di Giancarlo Liuti
Parrà incredibile ma a volte una foto meteorologica dice molte cose di politica che i politici non riescono a dire. La foto di cui parlo – mi piacerebbe rivederla, ora, a sostegno di queste mie righe – mostra una furibonda tempesta che sta piombando sul litorale di Civitanova, E tempesta, infatti, c’è stata. Non solo sul litorale, con pioggia e fulmini. Ma soprattutto, sempre con pioggia e fulmini, sul governo comunale, dove in quattro e quattr’otto, col sistema dei ballottaggi, il sindaco Tommaso Claudio Corvatta, centrosinistra, è stato sostituito da Fabrizio Ciarapica, esponente del centrodestra. Questa importante città ha dunque mutato , di colpo,il proprio volto politico. Sorpresa? Fino a un certo punto, giacché, escluso il Meridione, la stessa cosa è grosso modo accaduta in tutta Italia, dove il centrosinistra del Pd ha subito una dura battuta d’arresto a favore del ritorno in auge del centrodestra, provenga esso da Forza Italia di Berlusconi, o dalla Lega di Salvini o dai Fratelli d’Italia della Meloni o da quei moti di pancia che si chiamano “populismo”.
Ciò non deve sorprendere, ripeto, giacché il significato profondo di questi ballottaggi sta proprio nel ritorno in auge del centrodestra o, per dirla più terra terra, del cosiddetto “ berlusconismo”. E ancor meno deve sorprendere se si considera che una marcia a destra è in atto nell’intero Occidente con l’affermazione dell’ultradestro Donald Trump negli Stati Uniti, dove il moderato “sinistrismo americano” di Obama è solo un pallido ricordo.
Che ne pensa il Pd? Queste, dice, sono state elezioni “amministrative”, caratterizzate da interessi soprattutto locali, e avremmo avuto risultati ben diversi se fossero state elezioni “politiche”. Ma in tale modo di ragionare si nasconde un fragile sogno: nulla esclude infatti che per il Pd sarebbe andata pure peggio. La verità vera, infatti, è il ritorno del centrodestra a un ruolo determinante su scala nazionale e internazionale. Del resto non si vede per quale motivo le cose avrebbero dovuto prendere una piega diversa. E’ questa, infatti, l’aria che tira nel mondo. E in democrazia vince chi ha dalla sua l’aria che tira. Tutto qui, con buona pace del nostro Pd, fra l’altro già indebolito da polemiche intestine e scissioni.
Semmai bisognerebbe chiedersi per quale mistero il centrosinistra non sia riuscito, nei vari anni in cui ha governato – Moro, Ciampi, Amato, D’Alema, Prodi – a realizzare almeno in parte la sua “ideologia” e mi riferisco alla riduzione dell’eccessiva distanza civile e sociale che c’è fra i ceti agiati e quelli con meno risorse. E il “ceto medio”? Da varie parti leggo che è quasi scomparso.
Ma parlare di questo è assolutamente inutile. Oggi è cambiata l’aria che tira e quando cambia l’aria che tira – gli umori della gente comune, il suo fatalismo, il suo individualismo, il suo badare solo al presente, il suo tirare a campare – i risultati sono questi. E il Pd? Per essere soddisfatto e perfino vantarsene gi basta piazzare un sindaco là e un paio di assessori da un’altra parte. Pochino, quasi niente. Ma ha un’attenuante: l’aria che tira. E contro l’aria che tira non c’è molto da fare, se non aspettare con santa pazienza che grazie a nuovi accadimenti l’Italia esca da quella crisi non solo economica – lo Stato non ha un euro, l’evasione fiscale infuria e nuove imprese private stentano a nascere e a decollare – che ormai dura da oltre dieci anni.
E noi maceratesi? Resiste la calzatura, ma con qualche scricchiolio. E resiste l’agricoltura. E resiste il turismo. Però non resiste il lavoro, e quando manca il lavoro – la Costituzione afferma che il “lavoro va tutelato in tutte le sue forme” – ai giovani non rimane che trascorrere le notti nelle “movide” spendendo parte della pensione del nonno. Esagero nel pessimismo? Può darsi. Il che, per un ottimista come me, è davvero il massimo della contraddizione. Ma se ci penso e ci ripenso non riesco a darmi torto.
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Effettivamente quella di sostituire completamente l’aria che tira con l’aria fritta è un’impresa titanica, ed è quindi positivo che centrosinistra e centrodestra si alternino al comando nel tentativo di realizzarla.
Uno degli aspetti più fastidiosi dell’essere umano è la ridicola convinzione che non siamo responsabili delle conseguenze delle nostre azioni, come testimonia l’infantile disinvoltura con cui troppo spesso attribuiamo alla volontà del Fato il disastroso esito delle nostre caz.zate. (Daisetz Tettaro)
I cittadini non credono più a questa politica autoreferenziale di fare gli affari propri invece di essere al servizio dei cittadini. E non riconoscendosi né nel centro destra che nel centro sinistra, non va più a votare. Ai partiti interessa solo chi ha vinto ma la vera sconfitta è la democrazia, con il non voto, questo è il dato essenziale, ma questo non interessa ai partiti.
