Luca Ceriscioli durante il Consiglio regionale online di oggi
di Federica Nardi
«Il primo di aprile è iniziata una discesa. Abbiamo superato il cosiddetto picco. Le curve analizzate in precedenza lo prevedevano a metà di aprile, è andata molto meglio. La nostra curva si è discostata da quella della Lombardia e ha seguito in modo più fedele la curva cinese. Vuol dire che le misure di contenimento hanno avuto un effetto molto importante, anticipando il picco». Con questo annuncio il governatore Luca Ceriscioli ha aperto oggi il Consiglio regionale online. L’assise si è svolta sulla piattaforma Zoom con i consiglieri e la Giunta ognuno da casa propria. Ceriscioli ha sintetizzato una relazione di 26 pagine (che sarà poi disponibile per i consiglieri), in cui ha toccato tutti i punti fondamentali dell’attuale emergenza coronavirus. Dalla pianificazione alle prospettive future. Compreso il progetto dei 90 posti di terapia intensiva a Civitanova che, anche se il picco è arrivato prima del previsto, serviranno ancora.
OLTRE IL PICCO – Ceriscioli ha subito specificato che aver anticipato il picco «non vuol dire che si può venire meno al rispetto delle regole di restrizione, che sono quelle che ci permettono di avere uno sguardo così positivo sul futuro. Se guardiamo la curva cinese, a un mese di distanza in Cina si continuano a osservare le regole perché appena si molla un attimo il virus è talmente insidioso da ripresentarsi come focolaio. È uno dei motivi per cui i medici cinesi e l’ospedale da campo sono stati bloccati dal governo cinese quando si è vista la capacità del virus di ripartire».
Sul fronte dei ricoveri «abbiamo toccato un picco di 170 persone in terapia intensiva. Oggi ce ne sono 140. Una riduzione importante – ha sottolineato il governatore – ma ricordiamoci che il nostro sistema oggi, compresi i pazienti no covid, gestisce 190 posti letto di terapia intensiva contro i 114 abituali. L’altro aspetto significativo è che i ricoveri generali sono rimasti gli stessi, con un’intensità più bassa in termini di cura. Vuol dire che anche gli interventi che iniziano da casa hanno i loro effetti, senza i picchi di gravità che avevamo in precedenza». Adesso però bisogna «salvaguardare il dato. È facilissimo tornare indietro se non manteniamo determinati comportamenti. Per questo stamattina ho chiesto al Gores di valutare un uso più diffuso della mascherina o almeno di un foulard per coprire naso e bocca quando si esce da casa. Quando sarà pronta la relazione faremo una nuova ordinanza con ulteriori provvedimenti restrittivi, tutti finalizzati a contenere la pandemia. Non possiamo abbassare le difese».
PIANIFICAZIONE – Ceriscioli ha poi relazionato sulle scelte sanitarie. «Il primo principio guida che ci ha sostenuto è stato stare un passo davanti al virus – ha aggiunto -Fare scelte prima che fossero necessarie. Siamo stati in grado anche nel massimo picco e sforzo, quando avevamo 1.150 covid ricoverati, di non far ricoverare nessun paziente fuori regione. Nella fase 1 abbiamo definito una serie di strutture covid. Poi la fase 2 con la definizione degli ospedali no covid. Nel momento di picco abbiamo avuto 55 ricoverati a San Benedetto, del resto della regione. Da quattro giorni si sta svuotando, altre realtà stanno riducendo l’impatto. Ma vuole dire che quanto predisposto in fase 2 ha risposto al bisogno dell’intero sistema sanitario regionale. La fase 3 riguarda la struttura che vogliamo realizzare a Civitanova».
Ceriscioli inoltre ha chiesto alla dirigente Lucia Di Furia «di concentrare le forze sulle case di riposo. Abbiamo visto che basta un caso positivo per un’espansione rapida». Da oggi sono attive anche le Unità speciali di medici sul territorio per controllare positivi e sintomatici. «Così abbiamo tre gambe per affrontare l’emergenza – spiega il governatore -. La prima è il nostro comportamento, la seconda sono gli ospedali e la terza quella territoriale».
