Lottizzazione Simonetti,
ennesima operazione
a scapito del pubblico

LE RICOSTRUZIONI DI GIUSEPPE BOMMARITO - Urbanistica a favore solo del privato. Un altro caso nell'area di Piediripa. Dalla rinuncia a quattro appartamenti ristrutturati al mancato introito di quasi due milioni di euro. E le gravi disparità di trattamento tra coloro che costruiscono a Macerata

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L'area Simonetti

L’area Simonetti a Piediripa

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Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito

“Mi sembra il minimo!”, disse in buona sostanza in quel gennaio 2008 la sempre combattiva Anna Menghi in replica all’allora Assessore Stefano Di Pietro, che aveva appena finito di illustrare con grande enfasi l’ulteriore grande operazione di urbanistica contrattata della Giunta Meschini (una delle famose intese pubblico/privato, sempre tutte sbilanciate sul privato, divenute nel tempo – come è noto – la specialità dei due esecutivi di Giorgio Meschini), ed i preziosi benefici che ne sarebbero scaturiti per il Comune e la collettività di Macerata. “Questi vengono a Macerata – proseguì Anna, contestando l’ennesima variante a macchia di leopardo proposta dall’esecutivo – acquistano un’area di notevoli dimensioni alle porte della città, lungo la principale via di accesso, e subito chiedono un mutamento di destinazione d’uso ed un aumento di volumetria, che magari hanno già discusso e concordato ancora prima di comprare. Ci mancherebbe che non mettano sul piatto della bilancia un’adeguata compensazione per l’Amministrazione comunale!”.

L'ex sindaco Anna Menghi

L’ex sindaco Anna Menghi

Se qualcuno non l’avesse ancora capito, la Menghi, nella sua consueta schiettezza, si riferiva alla vicenda della ditta F.lli Simonetti s.p.a. di Castelfidardo, un’importante realtà distributiva nel settore dell’edilizia, con circa una decina di punti vendita nelle Marche, che aveva da poco acquistato l’area allora inutilizzata posta sulla sinistra della strada che scende da Macerata a Piediripa, circa 80.000 metri quadrati, proprio alla fine del rettilineo, nei pressi del bar Torquati, che dal 2001 era classificata come area direzionale e terziaria (in pratica, destinata alla realizzazione di soli uffici).
La Simonetti, in un’epoca in cui ancora era consentito pensare in grande, intendeva invece realizzare in quella posizione un edificato di tipo commerciale, direzionale e terziario, portando la volumetria a 150.000 metri cubi (dai 100.000 sino ad allora consentiti): in pratica, un’estesa area espositiva e commerciale per i propri prodotti, con annessi uffici direzionali e servizi.

L'ex assessore Stefano Di Pietro

L’ex assessore Stefano Di Pietro

Ma di quali benefici per le casse comunali stava parlando Stefano Di Pietro, all’epoca meschiniano di ferro ed oggi, dopo qualche anno di appannamento, in gran spolvero come uno dei leader dei renziani maceratesi? Il nostro assessore, dopo aver precisato a scanso di equivoci, che il Comune aveva già deciso di sua iniziativa che “era comunque necessario rivedere la destinazione urbanistica dell’area” (ma guardate che coincidenza!), aveva appena raccontato con una buona dose di entusiasmo ciò che la Simonetti offriva in compensazione al fine di supportare le proprie richieste: “un immobile in disuso e fatiscente” (così parlò lo stesso Di Pietro), in forte degrado e in stato di abbandono da decenni, nel centro storico di Macerata, in vicolo Costa n. 4, che la ditta in questione era stata a sua volta costretta ad acquistare allorchè aveva comprato l’area alla fine del rettilineo di Piediripa.
Tale edificio, una volta approvata la nuova disciplina urbanistica dell’area vicina al bar Torquati, cioè la variante in questione, sarebbe stato ceduto gratuitamente al Comune entro i successivi 24 mesi, perfettamente risanato e recuperato a destinazione residenziale, con almeno quattro appartamenti da circa 90 metri quadrati l’uno, “secondo un livello qualitativo interno corrispondente a quello preteso dal Comune per gli alloggi da cedersi in attuazione del Piano Casa, e cioè degli standard riferiti agli alloggi realizzati dall’ERAP”.

