Luca Pernici
di Donatella Donati
Luca Pernici, l’ormai noto scopritore del presunto autografo dell’Infinito leopardiano, è il direttore della biblioteca di Cingoli, laureato in filosofia all’Università di Macerata e in possesso di un master sui libri antichi conseguito a Siena. Appassionato ricercatore, ha chiesto a un collezionista che sapeva in possesso dell’archivio di Severino Servanti-Collio di poter fare una ricerca su alcuni argomenti di suo interesse. Nel faldone contenente la corrispondenza tra Teresa Teja e Severino ha trovato insieme alle lettere e ad altri documenti del loro rapporto questo eccezionale testo con la terza versione dell’Infinito. Così è nata la vicenda che pochi giorni fa si è improvvisamente interrotta perché il proprietario dell’autografo lo ha ritirato dall’asta. Pernici ha insistito sulla necessità dell’anonimato del proprietario rivendicata e voluta con energia dallo stesso, impossibile perciò avere un contatto con la fonte diretta; tuttavia Pernici ribadisce che vari accertamenti sono stati fatti, a nostro parere non tutti forse di provata perizia ma abbastanza utili perché si arrivasse a un convegno e a una successiva pubblicazione. Gli ho detto che Vanni Leopardi, uno degli ultimi discendenti, mi ha assicurato dell’assoluta “incredibilità” del documento trovato e della convinzione di tutta la famiglia che si debba andare a fondo per scoprirne tutte le implicazioni.
Lucio Felici
Ho anche interrogato Lucio Felici, presidente del comitato scientifico del Cnsl, dentro il quale c’è pure Laura Melosi da lui introdotta in questi ultimi tempi. “Non ne sapevo niente”, mi ha detto, “la Melosi non ce ne aveva parlato”. Qui si è fermato perché non ha voluto andare oltre. Trovo strano, comunque, se questo è vero, che sia stato tenuto all’oscuro di questo ritrovamento, con tutte le consequenze del caso, proprio il comitato scientifico di cui fanno i parte i più illustri leopardisti oggi viventi. Veniamo allora a Teresa Teja, definita dal suo biografo Alessandro Panajia, un personaggio scomodo nella famiglia Leopardi. Era la seconda moglie di Carlo, il secondogenito di Monaldo, arrivata a Recanati come governante presso una famiglia locale e subito entrata nelle grazie di Carlo che si innamorò di lei e la sposò. Invadente, sicura di sé, intrigante ,ostile a Recanati e ai recanatesi, si impadronì della simpatia di Paolina, le carpì informazioni e documenti che poi sparpagliò qua e là tra i suoi amici. Come mai tra le sue lettere a Severino Servanti si è trovato questo autografo insolito?
Pietro Marcolini e Vanni Leopardi
Per svelare questo mistero ci sono due strade: far uscire dal silenzio il suo anonimo possessore ( ma perché tanto mistero?) e sapere da lui delle importanti informazioni in più e in questo possono servirci anche testimonianze e racconti di altri collezionisti maceratesi che sappiamo essere presenti nella nostra città; va inoltre proseguita la strada della perizia scientifica più accurata da confrontare con quella di Marcello Andria, conoscitore di autografi e anche ottimo attore, essendo necessario mettere a confronto come si fa in tutte le perizie legali , perché qui si tratta anche di legalità, opinioni diverse. Continueremo a seguire questa intricata vicenda, aggiornando i nostri lettori sugli sviluppi e rivolgendoci ad altri eventuali e competenti conoscitori di Leopardi che possano aiutare la Regione, che si è detta disponibile all’acquisto, a spendere bene i soldi dei cittadini.
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Considerando l’amore e la passione del Conte Vanni Leopardi verso le cose del nostro Giacomo, non sottovaluterei la sua prudenza sull’argomento in questione.
che esista un biografo di Teresa Teja è inarrivabile consolazione … Achille Campanile gli avrebbe regalato 120.000 euro… forse… se avesse potuto… essere il biografo di Teresa Teja è un’idea troppo geniale… chi ci avrebbe mai pensato?… al confronto Einstein non è nessuno…