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Possiamo fidarci di Mario Monti?

I possibili scenari del post-Berlusconi coinvolgono da vicino anche il tessuto sociale ed economico del Maceratese

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di Roberto Scorcella

Gli scenari che si aprono all’indomani delle dimissioni del presidente del consiglio Silvio Berlusconi riguardano inevitabilmente da vicino anche la nostra piccola landa maceratese, già segnata in modo forte dal cambiamento degli scenari economici internazionali. L’incredibile vicenda della Best e le sempre attuali preoccupazioni per Poltrona Frau (argomenti trattati e approfonditi più volte da Cronache Maceratesi) sono solo degli esempi di come anche da noi le ripercussioni di un sistema che ha portato alla crisi mondiale si faccia sentire drammaticamente.

Diversi politici, commentatori e giornalisti sostengono che “Berlusconi è caduto a causa dei suoi errori e delle sue nefandezze”. Sostengono anche che “il cosiddetto mercato non ci ha commissariato”. Escludo che politici e giornalisti siano dei “cretini”, ma i conti non tornano.

In questi ultimi tempi Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna hanno visto cadere i rispettivi governi. E tutti a causa di convulsioni economico-finanziarie. E, mentre l’Europa va in malora, la Banca Centrale Europea cede l’Euro all’1,25% e la Federal Reserve cede l’US$ allo 0,25%. E poi… E poi si imputa ai governi dimissionari il fatto che “l’Europa non cresce”. E nessuno si chiede se l’Europa non venga sabotata proprio da quelli che dovrebbero difenderla. Questo il punto: Berlusconi si dimette e ne prendiamo atto. Senza amore e senza odio.

Fase 2. Spunta (ma sembra che la mossa fosse studiata da tempo) il professor Mario Monti e tutti (a parte gli estremi a sinistra e a destra) lo lodano. La gioia per essersi liberati di Berlusconi (che ne ha fatte indubbiamente di tutti i colori, ma era pure un capro espiatorio perfetto per l’inedia altrui…) sta facendo perdere di vista la realtà e chi è davvero Mario Monti, per chi ha lavorato, come ha lavorato, chi rappresenta e soprattutto quale sarà la magica ricetta per farci ingoiare, la dolorosa pillola del “risanamento” voluto da UE e BCE. Di fatto la BCE ci sta commissariando, stiamo per perdere una bella fetta di sovranità nazionale. E non ci trovo nulla per cui esultare.

Ma chi è Mario Monti? E’ un economista di fama internazionale. Ha studiato nelle scuole altolocate mondialiste: laurea in economia alla Bocconi di Milano, e specializzazione all’Università di Yale, vera e propria fucina mondialista. Ha insegnato nelle università di Trento, Torino e alla stessa Bocconi, di cui è stato anche rettore e di cui ora è presidente.
Ha rivestito diversi incarichi politici, ed è stato per dodici anni vicedirettore della Banca Commerciale italiana, una delle banche storiche della Penisola. E’ stato per lungo tempo il membro italiano della Commissione europea, appoggiato sia dal governo Berlusconi, che da quello D’Alema.  E’ economista di stampo mondialista, Monti sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. E’ un profeta del turbocapitalismo e del governo mondiale. È stato il primo presidente del Bruegel, un think-tank, nato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri dell’UE e 28 multinazionali. È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller. E’ un membro di spicco del comitato direttivo del gruppo Bilderberg, ed anche International Advisor per Goldman Sachs. Appoggia il gruppo Spinelli, fondato per rinvigorire la spinta federalista nell’Unione Europea.

