Tornano a farsi sentire i sindacati di Banca Marche, preoccupati di come, a tre mesi dal termine del secondo anno di commissariamento dell’istituto di credito, ancora non sembra prospettarsi una chiara soluzione della crisi. «Dopo tanto tempo passato a leggere di operazioni già decise – è scritto in un comunicato rilasciato oggi a firma Fisac, Fabi, Fiba, Dicredito e Uilca – operazioni certe oppure prossime, chiavi in mano con poco investimento di capitale fresco, senza una partnership industriale strategica, apprendiamo, da fonti di stampa, che sarebbe ancora tutto da fare». Oltre a domandare quali siano le strategie del Mef, della Banca d’Italia e del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, i sindacati si mostrano molto critici sia verso la governance locale sia nei confronti del Mef e di Bankitalia. Dopo aver ricordato i tempi in cui dal territorio si levavano le voci per difendere l’autonomia locale dell’istituto e l’assenza oggi della politica nel governo della crisi, i rappresentanti dei lavoratori denunciano a loro parere una differenza nel trattamento che è stato riservato all’istituto marchigiano rispetto ad altre banche in crisi di patrimonio. «Mentre noi siamo stati commissariati – si legge ancora nella nota – ad altre banche che hanno palesato criticità patrimoniali e di gestione simili alle nostre, è stato dato il tempo necessario e il modo di riprendere fiato, attraverso politiche di aggregazione e lanciando aumenti di capitale». Prima di rivolgere l’ennesimo appello ai commissari alla guida di Banca Marche per essere convocati e confrontarsi sugli scenari in atto, i sindacati ricordano come la ripresa economica della regione non potrà che passare per una “positiva fuoriuscita” dal commissariamento dell’istituto il cui rilancio, sempre secondo i rappresentanti dei lavoratori, non può prescindere dalla “gestione del credito.” Preoccupazione dunque per l’incertezza che ancora avvolge il futuro di Banca Marche, ma anche una bacchettata alla governance politco-economica della regione e alle scelte di Mef e Banca d’Italia.
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Le voci che si levavano dal territorio, da diversi settori, per difendere la mitizzata autonomia locale dell’istituto hanno contribuito consapevolmente e inconsapevolmente ad arroccare il castello di Banca Marche non solo contro i possibili assedianti ma pure contro i possibili alleati finché tra illusioni, errori e destini avversi le mura hanno cominciato a franare ed ora la croce sui commissari non sarebbe proprio il caso di gettarla (mentre in effetti i soggetti istituzionali preposti a controlli e supervisioni varie qualche riflessione sul loro funzionamento potrebbero farla).
Non tutte hanno santi in Paradiso