ASSUNZIONI E RISORSE – In questo periodo la Regione ha assunto «oltre 200 persone, utilizzando deroghe per specializzandi e pensionati, per reclutare tutto ciò che era possibile per rafforzare il sistema sanitario. L’altro aiuto è arrivato dallo Stato con tre iniziative: la prima quella dell’ospedale da campo di Jesi con 70 tra medici e infermieri. Poi altre 20 unità dall’Ucraina che hanno preso servizio ieri e altre 13 dal dipartimento nazionale e ne arriveranno altre. Abbiamo poi chiesto al privato di mettere a disposizione tutto ciò che poteva offrire prima di tutto per i malati covid e poi anche per i non covid. Il privato regionale ha risposto con 691 posti letto tolti dall’attività ordinaria e messi nel servizio, più 188 di natura territoriale, attivati solo in parte per la difficoltà nel reperire personale». Tra le risorse aggiuntive Ceriscioli segnala i 16 milioni di euro per attivare 188 posti letto («utilizzati in minima parte ancora») e 110 respiratori in più tutti subito utilizzati.
MASCHERINE E PROTEZIONI – Poi la questione spinosa delle mascherine. «Sembra un paradosso che in un Paese avanzato la sofferenza principale siano state le mascherine, i copricapo, i camici monouso e copri scarpe – ammette Ceriscioli – Oggetti che in Italia non venivano più prodotti perché ritenuti fuori mercato, con una difficoltà incredibile di reperimento quando la pandemia è diventata globale. Oggi abbiamo più disponibilità di mascherine, continuiamo invece a soffrire di mancanza di camici. Si è attivata in ogni caso l’Università di Ancona come laboratorio per la verifica dei materiali, con l’indicazione di non guardare solo alle mascherine ma a tutti i dispositivi. Perché oggi è difficile pensare di far ripartire le attività senza protezione individuali. L’esigenza quindi non è solo sanitaria ma anche per il sistema-regione dal 13 aprile in avanti. Da quando cioè dovremo riflettere su come ripartire». Sulle difficoltà di reperimento delle protezioni da parte dei servizi socio-assistenziali, «abbiamo fatto quello che è stato possibile, considerata la grossa carenza. Anche le donazioni sono state orientate a queste strutture, come le case di riposo».
TAMPONI E SCREENING – Altro tema quello degli operatori sanitari, che sono stati «molto esposti nei confronti della malattia – prosegue Ceriscioli – Abbiamo il dato del 31 marzo ma dà un’idea: 558 operatori sanitari positivi, con 3 morti. Con gli operatori proprio da oggi ci sarà un’attività di screening diffuso per permettere a tutti, tramite tamponi e analisi seriologiche, una cognizione di causa sul proprio stadio. L’analisi del siero è meno precisa rispetto al tampone ma permette di vedere eventuali anticorpi». Per quanto riguarda l’analisi seriologica «siamo tra le prime regioni in Italia a iniziare e l’attività parte oggi a Torrette. Anche Asur e Marche Nord stanno facendo lo stesso percorso».
Anche per i tamponi la Regione ha seguito un piano: «nella fase 1, secondo le indicazioni di Iis e Oms, li abbiamo fatti a chi era stato a contatto con un positivo e aveva dei sintomi. Poi nella fase 2 abbiamo fatto tamponi anche ad altre persone senza sintomatologia ma venuti in contatto con positivi e i quarantenati. Il problema maggiore è stato il reagente. Ceriscioli infatti spiega che «dei laboratori privati coinvolti solo 2 su 12 avevano il reagente a disposizione. E non è che noi abbiamo ordinato poco reagente. Ne abbiamo ordinato molto di più di quello che ci è stato consegnato. Abbiamo avuto un problema con Roche, che si era impegnata a fornirlo ma ne ha consegnato molto di meno. Roche si è impegnata a sbloccare la situazione». Sabato sono stati consegnati 4mila reagenti ad Ascoli e Pesaro per fare i tamponi. «Vedremo se Roche manterrà l’impegno».
Luca Ceriscioli e Guido Bertolaso
STRUTTURA COVID – «Due settimane fa eravamo sulla curva di Milano. Si prevedeva una necessità di 240 posti letto di terapia intensiva, 100 in più rispetto a oggi. Vedendo quello che stava facendo Milano, grazie a Bertolaso abbiamo fatto una prospettiva molto immediata. Ho sentito Angelo Borrelli per non andare in contrasto con la Protezione civile nazionale e siamo partiti. Solo che Bertolaso è risultato positivo il giorno dopo essere venuto qui. Credo che in questi giorni sia migliorato, spero che sia vero. È chiaro che per noi non è stato banale portare avanti il progetto senza di lui».
