di Maurizio Verdenelli
Tutto ruota intorno ad un numero critico ancorché magico: il 7 (con incursione nel 5) e nel lato BM. Inteso come caso Banca Marche. «Non c’è dubbio che è stato e continua ad essere un problema per l’intero sistema del credito regionale» dice Stefano Canella, dg della Banca di Credito cooperativo di Recanati e Colmurano dimenticandosi per un attimo che in un’assemblea, due anni fa, aveva detto di un “colosso” che nel suo tentativo di riscatto era un competitor difficilissimo sul territorio. Tuttavia Canella non è parente dello smemorato di Collegno (il celebre professor Giulio), ma un ottimo direttore di banca e allora BM non era ancora la Nuova Banca Marche. E il suo dirigente, che di pannicelli caldi e di benefiche cure s’intende essendo nato a Montegrotto terme oggi ha fatto chiaro riferimento all’imminente riforma governativa sul credito cooperativo, per riportare tranquillità tra soci e correntisti, che ieri hanno affollato la sede centrale di piazza Giacomo Leopardi dopo l’inquietante statistica resa nota dal Sole-24ore che ha piazzato al settimo posto tra le Bcc italiane, quella recanatese&colmuranese per l’ammontare dei crediti deteriorati (leggi l’articolo).
Novantotto milioni di euro «dei quali otto già venduti alle società di recupero crediti, in attesa di venderne altri di questo stock. Che è –si affretta a precisare il presidente Alberto Niccoli- il frutto amarissimo di anni passati e in particolare di un biennio orribilis ( 2010-11) contraddistinto dalle ispezioni della federazione regionale delle Bcc e di Bankitalia. Ma ora, nonostante che la crisi abbia particolarmente colpito insieme con quello immobiliare (vendite poche, costruzioni tante) il settore principe dell’economia marchigiana e maceratese in particolare, il manifatturiero, stiamo rimettendoci in piedi. I primi risultati si sono già visti. Dopo i pesantissimi 2012 e 2013 chiusi in rosso, seppur gradualmente sempre meno intenso (ultimo semestre, un milione di perdita rispetto ai tre del secondo semestre del 2012), siamo tornati a guadagnare nel 2014: 2,5 milioni».
«E nel 2015, che dobbiamo chiudere, le prospettive sono ancor più incoraggianti: 3,5 milioni» riferisce Canella seppure il vicepresidente Sandrino Bertini faccia un gesto con le mani forse teso a dire: “Andiamoci cauti, aspettiamo primi i dati ufficiali”. In effetti il “grande malato” – «Trovai la banca in situazione molto critica» puntualizza Niccoli- è sotto osservazione stretta. «Tanto stretta che abbiamo anticipato con una cura da cavallo quel percorso virtuoso che altri iniziano ora – sottolinea Bertini – Siamo costantemente monitorati da Bankitalia (Bcc evitò per un soffio il commissariamento, a suo tempo ndr) ed abbiamo avuto risultati importanti anche sull’infuocato fronte del contenimento del deterioramento del credito. Tanto che, rispetto alla media italiana del +3,8%, noi abbiamo registrato appena un + 0,5%». Canella: «Abbiamo ottime prospettive di crescita anche nel 2016, dove la filiale di Piediripa-Macerata, inaugurata a novembre dopo la chiusura di quella matelicese, ci sta dando soddisfazioni».
Niccoli: «E ci premia la classifica stilata dal Mef, oggettivamente in controtendenza rispetto a quella del ‘Sole’ (pure giustissima ma risalente ad anni bui, ripeto) che ci pone al quinto posto tra le Bcc marchigiane, dopo Gradara, Civitanova, Fermo ed Ancona. Ci premia ugualmente il punteggio attribuitoci a fine semestre 2015 dalla federazione delle BCC: un 7 rispetto al 18 del post ispezione. In questo contesto, il 6 è inteso come numero “aureo” di riferimento e noi a questo ci siamo avvicinati a marce forzate. Ecco: ci sono buone ragioni perché i nostri risparmiatori stiano tranquilli. Restano buoni i nostri “fondamentali”, siamo una banca importante del territorio». Bertini: «Se l’economia continuerà a mostrare segni di ripresa, sarà tutto più facile».
Non era forse il territorio recanatese il motore “mobilissimo” del miracolo economico marchigiano made in Macerata: strumenti musicali, mobili, giocattoli, tecnologia d’eccellenza, illuminotecnica, sanitari, agricoltura di qualità? Intanto per mantenersi in corsa “snella”, la Banca di credito cooperativo pensa al peso in eccesso e cioè ad una leggera “cura dimagrante”. «Entro febbraio e marzo, cinque quadri (sono 120 i dipendenti, complessivamente ndr) andranno in pensione anticipata» annuncia il presidente e direttore generale. La conclusione, in attesa della riforma del palazzo romano, è tutta dentro l’anno che verrà. Accorpamenti, così da ridurre le 19 sorelle marchigiane a poco più della metà: 10, come auspicato.
Niccoli, “dottor Sottile” non si sbilancia, rispetto all’ineluttabilità di una fusione, ma farà capire che così sarà: «Non vogliamo mangiare, né essere mangiati» sottolinea gastronomicamente. C’è necessità, per l’intera rete del credito cooperativo, di cooperare ancora più intensamente (data la crisi) e di smaltire grasso in eccesso: vedi economie di scala, sia a livello di personale sia livello di governance. Tasto quest’ultimo, come noto storicamente nelle Marche ed in Italia, molto più delicato. Difficile comunque che Bcc Recanati e Colmurano possa andare con la consorella filottranese, dopo il ‘budino’ indigesto di Camerano che la banca anconetana ha pur dovuto sorbire. E allora? Con Civitanova, forse? Niccoli torna professore e su un foglio disegna due ampi cerchi ad indicare il target. Le economie sconsigliano l’aggregazione di due istituti contigui territorialmente. Al nord? «Anche nel Padovano, terra ricca, ci sono problemi: la crisi ha azzoppato le banche che volevano crescere, vecchia storia» fa Stefano Canella, che è di quelle parti.
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I problemi di governo interno e di bilancio che ha dovuto fronteggiare la Bcc di Recanati sia nella loro specificita’ che nella loro somiglianza con altri casi in giro per le Marche e l’Italia spiegano bene come il rapporto con il territorio ed il localismo non siano di per se’ garanzia di buon credito e di contributi positivi alla economia e alla societa’.