
I protagonisti dell’incontro all’Asilo Ricci: Massimiliano Bianchini, Bruno Mandrelli, Stefano Di Pietro, Anna Menghi
di Matteo Zallocco
Quando ho iniziato a lavorare come giornalista, quasi 25 anni fa, Anna Menghi era già stata sindaco di Macerata, Massimiliano Bianchini e Stefano Di Pietro erano assessori, Bruno Mandrelli lo era stato diversi anni prima, Romano Carancini era un ambizioso consigliere comunale del Pd che qualche anno dopo diventò primo cittadino.
Sono stati loro i protagonisti del dibattito politico di venerdì sera all’Asilo Ricci (leggi l’articolo): hanno parlato di prospettive e futuro della politica cittadina dopo che per la prima volta il capoluogo di provincia si è ritrovato senza eletti in Regione. In sostanza? Nessuna idea nuova.
La politica maceratese è congelata, il ricambio generazionale è saltato: i 30enni, i 40enni, persino i 50enni sono stati messi da parte. Colpa di chi non si è voluto mettere in gioco ma anche di chi non ha voluto lasciare spazio.
La novità non doveva essere l’amministrazione di centrodestra guidata da un “imprenditore illuminato”? Non lo è stata. Sandro Parcaroli è un sindaco di rappresentanza, indossa la fascia tricolore, è presente a tutti gli eventi, legge i discorsi scritti dalla brava portavoce, ma non guida la città.
Le scelte le hanno fatte singolarmente i vari assessori, tanti mini sindaci. Hanno avuto a disposizione una montagna di fondi Pnrr, tanti soldi Macerata non li aveva mai visti prima, ma sono stati destinati qua e là, senza una visione. Questa è sempre stata una città con il freno a mano tirato e dopo decenni di nulla in tema di opere pubbliche oggi si è persa l’occasione di fare un salto in avanti. Ora è la città dei cantieri (sempre lumaca), alcuni dei quali – vedi via dei Velini- rasentano il ridicolo, per altri – vedi il sottopasso di via Roma – ci sono voluti 40 anni. Non c’è un progetto di rilancio.
Una città capoluogo che aspetta ancora una piscina promessa nel 2010 come “priorità delle priorità per la città” (disse l’allora sindaco Carancini) mentre più o meno tutti i comuni vicini ce l’hanno.

L’assessore Sivano Iommi e il progetto per il parcheggio di Rampa Zara: a Macerata se ne parla da oltre 50 anni
L’attuale assessore all’urbanistica è l’architetto Silvano Iommi – presente nella scena politica da 50 anni – che qualcosa di buono ha anche fatto ma la sua ‘bandiera’ è un progetto di cui si parla dagli anni Sessanta: il parcheggio di Rampa Zara. Tra una passata di grigio e una di bianco litiga con l’assessore ai lavori pubblici Andrea Marchiori con cui dividono lo stesso ufficio (tecnico) guidato da Tristano Luchetti, già braccio destro di Carancini e a cui è stato appena prorogato l’incarico per altri tre anni. Anche gli altri assessori discutono animatamente tra loro per quanto ultimamente sia stato detto di non farlo emergere pubblicamente.
Quali sono le novità all’orizzonte in vista delle elezioni della prossima primavera? Parcaroli molto probabilmente si ricandiderà con l’obiettivo di fare il sindaco fino a 74 anni. Il primo a ufficializzare la discesa in campo è stato il leader della nuova lista “Futuro per Macerata” Giordano Ripa (medico in pensione) eletto consigliere nel centrodestra poi uscito e sempre molto critico con l’attuale maggioranza. Nessun contenuto nuovo.
Il centrosinistra naviga senza bussola, senza una rotta condivisa e senza un nome realmente spendibile. L’unico magari sarebbe quello di Irene Manzi che è deputata per la seconda volta ma sembra molto più concentrata sul Pd (fa parte della segretaria nazionale guidata da Elly Schlein) che sulla sua città dove interviene raramente e con poca efficacia. Lei ha 48 anni ed è ancora uno dei volti più giovani della politica cittadina. Si è poi affacciata sulla scena politica l’Officina delle Idee, un «laboratorio politico» (ancora non lo dicono ma faranno parte della coalizione di centrosinistra) guidato dall’ex rettore Unicam Flavio Corradini: anche qui per ora niente di nuovo, sabato hanno tenuto una conferenza stampa per dire che faranno incontri con tre associazioni in vista delle elezioni.
