziato ancor di più la freschezza,la vitalità ,il respiro della musica di l’Orage.Bravi!!!!!
Non si può vivere senza musica,senza poesia e senza emozioni.
Eliana Leoni Marcelletti
Che strano, quando ci si deve lamentare gli articoli si riempiono di messaggi forcaioli. Quando si organizza una bellissima manifestazione che non ha eguali nelle Marche nessuno dice nulla. Che la gente si sappia solo lamentare?
Alla faccia del campanilismo non sono neanche di Macerata….
Paolo Bellini hai proprio ragione… spesso l’apatia dei Maceratesi è la causa primaria dei giudizi negativi. Ian Anderson è senza dubbio uno dei musicisti roxk più importanti nella storia della musica e il suo flauto magico è stato di esempio per centinaia di altri gruppi. Se Musicultura ha l’intento di fare musica e cultura trovo pienamente azzeccata la scelta di questo immenso musicista così come per Donovan 2 anni fa e altri nel passato. I giovani vanno educati all’ascolto e alla comprensione di questo tipo di musica che si distingue perchè ha un’anima, a differenza della maggior parte della musica insignificante che riempie le teste delle giovani generazioni.
Per quanto rigurda “L’Orage” sinceramente, pur rispettando la loro produzione, originale e creativa, ritengo che ci fossero brani più meritevoli del premio finale, in primis Lubjan con “parole assenti” a mio giudizio vera rivelazione di questa edizione e che sicuramente farà strada. Vena creativa e capacità vocali e musicali superiori. Ho apprezzato molto anche il brano “professori” dell’Anonima Straccioni, brano ironico e travolgente.
Sono molto sorpreso che nessuno dei 2 sia arrivato in finale, ma d’altronde anche l’anno scorso sono rimasto sorpreso del vincitore, assolutamente insignificante. Forse per tornare ad essere forcaioli, bisognerebbe rivedere il meccanismo di accesso alla finale e di votazione del pubblico…
@ Marco Ribechi
Rispetto la tua opinione ma permettimi di dire che le proposte arrivate quest’anno a Musicultura sono state così eterogenee che era inevitabile che si verificasse una spaccatura nei giudizi.
A mio parere il gruppo L’Orage ha presentato un giusto mix di creatività, innovazione e gusto musicale e non solo perché suonavano la ghironda o l’organetto ma anche per un contenuto aggraziato sia nei testi che in tutta la composizione musicale.
In questa occasione, e Musicultura ne è un po’ l’emblema, si è premiata proprio LA NUOVA TENDENZA DELLA CANZONE D’AUTORE anche se, ed in questo ti posso dare ragione, l’immediata orecchiabilità ed il ritmo incalzante (a tempo di marcia) del brano ne hanno favorito il gradimento sia radiofonico che della platea.
A mio personale giudizio gli altri 7 finalisti, pur presentando ottime proposte, non hanno saputo presentare, dal punto di vista meramente musicale, in modo altrettanto convincente una vera e propria novità sonora.
Musicultura comunque è un trampolino di lancio e chi avrà stoffa (ad esempio Pacifico che ci ha deliziato con la sua musica oltre ad essere autore valente e raffinato) saprà farsi largo e trovare il suo posto al sole.