di Claudio Ricci
(foto di Lucrezia Benfatto)
Addio alla Provincia di Macerata. Nell’aula consiliare di corso della Repubblica, va in scena l’ultimo atto dell’Ente locale più antico (la sua istituzione risale a prima dell’Unità d’Italia) e ad oggi più esteso delle Marche. Il de profundis dell’ultimo Consiglio risuona senza il grande artefice degli ultimi anni di amministrazione, il presidente Antonio Pettinari, l’ultimo della Provincia come la conosciamo, assente (così come tutta l’opposizione a parte Luigi Zura Puntaroni) perché in convalescenza dopo un brutto incidente stradale (leggi l’articolo). «Avrei tanto voluto esserci – ha commentato in serata Pettinari – Continuo a pensare che sia una riforma sbagliata che sta provocando tante incertezze e rischi per la salute dei cittadini. Penso che nella seduta sia emerso il quadro di difficoltà che sta venendo fuori nel processo di cambiamento. Ho avuto il privilegio di guidare una coalizione di centro sinistra che ha saputo affrontare situazione assolutamente divisive, una maggioranza straordinaria di cui sono soddisfatto e grato».
A farne le veci la vice Paola Mariani: «Proprio il presidente ha voluto quest’ultima assise per fare partecipi i consiglieri del riordino delle funzioni secondo le disposizioni della legge 13. Un argomento affrontato dall’inizio di questa legislatura (nel 2011) e che ora si sta rivelando in tutta la sua complessità. Molti aspetti tecnici sono ancora sul tavolo visto che la Provincia gestiva fino al 1 aprile funzioni e un’attività di front office a cui la Regione non è abituata».
I problemi di trasferimento delle competenze e delle risorse riguardano il servizio lavoro, la polizia provinciale e le strade ex Anas. «Vanno inquadrati con apposite convenzioni perché le funzioni non sono definite a livello giuridico – ha spiegato Mariani – C’è una fase di trattativa sulle convenzioni per la Polizia Provinciale con il pagamento delle spese per la gestione del corpo e sulle strade Ex Anas per cui bisogna stabilire qual è l’ammontare della copertura per la manutenzione delle strade. Macerata ha un numero preponderante di chilometri e quindi ha necessità di pagamento elevate». Su questi aspetti l’ente non se ne andrà in silenzio e si annunciano già ricorsi. «E’ in corso una trattativa piuttosto vivace sui fondi rimasti inutilizzati per il patto di stabilità – ha continuato Mariani – Avremo a disposizione 9 milioni su 14 dell’avanzo vincolato con la gestione del 40% delle strade del territorio. E’ vitale dare risposte su strade rimaste per 5 anni senza manutenzione».
Altro oggetto del contendere saranno gli immobili. «Mentre sono già passati alla Regione gli stabili di via Armaroli e di Montalbano con uffici che riguardano funzioni non fondamentali ricoperte dall’Ente rimane in sospeso il passaggio degli immobili che ospitano altri uffici» spiega il direttore del dipartimento di Economia dell’Università di Macerata Giulio Salerno autore di un’accurata disamina del processo di trasformazione isituzionale. «Il valore di Palazzo degli Studi, palazzetto Mattei e del palazzo di Via Velluti si rideterminerà in accordi successivi in relazione al piano di razionalizzazione delle funzioni. Razionalizzazione che così come voluta dalla Regione può essere contestata per diversi vizi legislativi». Gli altri problemi individuati da Salerno riguardano la disomogeneità tra le diverse province, la situazione finanziaria (con il prelievo forzoso dello Stato degli ultimi anni ad aggravare la condizione delle già provate casse provinciali), il trasferimento di personale con 533 dipendenti passati alla Regione, le competenze dei comuni che dice il docente «almeno nelle Marche non hanno voluto assumere funzioni».
«Di fatto l’idea ipotizzata dalla legge di poter riordinare le funzioni – conclude Salerno – riducendo la spesa pubblica e mantenendo i servizi era impossibile da attuare. In tutto questo occorre sottolineare il ruolo in prima linea svolto dalla Provincia di Macerata e l’elevato gradi responsabilità e consapevolezza svolto dall’amministrazione e dai dipendenti». Il nuovo Consiglio di Area Vasta per cui si dovrà votare entro il 30 agosto sarà composto da 12 membri di cui uno presidente (a fronte dei 25 attuali) eletti tra i candidati delle liste di consiglieri e i sindaci dei 57 comuni. Potrà ripresentarsi il presidente uscente ma non i consiglieri dell’ultima legislatura che oggi di fatto hanno detto addio all’aula consiliare.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Mi dispiace molto per la Provincia!!! Sono tutti Bravissime PERSONE, UMANE, SOLIDALI, DISPONIBILI SEMPRE CON I CITTADINI!!! La CHIUSURA DI QUESTO ENTE PUBBLICO È SBAGLIATO secondo me!!! Esprimo la mia SOLIDARIETÀ AL PRESIDENTE PETTINARI E ALL’ASSESSORE LIPPI!!
Un altro atto della scemenza scenggiata della politica per allontanare i cittadini dal contatto con il potere politico.
La Regione, accozzaglia di popolazioni unite, con (nel nostro caso) Ancona e Pesaro a farla da padroni, poi Ascoli e per ultima Macerata, fanalino di coda privo di potere.
Ci stiamo avviando verso una dittatura di stampo renziano, camuffata da democrazia, dove il cittadino, se va a votare, altro non è che uno schiavo che col suo inutile voto approva ciò che altri hanno già deciso, magari negli Stati Uniti.
Si va avanti con riforme sbagliate. Bisogna fermarli votando No al prossimo referendum.
