Beni ed attività culturali:
“Macerata a rischio chiusura”

Il dibattito sul centro storico e la politica culturale cittadina. L'architetto Schiavoni: "Necessario il restauro dell’edificio ex Gil, in viale Don Bosco"
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Arch. Michele Schiavoni

Arch. Michele Schiavoni

Riceviamo da Michele Schiavoni, architetto e presidente dell’associazione “Punto e a capo”:

«Macerata vive un momento di grande difficoltà per ciò che concerne le attività culturali cittadine: dalla probabile chiusura del Cinema Teatro Italia, che impoverirà ulteriormente il centro storico, alla fine delle attività della compagnia Teatro Rebis  che non avrà più in concessione gli spazi del teatro di Villa Potenza, dati in gestione ad una società di pallavolo; senza toccare aspetti ancora più complessi come i finanziamenti che mancheranno a breve per Musicultura e la stagione lirica dello Sferisterio (leggi l’articolo). Anche per ciò che riguarda i beni culturali, esclusa l’inaugurazione del Palazzo Buonaccorsi, i cui lavori però, se non erro, iniziarono diversi anni fa con la giunta Meschini, abbiamo un momento di grande difficoltà con opere importanti per la città come l’ex Gil e l’ex Mattatoio che stanno sempre più degradando.

Piazza della Libertà dall'alto

Piazza della Libertà dall’alto

Va fatta una panoramica generale sullo stato dei nostri beni culturali, in relazione anche alle attività culturali maceratesi. Il primo tema riguarda centro storico, come bene culturale per eccellenza, iniziando con la pseudo- pedonalizzazione della piazza (pseudo perché in piazza ancora si parcheggia). L’intervento è, a mio avviso, discutibile sia sotto l’aspetto funzionale che qualitativo dello spazio e del decoro urbano. Oggi è più difficile accedervi, i parcheggi tolti in centro non sono stati sostituiti del tutto e i commercianti anche in questi primi giorni di sconti lamentano una maggiore difficoltà di accesso. Tutto questo potrebbe essere accettabile in cambio di un progetto che mirasse alla vera qualità della piazza. Così non è stato. La piazza frammentata com’è ora, per giunta con quegli oggetti cilindrici piantati a terra, esteticamente inguardabili (per non parlare delle nuove panchine che accompagnano i pedoni nel vicino Corso Matteotti, oggetti che non si inseriscono affatto nel contesto urbano), perde la sua unitarietà ed il legame con la cortina degli edifici che la circondano. Si è intervenuti senza avere un progetto generale e il risultato è modesto in tutti i suoi aspetti. I cilindri andrebbero rimossi immediatamente, visto che arrecano danno al decoro urbano, ogni altra soluzione al loro posto non può essere peggiore. Bastava fare un giro in alcune interessanti piazze italiane, sfogliare qualche rivista di settore, o meglio affidarsi a progettisti attraverso un concorso di progettazione. Ricordo che nel dicembre del 2013 in realtà un concorso di idee fu bandito sul recupero del centro storico: Mclife. Il bando fu molto criticato poiché aperto ai soli laureati e studenti della Facoltà di Architettura di Ascoli. Quindi esso non mirava all’inclusione, alla partecipazione di tutti i professionisti. Un concorso che esclude un numero così alto di possibili proposte progettuali, oltre essere errato per forma, è di natura autolesionista, nella qualità del risultato finale. Nonostante ciò il bando sul centro storico fu portato avanti e oggi a più di un anno sappiamo che c’è stato un vincitore, ma del progetto non sappiamo nulla. Ci domandiamo che fine hanno fatto quei progetti e perché non si è preso in considerazione il vincitore e le sue previsioni quando si è iniziato a pensare di intervenire sul centro storico.

Il meccanismo dell'orologio

Il meccanismo dell’orologio

Altro tema del centro riguarda il restauro dell’orologio della Torre Civica. Anche qui è errato definire questo lavoro un Restauro, non verrà recuperata l’opera originale,  ma verrà ricostruito un nuovo orologio, per analogia, cioè prendendo come riferimento orologi analoghi dell’epoca, ancora esistenti, oppure documentati. Si tratta quindi di un’opera di ripristino, che da un punto di vista della ricerca e del valore storico non arricchisce la torre, e dubito che porterà a Macerata nuovi turisti o benefici ai residenti. Fatta questa precisazione, il tema fondamentale è se il ripristino dell’orologio della Torre Civica sia la reale necessità maceratese attuale, vista la crisi economica e la serie di opere cittadine da restaurare, di valore architettonico, storico, turistico e non per ultimo aggregativo. Non sarebbe stato forse più utile realizzare un vero progetto di rigenerazione del centro storico, di cui avrebbero veramente beneficiato tutti, oppure recuperare definitivamente l’ex mattatoio in via Due Fonti. L’opera questa ha avuto dei lavori di restauro non terminati in passato, ora rischia inutilizzata un nuovo degrado e costi aggiuntivi a quelli già sostenuti (l’orologio della Torre lo si poteva posizionare in altri momenti senza costi aggiuntivi). L’ex mattatoio potrebbe diventare un centro culturale di quartiere, una piazza della cultura, gestita da un’ associazione di associazioni  ed enti, che però garantiscano l’autofinanziamento della gestione, attraverso piccole attività: Bar ristorante, che affianchino le attività culturali.

Stato di abbandono in cui versa l'ex Gil

Stato di abbandono in cui versa l’ex Gil

E i progetti architettonici potrebbero essere realizzati attraverso un vero concorso di progettazione, inclusivo, aperto a tutti stavolta. Necessario invece, più di ogni altro intervento, è il restauro dell’edificio ex Gil, in viale Don Bosco. L’ opera  è di enorme valore; unico esempio di architettura razionalista anni ’30 nelle Marche e realizzata da una delle figure più importanti dell’architettura mondiale del secolo scorso, l’architetto romano Mario Ridolfi (Roma, maggio 1904 – Marmore, Novembre 1984). L’ex Gil di Macerata, una delle prime realizzazioni di Ridolfi, parliamo del 1935, è carica di tutte quelle innovazioni, da un punto di vista tecnologico, strutturale, formale, nonché estetico, provenienti dal nord Europa. Lamentai  circa un anno fa lo stato di abbandono e degrado dell’opera, un’architettura di valore internazionale che una piccola cittadina come Macerata ha la fortuna di avere tra le sue costruzioni. Solo la cecità può lasciarla in queste condizioni. Anche qui si potrebbe procedere con un concorso o con un appalto-concorso. Sarebbe un esempio di trasparenza (non di lungimiranza, visto che farlo è solo un dovere), e l’importanza dell’opera chiamerebbe a Macerata molti progettisti di alto valore nazionale ed internazionale a parteciparvi, dando grande visibilità alla città.  E chiaro che il tema dei beni culturali e delle attività ad essi connesse è estremamente delicato, ci si deve sempre confrontare con la “pesantezza” della storia, con le teorie che si sono susseguite negli anni, tenendo presente però che tutto ciò si affronta nella contemporaneità. Occorre grande sensibilità nelle scelte e competenza da un punto di vista scientifico ed umanistico. In un periodo come quello attuale di ristrettezze economiche, vanno poi individuate le giuste priorità (l’ex Gil non può non essere una priorità per qualsiasi amministrazione). Vanno poi abbandonati gli slogan, lavorando in maniera attenta e silenziosa, puntando su progetti di lungo termine, coscienti che quello che si fa ha un’incidenza fondamentale sul presente, ma soprattutto sul futuro di una città e sulla qualità della vita di chi la vive e la vivrà.»



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