Donatella Donati
di Donatella Donati
La notizia del sequestro del “terzo” Infinito leopardiano (leggi l’articolo), del quale molti miei articoli su Cronache Maceratesi avevano ipotizzato in modo convinto la falsità, non mi ha fatto piacere in questo momento di grave disagio del Centro nazionale leopardiano, visto che la professoressa Laura Melosi, che è una componente del comitato scientifico, ne ha sostenuto l’autenticità con interventi su quotidiani nazionali, annunciando inoltre un suo studio su una rivista letteraria. Le ragioni dei miei dubbi e sospetti nascevano dall’esame del contesto in cui il ritrovamento è stato fatto, presso cioè l’archivio di una nobile famiglia strettamente imparentata con quella di Leopardi, che non avrebbe mai sepolto tra le carte un documento di tal genere.
Il manoscritto sequestrato
Avevo fatto inoltre un’intervista, abbastanza lunga, a Luca Pernici, direttore della biblioteca di Cingoli, oggi indagato insieme con il proprietario, nella quale mi aveva raccontato l’itinerario della scoperta, lasciandomi perplessa perché non riusciva a spiegare come mai il documento fosse capitato proprio lì, perché non sembrava a conoscenza dei legami della contessa Teja con il marchese Collio. Inoltre sembrava a lui sconosciuta la frequenza dei falsi leopardiani dopo gli anni quaranta dell’Ottocento, dovuta all’insorgere della fama del poeta dopo la morte. Avevo anche messo in guardia l’Amministrazione regionale dal prendere iniziative per assicurarsi la proprietà del documento prima che veri esperti del settore ne avessero fatto una perizia molto accurata. Chi l’aveva fatta per la Melosi, il direttore della biblioteca di Salerno, non mi sembrava la figura più idonea per un esame scientifico.
Seguiamo ora l’andamento dell’indagine, ricordando che solo Cronache Maceratesi ha espresso dei dubbi mentre lo stesso Il Sole24ore aveva dato largo spazio a questa presunta scoperta, tanto che la stessa Università di Macerata aveva organizzato un convegno con esposizione al pubblico dell’inverosimile reperto. In quell’occasione Vanni Leopardi aveva cercato vanamente di intervenire per esprimere il suo documentato scetticismo.
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“la stessa Università di Macerata aveva organizzato un convegno”: giusto per non dimenticare: http://www.unimc.it/it/unimc-comunica/events/linfinito.-un-manoscritto-ritrovato-di-giacomo-leopardi
http://www.unimc.it/it/unimc-comunica/events/linfinito.-un-manoscritto-ritrovato-di-giacomo-leopardi/2014_06_18_LOCANDINA_L_Infinito_18-giugno-2014.pdf
Non sarebbe il caso adesso di andare a intervistare adesso tutti questi professori dell’università di macerata??? 😀 😀
Certo intervistarli ora sarebbe gustoso, ma continuerebbero a recitare la loro parte da Balanzone come sempre! Il fatto é che avvenimenti come questo dimostrano ancora una volta come la cultura e la dimensione intellettuale non siano, o comunque non lo possono esser in alcun modo, una dimensione e uno status autoreferenti o autoreferenziali. Ma fanno parte dell’intera natura umana, non di una parte di essa. In sostanza, il costituirsi, sentirsi in un micro-cosmo (il mondo della cultura, appunto) é una perversione indotta, non una tendenza naturale. Ciò avviene, ovviamente, per le solite dinamiche legate al potere, etc. etc. (ma quì il discorso sarebbe lunghissimo). Comunque complimenti alla Prof.ssa Donati e a Cronache Maceratese per ever posto dei dubbi sulla questione. E speriamo che il grande Poeta non si rivolti nelle tomba, come purtroppo credo avvenga per molti altri illustri defunti!