di Luca Patrassi
Quindici infermieri a Macerata, trenta a Camerino, 84 medici per l’assistenza domiciliare e via dando numeri ed annunci di assunzioni. Nell’attesa delle assunzioni, la visione dell’Albo pretorio continua a dare indicazioni di segno opposto che raccontano l’impossibilità di stipulare contratti di lavoro, non per scarsa volontà dell’amministrazione regionale ma per l’assoluta evidenza che mancano le persone di assumere, medici, specialisti, operatori sanitari. L’ultimo esempio è appunto di pochi giorni fa. Il vertice dell’Asur delle Marche – quindi la direttrice regionale Nadia Storti, il direttore sanitario Remo Appignanesi e il direttore amministrativo Pierluigi Gigliucci- pubblica una determina per l’ammissione dei candidati che hanno chiesto di essere considerati per la formulazione di una graduatoria per incarichi a tempo determinato di dirigenti sanitari specialisti in medicina di Urgenza. Azione meritoria quella dell’Asur, dopo anni che i Pronto soccorso della rete ospedaliera marchigiana segnalano numeri impossibili da gestire con le forze in campo. Mancano tanti medici e le proteste fioccano, in particolare in questa fase pandemica. Bene l’Asur pubblica l’avviso pubblico nel giugno 2021 (nella determina c’è scritto 2020 ma è un errore), a luglio si chiude il bando, poi c’è l’estate e si arriva appunto ai giorni nostri con la determina di ammissione che avrebbe dovuto dare risposte alle criticità dei Ponto soccorso. Bene i candidati ammessi sono due, uno dei quali frequentante la scuola di specializzazione. Due per tutta la regione. Con ironia forse voluta e forse inconsapevole, il burocrate di turno nella determina scrive che non si darà seguito alla valutazione per effetto del fatto che i candidati sono appunto due e che dunque si possono segnalare i nominativi alle Aree Vaste per gli incarichi. Escludendo le aziende ospedaliere (Torrette e Marche Nord), le aree territoriali sono cinque e dunque meno di mezzo medico a testa. Ed allora se da anni gli avvisi pubblici per incarichi a tempo definito per alcune specialistiche vanno quasi sempre deserti perché si continuano a farli dando per scontate assunzioni che poi ovviamente non arrivano?
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Va fatta un’ ulteriore riflessione. Non si può solo considerare che gli operatori non sono numericamente “reclutabili” tra i marchigiani. Ai concorsi si può partecipare da tutta Italia. Quindi va considerato se le nostre strutture sono attrattive o no.
Se gli operatori sono pochi, corteggiati in tutto il suolo nazionale, forse vorranno anche lavorare su bacini adeguati, con strutture adeguate e una rete efficiente. Quanti specialisti iscritti all’albo nelle Marche hanno scelto di lavorare fuori negli ultimi anni? Bisogna chiedersi dove vanno a lavorare e perché. Perché se sei un centro attrattivo, per casistica, per la struttura, per la possibilità di lavorare bene, per la possibilità di crescere… allora i professionisti vengono.
Ma la politica marchigiana attuale invece di essere pragmatica, porsi queste domande, sembra andare verso il “recupero” di quello che era la rete di anni ormai (da tanto) passati.
Complimenti dottor Perri, fa bene a sottolineare il vero motivo della scarsa adesione ai bandi. Quando è andato in pensione suo padre, primario Pediatra a Macerata, se ben ricordo erano in 10 a concorrere per quell’incarico…..