L’Arma si prepara a celebrare il 40esimo anniversario della morte del maresciallo Piermanni dopo i fatti di Monte San Giusto, dove un carabiniere è stato indagato dopo aver sparato cercando di evitare di essere investito da un 35enne al volante di un’auto rubata. Una ricorrenza che diventa ancora di più simbolica e che viene ricordata dall’Associazione nazionale carabinieri in congedo di Civitanova, Morrovalle e Montecosaro. «Desideriamo portare la nostra vicinanza all’appuntato dei carabinieri e ringraziare il primo ufficiale dell’Arma della nostra regione il generale Salvatore Favarolo per aver portato chiarezza nel dibattito – dice il presidente Anc Roberto Ciccola – ricordo che il 18 maggio 1977 sono caduti sotto i colpi di arma da fuoco due carabinieri, Alfredo Beni di Fiuminata e il maresciallo Piermanni.
Il prossimo 18 maggio ricorderemo con un busto in bronzo del maresciallo Piermanni e la presenza della Fanfara nazionale dell’Arma quel sacrificio. Non abbiamo bisogno di un Piermanni 2, l’Arma ha già dato un contributo di sangue elevato nella nostra provincia. E’ evidente che la magistratura farà doverosamente il suo corso e attenderemo con fiducia le valutazioni del caso come è evidente che la vita è sacra e come è altrettanto evidente che se si va in giro con un’auto rubata la possibilità di incappare in un posto di blocco da parte di Polizia e Carabinieri è elevata e con tutte le possibili conseguenze».
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Sono con Voi. EVVIVA i CC.
Ero presente al funerale del maresciallo Piermanni. Rimane il ricordo vivo della moglie e delle migliaia di cittadini presenti al funerale nella chiesa di Cristo Re a Civitanova Marche.
Se il crimine si è esteso e gonfiato è perché la Casta politica lo ha permesso con il suo perbenismo, non violenza farisaica e pacifismo idiota: tanto a cadere sotto i colpi del criminali non sono loro – i politici – ma le forze dell’ordine e i cittadini comuni.
Se il maresciallo Piermanni avesse aperto il fuoco per primo; se per difendersi avesse sparato prima di quei malviventi, il funerale sarebbe stato di quei soli malviventi. Chi delinque deve sapersi assumere le proprie responsabilità, come se le assumono i Carabinieri per i rischi che la loro missione comporta.
Quindi, la sollevazione popolare in difesa del carabiniere di Monte San Giusto è giusta e sacrosanta.
Per Rapanelli. I malviventi devono temere non solo di essere uccisi, ma anche di finire in carcere.
La sollevazione popolare di Monte San Giusto, 4 marzo 2017, una delle più imponenti della Storia, il «Vox populi, vox Dei» ci sta tutto (anzi ci stà).
Quando un intero Paese, seppure di “sole” 8000 anime, si schiera con il carabiniere, definendo le sue azioni giuste e nel rispetto del lavoro che è chiamato a svolgere, quando la giustizia non fa il suo dovere ed interpreta sempre la legge, piuttosto che applicarla, chi sta al governo di comune, regione e nazione, si dovrebbe porre delle domande sul proprio operato.