Uno dei sopralluoghi all’Ente fiera di Civitanova
Adesso «nel range più basso di crescita dei contagi ci sono Area vasta 1, 2 ,4 e 5. Questo vuol dire che l’area vasta 5 è già a una percentuale di crescita che ha avuto la 1 dopo settimane. Quindi la prevenzione ha funzionato. Perché quindi questa struttura a Civitanova serve ancora? Perché fra le varie attività del dopo, immaginando di ritrovarci tra un mese quando saremo come la Cina oggi con un numero basso di contagi, ci sarà il tema delle patologie ordinarie. Il covid ha costretto tante persone a rinviare interventi, risposte, bisogni da soddisfare nei mesi dell’epidemia. Quindi abbiamo bisogno di mettere in moto tutti gli spazi e risorse per i malati ordinari. E bisogna farlo presto». Per cui la priorità da qui a un mese è avere «una struttura aggiuntiva che segua per intero i casi Covid, offrendo tutti i livelli di assistenza (intensiva e semi intensiva), così che il resto del sistema sanitario possa occuparsi delle malattia ordinarie e il recupero delle attività ferme in questo periodo. La seconda funzione è che per almeno un anno è saggio mantenere una capacità di risposta, perché non possiamo escludere una ripartenza della pandemia. Ricordo che la famosa Spagnola ebbe un ritorno l’anno successivo perché il virus ebbe delle mutazioni, provocando una strage».
RIPENSARE IL SISTEMA SANITARIO – Ceriscioli prospetta anche un riassetto della riforma sanitaria in atto da anni in regione: «Lo sguardo va ampliato. Bisogna immaginare un sistema sanitario che abbia un margine per renderlo operativo in situazioni straordinarie. Tolte tutte le regole e i limiti alle assunzioni comunque non siamo riusciti ad assumere abbastanza. Questo vuole dire che il Paese non crea abbastanza professionisti. Bisogna mettere mano a quel meccanismo. Il secondo aspetto è sul territorio. Nel momento di massimo sforzo anche gli ospedali grandi avevano spazi vuoti ma senza personale per poterlo utilizzare. Non abbiamo un problema di ospedali ma di territorio, che ha bisogno di più energie. Bisogna dare grande attenzione all’assistenza domiciliare, la telemedicina, tutto ciò che si può fare dentro casa. La parte che ha risposto con maggiore efficacia è stata quella ospedaliera, pur soffrendo molto. Poi bisogna fare una vera e propria guerra su chi ha speculato sui prezzi dei dispositivi e dei tamponi. Chi ha provato a speculare deve essere perseguito senza pietà».
IMPRESE – Una parentesi anche per le imprese in sofferenza a causa dell’emergenza. «Invitiamo le imprese a continuare a fare le domande anche se i primi 33 milioni di euro per la cassa integrazione sono finiti, così capiamo fabbisogno. Tutti dicono “bene per le iniziative sulla liquidità”. Dobbiamo dare messaggio di grande attenzione all’economia marchigiana. Senza aiuto non ce la può fare. Accompagnare quindi alle iniziative dello Stato quelle regionali».
Il primo Consiglio Regionale dopo un mese di decisioni arbitrarie. L'ultimo era stato quello del 3 marzo dove il Governatore e tutti i Capigruppo hanno deciso di nn affrontare l'argomento Covid-19. È semplicemente vergognoso.
E' si certo che serve...... ora che siamo in regressione .......
Ma già da 100 i posti del nuovo ospedale Covid sono diventati 90? Allo stesso costo? Difficoltà perché non c'era Bertolaso?Ma non aveva incaricato.lui stesso la signora architetto che era stata pure a fare i sopralluoghi? Adesso poi siccome non serve più per adesso, serve per i prossimi 12 mesi in caso di una ricaduta...
Anche tutte quelle strutture ospedaliere servivano eppure sono state chiuse o depotenziate....... “mo! Voli fa nantru opsedale??”......
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Sarebbe interessante sapere dagli studiosi quale statistica hanno scelto per approssimare l’istogramma e fissare così il picco (al 1° aprile).
L’impressione è che quando sarà pronta la struttura di Civitanova l’emergenza sarà molto attenuata e non vi sarà più bisogno immediato di tanti posti letto di terapia intensiva.
Impensabile dire il contrario..
A Milano, ospedale inaugurato il 31 marzo, oggi è entrato il primo degente. Allestiti 53 posti sui 200-240 previsti (e si, work in progress). Che poi dalle foto, la dotazione tecnica tutto pare meno che da terapia intensiva (ma tanto c’è la sub intensiva, un ventilatore e un monitor). Probabilmente, anche a Civitanova funzionerà cosi. Cmq, l’intervista mi è sembrata stanca… Starà pensando: bella non è, mo che ce facemo con tutti sti ventilatori?
