Roberto Cherubini del Movimento 5 stelle a Macerata, torna a raccontare il programma con cui si candida a diventare sindaco di Macerata. Dopo essersi presentato con un primo video, il secondo è dedicato a una delle parole cardine della sua visione politica: partecipazione.
Roberto Cherubini
«Ogni atto dell’amministrazione pubblica dovrebbe essere totalmente trasparente e consultabile facilmente da ogni cittadino per far sì che sistemi consueti di assegnazione di consulenze o lavori siano il più limpidi possibile – dice Cherubini -. Noi declineremo questa partecipazione in 3 modi: la partecipazione del singolo cittadino, la partecipazione delle associazioni, la partecipazione dei rappresentanti di categorie e di altre importanti istituzioni. Il singolo cittadino avrà uno strumento eccezionale di partecipazione e cioè il bilancio partecipato che gli permette di incidere su una parte delle scelte amministrative. Il percorso del bilancio partecipato è importante perché tramite assemblee pubbliche il cittadino riuscirà a comprendere i capitoli di spesa dell’amministrazione ed a conoscerne i dettagli.
Un’altra importante forma di partecipazione cittadina diretta saranno i tavoli di quartiere – prosegue Cherubini -. Le vecchie circoscrizioni furono tolte per motivi economici, dobbiamo ripristinare quel tipo di partecipazione in modo gratuito aprendo dei tavoli permanenti con vie, rioni o quartieri che vogliano vedersi rappresentati da qualcuno sul tavolo di discussione e proposta. L’assenza di questo meccanismo ha portato negli ultimi anni decisioni verticistiche immediatamente e giustamente osteggiate dai cittadini che se consultati avrebbero trovato prima le soluzioni con un risparmio di soldi pubblici. Parlo per esempio delle modifiche del traffico del Rione Vergini e di Via Urbino che hanno davvero dato la sensazione di assenza di partecipazione».
Punto dolente per Cherubini è la gestione delle associazioni che pur essendo «la colonna vertebrale della nostra società perché spesso suppliscono a mancanze dell’amministrazione con i volontari», bisogna che «muti radicalmente il modo di rapportarsi dell’amministrazione con le associazioni che troppo spesso vengono usate per motivi di consenso piuttosto che per offrire servizi ai cittadini. L’associazione può e deve sicuramente presentare suoi progetti all’amministrazione, ma deve essere principalmente l’amministrazione a costituire un tavolo permanente con le associazioni per la realizzazione di progetti che partono dall’Ente. L’amministrazione cioè pone sul tavolo dei progetti da realizzare e i soldi che può investire e le associazioni che si sentono in grado di realizzarlo se ne prendono carico. Oggi lavorano sempre le stesse associazioni spesso perché bacino di consensi di chi governa. Alcuni bandi sono stati sostituiti da assegnazioni dirette lecite ma poco chiare, soprattutto nei casi in cui consulenze e lavori vengono assegnati a personaggi di chiara esposizione politica. Il nostro Paese è alla canna del gas a causa del clientelismo strisciante e Macerata non è un’eccezione. Mettere sullo stesso piano tutte le associazioni indipendentemente dalle simpatie politiche è una cosa da fare immediatamente e può farlo solo chi non ha scheletri nell’armadio».
Infine per Cherubini vanno valorizzate le rappresentanze di categoria e alcune istituzioni centrali di Macerata per evitare quello che il candidato chiama «il morbo “capisco tutto io” che pervade gli amministratori. Diventano cioè esperti di tutto. Io mi sono sempre posto e sempre mi porrò molto diversamente nella vita e credo che chi ha molte più conoscenze di me su certi argomenti deve essere ascoltato e soprattutto occorre progettare insieme. Non nascondo che anche in questo settore reputo sia urgente un tavolo permanente convocabile da chiunque abbia da porre questioni e proposte. Sappiamo ormai bene quali danni possa fare un’amministrazione che decide per esempio da sola sul commercio. La città è in decadenza sotto questo aspetto e se le decisioni fossero state condivise penso che sarebbe stato diverso. Inutile forse aggiungere che l’Università non dovrebbe mai diventare un avversario dall’amministrazione ma una fonte continua di ispirazione, sia da parte di coloro che la dirigono sia da parte dei ragazzi. Questo tipo di cambiamento – conclude Cherubini -, non possiamo né dobbiamo chiederlo alla politica, ma ad ognuno di noi. Cambiamo noi stessi prima di chiedere il cambiamento ai professionisti della politica che non cercano certo il bene comune ma il prolungamento del loro lavoro in politica».
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