I corsisti in piazza Martiri Vissani
di Monia Orazi
Giovani che intrecciano la lana tra le mani, intagliano il legno, ripercorrono le storie secolari per promuovere il territorio colpito dal sisma, tra momenti di teoria e pratica: è tutto questo la Sibillini summer school per ridare slancio all’economia montana.
Enrico Franconi
Nel giorno in cui cade l’anniversario delle prime scosse che hanno cambiato per sempre il volto di un bel pezzo delle Marche, Visso riparte dal cuore ferito del paese, dalle mani dei giovani, dal saper fare, guardando alla tradizione di un tempo, per proiettarla nel futuro e creare possibilità di lavoro, in una delle zone più devastate dalle scosse. La Sibillini summer school con trenta ragazzi da varie zone d’Italia, qualcuno anche da Amatrice, è iniziata da piazza Martiri Vissani, racchiusa dalle transenne e dal silenzio della zona rossa, baciata dal sole e dall’inimitabile venticello che da sempre soffia nei vicoli della vecchia Visso, che sbiadisce nei ricordi di chi da cinque anni, non calpesta il selciato del centro storico. Ad intervallare il silenzio, un furgone pronto per traslocare i mobili di un negozio. La vita dentro Visso ha preso forma nelle parole di Enrico Franconi, appassionato cultore di storia locale: «Per noi la sera era normale uscire con la felpa sulle spalle. Di notte in queste case si dormiva a finestre chiuse, perché qui era sempre fresco, l’umidità dei fiumi la faceva da padrone. Adesso nelle Sae è tutto diverso, non è più così, si sente di più il caldo. Perché rimanere? Si rimane qua non solo perché si ama questa terra, perché Visso ce l’hai nel dna, anche quando vai a fare esperienza all’estero. Quando rientri vedi l’ingresso boscoso di casa ti dà quell’impatto, quell’emozione, Visso non avrà un cinema, un centro di aggregazione, una palestra, però è casa».
Da sinistra Spiganti, Ciuffetti, Loretoni, Gentilucci, Feliciotti
Franconi ha raccontato la storia millenaria del borgo che ancora attende di essere ricostruito, ma che ospita insieme a Pioraco e Tolentino, una parte dei ragazzi della Summer school, finanziata da Regione Marche, dipartimento politiche giovanili, organizzata dai tre ambiti sociali di Camerino, San Severino e San Ginesio, guidati da Valerio Valeriani. Davanti alla chiesa di San Francesco, ingabbiata dai sostegni in ferro, Franconi ha svelato l’origine templare di certi simboli sulle colonne della chiesa. Guidati da un corpo docente costituito da professori universitari e da professionisti ed artigiani già affermati nei rispettivi settori, i partecipanti affronteranno, in tre settimane di residenza e apprendimento fino al prossimo 12 settembre, tutte le problematiche e le potenzialità di quelli che sono tre settori ad alto tasso valore aggiunto: la lana, il legno, le leggende dei Monti Sibillini per raccontare il territorio. Alla fine saranno preparati due progetti di sviluppo ed una rivista per l’Appennino. «Una bellissima iniziativa – ha commentato il consigliere comunale di Visso Mirco Loretoni accompagnato dal sindaco Gian Lugi Spiganti Maurizi – è importantissimo creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo, specie per i giovani. Auspico che questa esperienza si possa ripetere, magari dando vita ad un corso di studi, master o its, per creare qua a Visso un polo formativo stabile».
Ha spiegato il coordinatore degli ambiti sociali Valerio Valeriani: «E’ un seme piccolo, ma importante. Un vecchio docente toscano diceva che la scuola è quanto di più lontano dal lavoro e di più vicina alle vacanze. La formazione serve a separarci dal quotidiano, dalla contingenza, dall’emergenza. Pensiamo alla scuola come adattamento all’esistente, pensando a questo territorio, si tappano i buchi, si vive nell’emergenza, ma a forza di farlo ci finiamo le dita. Dobbiamo pensare ad un modello di sviluppo differente, per dare opportunità a chi vive qua. La scuola si struttura sulle filiere della lana, legname e leggende intesa come la narrazione del futuro di questi territori, avremo un futuro se ce la racconteremo diversamente. La narrazione di questi anni si basa su disastri ed emergenze, abbandono, poi dalla narrazione si finisce a pensare e la profezia si auto avvera. Il futuro dobbiamo immaginarlo diverso, grazie a questi giovani». Parole poetiche lette dalla scrittrice Loredana Lipperini, sul potere dell’immaginazione e delle storie hanno salutato i giovani partecipanti: «Li ho salutati invitandoli ad usare il potere dell’immaginazione, perché la ricostruzione passa anche attraverso le storie e l’immaginazione. Ho letto un piccolo estratto del “Racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, che parla delle storie che arrivano anche da luoghi dove si pensa di non avere uscita». Ha definito la scuola un’opportunità per il territorio Alessandro Gentilucci: «Un’iniziativa che mette in luce le opportunità del territorio attraverso quelle competenze che cerchiamo di trarre dalla capacità ed ispirazione che i giovani possono donare. Vogliamo ridare opportunità alle nostre genti e a coloro che hanno deciso di vivere e vivono qua». Gli ha fatto eco Giampiero Feliciotti: «Siamo soddisfatti per questo bando, per la prima volta ci sono anche laboratori con gli artigiani e si passa dalla teoria alla pratica. Sono fiducioso che questa esperienza possa aprire una parentesi in modo stabile, dobbiamo lavorare perché possa continuare e non si fermi, con un corso di studi, voi giovani siete oro per le nostre terre».
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Dove vanno a finire le pietre storiche di questi paesi?
A 5 anni dal terremoto a Visso ricostruzione uguale a zero, ancora devono terminare i lavori per le delocalizzazioni; quest'anno il più buio di Visso, un'estate senza neanche il laghetto, che tristezza
Bene bene
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