di Monia Orazi
Settanta candeline oggi, sulla torta di compleanno dell’arcivescovo di Camerino, nato a San Donà di Piave il 16 marzo del 1943. E’ dal 28 ottobre del 2007 che l’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche è guidata da quello che si può definire un vescovo “contro-corrente”, il veneto monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, che sin da subito con la sua personalità e le esperienze accumulate durante il percorso sacerdotale (iniziato nel 1982) si è posto in modo del tutto diverso come guida diocesana, rispetto al mandato “mite” dei suoi predecessori, il vescovo Angelo Fagiani, per molto tempo piegato dalla malattia ed in seguito l’amministratore apostolico, monsignor Giancarlo Vecerrica, attuale vescovo di Fabriano. Dopo molti anni l’arrivo di una guida decisa e di grande esperienza si è fatto sentire sui fedeli. Monsignor Brugnaro, docente universitario in filosofia, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo, assessore ai beni culturali per cinque anni nel comune di Padova, ha da subito improntato il suo apostolato sulle due parole chiave di pastorale e riorganizzazione.
Attuando insieme ai suoi collaboratori un’analisi relativa al clero ed alla distribuzione delle parrocchie, ha sin da subito iniziato una serie di nomine e di trasferimenti di parroci, che in alcuni casi sono stati oggetto di dissenso da parte delle popolazioni interessate. Anche gli organismi di governo dell’arcidiocesi sono stati completamente rivisitati, con nuove nomine e l’innesto di collaboratori laici nei settori strategici, come quello dei beni culturali e dell’amministrazione degli organi di informazione diocesana, il completamento dell’organigramma degli organismi diocesani e delle vicarie, in cui figurano laici competenti nei settori di riferimento. Brugnaro ha dato un forte impulso all’informazione, facendo approntare una profonda revisione volta all’accessibilità del sito dell’arcidiocesi, costantemente aggiornato e promuovendo una sinergia tra la radio ed settimanale diocesano, in cui figura ogni settimana una rubrica a sua firma, “La buona notizia”, che evidenzia sempre gli aspetti del messaggio delle sacre scritture, relativi al periodo liturgico in corso.
Nel corso delle principali festività religiose, il vescovo è solito inviare anche lettere pastorali, per meglio comunicare ai fedeli il suo pensiero, è stato presente numerose volte tra la gente, per le ricorrenze principali delle varie comunità, è sceso in festa accanto ai giovani per trasmettere loro un messaggio di speranza, rinnovamento e perseguimento della realizzazione personale secondo i valori di riferimento della fede, che da sempre segnano una costante nelle sue omelie. A Camerino è intervenuto ogni anno alla rievocazione storica della Corsa alla Spada, a Castelraimondo è stato il primo entusiasta ammiratore della tradizionale Infiorata, è riuscito ad instaurare un’amicizia speciale con l’istituto tecnico di Fabriano, durante un incontro in cui ha apprezzato la realizzazione della carta a mano, contribuendo a far realizzare una filigrana in onore di Santa Camilla Varano, di cui ha seguito la fase finale del percorso di canonizzazione. Nel suo pensiero, le occasioni di festa e di celebrazione del lavoro e delle eccellenze culturali artistiche ed umane, sono da sempre l’espressione della gioia e benevolenza divina. Un impegno quasi nascosto e dimesso, è quello di cappellano del carcere di Camerino, il presule ha denunciato più volte pubblicamente le condizioni di vita dietro le sbarre, è intervenuto in assemblee pubbliche a difesa delle istituzioni locali, quali l’università ed il tribunale. Un tema molto caro all’arcivescovo è da sempre la formazione dei giovani. Ogni suo intervento pubblico, tocca sempre su più fronti questo argomento, insistendo sull’importanza che hanno le varie agenzie educative (scuola, famiglia, associazioni sportive e culturali, istituzioni pubbliche) nella formazione complessiva della personalità. Da circa tre anni il tempio di San Venanzetto, in pieno centro, è la chiesa degli studenti universitari, per sua volontà. Nel collegio universitario Bongiovanni, gestito dalla curia, l’arcivescovo ha promosso la realizzazione di eventi culturali, quali il cineforum. L’altro “pallino” di monsignor Brugnaro, la cultura, ha provocato una serie di iniziative incisive, nel settore della