Angelo Sciapichetti
«La Regione non può fare una legge per vincolare la libertà d’impresa, verrebbe immediatamente ritenuta incostituzionale». Sono la parole dell’assessore regionale Angelo Sciapichetti sulla possibilità della realizzazione di un nuovo centro commerciale a Piediripa, nella lottizzazione Simonetti. Le sue dichiarazioni arrivano subito dopo il consiglio comunale di Macerata, dove è stato approvato un ordine del giorno con un no di massima alla struttura commerciale (leggi l’articolo). Secondo l’esponente della giunta Ceriscioli la Regione, per legge, non può mettere nessun tipo di vincolo o paletto per impedire la sua costruzione. «Nel condividere la preoccupazione più volte espressa dai commercianti e dai cittadini maceratesi, visto che la Regione è stata ripetutamente e impropriamente chiamata in causa da alcuni rappresentanti dell’opposizione, in merito alle sue competenze e alla richiesta di autorizzazione del nuovo centro commerciale – spiega Sciapichetti – vorrei precisare che per quanto riguarda il commercio, in base anche alla modifica del titolo V della Costituzione, sono di competenza delle Regioni norme importanti che riguardano la parte programmatoria e di governo del territorio, ma non quelle che riguardano la libertà di concorrenza e di mercato che erano e rimangono di competenza statale, come stabilito anche da una sentenza della Suprema Corte. La direttiva europea, meglio conosciuta come direttiva Bolkestein e tutte le relative normative statali di adeguamento che ne sono scaturite negli anni, hanno statuito la libertà d’impresa e nessun vincolo di natura commerciale, numerico, temporale, di ubicazione di un centro commerciale (come quello di cui si sta discutendo in questi giorni) può essere fissato dalle Regioni».
Il voto all’ordine del giorno sul centro commerciale in Consiglio a Macerata
Sciapichetti ricorda quindi come la Regione sia già intervenuta con una legge del 2009 per limitare, per quanto possibile, il proliferare dei centri commerciali. «Fermo restando che nel settore commerciale le Province stabiliscono i criteri per la pianificazione territoriale (Ptc) individuando le aree di localizzazione delle grandi strutture di vendita, e i piani regolatori generali dei Comuni debbono prevedere la possibilità di poter realizzare impianti di grande distribuzione nel rispetto di quanto previsto dal Ptc provinciale – continua Sciapichetti – la Regione è già intervenuta con l’approvazione della legge 27/2009 per limitare al massimo, nei limiti di quanto consentito dalle normative europee e nazionali, il proliferare di centri commerciali. A tal fine ha emanato misure estremamente restrittive che riguardano ad esempio i parametri di parcheggio e dei relativi accessi, il rispetto di tutte le norme in materia ambientale ed energetica, l’obbligatorietà di Via (Valutazione d’impatto ambientale) e Vas (Valutazione ambientale strategica) nel rispetto di tutte le leggi di settore, la corresponsione di un onere aggiuntivo del 30% degli oneri di urbanizzazione primaria a carico del soggetto privato e altro.
Va precisato inoltre che le norme introdotte da quella legge hanno fatto si che negli ultimi 10 anni su tutto il territorio regionale nella grande distribuzione si siano realizzati solo due ampliamenti e un trasferimento e nessuna nuova autorizzazione».
Ex Upim: c’è l’ok del Comune Votato l’impegno a fermare il nuovo centro commerciale
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Un esempio di costruzione scellerata di centri commerciali ne abbiamo uno prorio a pochi chilometri cioè a Civitanova. A volte mi chiedo, questi nostri governanti fanno sempre di tutto per distruggere quello che è stato creato in molti anni e sacrifici, non tenendo conto minimamente delle necessità sociali delle famiglie e della collettività? Per loro contiamo meno di niente e ci considerano solamente polli da spennare facendo in modo di farci entrare in grandi scatoloni di cemento, senza finestre e con luce artificiale, nè aria esterna, bombardati da pubblicità ingannevoli facendoci addirittura perdere la cognizione del tempo e della realtà. L’unico modo per combattere il proliferare di questi centri commerciali dipende da noi, il Sabato e la Domenica non andiamo a farci cannibalizzare, riunitevi tra famiglie, amici, compagni e fatevi una bella gita o passeggiata nel nostro territorio ancora bellissimo tra montagna mare e colline che tutti ci invidiano e magari fermatevi a degustare i prodotti del nostro territorio invece di farvi propinare cibi chimici e modificati.