La politica è troppo vecchia a Macerata, troppo uguale e da troppo tempo, questo incide anche sulla visione di una città che ormai è troppo vuota. Macerata, in centro, sta diventando un luogo senz’anima, dove si incontrano sempre le stesse persone, sempre negli stessi luoghi, a dire sempre le stesse cose.
Sì è vero che 25-30 anni fa i corsi erano pieni di persone e ora si sono svuotati. Di chi la colpa? Viene il sospetto che le politiche di chi c’è sempre stato non abbiano funzionato. Colpa loro o di chi non si è fatto mai avanti? Non si può accettare che la nuova generazione della politica sia il deserto, come il sabato sera nel centro cittadino. È ora che i maceratesi decidano che città vogliono essere, se un ricordo di com’era o un capoluogo che punta a tornare vivo e ad avere un peso.
Direi che ci sono tutte le condizioni per avere dei politici albanesi, cinesi e rumeni. Avanti così, verso il declino totale.
Una città senza impresa inevitabilmente muore. E solo limpresa che fornisce linfa per idee e innovazione. Luniversità (e in particolare quella umanistica) non è sufficiente a generare progresso e sviluppo ma solo sostentamento alla rendita immobiliare e ai pochi negozi rimasti. La politica può essere solo una controparte del valore aggiunto generato da impresa ricerca servizi e produzione. Tutte le città senza impresa sono morte o sono morenti. Viene in mente Roma Vs Milano, Urbino stessa fine ecc ecc.
Il problema non è la politica in sè ma le generazioni che a Macerata se ne sono andate e continueranno ad andarsene. Qualcuno rimarrà ma anche se si candidando con idee e progetti nuovi e belli non verrano votati, dato che il popolo rimasto ha idee vecchie. Tutto qua, semplice e facile. Vedi i risultati di ciccale e cherubini anni fa, con idee innovative per una provincia come la nostra.
Innanzitutto ero anche io alla conferenza stampa. Magari porto male la mia età ma non ho neanche 40 anni, nonostante io abbia comunque unimportante esperienza professionale che, spero, faccia si che io non venga considerata solo come una comparsa. Per quanto riguarda Officina delle idee, ridurla a faranno parte del centrosinistra penso sia offensivo nei confronti delle 50 persone che si sono incontrate per elaborare un programma da condividere ed integrare con tutti gli esperti ed interessati agli argomenti che tratteremo nei nostri incontri pubblici. Se parteciperà, e sarà sicuramente il benvenuto, avrà la conferma che è un vero laboratorio politico.
Marco Corsi e poi tutte le tre nazioni nominate, vanno più forti della Giorgina. Sara il declino totale se non si cambia.
Aldilà delle appartenenze, non credo che tutto possa essere ridotto all'età anagrafica o da quando si fa politica. Come gia' detto spesso non c'è il ricambio, ma è anche vero che i "partiti" non fanno più formazione. I modelli di riferimento contemplano in gran parte fare soldi, carriera, poche responsabilità. Non parlano più i partiti ma leader spesso improbabili, improvvisati, urlanti che rincorrono solo il consenso elettorale. Si sono perse di vista le criticità, le difficoltà, i diritti della gente. Insomma la vita quotidiana nel bene o nel male. La rassegnazione la fa da padrona, mentre l'impegno non è da tutti per varie ragioni. Quindi chiunque dimostri progettualità, tolleranza, rispetto delle diversità, senso di comunità è ben accetto.
Bellarticolo, speriamo serva da sveglia a chi ha idee innovative e non la solita mediocrità e poca visione nel buon amministrare
Ilaria Bucchi io non ho capito che vergogna c'è nel dire di essere di centro-sinistra però. A me sembra che tante di quelle persone siano esattamente di quella estrazione, perché vergognarsene?
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Considerazioni che ho letto con piacere e del tutto condivisibili che fotografano lucidamente la situazione di stallo della nostra città.
Il Direttore, oltre al pessimismo cosmico di leopardiana memoria, ha anche il dono della divinazione, od almeno lo ritiene, posto che, pur non avendo ancora presentato il programma di Futuro per Macerata, qualifica la scelta del dottor Giordano Ripa come “niente di nuovo”, mentre è un messaggio di impegno convinto per la città da parte di chi si è sempre speso in prima persona come medico prima e consigliere comunale poi. Comunque va bene così Direttore, se una persona qualificata ed attenta come lei non ha percepito l’impegno e la volontà di recuperare quello che Macerata è stata, significa soltanto che dobbiamo impegnarci di più, quindi, grazie per lo stimolo.
Qualcuno ha appena commentato questo articolo citando parola per parola “L’anno che verrà” di Lucio Dalla.
Una riflessione che sottoscrivo.