valorizzazione dei beni culturali diocesani. Si è occupato del recupero di diverse chiese, ha posto al centro di una serie di eventi il castello di Lanciano a Castelraimondo, con il convegno “Turismo e biodiversità”, che nel 2010 vide protagonista l’allora ministro del turismo Maria Vittoria Brambilla. Sono state allestite sotto il suo impulso, come residenze di turismo religioso l’eremo del beato Rizzerio a Muccia ed un altro stabile, sono state organizzate alcune mostre, tra cui quella dei disegni seicenteschi della collezione Carsidoni ed un’altra dal titolo “L’arcidiocesi svela le carte”, ed il prestito di opere d’arte in occasione di mostre organizzate da altri, come quella recente sul barocco a San Severino Marche. Brugnaro è di certo un presule poliedrico, dalla vastissima cultura, che vanta una serie di relazioni importanti con la curia romana, tanto che in occasione della nomina del patriarca di Venezia, era circolato anche il suo nome. La sua azione pastorale è stata guidata anche da una visione politica complessiva, non intesa nel senso di appartenenza ideale ad una formazione, ma nel perseguimento degli interessi dell’uomo, secondo l’ispirazione dei principi della fede. Così ha parlato ad un gruppo di giovani, durante una serata di approfondimento della scuola europea di cultura politica, monsignor Brugnaro: “Nel tracciare l’attività dei cattolici in politica, il presule ha spiegato come i presupposti per l’attività politica, siano di considerarla “un pensiero positivo, mai contro, aver un sentimento profondamente etico, comunicare e basarsi sulla gratuità. Bisogna avere il coraggio di osare ed applicare al presente ed al futuro, la capacità di cambiare. I cattolici in politica dovrebbero fare come i migranti, traghettare da parte a parte, ispirandosi ai valori comuni”.
Per il futuro non è dato sapere, se lo vedrà ancora reggere l’arcidiocesi camerte, oppure divenire, come di recente ipotizzato, vescovo unico di una nuova diocesi risultante dall’aggregazione con Macerata (LEGGI L’ARTICOLO). Periodicamente si rinnovano voci sulla sua partenza, per destinazione ad incarichi più elevati. Nel frattempo oggi è la sua festa, con gli auguri dei suoi più stretti collaboratori e del clero, ai quali si uniscono anche quelli dei fedeli.
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Nel rivolgere i miei migliori auguri di compleanno al nostro arcivescovo mons. Brugnaro, riguardo alla ipotizzata fusione della archidiocesi di Camerino con la Diocesi di Macerata osservo che mi parrebbe un’operazione antistorica, che ci riporterebbe a prima del 1320, quando la Diocesi era unica, ma, si badi bene, sotto il Vescovo di Camerino! Piuttosto, se proprio la Santa Sede dovesse ridurre il numero delle Diocesi nelle Marche, sarebe preferibile allora una unione con Fabriano, città che insieme a Matelica fu staccata dalla Diocesi di Camerino soltanto alla fine del 1700!
Auguri anche dal sottoscritto ricordando quanto il nuovo Papa Francesco ha voluto indicare: il Vecovo con il popolo, il popolo con il Vescovo, inserendo anche un per accanto al con. Insieme, molto potrebbe farsi per risollevarci spiritualmente e materialmente dalla crisi che stiamo vivendo e che rischia di arrecare grave danno ai tanti giovani della Diocesi che a settanta anni, se così continua, potrebbero arrivarci già ridotti al lumicino.
Caro Corrado Zucconi,
trovo antistorico, piuttosto, il campanilismo di cui lei si fa promotore nel tempo del mondialismo. Se, infatti, la riorganizzazione deve aver luogo, conterà il fatto che si tratterà di una diocesi unica e dunque, in tal senso, sinora inedita.
Per prossimità culturali e socio-antropologiche, inoltre, Macerata e Camerino-San Severino sono più prossime di quanto non lo siano Camerino-San Severino e Fabriano, la cui ubicazione a metà tra l’anconitano e l’eugubino rendono quest’ultima realtà completamente differente dalla nostra, anche linguisticamente.
Quanto ad ampiezza di territorio, l’arcidiocesi di Camerino è molto ampia, sia pure a fronte di una minima quantità di cittadini. Il risultato sarebbe dunque quello di una diocesi sostanziosa, non smisurata e contemporaneamente popolosa; con un seminario ricco di vocazioni che dunque potrebbero supportare un territorio molto più vasto (sebbene la principale vocazione di tali preti sia quella missionaria e non solamente quella parrocchiale diocesana).
