Appello a Broccolo:
“Il Pd deve cambiare”

Un gruppo di esponenti del Paritito Democratico interviene analizzando le recenti elezioni amministrative: "La segreteria provinciale deve imboccare una nuova strada e aprirsi alla gente"

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Roberto Broccolo, segretario provinciale del Pd

Nei giorni scorsi, analizzando il voto dei ballottaggi di Civitanova e Tolentino, abbiamo sottolineato come il Pd sia uscito sconfitto da queste elezioni (leggi l’articolo). Oggi arriva un appello di cambiamento radicale al segretario provinciale Roberto Broccolo da diversi esponenti del Pd provinciale (Leonardo Catena, Mario Morgoni, Teresa Lambertucci, Alessia Scoccianti, Osvaldo Messi, Franco Antonini, Enrico Garofolo, Sante Basilli, Marta Tesei, Matteo Aringoli, Marco Cuccioletta, Maurizio Capezzani, Sandro Nardi, Sara Medei, Chiara Procaccini, Tonino Di Giulio, Stefano Norscini, Giuseppe Scataglini, Perugini Nazareno, Francesca Pisani, Luigino Paccaloni, Giorgio Rilli, Francesco Brilloni, Andrea Tonnarelli):

“In queste elezioni amministrative il disagio profondo dei cittadini ha manifestato tutti i suoi sintomi, dal crescente astensionismo  al fenomeno 5 stelle, dalla disfatta del PDL e della Lega. A questo dato non ha corrisposto un’affermazione né una crescita del PD che ha faticosamente tenuto il risultato politico, mancando  in diverse zone d’Italia l’affermazione dei propri candidati. La crisi della politica si intreccia e viene drammaticamente amplificata dalla crisi economica e sociale aprendo scenari inquietanti.

Le macerie lasciate dal crollo di Berlusconi e il perdurare di una crisi che appare sempre più strutturale e di sistema sono segni evidenti della necessità e dell’indifferibilità di grandi cambiamenti. Fino ad oggi la politica dei Partiti non si è dimostrata all’ altezza di questo passaggio , e anche il PD è parso troppo  prigioniero di vecchi schemi , troppo spesso appagato e compiaciuto di se’ e ben poco propenso ad assumere la guida di un  ambizioso progetto di trasformazione che può significare salvezza e prospettive per l’Italia. Questo è il compito che oggi il PD non può più eludere se non vuole condannarsi alla marginalità e alla dissoluzione.

Nel 2013 non basterà vincere le elezioni: sarà necessario affermare una nuova proposta per l’ Italia attorno alla quale aggregare impegno e idee, energie e passioni, intelligenza e consenso. Questa è la missione del PD, dei veri riformisti , di una politica rigenerata che torni ad occupare autorevolmente il centro della scena.

E allora occorre abbandonare le ” foto di Vasto ” e le affannose rincorse al centro con i ” modelli ” di laboratorio che non ci fanno fare alcun passo avanti e concentrarsi su come essere e su cosa fare perché  i percorsi della politica incrocino di nuovo quelli delle persone. Non è più il tempo delle tattiche e dei “giochini” politici. E’ il tempo del cambiamento, quello vero.

Cittadini e Partiti – Meno del 10 % dei cittadini ha fiducia nei Partiti. E’ un dato allarmante che mette in pericolo le fondamenta della Democrazia. Al di là di sterili polemiche sull’antipolitica, chi deve assumere su di se’ il peso di risollevare dal fango la politica se non un Partito come il Pd che è nato con l’obiettivo di “rifondare”la politica e i Partiti stessi ?

Una nuova generazione di dirigenti –  Investire con coraggio su una nuova leva, anche anagrafica, di dirigenti superando conservatorismi, prudenze interessate, la prevalenza delle deroghe sulle regole, le troppe sovrapposizioni di incarichi e le carriere di potere “troppo lunghe” . Un forte rinnovamento della classe dirigente è un’ opportunità e non un rischio, ma a questo punto èsoprattutto una scelta obbligata.

Un nuovo costume della politica –  Praticare con l’esempio comportamenti ispirati a sobrietà, disinteresse e rigore morale. Il presidio dei costumi della politica non può essere delegato alla magistratura o ad un garantismo che vale per i cittadini e non per chi, sulla base di un patto fiduciario, decide di rappresentarli. Penati, Lusi, Tedesco ecc. non possono essere archiviati come casi isolati ma come sintomi preoccupanti di una patologia che dobbiamo curare in modo radicale.

Tagliare i costi della politica –  Il Partito Democratico è ancora in tempo per ridare credibilità al sistema, perché nato con la forte ambizione di innovare e riformare in profondità il sistema dei partiti e la politica. Tuttavia, occorre riconoscere che questa ambizione si è affievolita nel corso del tempo, per lasciare il campo a conservatorismi di ritorno.