Che condivido non senza amarezza…
Uno specchio tanto fedele, quanto implacabile di “Illusioni perdute”
@Marco Corsi…perché se ci fosse un sindaco cinese, rumeno, o albanese, o anche peruviano, pakistano, indiano, afghano -io ci vedrei bene il mio amico Alì, di etnia hazara, cacciato in patria dai Taliban, che inconscientemente ha aperto un frutta e verdura ai “Cancelli”, e gli fanno pagare pure 200 euri all’anno per mezzo quadrato di espositori di fronte al negozio- sarebbe un declino totale???? Mentre ad esempio dovrebbe andar bene l’illuminato imprenditore di San Crispiano, sua eminenza Parcaroli, che ci aveva promesso (solo 5 anni fa, 19/08/2020) Macerata “sul modello della Grand Paris. Città metropolitana senza diseguaglianze. Siamo d’accordo il vescovo Marconi ed io”. E, se sottoscrive questo, sarebbe ora di cacciare anche il vescovo…P.S. Dopodiché, approvo molto di ciò che dice il direttore…i nomi sono sempre quelli, e le idee, peggio dei nomi.
L’editoriale di Zallocco lo dice senza filtri: a Macerata il clima è così greve che la città sembra essersi ritirata, silenziosa e stanca, mentre la politica gira a vuoto.
Solo Bartolò continua a raccontarla come fosse una metropoli da copertina, ignaro della stanchezza e dell’immobilismo che la attraversano.
Bravo Zallocco che osa guardare la realtà in faccia, senza concessioni.
Le “novità” per le prossime amministrative? Per ora Il nulla, riciclato e senza ambizione….di gente che molto probabilmente seguiterà a fare quello che ha sempre fatto..
Non condivido neanche una parola di questo pistolotto, vero che la sinistra propone gli stessi personaggi datati e usurati ma nel centrodestra ci sono dei fermenti interessanti con dei giovani che si spendono per la citta’ e dire che Macerata e’ ferma e solo un affermazione di parte la citta’ e’ viva qualsiasi manifestazione in centro e’ partecipata dai Maceratesi e un volta ultimati i cantieri avremo una citta’ futurustica, ci sara’ la sospirata piscina, ci sara’ il sottoposso in via Roma, ci sara’ un Centro Fiere nuovissimo, impiantistica sportiva messa a posto, giardini Diaz rigenerati ma che state a dire Macerata e’ stata svoltata come un calzino e se il Sindaco Parcaroli si ripresentera’ ci sara’ una valanga di consensi perche in questi cinque anni Macerata ha svoltato quindi nessun passo indietro nessun salto nel buio..basta con lo status quo, io vedo una citta’ al passo dei tempi, moderna con buona pace dei rosiconi, fine.
Questa analisi è una sveglia necessaria per la città…. evidenzia le fragilità di Macerata ma allo stesso tempo stimola una riflessione urgente su cosa potrebbe e dovrebbe essere il futuro… Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno… la politica maceratese è ferma da troppo tempo… Questo articolo dà voce a tanti cittadini che da anni vedono una Macerata ferma e senza prospettiva e farà arrabbiare i soliti noti che fanno politica da decenni facendo finta di pensare ai cittadini.. e in ruoli chiave il giro guarda caso è sempre quello…
Egregio direttore Zallocco, condivido ogni parola della sua analisi spietata, ma vera e reale, della politica maceratese e delle persone che si sono succedute negli ultimi decenni.
E oggi costoro, senza vergogna, cercano di riciclarsi all’interno di un minestrone incredibile e maleodorante, fatto di componenti ormai marce.
Occorre una decisa ribellione da parte dei maceratesi, magari semplicemente ignorando questi personaggi o, meglio attivando catene di conoscenze per condannare la loro presenza e, quindi, rifiutare ogni manifestazione di voto a loro favore.
La prego, direttore, continui ad evidenziare questa grave situazione di vecchiume, in ogni occasione o evento, per tentare di promuovere la volontà di “nuovo” per Macerata….. di far capire come mai alle recenti elezioni regionale è stato eletto un sono consigliere…. UN GIOVANE (Catena), mentre certi vecchi scarafaggi sono stati miseramente bocciati!