Bye bye vuol dire che non esiste più… Invece diventa area vasta! Praticamente ha cambiato nome!
Le prime prove di come sarebbero andate a finire le autonomie provinciali dopo la loro chiusura le avemmo con la regionalizzazione della sanità.
Sempre meno posti letto dalle nostre parti e sempre più soldi per gli altri, nord della regione in particolare.
Cosa ci aspetterà domani?
Non ho la palla di vetro ma mi sembra che la nuova storia (ossia la vecchia) sia già iniziata.
Bisogna assolutamente fermare il nuovo “Duce”, anche l’originale, prese il potere più o meno uguale, lui abolì la democrazia, stessa cosa sta facendo il Renzi non eletto da nessun voto nazionale, appoggiato solo da un vecchio comunista; persino parecchi di loro hanno paura, non ci rimane che organizzarci il più presto possibile per contrastare questi comunisti, VOTANDO NO AL REFERENDUM, e ristabilire la democrazia!!!
Sbagliato eliminare le provincie che operano nel territorio. Rimangono le regioni di nullafacenti che rubano lo stipendio
Si chiude un ente si apre un “entone”. La solita fuffa
vero e se fossero nel privato…dipendenti a spasso e non riallocati a destra ed a manca…e non aggiungo altro visto l’enorme mole di lavoro e di sudore che fanno…
I politici in provincia sono come tutti gli altri. Se tra gli altri ci sono i buoni anche in Provincia ci sono e via discorrendo. La provincia l’ho sempre vista come un trampolino di lancio per mete più ambite. Pettinari, ad esempio, se vorrà passare di grado sarà sicuramente facilitato dalla notorietà acquisita, a prescindere da quello che ha fatto se buono o no. Tanto per fare un esempio, Silenzi dopo essere stato presidente provinciale divenne consigliere Regionale grazie alla notorietà raggiunta dapprima anche come sindaco a Monte S. Giusto, dove una leggenda metropolitana racconta che quando attraversa il paese diventa completamente invisibile. Per quanto riguarda i funzionari, sono generalmente un ammasso di raccomandati che anche se inutili non perdono il lavoro ma vanno ad ingolfare il già ingolfato Palazzo della Regione od altri sedi trascinandosi dietro vecchi incarichi, di cui molti sicuramente superflui per assumerne altri ancora più inutili. Però di questo possiamo dire che con un più spalmato piano di responsabilità per le varie funzioni con nuovi 500 e passa ricollocati dalla Provincia in Regione, forse in Regione si riuscirà ad abbattere il lavoro o renderlo comunque sostenibile. Ecco ,lavoro sostenibile come tutte le varie sciocchezze a cui va di moda farle seguire dal termine sostenibile e così diventano tutte moderne come traffico sostenibile, somari sostenibili, politici sostenibili, bio sostenibile ecc. fino alle vacche grasse sostenibili ed anche oltre. Ed è tutto questo che rappresenta il 75% delle spese della politica. Si possono mandare a casa non so il numero preciso tra deputati e senatori, ma tutto questo di cui ho scritto resta, e costa e se costa. Adesso si capisce anche meglio perché la presenza di Comi e la Giannini erano obbligatoriamente necessari, come i 13 nuovi dirigenti che stanno concorrendo per occupare non so quali funzioni.
Per Sauro Micucci:
la storia che lei racconta della carriera politica di Giulio Silenzi, non so dove l’abbia presa, ma è quasi totalmente sbagliata ad iniziare dal fatto che da assessore regionale SOLO successivamente è stato eletto presidente della Provincia.
Dal mio punto di vista non credo che per Silenzi, o chiunque altro esso sia, si possa parlare di un ambito trampolino scendere da un prestigioso incarico come quello di assessore regionale…
Per correttezza cronologica.
Menghi,, Silenzi è più furbo di quello che crede. Passando da assessore regionale a Presidente della Provincia io la vedo una promozione. ” E questa è casa mia e qui comando io “. Che non sia stato rieletto è stata una stroncatura. Del resto le parabole discendenti da qualche parte cominciano, Adesso al crepuscolo della sua carriera è vice sindaco della più criticata giunta che Civitanova abbia avuto. Un errore cronologico, nulla toglie alla sfolgorante carriera di Silenzi. Che la Provincia possa essere un trampolino di lancio per ben altri orizzonti è innegabile.
Micucci, io non la penso come lei.
Solo considerando i bonus di cui gode un “regionale” (buonuscita e vitalizio) penso che basti e avanzi…
La storia di questi ultimi mesi racconta che le Province sono diventate un fardello dal quale liberarsi urgentemente; un grave errore storico-geografico di cui molto presto, da Delrio in giù, se ne pentiranno e da cui, ahimè, difficilmente potremo tornare indietro.
Quanto ai nuovi presidenti di provincia che vengono eletti con il nuovo sistema elettorale resta oltremodo incomprensibile come possano spiccare questo famoso volo verso vette più prestigiose quando, con una visibilità praticamente compromessa, quasi nessuno conosce i nomi né quello di cui si devono occupare nell’ente.
Menchi, sono sbagliati i comuni, le provincie, le regioni, il governo e quant’altro. Bisognerebbe azzerare tutto e ricostruire daccapo. E’ impossibile, quindi bisogna lottare contro i Ceriscioli, i Silenzi, I Renzi, i Fornero i Napolitano, i Morgoni ecc. che seppur hanno o ricoprono ruoli diversi ognuno ha avuto o ha le sue colpe. Menchi, l’unica libertà che ancora abbiamo è quella di poterci lamentare. Se continua di questo passo, nemmeno quella rimarrà. Delrio è il sintomo di una grave disgregazione mentale sua e di chi lo appoggia..