di Gianluca Ginella
Cancelli chiusi alla Parima, lo storico panificio maceratese ieri ha comunicato ai dipendenti di non presentarsi al lavoro. Altre motivazioni non sarebbero state date. Ma c’è il rischio che la produzione venga spostata a Jesi. Con un nuovo nome per lo storico marchio maceratese, nato nel 1972, e che fornisce pane e dolci in tutta la Regione e in parte dell’Abruzzo. Domani è previsto un incontro a Jesi tra i lavoratori e i vertici dell’azienda.
“Oggi sono arrivato alle 14,30 per cominciare a lavorare con il primo turno. E ho trovato le porte chiuse con una catena. Poi piano piano sono arrivati tutti gli altri dipendenti. L’azienda non ci ha comunicato niente, non ufficialmente. Ieri abbiamo ricevuto solo una telefonata in cui un caporeparto ci diceva che oggi l’azienda sarebbe stata chiusa. Ma senza dare un motivo”.
A parlare è Massimo Angelucci, maceratese di 42 anni, dipendente da 22 anni della Parima di Macerata. E’ stato lui il primo a scoprire che oggi in ditta non si lavorata. Niente dolci e niente pane, quindi. Solo silenzio, macchinari spenti e porte serrate. Una doccia fredda per i dipendenti, perché se qualcosa sapevano su qualche difficoltà, su di un calo di produzione e sul fatto che ai lavoratori mancasse parte degli stipendi, non credevano di trovare porte serrate e catene. E così dalle 14,30 di oggi si è formato un capannello di una ventina di dipendenti del panificio.
“Ieri sera c’è stata una comunicazione ricevuta telefonicamente dai dipendenti da parte di alcuni responsabili che dicevano di non presentarsi al lavoro – spiega Ivana Properzi della Flai Cgil –. Questo a fronte di un incontro che dovrà tenersi domani mattina. Un incontro che era previsto per fare il punto della situazione. Perché l’azienda da qualche mese aveva sofferenze di carattere finanziario. E aveva presentato un concordato in bianco, ad aprile. Da tempo abbiamo chiesto un incontro per capire il piano di sviluppo dell’azienda. I dipendenti sono circa 23-24, tra operai e impiegati”.
“L’incontro di domani è necessario per capire le aspettative dell’azienda. Questa chiusura è senza un perché. Nei mesi scorsi i dipendenti sono stati sempre pagati, anche se con acconti sullo stipendio. E in totale mancavano circa tre mesi di stipendio, oltre alla quattordicesima. Ma non c’erano lavoratori in mobilità, né ammortizzatori sociali” dice Lidia Fabbri della Fai Cisl. “Siamo tutti preoccupati, perché non sappiamo cosa vuole fare l’azienda” dice Antonino Nava, impastatore, che lavora alla Parima dal 2001.
Alberto Poloni, autista della Parima, dipendente da 26 anni, dice “Credo che la produzione la porteranno a Jesi (dove si trova il forno industriale di uno dei soci maggioritari della Parima, Luca Gastreghini, ndr), a due miei colleghi, che fanno gli autisti, è stata chiesta la disponibilità a trasferirsi a Jesi”. “Non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale sull’ipotesi di trasferire la produzione a Jesi” spiega Lidia Fabbri. Però oggi su questa ipotesi qualche dipendente diceva: “se ci chiedono di andare a Jesi, andiamo a Jesi”. Non solo, ma da Jesi arrivano anche altre notizie. Sui nuovi camion del gruppo Sole e Bontà di Jesi, che comprende tra i fornitori la Parima, al posto del logo del noto panificio maceratese né sarebbe comparso un altro, simile, ma con la dicitura Forni Maceratesi. Ora solo l’incontro di domani potrà fare chiarezza su cosa sta avvenendo. Venerdì c’era stata un’assemblea sindacale durante la quale erano stati affrontati i temi del futuro dell’azienda e le ipotesi di riassetto, visto il calo della produzione e il fatto che alcuni prodotti non venivano più realizzati a Macerata.
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I bei panifici di una volta a conduzione famigliare. Oggi le aziende se ne fregano di chi ci mette passione nel lavoro e se conviene andare a produrre altrove, non ci si sta a pensare più di tanto. Non ci sono più aziende che offrono un servizio alla comunità, ma solo aziende che devono fare profitti a qualunque costo.