Devo ammettere che quanto riportato nell’editoriale di Zallocco ci sono molte verità. Anche se a mio avviso non è corretta l’equazione “nuove generazioni” =” giovani e buona nuova politica”, perché la buona politica non è fatta dall’età, ma dalle buone idee. La persistente presenza di una classe politica che non vuole accettare di non essere più rappresentativa delle esigenze e aspettative dei Cittadini è dovuta al fatto che il panorama politico, non solo maceratese ma anche nazionale, non offre alternative politiche serie e convincenti limitandosi nella sostanza ad una serie infinita di slogan e vaghe promesse. Un modo di fare politica che purtroppo è nel DNA dei partiti e anche delle liste civiche che sono diventate una spece di specchietti per le allodole, una metamorfosi che ha snaturato il loro significato originario. Di conseguenza è fin troppo ovvio che l’astensionismo sia il protagonista principale dell’attuale politica certificando il distacco dei Cittadini da questo modo di fare politica. Purtroppo, ad essere onesti, non vedo nemmeno un tentativo di rinnovamento radicale nel fare politica in grado di fare proprie le esigenze e le aspettative dei Cittadini.
Bartolò… in effetti i ‘fermenti’ a cui ti riferisci in città si notano eccome. Solo che più che fermenti sociali sembrano fermenti lactobacillus: utili solo per le funzioni intestinali. E da come vedo, sotto quel punto di vista, stanno facendo fin troppo effetto
Dialogo notturno tra Ernst Jünger e Gottfried Benn
Luogo: un caffè deserto di Macerata, ore 23:17, novembre 2025. Fuori piove sul Corso vuoto. Dentro, solo due uomini anziani, un tavolo di marmo, due calici di prosecco quasi finiti e una sveglia ferma da trent’anni.Jünger:
Dunque è qui che è morta la storia, Gottfried. Macerata, anno zero politico. Trenta primavere senza primavera. Un perfetto esempio di anabiosi collettiva: la città è ibernata, ma non nel ghiaccio nobile delle steppe, bensì nel brodino tiepido della provincia italiana.
Benn (con la voce rauca da nicotina e disillusione)
Anabiosi? No, caro Ernst, qui siamo oltre. È la necrosi decorativa. Guarda fuori: quei palazzi rosa sono come le guance di una prostituta morta da tre decenni, ancora imbellettate per il cliente che non arriva più. La politica qui non è congelata: è putrefatta in modo così lento che nessuno se n’è accorto. Un fenomeno da manuale di tanatologia sociale.
Jünger
Eppure c’è qualcosa di grandioso in questo immobilismo. È la ribellione passiva della materia contro lo spirito. La città ha detto no. No alle vostre giunte, no ai vostri sindaci di cartapesta, no al progresso che puzza di naftalina democristiana. È una fortezza assediata dall’interno.
Benn (ride secco, quasi un colpo di tosse)
Fortezza? Questa è una casa di riposo per idee morte. Ho visto il sindaco uscente l’altro giorno: sembrava un reperto di Pompei con la fascia tricolore. Camminava piano per non svegliare le promesse elettorali che dormono da trent’anni nei cassetti del Comune.
Jünger
Ma senti la sveglia, Gottfried. Senti?
Benn
Non sento niente.
Jünger
Appunto. Il silenzio è la vera sveglia. Quando una città smette di fare rumore politico, è perché ha già scelto: la morte lenta invece della vita veloce. È una forma di sovranità, in fondo. Sovranità sul nulla.
Benn
Sovranità sul nulla… che bella definizione per l’Italia intera. Ma qui è più puro, più distillato. Macerata è il laboratorio dove l’Italia prova a suicidarsi senza nemmeno avere la forza di premere il grilletto. Si limita a dimenticare di respirare.
Jünger (alza il bicchiere)
Allora brindiamo. Alla città che ha scoperto l’unica forma di libertà rimasta: l’immobilità assoluta.
Benn
No. Brindiamo alla sveglia che non suonerà mai. Perché se suonasse davvero, qui scoppierebbe il panico: trent’anni di sonno profondo, e svegliarsi vorrebbe dire ricordare di essere morti.
Jünger (sorride, per la prima volta)
Hai ragione. Meglio così. Lasciamoli dormire. È l’ultimo atto di resistenza che resta a un popolo: smettere di credere alle favole del risveglio.
Benn (finisce il calice, si alza lentamente)
Andiamo, Ernst. Fuori piove ancora. E la pioggia, almeno quella, non ha bisogno di giunte per cadere.(Escono. La sveglia sul tavolo resta muta. Fuori, Macerata continua a sognare di essere sveglia.)