La domanda sorge spontanea: il professor Monti agirà nell’interesse dell’Italia e degli Italiani? Agirà nell’interesse della finanza internazionale? Farà gli interessi del popolo oppure gli interessi degli usurai? Qualche dubbio sorge, perchè recentemente Mario Monti nel programma l'”Infedele” su La7 ha dichiarato che “stiamo assistendo al successo dell’euro, soprattutto per la Grecia”. Per caso il professore sta dicendo che dal punto di vista dell’oligarchia finanziaria l’euro ha raggiunto il suo scopo, ovvero distruggere gli stati nazionali europei (insieme ai loro diritti), per trasformarli in qualcosa di maggiormente gradito all’oligarchia finanziaria? Fmi, Ue e Bce:  un accerchiamento totale, scrive Claudio Messora sul blog “Byoblu”, al quale il gioco della speculazione internazionale ci consegna senza possibilità di fuga. «Per il nostro stesso interesse – si dice – e per quello dei sottoscrittori del nostro debito, dobbiamo realizzare una serie di riforme. E poiché non siamo più credibili, forti pressioni costringono il governo in carica a rassegnare le sue dimissioni, nonché tutto un popolo a rinunciare alla propria autodeterminazione».  «Il principio più incredibile che viene sostenuto senza il benché minimo stupore – continua Messora – sarebbe quello secondo cui la politica da sola non può realizzare misure impopolari, perché avrebbe il timore di giocarsi il consenso elettorale, per cui sarebbe imperativo affidare le riforme necessarie a un governo di larghe intese, oppure al cosiddetto governo tecnico, magari sotto la direzione di un podestà forestiero». Il concetto è tragicamente chiaro: esistono riforme che “devono” essere realizzate a tutti i costi, al di là della volontà popolare. «In altre parole, si sostiene che se la classe politica non è in grado di farsene carico, perché i cittadini non le vogliono, allora deve farlo qualcun altro», espressione di una «oligarchia nascosta». E stavolta non troviamo di fronte solo all’ennesimo paradosso (e fallimento) della truffa della democrazia rappresentativa, ma anche al crollo della Politica (volutamente scritta in maiuscolo) prona di fronte ai diktat dell’economia.

Qualche numero. Il governo che ha speso di più e fatto aumentare il debito di 330 milioni al giorno è stato il Berlusconi 1 (1994), mentre l’ultimo lo ha aumentato di oltre 200 milioni al giorno. Solo Prodi, D’Alema e Amato lo hanno fatto aumentare meno di 100 milioni (cifre di Oscar Giannino). Mario Monti è stato il miglior collaboratore di Paolo Cirino Pomicino fra il 1989 e il 1992, quando era ministro del Bilancio del governo Andreotti.   Il debito pubblico al momento dell’insediamento di Cirino Pomicino e del professor Monti al ministero del Bilancio ammontava agli attuali 553 miliardi, 140 milioni e 900 mila euro.  Al termine del loro mandato (in tre anni) il debito pubblico italiano era salito alla cifra di 799 miliardi, 500 milioni e 700 mila euro. La differenza assoluta è stata un incremento del 44,53% in tre anni, ed è fra i record assoluti della storia della Repubblica italiana. 

Oggi Obama, in attesa dell’ennesima guerra di civiltà stavolta con l’Iran come obiettivo, plaude all’arrivo del governo Monti. Sarkozy e la Merkel si fregano le mani, soprattutto la seconda che vede sempre più vicino l’obiettivo di dominarci come ‘untermenschen’, mentre il primo farebbe oggettivamente meglio a dare una guardata a casa sua, soprattutto dentro le sue banche. E noi poveracci non sappiamo ancora se domattina banche e poste saranno aperte o chiuse, come accadde in Argentina quando il venerdì dissero ai cittadini che era tutto a posto e il lunedì le saracinesche rimasero drammaticamente abbassate. Siamo preoccupati. Tutti. Inutile nasconderlo. E non possiamo fare altro che sperare, sperare che Mario Monti possa essere davvero la persona che ci traghetterà fuori dalla palude senza azioni di “macelleria sociale” che andrebbero ad incidere, come sempre accade, solo sui ceti più disagiati. E voglio concludere con una citazione di Che Guevara: “Il popolo deve capire che non bisogna soltanto far cadere un dittatore, ma anche il sistema”.



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