Nuovo codice del commercio, la giunta vara la proposta di legge (Regione Toscana).
venerdì 27 aprile 2018
FIRENZE – Una nuova proposta di legge è stata approvata dalla giunta regionale con l’obiettivo di rivisitare l’intera materia del commercio e sostituire l’attuale Codice regionale del commercio, risalente al 2005 e già più volte modificato negli anni precedenti. Oltre alle modifiche che scaturiscono dagli obblighi di recepimento di norme statali, soprattutto in tema di distribuzione di carburanti e di vendita della stampa, la nuova legge pone una grande attenzione ai temi della qualificazione delle aree urbane, sia di quelle soggette a degrado, anche a livello commerciale, che di quelle di pregio che richiedono interventi per mantenerne intatte le caratteristiche. Inoltre viene promosso lo sviluppo dei centri commerciali naturali e reinserito un ruolo attivo della Regione nell’apertura delle grandi strutture di vendita.
“E’ un’importante delibera – ha commentato il presidente Enrico Rossi – che chiude un ciclo iperliberista, quello della totale liberalizzazione delle licenze, contro cui, da Monti in poi, noi ci siamo opposti, soprattutto con la legge 65 del governo del territorio. Prevediamo interventi di regolazione consapevoli che in questo modo tuteliamo gli interessi prima di tutto dei consumatori, perché oltre un certo limite, la presenza della grande distribuzione ricade sul prodotto e quindi non calmiera più i prezzi. In secondo luogo, facciamo l’interesse della vivibilità della Toscana, dei suoi centri commerciali naturali che proviamo a difendere dando ai Comuni i pieni poteri per identificarli. Vogliamo che commercio, vita civile, vita associata, vivibilità dei centri, tornino ad essere l’obiettivo principale non solo d ella Toscana dove lo sono da tempo. A livello nazionale speriamo che le cose si muovano nella stessa direzione, quella auspicata da noi e da tanti operatori di categoria. La presenza del commercio fa sicurezza, rende i nostri borghi più belli e vivibili. Per questo abbiamo deciso di puntare e dare impulso anche ai mercatali, dove si vende in genere la filiera corta, un settore che produce qualità e lavoro, eliminando costi ambientali che spesso sono alti e pericolosi”.
“La Toscana – ha aggiunto l’assessore al commercio Stefano Ciuoffo – vuole mantenere il suo ruolo di guida nella regolamentazione dell’esercizio dell’attività commerciale, lo abbiamo fatto in passato e cerchiamo di farlo ancora meglio con questo testo unico. Inseriamo da una parte una valutazione più approfondita rispetto all’apertura di nuove attività di grande distribuzione e centri commerciali, con la valutazione aggiuntiva che vede coinvolte le associazioni di categoria, utile a comprendere la compatibilità rispetto al contesto, al territorio e al sistema distributivo esistente. Il nuovo testo non reintroduce il limite dimensionale per le grandi strutture perchè attinente alla disciplina Urbanistica, che ha nei Piani Strutturali gli strumenti propri per verificare la sostenibilità di nuovi insediamenti nei territori. Dobbiamo ricordare che questa legge non è di divieti ma di promozione. Vogliamo essere propositivi nella valorizzazione del sistema del commercio diffuso che rappresenta la nostra regione e che in Toscana trova una sua tradizione e solidità. Il commercio, insieme ad altre attività collettive è l’anima dei nostri centri storici e dei nostri borghi, che altrimenti perderebbero la loro natura, è un valore identitario delle nostre città e quindi, della Toscana.
Vediamo per punti le principali novità del codice.