Hello boys
Traversando tutto l’Illinois
Valicando il Tennessee
Senza scalo fino a qui
È arrivato il da-da-um-pa
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Con un cocktail di rugiada e gin
Dentro il calice di un fior
La fortuna fa cin cin se le canti il da-da-um-pa
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Ogni stella grande come il sole ci sembrerà
Ogni luce accesa nel buio
Sembrerà la luna che splende sul mar
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Lungo il fiume disegnato in ciel
Se ne va questo show-boat, vola questo super jet
Che si chiama da-da-um-pa
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Da-da-um-pa, um-pa
Um-pa, ogni stella grande come il sole ci sembrerà
Ogni luce accesa nel buio
Sembrerà la luna che splende sul mar
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Lungo il fiume disegnato in ciel
Se ne va questo show-boat, vola questo super jet
Che si chiama da-da-um-pa
Da-da-um-pa, da-da-um-pa
Da-da-um-pa, um-pa
Caro Matteo Zallocco,
ho letto tutto il tuo articolo d’un fiato sapendo, già dal suo inizio, di trovarmi di fronte a qualcosa che avrebbe smosso le acque e fatto parlare. So bene, infatti, anche per il passato, che ogni volta che ti sei concesso un editoriale, hai fatto suonare il campanone di piazza a distesa.
E mi è tornata la voglia di scrivere compiutamente, programmaticamente oserei dire. Come ai bei tempi di “Davoli a merenda”. Non l’avevo più fatto perché l’avvilimento mi aveva sovrastato, soverchiato. Ma non è giusto sotterrare i talenti. Così sono pronto a ricominciare.
Lo faccio da qui, da questa mia replica al tuo condivisibilissimo articolo (quanto agli argomenti, meno quanto alla disamina delle anagrafi e ti dico perché – secondo me, almeno): il problema non risiede nelle età, ma nelle teste. Guarda nel mondo della canzone: le voci migliori, in grado di rinnovarsi e guardare oltre, sono quelle con più storia; non quelle, ancorché dotate, nate due giorni fa per miracoli di marketing. L’esperienza, cioè, non necessariamente è un danno. Può invece significare quel quid in più che può fare la differenza.
Non si possono per principio “distruggere i dinosauri” (Sagripanti, nei commenti): oltretutto, il dinosauro a cui si riferisce è uno dei pochi che ha saputo innovare (senza farsi fregare le idee) in maniera intelligente e brillante.
“L’Università umanistica non può bastare”, scrive un altro commentatore, “serve l’impresa” (e ha ragione); ma l’Università di Macerata è una grande impresa, nonché un volano prezioso, per la città. Bisognerebbe darle modo di interagire fattivamente nelle politiche cittadine. Non solo mediante gli immobili o il lancio in aria del tocco, ma anche e soprattutto attraverso le progettualità, gli innumerevoli contatti internazionali, le opportunità di incontro e di crescita comune. Invece c’è sempre stata e – nonostante qualche larvata apertura – continua ad esserci una sorta di diffidenza, come a difendere un proprio orticello che potrebbe diventare un grande giardino ma si preferisce mantenere a cipolle, basilico e pomodori.
E’ un guasto non della sinistra né della destra, ma di certo provincialismo tutto nostro (a Urbino non è così), che laddove qualcuno minaccia di svettare va subito ricondotto nell’alveo o possibilmente obliato senza lasciare traccia. Macerata potrà così continuare a galleggiare nella sua felicissima mediocrità.
Poi qui avviene un’altra curiosa anomalia: il commercio – così vitale per la città (come asserisce un giorno sì e quell’altro pure il presidente di una sua associazione) – anziché alimentare le casse del Comune per organizzare eventi, batte cassa per farseli finanziare (il contrario esatto di quanto succede normalmente altrove) e il Comune, anziché armonizzare il commercio con le altre categorie produttive nello sviluppo di progetti condivisi, gli finanzia gli eventi e tutto finisce lì; come se la città si apra al futuro se la piazza si riempie per una festa.
Un problema serio di progettualità strategiche, dunque, e non di età per concepirle ed attuarle. E sì che – con quel grande serbatoio di possibilità che è lo Sferisterio – quante chances ci sarebbero da mettere a frutto: scuole di canto, di sartoria professionale, collaborazioni per progetti con il Conservatorio di Pesaro, maggiore coinvolgimento dell’Accademia di Belle Arti… Non sono forse altrettante occasioni di crescita e di visione per il futuro? Si può credere che il domani passi per quanti visitatori in più hanno varcato la soglia del Buonaccorsi o sono saliti sulla Torre dell’Orologio, scattando le foto ai Magi in plexiglass che escono a fare l’inchino?
E gli immensi tesori di cui è ricca la Biblioteca Comunale? Gli incunaboli, le cinquecentine, i manoscritti… Quante ulteriori occasioni da integrare e valorizzare, nel già vasto patrimonio di bellezze artistiche cittadine!
