Il nostro lettore Ermanno Piergiacomi esprime la sua posizione sul referendum di domenica 17 aprile, da iscritto al Pd:
«Affronto questa mia dissertazione sul referendum del 17 aprile, battezzato, anzi tempo, come No alle Trivelle, conosciuto anche come abrogazione del rinnovo perpetuo delle concessioni estrattive per i combustibili fossili regolamentato con l’ultima legge di stabilità. Il mio punto di vista è da iscritto del Partito Democratico, che sebbene non sono stato neppure preso in considerazione dalla politica del Partito Democratico della mia regione, al momento della promozione del referendum, ho potuto comunque riscontrarne, seppur destabilizzante, una flebile positiva iniziativa. Onestamente questi sono anni grami, dove i tesserati dei partiti, che non sono concretamente impegnati nella vita pubblica, (hanno ovvero cariche pubbliche, tali per cui, l’iscrizione al partito si reputa utile per correre meglio macinando consenso in campagna elettorale), contano sempre poco e forse proprio per questo sono sempre di meno. In una regione, che ha promosso comunque il referendum, mi sarei aspettato una chiara iniziativa almeno per farlo conoscere e almeno per suggerire ai cittadini di evitarlo, non andando a votare, se questa fosse la linea più corretta da seguire. È evidente che tutti si muovono con l’interesse a concretizzare il loro massimo risultato, nel fare ciò chi ci rimette, eventualmente qualcosa, è il cittadino che invece di essere sensibilizzato a condividere la sua opinione, su importanti tematiche come la tutela dell’ambiente, si preferisce usarlo come apportatore di voto per giustificare la forza trainante, così come Guerre Stellari, di un’eventuale linea politica. La mia posizione sul referendum è quindi legata all’analisi che ho potuto sviluppare con le risicate\nulle iniziative di divulgazione che sono state organizzate.
Personalmente, con la crisi economica che ancora stiamo affrontando, (che ci permette di sollazzare con un consumo energetico ovviamente basso), è il momento più opportuno per pensare a soluzioni energetiche di stampi decisamente diversi rispetto a quelli del passato, quasi trent’anni fà, che già allora si potevano considerare non abbastanza all’avanguardia per dargli più di 30 anni di sfruttamento. Francamente voterei Si, ma per farlo con la necessaria tranquillità mi dovrei anche fidare di una politica che sia concretamente in grado di cambiare la nostra società, che parli con i cittadini e non faccia da imbonitrice. Potrei votare eventualmente No, questa sarebbe ovviamente una sfiducia alla nostra politica e una mezza garanzia, che chi a breve non perderà il proprio posto di lavoro, si ritroverà comunque in “braghe di tela” nel prossimo futuro se si continuerà a ragionare con questo stile conservatore. Potrei anche pensare di astenermi se fossi convinto che questo è l’unico referendum che ci si potrebbe presentare e quindi l’eventuale suggerimento sbarazzino non potesse essere replicato in altre più blasonate circostanze. C’è il rischio di fare concretamente brutta figura, una chiara brutta figura di merda… E poi dicono che il 17 porta sfiga…
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Ermanno, sei un po’ confuso. Vota si per un futuro migliore.
«Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale deve farci riflettere. È questo lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga. Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo, gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge, l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti? Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e momento per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione.»
Il motivo nascosto che ha determinato il provvedimento governativo di mantenere le concessioni entro le 12 miglia fino all’esaurimento del pozzo è quello di lasciare sine die le piattaforme sul posto evitandone la demolizione.
Le piattaforme continueranno a stillare ( gas o petrolio fino a quando le società petrolifere ne avranno voglia (a loro la data di fine estrazione) senza dover provvedere alla loro demolizione (costosissima) per ripristinare l’area demaniale alla situazione originale.
ALLE IMPRESE QUEL “POCO” DI ESTRAZIONE NON RENDE GRANCHE’… DOVE DEMOLIRE LE PIATTAFORME, INVECE, SAREBBE PER LORO UN COSTO ELEVATISSIMO.
LASCIAMO LE PORCHERIE AI TRISNIPOTI… NOI CONTINUIAMO A GODERCELA OGGI…
IO SO’ IO E VOI NUN SIETE UN C…O!
Ci vuole ottimismo Nardelli, diciamo che con la ripartenza fenomenale che avrà avuto il paese i trisnipoti saranno cosi opulenti che i rottami di quelle piattaforme se li contenderanno per ristrutturarli e trasformarli in ville da sogno.