Commercio in sede fissa. Viene stabilita una stretta connessione tra previsione urbanistica e abilitazione commerciale e, in particolare per le grandi strutture di vendita, oltre alle valutazioni di sostenibilità urbanistico/ambientale dell’area di insediamento (tenuto conto della legge regionale 65 del 2014) effettuate in sede di conferenza di copianificazione, viene reintrodotto il ruolo regionale nel momento della valutazione del progetto. In assenza di specifica regolamentazione e considerata la sempre maggiore diffusione, vengono disciplinati i temporary store (vendita temporanea non superiore a novanta giorni, nei quali le vendite possono essere effettuate anche da aziende produttrici, nel corso di eventi, per la promozione del proprio marchio) e l’attività temporanea di vendita (svolta in aree o edifici privati o pubblici ad uso privato, in occasione di manifestazioni, spettacoli e riunioni straordinarie di persone per le quali non costituisca ragione esclusiva o prevalente e che abbia ad oggetto esclusivamente prodotti attinenti all’evento stesso).
Qualificazione e valorizzazione dei luoghi del commercio. Vengono delineati percorsi di promozione e sostegno della rete commerciale tradizionale (aree comunali di particolare interesse, per valore e pregio o per particolare fragilità commerciale o presenza di fenomeni di degrado urbano): rigenerazione urbana, possibilità di esenzioni o riduzioni dei costi dei servizi e delle imposte comunali, accesso facilitato al credito e programmi di qualificazione della rete commerciale, con un’attenzione particolare anche verso i prodotti locali e di qualità. Valorizzazione dei centri commerciali naturali, attraverso la creazione di un organismo di gestione che definisca insieme al comune interventi sia di carattere strutturale per favorirne accessibilità e fruibilità (parcheggi, sistemi di trasporto pubblico, realizzazione di infrastr utture, sistemi di illuminazione, ecc.) che commerciale (costituzione di reti di fidelizzazione dei consumatori, condivisione di spazi, integrazione dell’attività commerciale con la promozione turistica e culturale, formazione degli operatori, riutilizzo di fondi rimasti vuoti).
Vendita della stampa quotidiana e periodica. Recepite solo in parte le più recenti disposizioni nazionali in materia in quanto viene ritenuta prevalente l’esigenza di garantire l’assetto concorrenziale nel settore e di eliminare limitazioni all’accesso. Vengono perciò semplificati i procedimenti amministrativi ed eliminati i precedenti criteri di programmazione legati a valutazioni di tipo economico e disapplicate alcune disposizioni nazionali, mantenendo le scelte già vigenti riguardo all’individuazione dei punti vendita non esclusivi che rimangono: tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e non solo i bar; le medie strutture senza il limite minimo di superficie di vendita di 700 mq; i negozi di libri, senza il limite minimo di superficie di vendita di 120 mq. I punti vendita non esclusivi, sempre disapplicando la norma nazionale, possono continuare a vendere solo quotidiani, solo periodici o entrambi. Infine i comuni possono individuare zone del proprio territorio nelle quali l’apertura di nuovi punti vendita sia sottoposta al rispetto di criteri e parametri qualitativi da definire in sede di Conferenza unificata.
Commercio su aree pubbliche. Semplificato il procedimento di accertamento dell’obbligo di regolarità contributiva (le imprese non dovranno disporre del D.U.R.C. cartaceo ed esibirlo a richiesta degli organi di controllo), introdotto l’obbligo, per il comune, di utilizzare procedure di evidenza pubblica per individuare i soggetti cui affidare organizzazione e gestione di mercati, fiere o fiere promozionali, ed estesa la disciplina del commercio su aree pubbliche anche ad altre attività (edicole, chioschi e simili) svolte su area pubblica previa concessione comunale.
