di Gabriele Censi “Ognuno si prenda le sue responsabilità, ci rivedremo in Regione”. Si conclude con una forte contrapposizione tra sindacati e proprietà il presidio davanti alla Onis di Chiesanuova di Treia. Si alzano anche i toni ma la tensione è giustificata di fronte alla prospettiva di lasciare tante famiglie senza lavoro e salario. Un’altra triste storia di crisi che coinvolge in questo caso 36 lavoratori di un’azienda che produce piani per cucine, anche per marchi importanti come Lube e Scavolini. Una specializzazione che la rende quasi unica sul mercato ma non basta ad assicurare un futuro alla produzione dopo che un calo di fatturato di un milione di euro tra il 2011 e il 2012 ha avviato una grave difficoltà finanziaria. La Onis nasce piccola, come azienda familiare, nel 1998, e cresce costantemente in pochi anni fino a raggiungere appunto nel 2011 un fatturato di oltre 4,7 milioni di euro. Poi il crollo con la crisi e gli insoluti dai maggiori clienti come Berloni, Del Tongo, Vinova e Bontempi. Per rafforzare la compagine societaria entra nel capitale nel 2012 la Panit srl di Mariano Guzzini che affianca i fondatori Renzo Fabbracci e Domenico Lorenzetti. Il processo di rilancio si ferma però a fine 2013. A gennaio è stata chiesta la cassa integrazione ordinaria. Il 3 marzo la messa in liquidazione con la nomina a commissario di Fabbracci e il 19 marzo arriva l’accordo sindacale firmato in Regione che conferma l’impossibilità di proseguire l’attività e l’impegno a inoltrare richiesta di cassa integrazione straordinaria a zero ore per 12 mesi.
In prossimità della scadenza della pratica è arrivato l’allarme di Cgil e Cisl che hanno convocato il presidio di stamattina. Primo Antonelli (Cisl): “Telefoniamo in azienda e non ci rispondono, non abbiamo notizie sulla cassa integrazione per la quale serve la collaborazione della stessa azienda e se l’iter ritarda ritardano anche i pagamenti , i lavoratori sono fermi con gli stipendi ad un acconto del mese di gennaio”. “Questa azienda è latitante, non dà risposte ai lavoratori, non sappiamo se la domanda è stata inviata al ministero – ribadisce Carlo Cesca (Cgil) – ci sono anche due apprendisti con la cassa in deroga scaduta e altri 3 con contratto scaduto che svolgevano mansioni da operai e che resterebbero fuori dalla Cassa straordinaria”
L’interlocutore Renzo Fabbracci scende davanti ai cancelli, parla con i dipendenti e rassicura: “La domanda è stata inviata, stiamo cercando di trovare un imprenditore per un affitto d’azienda che faccia ripartire la produzione, ma queste manifestazioni non aiutano” – dice sconsolato. Con lui la figlia impiegata in amministrazione tenta anche lei un dialogo difficile. “Dovevano esserci nuovi investimenti da parte di Guzzini che però si è tirato indietro – dice Silvia Fabbracci – vogliamo salvare a tutti i costi l’azienda, anche con la formula dell’affitto perché siamo fermi con tanto lavoro che invece ci sarebbe e anche la nostra famiglia è direttamente coinvolta”.
Due punti di vista ma un solo problema che è ancora più drammatico di fronte alla condivisa valutazione che l’impresa può avere ancora mercato, servono i soldi che ancora non ci sono per rimettersi in carreggiata. L’appuntamento ora è di nuovo al tavolo regionale in data da definirsi. Nel pomeriggio con una nota stampa il liquidatore torna sulle dichiarazioni dei rappresentanti sindacali sulla sua irreperibilità: “Si tratta di mere illazioni destituite di ogni fondamento poste all’attenzione degli organi di stampa con la finalità di arrecare danno all’immagine personale dello scrivente ed agli interessi dell’azienda Onis srl ed in relazione al quale è stato conferito mandato ai legali di agire avanti opportune sedi di giustizia. Il liquidatore è costantemente in azienda e sta continuando a svolgere regolarmente il proprio compito per reperire in tempi rapidi una soluzione all’attuale situazione di crisi che l’azienda sta attraversando. Per il raggiungimento del predetto obiettivo il liquidatore sociale sta valutando, anche con l’ausilio dei consulenti incaricati, tutte le vie possibili per preservare il patrimonio aziendale, per valorizzare gli asset e l’immagine aziendale, per tutelare al meglio i dipendenti e garantire i creditori”. GUARDA IL VIDEO
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Per prima cosa solidarietà ai dipendenti, sperando che si possa trovare una soluzione, mentre ai sindacati dico, perché i soldi non li mettete voi? Dopo che sicuramente i proprietari staranno passando dei giorni non felici, perché chiudere un’azienda non è brutto solo per gli operai ma anche per chi con tanta fatica l’ha messa in piedi e che cosa fanno i sindacati, protestano come al solito, ma per l’imprenditore chi ci pensa, chi lo mantiene se l’azienda fallisce? Lui ha la cassa integrazione? Quindi non sparate sempre a zero contro gli imprenditori, visto che chi ha distrutto le imprese italiane sono stati i governi, i politici, i sindacati e tutti i burocrati che cercano solo soldi da chi produce.
il modello di sviluppo dell’Europa purtroppo non contempla più la produzione di massa di cucine in Italia. ci siamo giocati il futuro facendoci rappresentare dalle persone sbagliate…biechi populisti o ipocriti che si facevano belli con le sciarpe rosse e le parole vuote per poi firmare trattati in ginocchio davanti ai tedeschi.
ma che sindacati ..quando ci sono aziende come questa che nn e’stata mai sindacalizzata da una RSU interna cosa che avrebbe forse evitato sto scatafascio ..qua ci sono operai costretti ad accettare condizioni lavorative da miserabili,per portare a casa manco+ una dignita’..e imprenditori che usano la crisi come mal comune mezzo gaudio per spremere ancora di piu’le palle dei dipendenti .. la verita e’che ogni giorno che passa mi vergogno sempre piu’di essere italiano.
🙁
RSU interna? Infatti manca quello, perché i sindacati vi danno il lavoro? Sapete si che i sindacati prendono i soldi FSE per fare i corsi di formazione, più o soldi delle tessere e di fatto sono un partito politico, Cofferati, Marini e l’ex presidente della Cisl diventato coordinatore del PD, ma cosa ci raccontiamo? Non vi rendete conto che hanno distrutto l’Italia? Cosa vi hanno fatto? La Cgil visto che sede ha a Macerata? Loro fanno le sedi nuove e le aziende chiudono….
Sig. Lazzara, lei si è mai chiesto in quanti spremono le palle agli imprenditori? Banche…lo stato….clienti che non pagano….burocrazia. É vero…ci sono imprenditori che sfruttano i propri dipendenti,(sono da condannare) ma non bisogna generalizzare. I 1000 al giorno che chiudono i battenti, non penso lo facciano per far dispetto ai propri dipendenti.
Ma intervistare il proprietario che si vede essere alle spalle dei sindacalisti che parlano al microfono no? era lì, si vede bene, e loro continuano a dire che la proprietà non risponde…
@albertog: “Ovviamente abbiamo chiesto di intervenire anche ai rappresentanti della proprietà che hanno preferito parlare senza microfono e telecamera, la loro posizione è pienamente espressa nel testo”
Si vede benissimo che era lì dietro ma i sindacati continuano a dire che la proprietà non si trova e non risponde. Ma non sarà mica che l’unica cosa che interessava ai sindacati era farsi intervistare più che avere risposte? Che ridicoli!