Mi sono poi tante volte chiesto se, attraverso tutti questi milioni piovuti in città, non sarebbe stato più utile trovare (prima di un marciapiedi in Via De’ Velini) soluzioni più salubri e funzionali per la raccolta dei rifiuti, rispetto all’odiosa raccolta porta a porta o mediante cassonetti sempre più sporchi, pieni ed avvilenti in ogni angolo della città (con le conseguenze che tutti sanno bene).
A me è parso che, in cinque anni, l’arrivo spropositato di fondi abbia fatto perdere la trebisonda agli amministratori. Come quei poveri che, vincendo a sorpresa la Lotteria Italia, riescono a dilapidare una fortuna in pochi mesi ritrovandosi al punto di partenza senza sapere come hanno fatto.
Ricordo gli strepiti di fronte al costo, ritenuto eccessivo, per rilanciare le Mura di Tramontana mediante la realizzazione del complesso che avrebbe contenuto il parcheggio a Nord (e tolto le auto dal centro storico), quando poi sono stati buttati al vento fior di milioni tra marciapiedi in salita su una via di scorrimento a ridosso di un muraglione di contenimento di finto marmo, sottopassi per biciclette, sottopassi rimasti sospesi fino a nuovo ordine (Collevario), cementi (drenanti, ma sempre cementi) nei vialetti dei Giardini Diaz, e chi più ne ha più ne metta.
E invece della piscina, attesa da 15 anni, nessuna notizia. Idem dicasi del prontissimo-ma-non-per-adesso Centro Fiere.
Mia zia direbbe “lo troppo stroppia”. E poi, a commento della tua giusta interpretazione sui molti sindaci, “troppi galli a candà nze fa mai jornu”.
Ma alla fine, caro Direttore, ammetto di non essere la persona più indicata per parlare di politica amministrativa: non ne ho le qualità. E poi sono un ironico, e l’ironia mal si sposa con i politici, che generalmente ne sono sprovvisti.
Mi tengo il mio. Mi diverto di più.
Molte speranze, dopo un ventennio di centrosinistra caratterizzato da immobilismo e (soprattutto nel decennio caranciniano) da crescente arroganza totalmente priva di contenuti, erano state poste dai cittadini maceratesi nel centrodestra guidato dal buon Sandro Parcaroli, quello che a suo tempo, quando venne lanciata la sua candidatura, venne definito una “Maserati”, che spiccava su tutti gli altri possibili candidati considerati evidentemente poco più che semplici utilitarie.
Ma la cosa non ha funzionato e il sindaco Parcaroli ha dimostrato, oltre ad una totale inesperienza politica, scarsissima attitudine a governare, a studiare i dossier più delicati e importanti e soprattutto a gestire e coordinare gli assessori, ognuno dei quali, sin dall’inizio, si è mosso come una repubblica indipendente.
Ciò ha generato conflittualità e ulteriore immobilismo e soprattutto la carenza di quel progetto politico di fondo, corale e condiviso, che avrebbe dovuto garantire alla città di Macerata il tanto atteso salto di qualità, che in questi ultimi anni sarebbe stato favorito anche dalla eccezionale disponibilità di fondi che l’attuale amministrazione si è trovata a gestire.
E ha generato, dopo la delusione, anche la disaffezione politica ed elettorale, forse più accentuata che altrove, il non voto trasversale e la scarsa potenzialità dei candidati maceratesi dei vari partiti.
Oggi occorre che il centrodestra, in questo ultimo anno di consigliatura, se vuole continuare a governare e chiudere il passo ad una sinistra che nel quinquennio ultimo ha confermato la sua totale inconsistenza, ritrovi coesione vera, traduca e sintetizzi in un progetto di sviluppo cittadino le varie tematiche portate avanti bene o male dai vari assessori, e si impegni a trovare un candidato all’altezza della grande sfida che si profila all’orizzonte (non la sfida elettorale, ma quella, più importante, per tornare ad affermarsi come il capoluogo della provincia, titolo che di fatto ha perso da circa un decennio).
Articolo impietoso ma vero nella sua lucida fotografia!!! Che impone a tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Macerata di condividere una seria riflessione
Ceronetti:Oh, tu, borgo un tempo custodito nel silenzio minerale delle pietre,
tu che avevi la piazza come un chiostro, il vicolo come una vena di luce trattenuta,
tu che portavi il nome antico come un sigillo di cera vergine sul petto lapideo,
ecco: ti hanno inoculato l’Università, quel morbo magniloquente,
quel bubbone dottorale che gonfia e scoppia in migliaia di giovani corpi urlanti!Entrano, entrano a frotte, a branchi, a mandrie rombanti,
su moto che scoreggiano benzina avvelenata e olio bruciato,
con le marmitte sfondate che vomitano il loro latrato meccanico
dentro l’orecchio secolare delle tue arcate, o misera,
e il selciato trema come sotto il passo di un’orda di Unni motorizzati,
Unni con la felpa, Unni con la birra in mano, Unni che pisciano conoscenza zero!Il Tempio! Il Tempio del Sapere!