L'area Simonetti si trova a Piediripa all'ingresso della città di Macerata

L’area Simonetti si trova a Piediripa all’ingresso della città di Macerata

La variante, così congegnata e condizionata, ovviamente passò, nonostante l’opposizione della lista Menghi, che votò contro insieme agli allora AN, mentre Forza Italia si astenne. In Consiglio comunale tante parolone, piene quasi di commozione e di ardore forse eccessivo, vennero spese, non si sa con quanta convinzione, dai banchi della maggioranza su questi benedetti quattro appartamenti ristrutturati che il Comune avrebbe acquisito, che pesarono nella discussione e che in qualche modo avrebbero dovuto contribuire addirittura a riportare un po’ di vita nel centro storico maceratese, già allora languente. Sembrava cosa fatta, senonchè la Provincia, nel gennaio 2010, allora sotto la presidenza di Franco Capponi, si mise di traverso e presentò delle osservazioni per gli aspetti legati alla viabilità e ai flussi di traffico che sarebbero di molto aumentati in un punto notoriamente già sovraccarico.

Fu così che nella giunta Meschini (che allora era agli sgoccioli del secondo mandato) si decise di cambiare strada, abbandonando le quattro abitazioni da acquisire belle, profumate e ristrutturate in vicolo Costa. Un cambio di strada in senso quasi letterale, perché, rinunziando alla ristrutturazione dell’edificio di vicolo Costa, che dunque sarebbe stato acquisito dal Comune così com’era, cioè fatiscente e in forte degrado, la Giunta Comunale, che già iniziava a vedere il pauroso flop della megalottizzazione Valleverde e che era all’epoca totalmente condizionata dai grandi strateghi valleverdiani, decise maldestramente di legare l’operazione Simonetti all’operazione del sempre mitizzato nuovo svincolo di San Claudio e della strada di allaccio, tratti stradali strategici proprio per i valleverdiani, che in tal senso avevano fatto promesse in lungo ed in largo ai vari acquirenti dei lotti, dandoli pressochè per scontati.
In effetti, i soldi che la Provincia intendeva mettere per lo svincolo ed il collegamento con le lande tuttora desertiche del Consorzio Valleverde, e per il successivo collegamento con la vecchia strada risalente verso Macerata, non bastavano, e il Comune di Corridonia già aveva fatto capire che di suo – contrariamente a quanto ipotizzato nel vecchio accordo trilaterale del 2004 – non avrebbe tirato fuori neanche un euro, puntando esso sull’allargamento del vecchio svincolo dinanzi al palazzo Zenith (tant’è che nel settembre 2010 la sindaca Calvigioni comunicherà ufficialmente la marcia indietro di Corridonia rispetto all’accordo di cui sopra).

