di Maurizio Verdenelli
(foto di Andrea Petinari)
«Dal 1870 al 1920, per cinquantanni cruciali nella storia del nostro paese, siamo stati migranti economici, facendo in molti casi fortuna all’estero. Sono stati quindici milioni di italiani su una popolazione di trenta. Adesso ci avrebbero respinto con muri, gas lacrimogeni, botte, filo spinato e cani-lupo. Eppure se non fossimo emigrati, come afferma l’Istat, la popolazione sarebbe cresciuta così tanto che non ci sarebbe stato pane per tutti». Parola di Marco Tarquinio ieri sera a Macerata, nella sala-riunioni dell’hotel Claudiani ‘sold out’ in ogni ordine di posti. In tanti venuti ad ascoltare l’anti-Salvini per eccellenza. 57 anni, umbro (moglie Daniela, presente in sala, due figlie) successore di Dino Boffo nel 2009 alla guida di ‘Avvenire’ diventato tra i quotidiani generalisti il sesto/settimo tra i più venduti in Italia. Il giornalista, introdotto da Piero Chinellato, ha aperto il ciclo consueto di ‘Incontri d’autunno’ che il circolo ‘Aldo Moro ‘(questa volta con un po’ d’affanno, ha detto Angelo Sciapichetti ai saluti iniziali) organizza con successo da diversi anni interrogandosi intorno al contemporaneo e al futuro.
E il tema affidato ad uno dei direttori cult della stampa cattolica che nel 2011 papa Ratzinger ha nominato consultore del pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, non poteva non essere quello legato al dramma epocale che viviamo: “Il cinismo uccide – L’Europa, l’Italia e la politica di fronte al problema dell’immigrazione”. L’argomento aveva come ‘oggetto interno’ la propria risposta e non poteva non essere così essendo stato affidato lo svolgimento a Tarquinio, battagliero e ‘francescano’ lui che viene da Assisi – «Anche se non ho più il tempo di tornare spesso a casa, diviso come sono tra Roma e Milano» dice a chi scrive che lo ricorda nella redazione de ‘La Voce’ in arcidiocesi a Perugia. Tarquinio ha ricordato la tragedia siriana con 12 milioni di profughi (4 fuori dai confini) su 23 milioni di abitanti, quella eritrea con i bambini arruolati a 14 anni per le guerre infinite contro i confinanti, ed ancora Somalia, Yemen, Nigeria, Iraq dove i cattolici sono passati da un milione e mezzo al tempo di Saddam Hussein agli attuali 350.000. Alla fine l’ex sindaco Giorgio Meschini, intervenendo dal pubblico, inserirà in questo ‘rosario’ di tragedie annunciate, anche e giustamente la Libia. Trovando conferma in Tarquinio.
«Una delle poche cose azzeccate da Berlusconi – dichiara Tarquinio – è stata quella di vedere il rischio per l’intera Africa della guerra a Gheddafi. Sì, quello stesso del bunga-bunga, delle amazzoni (dice Valchirie ma fa lo stesso ndr), delle tende beduine nei parchi dei grandi alberghi delle capitali europee, tuttavia il colonnello che veniva dal deserto era stato un tappo formidabile. Ed ora la guerra sfocia da tutte le parti, suscitata da Boko Haram in Nigeria è arrivata in Congo. Da parte sua l’Isis appare una forza inarrestabile, finanziata dalle lobbies internazionali che poi sono anche tra noi. E’ grave che in Italia, con i conflitti al confine, ci sentiamo lontani da ogni rischio». La guerra, già. Gli inviati sanno che quello è il momento più opaco della storia, non documentabile, non registrabile.
«Non ci sono foto, né immagini dalla Siria: pensare che la prima guerra del golfo, con i giornalisti a fianco dei tank e case che crollavano sotto i colpi, ci avevano fatto credere alla possibilità di testimoniare questi orrori per contribuire a porvi poi fine. Invece siamo di fronte a tragedie silenziose delle quali conosciamo i numeri, sempre molto inferiori a quelli reali: una truce contabilità snocciolata quotidianamente dalla stampa con foto di repertorio». Ancora: «La gente se ne va e viene in Europa perché sa che c’è posto come noi nel secolo scorso sapevamo che c’era posto negli States. La Germania ha bisogno di braccia per il suo benessere, così come l’Italia, ma qui ogni famiglia teme di accrescersi. La nascita di un figlio è vista come un impoverimento. Ce la faremo ora a tirare avanti ed avere lo stesso tenore di vita? E’ la domanda. Insomma, mentre anche la Cina ci ha ripensato significativamente concedendo ad ogni famiglia la procreazione di due figli, gli italiani non li desiderano e neppure quelli degli altri: dei migranti, cioè. Guardiamo al Mediterraneo con uno sguardo molto insufficiente. Eppure c’è l’esempio dei lampedusani che io proposi per il Nobel della Pace. Gente che mette a disposizione 35/40 volte al giorno il proprio bagno personale a chi, appena sbarcato, ha bisogni più che naturali. La porta di casa a Lampedusa è sempre aperta: eppure giornali e tv danno spazio solo a quei quattro che al porto rappresentano l’esile linea del ‘respingimento’».