Ah, che beffa, che scherno, che pernacchia cosmica!
Dove un tempo il dotto passeggiava assorto,
mormorando di sillogismi e di stelle fisse,
ora dilaga la Gioventù, maiuscola per scherno,
quella Gioventù che sa tutto di discoteca e niente di Dante,
che ha per biblioteca lo smartphone e per inchiostro il vomito sul marciapiede.Le tue piazze, un tempo specchi d’acqua quieta per l’anima,
sono diventate latrine a cielo aperto,
orinatoi collettivi dove il maschio alfa marca il territorio
con getti gialli e fumanti contro i portoni antichi,
e la femmina, scosciata e urlante, vi aggiunge il suo contributo
di cicche spente, di preservativi usati, di bottiglie rotte
che scintillano al sole come relitti di una civiltà già morta.Oh paradosso che fa sanguinare il fegato!
L’Università, che dovrebbe essere il fiore più alto dello spirito,
diventa il cancro che divora la bellezza,
il veleno che trasforma il silenzio in bordello,
la misura in cafoneria, l’eleganza in sudore ascellare!
Senza di lei saresti rimasta intatta, o piccola città,
sospesa nel tuo tempo cristallizzato,
con le persiane chiuse sul nulla beato,
i vecchi che muoiono piano e le campane che suonano sole.Invece no: ti hanno riempita di questa feccia laureanda,
di questa marmaglia che crede di studiare
mentre scorreggia, rutta, fotte e vomita
sui tuoi mattoni che avevano visto passare Leopardi,
sui tuoi mattoni che avevano respirato l’aria di quando l’uomo era ancora un animale pensante.Maledetta sia l’Università che ti ha salvata dalla pace
per gettarti nel tritacarne del presente!
Maledetti i rettori magniloquenti, maledetti i professori complici,
maledetti soprattutto loro, i giovani,
quei barbari motorizzati che hanno scambiato il sapere per una sbronza
e la cultura per un preservativo bucato!O piccola città, muori piuttosto nel tuo sonno millenario,
che vivere così, stuprata ogni notte da questa gioventù ignorante e chiassosa,
da questa peste dottorale che puzza di fritto, di birra e di sesso facile.
Meglio il vuoto, meglio il silenzio, meglio la tomba
che questa vita da bordello universitario perpetuo!
Caro Direttore, non voglio entrare nel contenuto – che condivido in toto – ma voglio farle i complimenti per l’intervento. Una comunità , locale o nazionale che sia, ha bisogno come l’ossigeno di una stampa che non sia corriva col potere. Per il resto….. pacifico che si debba aprire le finestre per far entrare aria…….ammesso che fuori ne sia rimasta!
Vorrei partecipare a questo dibattito elencando alcuni punti che mi premono e che credo guardino al di là delle appartenenze. Cominciamo.
1)La perdita di rilevanza e di attrattività della nostra città è frutto certamente di scelte sbagliate della politica e delle élite locali, ma anche di processi economici e sociali più ampi e molto più difficili da governare. Non fosse così, non ci troveremmo a condividere questa situazione con altre realtà locali, nella nostra Regione e nel nostro Paese
2)Dopo aver riconosciuto i problemi e le loro cause dobbiamo anche smetterla di piangerci addosso, sport molto praticato e poco utile. Macerata è ancora migliore di quel che pensiamo di noi stessi e ha ancora molte risorse (di competenze, di partecipazione e di bellezza) disponibili per trovare una nuova strada.
3)Perché di nuova strada si tratta. Qualcuno nei commenti precedenti parlava di recuperare le condizioni del passato. Scordiamocelo, questo non sarà possibile e non servirebbe a nulla. Non potremo più essere la Macerata delle boutique di lusso, del lavoro pubblico o in banca. Potremmo essere la città delle competenze qualificate, della apertura internazionale, della produzione culturale, della integrazione fra le nuove tecnologie e la cultura umanistica. Potremmo
4)È vero bisogna evitare il giovanilismo fine a sé stesso. (non basta essere giovani per capire i cambiamenti in atto, e alcuni anziani sono in grado di esprimere idee innovative) ma certamente la questione generazionale, le prospettive dei giovani, devono essere al centro delle scelte che dovremo esprimere. La nostra città, il nostro territorio, dovrà essere attrattivo per chi, giovane, vuole costruirsi il proprio futuro, una famiglia e generare reddito. Solo in questo modo fra l’altro saremo in grado di offrire quei servizi che la inevitabile crescita delle generazioni più anziane richiedono.Come conseguenza, i giovani non potranno non essere protagonisti di questo percorso.