Non c’è un’aria di destra che tira; comunque non da adesso.
Credo ci sia, almeno per me, la percezione che fra destra (vera) e sinistra (finta, non mi si venga a dire che il PD è di sinistra, non è neanche un partito di centrosinistra, al massimo di centro) non ci siano reali differenze.
Entrambe fanno politiche simili, a livello nazionale (Jobs Act, riduzione dei diritti dei lavoratori, privatizzazione della scuola, della sanità e degli altri servizi pubblici, tagli delle prestazioni sociali a fronte di elargizioni a favore del grande capitale e di bonus per la massa delle persone, ridistribuzione del reddito e della ricchezza a favore delle classi sociali superiori, fastidio per le indagini sulla corruzione, uso a fini sfacciatamente privati delle risorse pubbliche, politica estera da vassallo degli Stati Uniti).
Quindi, a che scopo andare a votare, pensano in molti?
La destra vera si chiamava Msi Almirante, la sinistra anch’essa vera si chiamava Pci Berlinguer. Poi c’era il centro, quello vero che si chiamava Andreotti con sottogruppi che si chiamavano correnti ed ognuna si riconosceva nel proprio capogruppo. A latere c’era Craxi. Poi morti Berlinguer e Almirante arrivarono gli Occhetti, i D’Alema , i Fini a distruggere destra e sinistra, al centro ci penso Di Pietro a Craxi tutti quanti uniti dallo stesso in quel famoso gesto che con il dito puntato, fece il giro dell’emiciclo che non ho mai capito che figura geometrica sia, indicando chi nel parlamento faceva ricorso a contributi, tangenti, in pratica a tutti i presenti , tutti azionisti della solita ditta TFR: Truffe Imbrogli Raggiri. E questo dito puntato mirò al cuore e al portafogli di tutti i presenti e giustamente come la storia ha dimostrato, dimostra e dimostrerà. Ma tutto sommato la colpa non è dei partiti che da soli non sarebbero niente senza simpatizzanti che però senza che se ne rendono conto, i più ingenui, rimangono fedeli al partito che credono ancora esista anche se ha cambiato documento di identificazione e poi tutti gli altri che vanno sballottando, saltellando eseguendo tuffi con tripli salti mortali carpionati e avvitati alla ricerca di una nuova mamma che li accolga. Questa è una puerile ricostruzione fatta da me che di politica sa solo che se piove e perché il governo ruba o se lampa da qualche parte trona. Quindi affermo con sicurezza, il completo fallimento di tutti i partiti da un punto di vista etico e dei partiti scomparsi e dalle cui ceneri risorgono altri partiti dai nomi più variegati, sono sempre gli stessi e quindi perché dovrei fidarmi di loro,i quali spesso hanno già avuto con congruo insuccesso ruoli nell’amministrazione italica. I poteri sono tre nella Costituzione, tutti da rifare ( anche Stalin ne aveva fatta una meravigliosa prima di gettarla nel cestino, da noi è sufficiente ignorarla o cercare di stralunarla grazie ai nuovi Guru, più pericolosi di cobra nel letto che per fortuna hanno tutti il potere di autodistruggersi fatto salvo per quelli che come niente fosse sorridono con tutti i denti nuovi. Detto questo, ognuno poi vota o non vota, almeno in questo, il libero arbitrio esiste. Però, non votare dove abitiamo lo considero un errore. A Civitanova abbiamo avuto Corvatta, che si può ripresentare ogni cinque anni e se questa volta ha un posto in consiglio comunale, sempre che non decida di mollarlo perché non ho capito bene che lotta vorrebbe fare, contro chi, contro cosa se non contro se stesso come ha fatto per cinque anni aiutato anche da Silenzi che pur con le sue grandi idee non ha colto il frutto sperato. Eppure un certo numero di afecionades senza nessuna pretesa politica ( dichiararsi per costoro di sinistra destra centro di là, di qua, di su di giù, di fianco, o di sbieco non era assolutamente necessario eppoi anche difficile da spiegare ) è stato catapultato fuori dell’orbita civitanovese. Sarà caduto in America, dove ultimamente si reca spesso, speriamo non su un cactus come capiterebbe al simpatico quanto sfortunato Willie Coyote. Alla fine di tutto, quel che volevo dire è che lo Stato neanche ci vede, però dove abitiamo la nostra possiamo dirla. Quindi se andiamo a votare ed esprimiamo con il voto che vogliamo questo, questo e questo ad amministrarci, questi ci devono amministrare. C’è sempre tempo per cambiare. Ti facciamo sindaco, ma non basta. Vogliamo, anzi pretendiamo quell’attenzione che ci è stata RIFIUTATA PER CINQUE ANNI. Per quanto riguarda Macerata, a differenza di Civitanova avete troppe confraternite, corporazioni, associazioni, fondazioni, Università, poteri piccoli deboli o di polso che decideranno loro chi amministrerà. Marcolini/ Ceriscioli, non mi sembra sia stato un caso. E come se aveste la sede degli stilisti mondiali a Macerata, è saranno loro a decidere le mode, i colori da usare e le pettinature più adatte, nonché gli accessori.