E’ inarrestabile il direttore di Avvenire: «E quando i quattro/quinti del mondo, che vivono con un quinto delle risorse disponibili, si accorgeranno di questa diseguaglianza che si accentua sempre di più, cosa avverrà? Pensiamo, ad esempio, che è trascorso in fondo poco tempo quando il gran capo della Fiat, Valletta, guadagnava ‘solo’ 25 volte più di un operaio: ora certi dirigenti apicali dell’industria italiana percepiscono, è noto, uno stipendio pari fino a cinquemila volte maggiore» Sul ‘Cinismo che uccide’, tema che ha coinvolto un uditorio attento sino alla fine (con molti dem presenti in sala) sono intervenuti con Meschini: don Giuliano, Domenico Micucci di Urbisaglia e Florindo Mancinelli di Monte San Giusto. Ognuno con una propria esperienza. «A Loro Piceno c’è una comunità di rifugiati ormai da un anno che vive praticamente isolata. Intervistato in tv, uno di loro ha raccontato di non aver avuto mai finora la possibilità di parlare con un cittadino lorese» ha riferito Micucci. E Mancinelli: «Ho fatto il presidente del consiglio d’istituto della scuola media locale ed alla fine ho vinto l’apartheid. Riuscendo a far eleggere dalla comunità islamica, che da sola garantiva il 50% della popolazione scolastica, un proprio rappresentante nel consiglio. Promotrici, udite udite, sono state le donne».
In conclusione, Tarquinio ha auspicato, anche da ex docente «tre anni intensi» che nelle scuole di ridia slancio all’insegnamento dell’educazione civica, sensibilizzando le nuove generazioni ad una partecipazione più intensa alla vita pubblica. E nuove idee per una nuova Unione europea che mai come in questo momento mostra urgente necessità di rilancio. «L’Italia, paese fondatore, è rimasta al palo, passiva, un carrello semivuoto – così Tarquinio – Anche la sinistra, prima come Pds, poi Ds ed ora Dem, rinunciando a far parte della grande famiglia socialista, ha accentuato questo isolazionismo. Allora il macroproblema dei migranti torna giusto a farci riflettere sui nostri nodi irrisolti e sulle nostre chiusure così poco generose e soprattutto poco preveggenti. Fino a quando?». Alla fine tanti applausi a dimostrazione che il duo Sciapichetti-Gualtieri anche stavolta ci ha azzeccato con “Gli incontri d’autunno”. Che continuano venerdì 6 novembre, alle 21, all’ hotel Claudiani sul tema “Stretta è la via… La strada della ripresa passa per le riforme”. Altro argomento caldo che sarà introdotto dal segretario regionale Pd, Francesco Comi con interventi di Gian Mario Raggetti (docente dell’università Politecnica delle Marche) e di Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera.
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solo che noi siamo andati a lavorare in miniera da migranti,non a fare i clandestini mantenuti in albergo.demagogia allo stato puro
Per Principi. Vero, certa gente parla senza documentarsi prima. Ha chiesto in giro come facevano i marchigiani in Argentina e negli SU? Dovrebbe pensare ai problemi della Chiesa (Giubileo incluso), lì sarebbe più documentato.