5)Siamo piccoli rispetto ai problemi che dobbiamo affrontare, bisogna riconoscerlo. Quindi le sfide che abbiamo di fronte possono essere perseguite solo se saremo in grado di mobilitare, e guidare, tutte le risorse che abbiamo a disposizione (di competenza, di partecipazione organizzata, personali) non solo guardando all’interno delle mura della città ma anche ad un territorio più vasto. Leadership e partecipazione due parole chiave.
https://www.youtube.com/watch?v=L8uGbtmphgk
Quanti radical chic…..un consiglio volate basso !!!
Dottor Matteo Zallocco, noi non ci conosciamo, ma ci siamo sentiti per telefono quando le ho chiesto chiarimenti su un ipotetico limite di righe da rispettare nei commenti, e lei mi ha confermato che non c’è alcun limite.
Ho letto attentamente il suo editoriale e mi trovo sostanzialmente d’accordo su quanto lei ha evidenziato: vecchi protagonisti che parlano di prospettive e senza idee nuove, politica maceratese congelata e ricambio generazionale saltato. Concordo. Senza ricambio qualsiasi cosa avvizzisce e muore, figuriamoci la politica (p). Poi lei scrive che la colpa è di chi non si è voluto mettere in gioco, ma anche di non ha voluto lasciare spazio. Qui non sono completamente del suo stesso parere, perché è vero che c’è chi non ha lasciato spazio (succede quasi sempre, in qualsiasi ambito), ma la responsabilità maggiore, direi quasi esclusiva è quella di tanti giovani con capacità e sani principi, che non vogliono impegnarsi in prima persona in Politica (P).
Richiederebbe qui troppo spazio (a proposito di righe…) sviscerare il fenomeno e individuarne le cause remote e prossime.
Ma è un dato di fatto l’assenza delle giovani leve nell’agone politico, e questo succede in gran parte dei Comuni grandi e meno grandi. Non scendo nel merito delle varie dinamiche della Ammissione Parcaroli, ma è evidente a tutti, come lei dice, che la Città ha “il freno a mano tirato” per ciò che riguarda anche le opere pubbliche.
Non mi pronuncio nemmeno sulla opposizione.
Le parole che ricorrono nel suo editoriale sono “niente di nuovo” e convengo con lei. Ci vorrebbe, appunto, qualcosa di nuovo che vada al nucleo delle cose, alla loro intima essenza, senza proporre le stesse cose di sempre; ci vorrebbe un guizzo di originalità e di autenticità. Ma forse è chiedere troppo!
Concludo dicendo che Macerata, bella Città d’Arte e di Cultura, ce l’ho nel cuore, anche se risiedo a Corridonia, e qui da noi le dinamiche politiche, l’apatia politica, la mancanza di visione e di prospettiva assomigliano molto a quelle della sua Città.
E anche la mia Città è troppo vuota, triste, desolata e senz’anima.
Con i miei migliori saluti.
La pur Bella Senz’Anima,
ci verrebbe da dire,
ma sgraziata ed anonima,
mi par già di capire;
la passione politica,
e che c’era una volta,
ma è sparita fatica,
e pur con giravolta;
ma per fare politica,
più non basta passione,
ci vuol studio ed etica,
e non sol convinzione;
e s’è poi convinzione,
e su certo qualcosa,
ma non più su passione,
ma su dote succosa,
si va oltre il declino,
sempre meno acclamati,
più non è bel destino,
i pur voti implorati;
apriam pure officine,
e ben venga la cosa,
ma se sol per mancine,
rimarrà sol rabbiosa;
nessun voglio accusare,
ma assai giochi di parte,
stan scalfendo l’altare,
di chi sfida la sorte;
e per sorte io intendo,
che se popolo ha scelto,
chi lo ha scelto unendo,
non cerchiam il suo divelto… m.g.
Concordo con il direttore Zallocco, articolo lucido e realistico. Mi pongo una domanda e vorrei porla anche agli amici di Cronache; questa mancanza di ricambio, di progettualità, la ricerca del consenso, dei like la politica dell’immagine ha un genitore penso. I giovani non si avvicinano alla politica? certo, li abbiamo allontanati perchè li abbiamo usati e abbandonati e per questo bisogna riflettere, tutti.