Stefano Calisti e David Miliozzi al lavoro sul vetro
di Federica Nardi
«Vogliamo creare un momento di bellezza e memoria a partire da uno sfregio». David Miliozzi, critico d’arte e consigliere comunale di Macerata insieme, sintetizza così l’anno di lavoro che insieme al pittore Stefano Calisti trasformerà in un’opera il vetro della sede del Pd colpito da uno dei proiettili di Luca Traini la mattina del 3 febbraio 2018. Un lavoro che, nel giro di qualche settimana, dovrebbe concludersi e che parte proprio dalla drammatica giornata in cui Traini si aggirò per la città sparando a caso sulle persone nere che incrociava. E anche sulla sede del Pd, con quel colpo che bucò il vetro della porta d’ingresso.
«Quel vetro di per sé è un monumento alla memoria – dice Miliozzi -. Ce lo ha donato Stefano Di Pietro (ex segretario comunale del Pd, ndr) e da lì abbiamo concepito insieme questa opera, collaborando insieme alla progettazione e alla realizzazione. Ci stiamo lavorando da circa un anno – spiega Miliozzi, che con Calisti collabora da 11 anni -. A Macerata è avvenuta una cosa gravissima e drammatica. Quindi il tentativo è quello di curare una ferita aperta, attraverso l’arte. C’è anche l’aspetto dell’identità, dato che questo fatto ci ha portato alla ribalta internazionale, negativamente. Così, sempre attraverso l’arte, cerchiamo di capovolgere questa negatività».
A sinistra il vetro raggiunto dallo sparo. A destra Stefano Calisti al lavoro
Due quindi le spinte dietro l’opera: «Creare un momento di ricordo e lavorare sulla bellezza – ribadisce Miliozzi -. Calisti è un pittore che rappresenta l’identità del territorio con i suoi paesaggi e colori. Per questo ci piaceva, su uno sfregio, creare un momento di bellezza».
Dopo la fase di progettazione, in questi giorni Calisti ha iniziato a lavorare sul vetro nel suo studio, dove era riposto da circa due anni. Anche se c’è il massimo riserbo su come sarà l’opera finita, dalle foto che ritraggono l’artista polimaterico al lavoro sembra proprio che stia procedendo con la sua tecnica usuale. «Tra qualche settimana – conclude Miliozzi -, l’opera sarà finita e la presenteremo».
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L’idea mi sembra valida e significativa. Avrei però scelto magari la vetrina della pasticceria Monachesi di corso Cairoli, perché quel gesto è stato un oltraggio ai cittadini tutti, alla comunità maceratese, che non ha connotazione politica e l’arte, per me, è e deve rimanere universale.
In sè è un’idea non male.
Peccato che essendo il vetro della sede PD, il tutto assuma una connotazione maledettamente politica, soprattutto perché già preceduta da altra similare dichiarazione di 3 anni fa sulla potenziale destinazione di quel vetro a monumento contro il razzismo e soliti argomenti dell’epoca (https://m.cronachemaceratesi.it/2018/03/22/sparo-di-traini-contro-sede-pd-il-vetro-infranto-dal-proiettile-sara-monumento-contro-il-razzismo/1081543/).
Detto questo, essendo una fan dell’artista Calisti, sono certa che ne uscirà qualcosa di bello e molto vitale, come sempre.
Due sono i fatti drammatici di cui quell’opera sarà sempre memoria.
A perenne ricordo dei soldi rubati allo stato dai sedicenti centri di accoglienza grazie ai fondi profusi dal Pd. Non dimentichiamo che da codesti centri si veniva alfin gettati in mezzo alla strada senza arte e ne parte cosa che avrebbero dovuto contribuire a dare e per la quale ricevevano milioni su milioni. Il Pd non solo è colpevole di tutto quello che poi è successo anche a Macerata, compresa la sparatoria di Traini portando alla esasperazione tutto e tutti e di cui Macerata sarà pure piena di tossicodipendenti ma anche di spacciatori globalizzati.
Mi viene in mente l’orinatoio (sarà per la componente PD) di Duchamp, opera che il Calisti conoscerà sicuramente.
Un orinatoio che, decontestualizzato, estratto dal muro e capovolto, assumeva tutt’altra forma e significato, diventndo una Fontana (da cui il nome dell’opera). Un’ opera che all’inizio non fu capita e che gli costò l’esilio dai salotti benpensanti parigini perché accusato di fare arte degenerante e che solo più tardi venne rivalutata diventando una pietra miliare dell’arte moderna.
Premesso ciò, avrei preferito anche io si usasse la vetrina del Bar Monachesi.
Il simbolo PD è tanto sporco quanto il foro di Traini e qui viene in mente il trou di Rimbaud (Il dormiente nella valle, non il trou du cul), ma questa è un’altra storia…
La violenza di ogni tipo è da condannare.
Ma Sauro mi sembra abbia fatto un riassunto molto condivisibile di quello che Macerata è diventata.
Aggiungo solo che la stessa attenzione artistica da parte degli artisti di sinistra sarebbe bello fosse messa in atto anche per tutte le vittime per droga della provincia di Macerata, droga venduta capillarmente da anni da marocchini tunisini e nigeriani… a spasso per le nostre città a cui lo stato paga pure le case popolari ed il reddito di cittadinanza.
La violanza è maledettamente brutta, ma quando ci sono ingiustizie a livelli così evidenti, prima o poi qualche cosa di brutto purtroppo succede
Grazie a D.io Traini ha una mira pessima e altrettanto si può dire dell’arte moderna che non coglie mai un centro, non vede nessun centro, è solo chiacchiere e distintivo. L’affinità elettiva tra Traini e arte moderna va al di là del desiderio di non dimenticare… lo diceva Sedlmayr, io riferisco…
Pensa un po’… Un anno che lavorano ad un buco su un vetro.
Monachesi l’aveva rimesso a posto la settimana dopo.