Ma di che parla Marco Tarquinio, cattolico, romano, apostolico e francescano. Ma ci fanno queste grandi eventi epocali a Macerata per spiegare come si possono perdere ore a dire stupidate? Si fanno dei paragoni che offendono i milioni di italiani che andarono a farsi spidocchiare in America o ad ammalarsi di silicosi nelle miniere. Adesso invece possiamo ospitare milioni di persone perché abbiamo pane per tutti? Ma perché questi incontri farciti di buonismo ed elegante cortesia non li organizzate là dove ci sono i migranti che vivono nel lusso, ben pagati con tutte le comodità che tende o baracche possono fornire? Andate nelle campagne a parlare con i nuovi schiavi, o nelle fabbriche o nelle agenzie di trasporti dove gli stipendi si fanno in base alla mano d’opera straniera, quella che lavora e che per tirare avanti si deve accontentare di stipendi assai ridotti ed a cui anche gli italiani si devono adattare. Oppure in antitesi, andate dove demoliscono alberghi lamentandosi di vitto e alloggio. Un mio amico che lavora nei trasporti dove prima erano tutti italiani con stipendi regolari, adesso sono tutti filippini tranne lui (900 euro al mese ) dopo trentanni che fa il camionista e che ben altri stipendi prendeva come giusta retribuzione per il lavoro svolto. Naturalmente caro Marco Tarquinio ( sembra uno dei sette re di Roma ), nulla mi toglie dalla testa che dite cose che non pensate veramente e che per motivi religiosi ( nel senso che è dalla religione che vi arrivano i foraggiamenti) o per motivi politici perché adesso si deve dire che il migrante è il nostro futuro (sempre per lo stesso motivo ). Solo che liberarsi dei PDini basta una votazione, per voi altro che braccio secolare!!!
Concordo con Micucci. Con quale spudoratezza si parla di immigrati quando in Italia ci sono disoccupati, cassintegrati e pensionati con pensione ridicola? La Chiesa in questo modo non guadagna voti (il sacerdozio), ma li perde perché la gente non è ingenua e sa che mantenere un immigrato per sempre è impossibile. Si parli allora di teologia, non di sociologia o di economia. Il migrante è una risorsa? No, il migrante richiede risorse. E tante.
e poi questi cattobuonisti di facciata non accennano , anzi fingono di non vedere, un problema intrinseco all’immigrazione incontrollata che li travolgerà tutti (purtroppo anche a noi cinici e cattivi) fra non molto: l’espansione dell’islamismo falsamente moderato e malcelatamente integralista.
Ma quanto sono belli i commentatori di CM: quando si parla di crocifissi nei luoghi pubblici, matrimoni gay e roba simile pendono tutti dalla tonaca dei preti. Quando invece la chiesa parla di accoglienza, solidarietà e porgere l’altra guancia allora diventano i primi anticlericali.
Per me non è tanto la chiesa che deve smetterla di occuparsi della politica, quanto la politica che deve smetterla di pensare a quello che dice la chiesa. Io personalmente inizierò a dare loro credibilità quando regaleranno ai poveri tutte le loro ricchezze…
Per Di Tommaso. Fai di ogni erba un fascio, sbagliando. La chiesa deve smetterla di dare suggerimenti agli Stati, i suggerimenti deve darli ai fedeli.
Io ho cominciato a votare SALVINI; e Marco Tarquinio, il teorico astratto, mi ha convinto ancora di più di dover votare ancora SALVINI.
Per Rapanelli. Non è necessario cambiare partito perché nei partiti, come sul mare, ci sono le correnti: addirittura molti esponenti, nell’ecclesia e nell’agorà, parlano a titolo personale, senza il preventivo imprimatur.
Povero Tarquini! mi fa pena, a dover affrontare un argomento del quale non conosce le realtà delle città e dei paesi ad alto tasso di immigrazione. Perché almeno non si documenta leggendo l’espresso di questa settimana dove è scritto che anche la chiesa predica bene e razzola male. Infatti, alcuni giornalisti fingendosi stranieri extracominitari in cerca di accoglienza hanno girato molte chiese in tutte le parti d’Italia e, contrariamente a quanto implorato dal Pontefice, sono stati respinti con varie scuse.
Non so se avete notato che il convegno si svolge in un quattro stelle e che i relatori indossano abiti non proprio da mercatone (a parte Sciapichetti, che, però, come sempre è difficile affermare ci sia). In sala non vedo, come d’abitudine quando si parla di loro, rappresentanti dei “migranti”, probabilmente fermati fuori dalla sicurezza del successore di Boffo.
Se ci si interroga intorno al contemporaneo e al futuro, almeno chi è interro-invitato dovrebe documentarsi invece di dire grosse corbellerie.
Fare una similitudine tra l’emigrazione (non solo italiana) del secolo scorso con quella odierna significa non acverci capito un bell’amato c@z.. oppure, peggio, ciurlare nel manico facendo grossolana demagogia.
Questo, con Salvini, se la gioca ad armi pari in fatto di balle cosmiche e disinformazione.