E’ allucinante pensare che una ditta possa chiudere, serrando cancelli , da un momento all’altro. Ci sono delle regole, che dovrebbero tutelare i lavoratori; è vera la recessione, ma per conto mio, molti ci marciano, dimenticandosi degli obblighi che hanno verso la comunità. Bella roba.
Schifato dai queste modalisa’ sempre piu’ attuale di segare la vita degli operai…ma i sindacati quando fanno gli incontri di cosa parlano??? dubbi forti! hasta.
Questa è davvero una brutta notizia!! Una delle poche aziende presenti nel Comune di Macerata!!! E così tutto all’improvviso è veramente strano!
ma com’è possibile????
Altri cancelli chiusi, altri dipendenti a spasso. Mentre il buon Monti se la spassa a Porto Recanati e Napolitano si INDIGNA se qualcuno dice alla Kyenge “torna in Congo”. Mentre noi siamo indignati dell’indignazione di Napolitano e del fatto che il professor Monti sbafa a nostre spese come senatore a vita per meriti sconosciuti, come sconosciuti sono i meriti dell’ “italo nera” Kyenge a dover fare il ministro dell’Immigrazione, problema di cui la maggior parte degli Italiani se ne frega, e ai quali frega ancor meno degli appelli del Papa a Lampedusa.
E’ normale, quando l’industria culturale evoluta avanza in maniera tumultuosa come sta avvenendo a Macerata, le filiere produttive non (o meno) culturali sono costrette a delocalizzarsi.
“Gli ideali che nascono dal pane, fanno perdere il pane.”
(Leo Longanesi)
è il frutto di molte scelte scellerate fatte da chi ha gestito questa società .
Mi dispiace veramente per tutti gli operai e dipendenti ma prima o poi sarebbe successo..
anni addietro non godeva ottima salute…..perciò è stata ceduta …..oggi come oggi sono troppi panifici industriali od artigianali a dividersi il mercato…..basta guardarsi intorno o sugli scaffali del supermercato…..MOLTO RIMANE invenduto…..(NON è PIU’ neanche il PANE di UNA VOLTA)…..VI è TROPPA SCELTA……una volta vi era IL MONOPOLIO…..o quasi….che senso ha mettere in vendita…..pane di 7 forni diversi….in contemporanea……E DOPO accadono queste COSE…..
Premesso che sono solidale con gli operai, và detto che il pane che producevano è una dei PEGGIORI della provincia.
Ci sono piccoli panifici che fanno dell’ottimo prodotto e vanno a gonfie vele.
E’ finita l’era della “produzione di massa”, orami – specie nel settore alimentare – c’è da puntare al rapporto qualità/prezzo !
@francesca acquasanta:
si chiama concorrenza e per fortuna che ce l’abbiamo (altrimenti noi maceratesi ci saremmo dovuti sorbire PER FORZA del pane pessimo) !
@Massimo Giorgi: di quale industria culturale parli ? o stai solo facendo del sarcasmo ?
@Giorgio Rapanelli:
in nessun paese civile un VICEMINISTRO non offenderebbe mai un MINISTRO per motivi razziali… non sò se riesci a capirlo ma non è come se io e te ci prendessimo a male parole, è ben diverso: sono figure istituzionali !
In qualsiasi caso: che c’entra Monti con la PA.RI.MA. ?
Cerchiamo di non essere qualunquisti, suvvia !
Mi concedete la funzione momentanea di “maestrino dalla penna rossa”?
@Zio Basilio: mai come in questi casi il consumatore è sovrano. Basta acquistare il pane – anche pagandolo un po’ di più – nel forno di una volta e queste situazioni non si verificherebbero.
@ per il mio concittadino Rapanelli: che c’azzecca la Kyenge con il pane della Parima. Potremmo parlare sui danni del “politicamente corretto” che hanno portato alla nomina del ministro, ma mischiarla con altre questioni azzera anche la consideraziome più acuta ed intelligente.
La Parima, come mille altri casi che fioccano sotto i nostri occhi da un po’ di tempo a questa parte non è altro che il risultato di una valanga che si è staccata dalla montagna da tanti anni. Non ci volevano scienziati per vederla, ma appena uno parlava veniva subito additato come menagramo o prefica (nessun riferimento a luci rosse). Oggi quella valanga è diventato un mostro che distrugge tutto senza distinzione. A questo punto si tratta di provare, almeno, a rallentarne la corsa ed ognuno come cittadino si faccia un esame di coscenza.
@ Marco Ravich (commento 11):
La seconda che hai detto (ma forse più ironia socratica che sarcasmo).