Se vogliamo ritornare alla normalità, e normalità da un punto ospedaliero è avere una terapia intensiva non occupata da pazienti purtroppo per loro infettati da questo virus , è avere un ospedale non più blindato e diviso in aree pulite e sporche dove non è più possibile accedere per fare visite, esami di screening o di traumatologia, bisogna che questa nuova struttura inizi a funzionare prima possibile. Se poi non saranno occupati tutti i 90 posti di terapia intensiva che tanto a fatto gridare allo scandalo penso sia un bene per tutta la comunità.
Il paese non crea sufficienti professionisti, magari perché se non scoppia qualche epidemia poi non trovano lavoro? Più tagli, meno personale, meno letti più manager. Mi sembra di capire che il problema per Ceriscioli è quello di non avere sufficiente personale per mantenere aperte strutture che non sarebbero in grado di funzionare. Ceriscioli dovevi fate la volpe ed andare in giro per Pinocchio insieme al gatto. Comunque sembra anzi è sicuro che riuscirai a portare almeno alla partenza l’Ospedale Unico e poi via, a casa o in qualche strapuntino regionale ad assorbire ancora “ energie” dai contribuenti anche se tanti hanno ripreso a blaterarne contro, adesso, quando senza di loro ( la riunioni dei sindaci, quelli che c’erano allora , nel 2017 e che prese il posto della assemblea provinciale, capitanata da Ciarapica, mi sembra) potevano tranquillamente rimandare al mittente il progetto dell’OU e cercare di rinforzare e riaprire quelli smembrati dopo le tue peripizie quasi da bombardamento aereo. A te interessa che venga messa la prima pietra e ci riuscirai, poi se il tutto dovesse allagarsi, sprofondare e infracidirsi, a te che ti interessa? Su Ciarapica varrà la pena di ritornare a tempo debito, magari ricordando che in fondo, lui era contrario alla trasformazione della fiera in ospedale. Perfettamente d’accordo su quanto esposto da Sergio Ricci con la speranza di non essere ancora in fase progettuale e che l’architetto Ciarapica abbia finalmente mollato il disegno e stia assistendo alla trasformazione della fiera in ospedale. Come sottolinea Ricci, bisogna riportare alla normalità gli ospedali per curare tutti quelli che ne hanno bisogno e ritornare a prendere gli appuntamenti al Cup magari rinviando di un altro anno appuntamenti già confermati e purtroppo vista la situazione evitando così di ritornare a casa pure in compagnia del covid. Leggere poi da un commentatore che a Corridonia, davanti casa sua sembrava di stare ad una di quelle feste americane con Luna Park, majorettes, caravan e grigliate. senza vedere una pattuglia, fa pensare che se tanto mi da tanto, l’Italia è grande e di situazioni simili troppe ce ne saranno, fa bene Ceriscioli a temere, nell’eventualita che la prima ondata si porti con se l’ultima traccia di coronavirus, di temere un ondata ancor peggiore e di cui fa il paragone con ” la Spagnola di ritorno”.
Bommarito, Concetti un mio conoscente che battevo regolarmente a boccette, mi diceva spesso, nelle situazioni incerte, ” Ma tu sai quanti giri può fare un boccia ferma”. Tradotto per me, significava che in certe situazioni è meglio esagerare che deficere e non bisogna mai dare niente per scontato.
Micucci, tranquillo, non sono un denigratore di Ceriscoli per partito preso (anzi, vedrai a breve che mi chiamerà come suo avvocato di fiducia… bum), però l’emozione stavolta gli ha giocato un brutto scherzo. Poi va be, verrà utilizzata a scartamento ridotto, la regione non ha speso soldi pubblici (per quanto… ), ma ti immagini se la cosa fosse partita un mese prima ? Ci voleva la palla di vetro, d’accordo, ma sarebbe passato per il salvatore della patria.
Ha detto che serve, non a cosa serva o a chi serva.
“Non abbiamo un problema di ospedali” (dice lui); ma, per far fronte all’emergenza, si è lanciato in una nuova struttura, che ancora dovrà entrare in funzione, invece di far riaprire ospedali già pronti all’uso (com’è stato fatto in Toscana) che potevano essere utilizzati anche dopo.
Per Ceriscioli l’emergenza è stata un altro pretesto per far mangiare i privati.
Lascia senza parole per incompetenza e sfacciataggine.
Un presidente della Regione come costui per noi marchigiani è una piaga biblica.