Il direttore del teatro Rebis, Andrea Fazzini, interviene nel dibattito degli ultimi giorni sulla chiusura degli spazi culturali della città, tornata sotto la luce dei riflettori dopo la manifestazione pubblica di sabato scorso in piazza della Libertà (leggi l’articolo). Un’iniziativa che ha destato l’attenzione del consigliere comunale dell’Udc Massimo Pizzichini (leggi l’articolo) e la risposta alle critiche di quest’ultimo da parte del presidente dell’associazione Nuovo Cinema Maurizio Rinaldelli (leggi l’articolo).
«Dopo aver cercato di esporre i fatti durante la prima settimana di mobilitazione civile – scrive Fazzini – il Teatro Rebis vorrebbe ora concentrarsi sul merito di ciò che significa gestire un teatro. Il teatro non è uno stanzone vuoto con un palco, ma le competenze che lo abitano, il talento, la dedizione, il rigore, in un termine la ‘presenza’ degli artisti che vi si esibiscono e che portano avanti la propria ricerca laboratoriale. Dunque crediamo che non tutti possano gestire un teatro, ma solo persone che dedicano la propria vita a quest’arte, che è anche una professione, e non persone di buona volontà che lo fanno per hobby. Il concetto di cultura può essere declinato in molti modi. Ma c’è una differenza sostanziale tra progettazione culturale e aggregazione. Si rischia di cadere nel pressappochismo, nella superficialità dicendo che cultura è mettere insieme le persone, dire che gli spazi devono essere di tutti senza spiegare come, con quale organizzazione interna e con quali competenze. Dunque, assegnando il Teatro di Villa Potenza ad un’associazione sportiva, che intende utilizzarlo pur con il nobile scopo di fare aggregazione per la comunità della frazione, non si chiude uno spazio, è vero, ma si chiude un teatro e la visione culturale che esprimeva, basata sull’approfondimento e la ricerca, senza mai nessuna chiusura verso le proposte della comunità, tanto che il Teatro Rebis, nel suo progetto cita almeno 28 associazioni territoriali, non solo teatrali, con le quali ha collaborato e intende continuare a collaborare.
«Non vogliamo l’assegnazione per diritto di questo spazio – continua Fazzini – ma che il Comune faccia chiarezza sulla sua destinazione d’uso e, di conseguenza, sulla sua idea di spazio condiviso e di cultura plurale. Non si chiude l’esperienza del Teatro Rebis, naturalmente, che continuerà la sua produzione artistica, ma sicuramente si ostacola il suo lavoro, non proponendo in alternativa nessuno spazio dove poter non solo creare le proprie opere, ma anche farsi coordinatore dell’attività di decine e decine di artisti e associazioni, come ha dimostrato in questi 10 anni di saper fare. Gli stessi consiglieri di maggioranza del Comune di Macerata vogliono veder chiaro su ciò che è successo: l’assessore Monteverde e il dirigente Puliti, presidente della commissione giudicatrice, sono stati infatti convocati in commissione cultura venerdì 16 gennaio alle 18, incontro al quale possono partecipare tutti i cittadini per farsi una propria idea sulla questione, mentre l’avvocato e consigliere Bruno Mandrelli ha già depositato una richiesta di interrogazione consiliare sulla questione».
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In effetti moltre altre compagnie hanno da sempre prodotto e continuano a farlo pur non avendo uno spazio da utilizzare 24 ore su 24.
Di fatto non si chiude un teatro con una visione culturale ma bensì un centro sociale camuffato da teatro culturale.
cacciare la compagnia Rebis e assegnare il teatro ad un’associazione sportiva è un insulto al teatro stesso … allora via l’Opera dallo Sferisterio che useremo per il mercato dell’erbe!!!! BRAVIIIII