Sicchè, tornando alla vicenda Simonetti, questa fu la genialata degli amministratori maceratesi dell’epoca: rinunziamo alla ristrutturazione degli appartamenti in vicolo Costa, ci becchiamo quindi in proprietà un immobile fatiscente che non riusciremo mai a ristrutturare, che si degraderà ulteriormente e che qualcosa ci costerà pure in termini di imposte e tasse, però dalla ditta Simonetti, per compensare la mancata ristrutturazione di quegli appartamenti, che ad essa sarebbe costata una bella sommetta, ci facciamo versare anticipatamente (e indipendentemente dall’attivazione del piano di lottizzazione prescritto per l’attuazione della variante) parte del contributo di costruzione, pari a due milioni di euro, da pagare in quattro rate da 500.000 euro cadauna, la prima entro un anno dalla data di entrata in vigore della variante, le altre a scadenza annuale, il tutto garantito da una bella polizza fidejussoria. E questi due milioni di euro – qui doveva essere il succo della vicenda – il Comune di Macerata li metterà a disposizione della Provincia per realizzare il famoso svincolo di San Claudio e la nuova viabilità di collegamento con l’insediamento produttivo di Valleverde (sì, proprio quello che nessuno sinora ha visto).
L’accordo definitivo con la Simonetti venne quindi formalizzato con la delibera del Consiglio Comunale n. 42 dell’8 giugno 2010, con Romano Carancini ancora fresco di nomina, e fu ampiamente strombazzato sulla stampa come emblematico delle indiscusse ed elevatissime capacità programmatorie degli amministratori maceratesi dell’epoca meschiniana, i nostri grandi ed ormai famosi scienziati dell’urbanistica contrattata.
Fin qui la parte formale ed amministrativa della vicenda. Ma poi come è andata a finire tutta la faccenda? Direi decisamente male. Come a volte affermano seriosamente gli avvocati nelle loro memorie scritte, valgano al riguardo i seguenti fatti.
Piediripa_Simonetti (1)Il Comune nel giugno 2010 ha in effetti acquisito gratuitamente l’immobile di vicolo Costa, ma non ristrutturato, sicchè il valore introitato è di molto minore (si parla di una differenza di valore di circa 300.000 euro) rispetto a quello che sarebbe conseguito alla ristrutturazione inizialmente prevista e poi – come si è visto – scartata per avere, in contraccambio, l’anticipazione dei due milioni di euro. Il nuovo fabbricato che doveva sorgere vicino al bar Torquati, alle porte di Macerata, e riqualificare anche in termini di immagine questo importante accesso alla città, giace ancora nel mondo dei progetti allo stato puro, presumibilmente per motivi legati alla crisi dell’edilizia, che hanno finito per sconsigliare, peraltro del tutto legittimamente, la ditta Simonetti dall’avviare la realizzazione. Quanto ai famosi due milioni di euro che la stessa Simonetti doveva però versare in ogni caso, a prescindere cioè dall’avvio della lottizzazione, in quattro rate annuali da 500.000 euro, la prima a giugno 2011 e l’ultima, ormai imminente, a giugno 2014, nelle casse comunali di euro ne sono arrivati solamente 350.000, di cui 150.000 entro il 2012 e 200.000 entro il 2013. Ovviamente dello svincolo di San Claudio nemmeno si parla più, perché nel frattempo la Provincia ha giustamente deciso di puntare tutto sullo svincolo di Campogiano, quello intermedio tra Piediripa e Sforzacosta, da realizzare chissà quando e da collegare chissà quando alla Pieve/via Mattei.
Sta di fatto che il Comune ad oggi, dopo aver concesso alla Simonetti una variante molto favorevole, ma proprio molto favorevole, non ha preso né i quattro alloggi ristrutturati né i due milioni di euro, che ancora in gran parte, a tempo quasi scaduto, mancano all’appello. Tanto grossa era ed è questa storia, e tanto era il silenzio che gravava su di essa e sui mancati versamenti nelle casse comunali delle rate dovute, che alla fine, per censurare l’inerzia sul punto della Giunta Carancini e le evidenti sperequazioni nelle decisioni comunali, si è mossa più volte anche la Commissione Ambiente e Territorio, quella all’epoca presieduta da Luigi Carelli, l’uomo del “muretto”, attualmente autosospeso dalla presidenza. Ma neanche la Commissione è riuscita a sbloccare la situazione. Si parla di fumose spiegazioni davanti alla Commissione da parte dei funzionari e dell’Assessore competente; si racconta di grosse litigate con alcuni componenti della Commissione che ebbero persino a parlare di due pesi e due misure adottati dal Comune nei riguardi dei vari lottizzanti, alcuni coccolati ed altri vessati; la consigliera Deborah Pantana uscì a suo tempo anche sulla stampa per denunziare la situazione. Ma ad oggi – e qui si torna come al solito nell’ambito dei misteri della politica urbanistica maceratese, che tanto misteriosi nemmeno sono – poco si è risolto, tanto che sembra che questi soldi nemmeno figurino nella bozza di bilancio preventivo attualmente in fase di predisposizione.

 



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