di Luca Patrassi
Il principio è quello dello ius sanguinis, già il nome suggerisce l’origine della norma, principio cardine per l’acquisto della cittadinanza italiana. Riconoscimento del possesso della cittadinanza agli stranieri discendenti da avo italiano: leggi che risalgono nei secoli riprendendo appunto il diritto romano. Leggi, controleggi, nei tempi moderni arrivano le circolari “applicative”, il trionfo della burocrazia. Se lo ius sanguinis rimanda a una civiltà giuridica millenaria, le storie di emigrazione da e per l’Argentina richiamano una delle radici sociali più forti del nostro Paese, in particolare del nostro territorio. Se, nei secoli passati, in migliaia sono andati in Argentina alla ricerca di lavoro e dignità, oggi, complice la crisi economica, si assiste al fenomeno inverso. Giovani argentini con avi italiani che bussano alle nostre porte: se si aprono i cuori dei tanti che vedono scorrere negli (italo)argentini un film che è anche quello della loro vita, si chiudono le porte della burocrazia. Accade a Macerata, anzi meglio: sembra che accada solo a Macerata. I casi sono già diversi, “numerosi” secondo la corrispondenza inutilmente in corso da mesi, forse un anno, con la Prefettura e il Ministero.
Il palazzo della Prefettura
Prima della digitalizzazione la procedura tante volte richiesta a Macerata, anche per chi proveniva da altre località, era riconosciuta pure in Argentina e facilitata per tempi, modalità e disbrigo della pratica:ora vengono segnalati continui ritardi a seguito di una questione tecnica tuttora irrisolta: il riconoscimento della firma digitale sui documenti opportunamente legalizzati dal Ministero argentino e prodotti in Italia. Il comune di Macerata dice che debbono essere verificati, contrariamente a quanto peraltro accade in molti altri comuni della provincia. Gli uffici dello stato civile hanno due anni di tempo al massimo per accogliere o rigettare la richiesta le pratiche degli aspiranti maceratesi sono ferme. Sembra una questione di esclusiva, seppur straordinaria, burocrazia ma la questione investe direttamente le persone in fuga dall’Argentina per vivere nel Paese dei loro genitori, dei loro nonni: non si parla evidentemente di benestanti che possono permettersi di attendere per mesi, anni, risposte ad esigenze vitali. Peraltro, ulteriore perla della burocrazia italiana, questi stranieri non possono nemmeno lavorare, cosa che invece appare possibile a quanti arrivano, anche illegalmente, da altri Paesi in giro per il mondo. Quindi, ricapitolando: i giovani argentini che chiedono la cittadinanza italiana facendo ricorso allo ius sanguinis non hanno risposte da molti mesi in virtù del fatto che il Comune di Macerata dice che la cittadinanza non è concepibile senza verifica in Italia dei documenti del governo argentino e chiede lumi a Prefettura e Ministero (che non rispondono) mentre a pochi chilometri di distanza le cittadinanze vengono concesse nel giro di poche settimane.
Visto che il nostro sindaco, amministratori vari, parlamentari e chi vuole aggiunga pure, compiono quasi quotidiani e reclamizzatissimi “viaggi della speranza” con selfie sorridenti di rito nei Ministeri romani, nei palazzi del potere per discutere con burocrati, ministri ed umanità varia, è possibile che non riescano ad avere una risposta per degli argentini “senza voce”? O a Macerata gli argentini sono soltanto materia per sollevare questioni burocratiche, questioni che vanno a colpire persone già in difficoltà per una lunga serie di motivi? Un elemento di novità sembra essere arrivato con l’arrivo della nuova prefetta Isabella Fusiello che ha detto che le porte del suo ufficio sono aperte a tutti: sarebbe un elemento di cortesia dare una risposta a chi non ne ha da tempo e non capisce perchè a Macerata dicono no e ad Appignano, Recanati, Civitanova l’esatto contrario. A meno che non sia un problema di genere (calcistico): va bene il “recanatese” Lionel Messi ma non i discendenti non milionari di quelle migliaia di maceratesi emigrati nei secoli scorsi.
Camerino chiama, Argentina risponde: firmato un accordo di cooperazione
La cittadinanza italiana è diventata un businesssperiamo che qualcuno se ne accorga
Argentini di "ritorno"....giusto il tempo della procedura di riconoscimento
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Loro italiani e noi argentini.
La totale incapacità della attuale politica maceratese, ovviamente, fa emergere la più becera melassa della burocrazia, ormai il cancro della P.A.
Il funzionario del Comune di Macerata ha fatto benissimo. Complimenti. Sono convinto che in modo troppo leggero viene attribuita la cittadinanza a causa delle carenze legislative.
Vista la situazione anche dopo i risultati delle presidenziali, è facile prevedere che il fenomeno si incrementerà.