Credo che, così facendo, la nostra diverrebbe un’arcidiocesi (in forza di Camerino-San Severino) e che la sede principale finirebbe per diventare Macerata. Ma quella della sede vescovile (o arcivescovile) mi pare l’ultima delle questioni. Bisognerà vedere cosa deciderà in proposito la Santa Sede.
Convengo con Zucconi che é piú naturale riunire Camerino con Matelica e Fabriano, appartenenti tutte all’area Dell’entroterra, che non a Macerata, più orientata verso il litorale.
Non è questione di campanilismo ma di senso pratico, quello stesso che se si fosse espresso e attuato a tempo debito avrebbe ieri evitato l’ormai decisa chiusura del tribunale e delineato oggi quella che potrebbe essere una Diocesi equilibratamente più vasta e anche geograficamente più armonica. Piuttosto, serviranno a qualcosa i nostri commenti?
@ Enrico Petrosilli:
Certo che servono a qualcosa, questi vostri commenti. Secondo me, per esempio, se sviluppati ulteriormente, potrebbero rappresentare una valida alternativa locale al RisiKo, o ad altri simili appassionanti giochi di strategia.
Potreste diventare, insomma, un fenomeno come le Winx, le celebri fatine marchigiane che reggono ottimamente il confronto sul mercato con i colossi giapponesi del cartone animato.
Insistete quindi, perché potreste avere successo, come lo ebbe il western all’italiana confrontandosi coraggiosamente con quello holliwoodiano e divenendo così scuola in tutto il mondo.
In bocca la lupo.
Più che gli auguri, un augurio. Che il vescovo chieda all’autista della sua ammiraglia nera di guidare con maggiore calma e in modo più rispettoso delle norme di circolazione.
Ogni volta (e non sono purtroppo poche) che l’ho incrociato in strada ho assistito o a sorpassi in curva (sulla muccese) o in direzione opposta al senso di marcia (sopra il parcheggio meccanizzato), o comunque a sfrecciare a velocità esagerate.
Sempre saccente Mr. Massimo! Peccato che la saccenza non sia la mailta ideale per costruire un miglior futuro, mattone su mattone, insieme e vicendevolmente rispettandosi, selezionando e utilizzando i mattoni più buoni tra quelli che ognuno potrebbe mettere a disposizione, inclusi quelli che anche un saccente può sicuramente avere. Il mio commento/augurio al Vescovo camerte era rivolto ad ottenere qualche buon mattone anche da lui, particolarmente se la Diocesi dovesse ampliarsi, comunque essa vada ad estendersi.
Ricominciamo con i soliti balletti degli accorpamenti: Con Macerata no, con Fabriano si, come era già stato per l’ipotesi di soppressione delle provincie (miseramente fallita, PURTROPPO).
Ma cosa vi interessa se la diocesi comprende Macerata o Fabriano? Cosa vi cambia cari fedeli? E’ prestigioso avere il Vescovo che risiede a Camerino? Per me può risiedere anche a Muccia. Dio è in cielo, in terra ed in ogni luogo, e non risiede da nessuna parte. Io, come ho già detto in altro topic, farei una sola diocesi regionale, con sede a Fermo dove risiede il METROPOLITA delle Marche, l’attuale vescovo, anzi ARCIVESCOVO di Fermo è il vescovo più importante delle Marche.
Ma di cosa ci stiamo occupando, con la crisi che c’è in giro? Di dove dovrebbe risiedere il vescovo?
Ma non avete altro da pensare, vero?Ancora con il Ducato di camerino? E basta!!!!!!!!!
@ Enrico Petrosilli:
Ora non mi verrà mica a dire che da queste parti non siete abituati ai saccenti?!
Comunque – se sono io quel Massimo che è diventato all’improvviso Mr. – prendo atto del rude ‘endorsement’ in stile altomaceratese che mi pare di poter leggere nella Sua parabola dei mattoni (“inclusi quelli che anche un saccente può sicuramente avere”).
@ filosofo
Perchè occorre applicare la spending review anche alla chiesa ed alle funzioni spirituali?
Oppure perchè va oggi di moda accorpare tutto?
Io, personalmente, ritengo più utile delocalizzare piuttosto che accentarre e salvaguardare le diverse realtà e particolarità dei territori.
Caro Massimo,
l’Mr. m’è venuto spontaneo dato che intervengo dagli Stati Uniti. By the way, nessun endorsment ma solo un invito a dialogare costruttivamente; ove te ne venisse voglia il mio e.mail è: [email protected]om. Passo e chiudo.
@ Enrico Petrosilli:
Nessun endorsement…meno male!