Stiamo a parlare delle trombate di Berlusconi…
In un’economia di guerra, verso la quale ci stiamo avviando, anche il pane verrà fatto in casa….
Oppure, come accadeva una volta, lo si preparava a casa e poi o si andva a cuocere al forno…
Il passo successivo sarà quello di andare con i forconi e le corde sotto casa dei politici…
Solidarietà con i lavoratori della PARIMA
adesso con la crisi il pane dovrebbe costare la metà..e l’altra metà lo dovrebbe pagare quei magnaccia dei partiti
@ Rapanelli
Era lei quel signore che partecipava alle riunioni dei grillini?
La notizia è sconcertante.
Ritrovarsi senza lavoro senza una comunicazione ufficiale! E’ una bufala non è possibile!!!
Comunque se fosse vero per ripicca e spirito reattivo radunerei tutti gli ex collegi e proporrei loro di fare una bella cooperativa e vendere tutti quei prodotti che sanno creare benissimo e fare la concorrenza alla parima anche se questo significa guadagnarci solo la pagnotta per vivere.
Che ne dite? Vi piace come sfida?
come dire “pane al pane vino al vino”.
Fermo restando che se fossi della PA.Ri.MA. sarei incazzato e preoccupato per il mio futuro e andrei in escandescenze al solo sentire pronunciare il nome di Napolitano, Letta, Berlusconi, la mazzumaglia del PD, la Kyenge, i grillini ignavi…
Rispondo a:
Marco Ravich: il leghista Calderoli è ciò che è… Bisogna avere pietà di lui e della Lega: se i leghisti hanno avuto un Trota, possono anche sopportare ciò che dice Calderoli solo perché il Padreterno gli ha dato un mantice e delle corde vocali. Ci ha messo nei guai con i musulmani e con la Kyenge per via della “scimmia” – a cui bisognerebbe, invece, chiedere come mai non torna dalla sua tribù a curare gli occhi dei bambini bakunda – a causa della quale rischiamo di essere invasi dai congolesi per via dello IUS SOLIS, invece dello IUS SANGUINIS, ossia del “sangue”, molto appressato dai Baluba cannibali, e non solo…
Monti non ha risolto i problemi ed ha ricevuto da Napolitano un bell’appannaggio per aver ottenuto basse statistiche di produzione. E continuerebbe ad avere basse statistiche di produzione se andasse a governare. In una ditta privata sarebbe stato buttato fuori a calci, mentre dai politici viene premiato con una carica a vita… per grazia ricevuta…
Alexis De Tocqueville: La Kyenge e la Parima sono un effetto della crisi. La seconda è a causa della crisi economica; la prima dalla crisi etica del PD, che spera che col fiore all’occhiello della “faccetta nera” al governo potrà prendere i voti degli extracomunitari, ma perderà quello della gente delusa dal Partito.
Gabri: Ho votato per il Movimento 5 Stelle per un’alternativa possibile e per dare un segnale a tutti i politici che credono ancora che siamo dei coglioni senza testa che votano sempre gli stessi partiti turandosi il naso. Grillo ha toppato e non lo voterò più. Forse voterò i “dissenzienti” del Movimento 5 Stelle se si presenteranno e se diranno cose interessanti. Altrimenti voterò per il PD, se non ci sarà Renzi come candidato a leader del PD e se la Giannini non mi ricorderà gli inciuci con il Biogas.
Cari Amici, stiamo chiacchirando a vuoto: io e voi non abbiamo problemi di sopravvivenza. Altrimenti staremmo ad oliare le armi per l’autunno.
solidarietà agli operai ma sinceramente il pane fa schifo
Tranquillo lavoratori della Parima, prestissimo arriverà il super Sindaco Carancini a darvi tutta la sua solidarietà. Prima però deve accertarsi che vi siano tanti fotografi e giornalisti, e che non vi siano concomitanti ‘vernissages’ della imminente stagione lirica. Dopodiché certo che verrà a dirvi tante belle parole. Vi esprimo pertanto doppia solidarietà!
Alexis De Tocqueville , perchè ce ne sono ancora?
non ho OSATO tanto nello SCRIVERE……ma il pensiero era corso a QUELLO……vi sono altri panifici industriali (evitando il discorso panificio artigianale)…..che propongono COTTI…..(certo non tutti i giorni il pane scappa uguale….ma comunque tutto sommato le croste e le molliche sono un pò più asciutte)…..