Somministrazione di alimenti e bevande. Viene disciplinato un fenomeno molto diffuso come la somministrazione temporanea durante sagre, fiere, manifestazioni a carattere religioso, culturale, tradizionale, politico, sindacale, sportivo o eventi locali straordinari. L’attività, che può essere esercitata previa presentazione di una SCIA, non può essere affidata in gestione a soggetti diversi dagli organizzatori ed i proventi devono essere usati esclusivamente per fini statutari. Ad eccezione delle sagre, non può costituire la ragione esclusiva degli eventi temporanei e ciascuna manifestazione non può avere una durata superiore a dieci giorni consecutivi, limite questo che non riguarda iniziative a carattere politico, sindacale, sportivo, religioso o organizzate da associazioni di promozione sociale, associazioni pro-loco o soggetti scelti dal comune attraverso procedure di evidenza pubblica. Vengono inoltre definite le sagre, intese come manifestazioni finalizzate alla promozione delle tradizioni enogastronomiche regionali e dei prodotti alimentari tipici.
Distribuzione di carburanti. La pdl si adegua alla normativa nazionale di recepimento di quella europea in tema di realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi e alla legge annuale per il mercato e la concorrenza. Principali obiettivi: aumento dei punti di rifornimento dei carburanti eco-compatibili, razionalizzazione del sistema di distribuzione dei carburanti, incremento della concorrenzialità del mercato dei carburanti e diffusione al consumatore delle relative informazioni. Gli impianti di distribuzione sono inoltre obbligati a dotarsi di infrastrutture per la distribuzione di gas naturale e di ricarica elettrica, ad iscriversi nell’anagrafe prevista dalla normativa nazionale e ad essere sottoposti a verifiche di compatibilità con conseguente esclusione dal mercato di quelli inadeguati.
Qualche dato sul commercio in Toscana (fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Rapporto sul sistema distributivo”). In Toscana al 31 dicembre 2016 ci sono 222 grandi magazzini per un superficie di vendita complessiva che supera i 256 mila mq e un numero di addetti che sfiora le 4000 unità (sul totale nazionale la Toscana rappresenta il 7,8% del numero di grandi magazzini, il 7,8% dei mq e il 10,6 % degli occupati). I supermercati sono 560, occupano una superficie di vendita di oltre 567 mila mq e impiegano oltre 15 mila persone (5,3% del totale nazionale, 5,8% dei mq e 8% degli occupati). Venendo ai minimercati: sono 33, hanno una superficie totale di quasi 60 mila mq e occupano 1434 addetti (a livello nazionale 3,5% del numero totale, 3,6% mq, 3,9% occupati). Infine gli ipermercati: sono 32, superano i 150 mila mq di superficie di vendita e occupa no 4280 persone (a livello nazionale 4,7% del numero complessivo, 3,8% mq, 5,2% occupati). Sempre secondo i dati ministeriali, ma riferiti al 31 dicembre 2017, gli esercizi commerciali in sede fissa sono 47.547 (sul totale Italia di 742.881), le attività secondarie (svolte nell’ambito dei diversi settori economici di attività prevalente) sono 17.617 (totale Italia 233.151) mentre le postazioni del commercio ambulante sono 13764 (totale Italia 190.797). I grossisti sono invece 16.407 (Italia 256.894).
“…Prevediamo interventi di regolazione consapevoli che in questo modo tuteliamo gli interessi prima di tutto dei consumatori…”:
Ma chi è che l’autore di questo testo? Ricorda Totò: https://www.youtube.com/watch?v=SzrEfkjdzgw
Cannibalizzare?Grazie a certi commenti anch’io sto diventando analfabeta funzionale.
Per Cherubini: complimenti per l’intervento in consiglio dell’altro ieri, tecnico ma appassionato, preciso e senza sconti.
al suo commento aggiungerei solo che la presunta incostituzionalità di una eventuale legge regionale in materia, come adduce sciapichetti, vale per altri aspetti, non quello che riguarda la facoltà riconosciuta alle regioni, di vietare ulteriore consumo di suolo per grossi insediamenti commerciali. La sentenza cui fa riferimento Sciapichetti, infatti, è la 39 del 2015 che non ha scalfito, infatti, la legge di bilancio , per esempio, della regione Veneto per il 2018, che ha sancito il divieto di costruzione di nuovi centri commerciali partendo, appunto, dalla questione del consumo di suolo. Quindi la chiave può essere questa, la regione può legiferare.