Oggi, a fronte dell’esasperazione dell’opinione pubblica e degli sforzi ai quali è chiamato il Paese nel tentativo di superare la crisi, ci sono nuove condizioni: o la politica e i partiti che sostengono Monti decidono le riforme istituzionali più urgenti e attese da un ventenniooppure il destino è tracciato. Subito la riduzione del numero dei parlamentari e soprattutto la riforma della legge elettorale. Questo perché o la politica da il buon esempio o si affossa. I partiti debbono dare un segnale,  sui rimborsi ancora da percepire, sulla remunerazione degli incarichi e sui vitalizi per parlamentari e consiglieri regionali, per rendere credibile un sistema pubblico coerente con i sacrifici cui è chiamato il paese.

Anche noi dobbiamo cominciare ad interrogarci su certe campagne elettorali di esagerato profilo personalistico ed individuale, sulla compatibilità dell’apertura di  sedi elettorali private con un uso parsimonioso delle risorse. Ma anche sul ruolo e le funzioni di Fondazioni, Associazioni e Circoli che sempre più numerosi vengono istituiti o ispirati da nostri dirigenti.

Sciogliere le cordate personalistiche, aprire alle scelte democratiche dal basso –  La mancanza di riforma dei partiti e del sistema politico ha permesso il ricrearsi di opacità, di nuove forme di corruzione, di occupazione impropria di potere e di settori che dovrebbero essere distanti dalla politica. Il Pd si salverà solo se sarà in grado di recuperare i valori fondativi e renderli operativi a partire dallo scioglimento delle cordate personalistiche dietro cui si annida una parte della cattiva politica. Bisogna ripartire  dalla democrazia interna vera, basata sul merito nella selezione dei propri dirigenti, con i territori e le città che debbono riappropriarsi della capacità di decidere i propri destini e le rappresentanze.

Questo vale anche per la scelta dei parlamentari. Se non cambierà la legge elettorale le primarie per la scelta dei parlamentari sono irrinunciabili. Infine, esiste un regolamento che va rispettato. Fuori dalle liste chi ha pendenze con la giustizia e chi ha fatto già 2 mandati. Uno stop deciso alle deroghe e ai carrierismi politici.

Serve un Partito vivo che sostenga gli Amministratori –  Per troppo tempo ci si è affidati ai singoli in coerenza con lo spirito iper-individualista contemporaneo. Ci si è dimenticati del “noi”. La politica deve tornare ad essere momento di confronto, momento di reale discussione. Serve per questo una svolta che sia prima di tutto culturale. O ci liberiamo dei comportamenti egoistici e opportunistici o non sarà possibile aprire una nuova stagione e rendersi credibili di fronte ai cittadini. Bisogna recuperare il senso dell’agire politico come la suprema e più nobile delle attività umane. La politica deve essere lo strumento per uscire dall’isolamento individuale-familiare e per ricostruire il senso di appartenenza ad una comune cittadinanza. Se si vuol ridare dignità alla politica bisogna partire dall’aprire il Pd alla partecipazione popolare. Un popolo che resta indifferente alla politica o che non si rappresenta più la società in cui vive in termini politici è un popolo destinato ad essere governato in maniera sempre più autoritaria e sempre meno democratica. Finora abbiamo illuso chi ha voluto partecipare davvero. Apriamo le porte del Pd e facciamoci “invadere” da chi ha voglia di mettersi al servizio della cosa pubblica. Ed è nostro compito ridare senso allo “stare insieme”. I sentimenti di antipolitica si combattono con un nuovo modo di fare politica, un nuovo tipo di partecipazione disinteressata. Senza partire da queste basi non riusciremo ad affrontare la drammatica crisi civile, sociale ed economica che ci attanaglia. La crisi porta in sé i germi della rinascita, ma solo se sapremo costruire insieme un nuovo modello di società. Solo se sapremo ridare senso alla parole di libertà e di benessere. E il senso di queste parole possiamo ritrovarlo non a prescindere “dalla” politica ma solo “nella” politica. Le sfide odierne della sostenibilità finanziaria, della redistribuzione della ricchezza, del potenziamento e non dello smantellamento del sistema di welfare (lavoro, istruzione, salute, sociale, previdenza), dello sviluppo economico e della sostenibilità ambientale richiedono una progettualità di medio-lungo periodo. Basta contribuire ad eleggere i nostri rappresentanti nelle istituzioni e poi lasciarli soli di fronte ai problemi e alle scelte difficili. Le politiche e le scelte amministrative hanno bisogno di una Politica chiara e coerente che viene prima e nasce dal basso.

SERVE UN CAMBIO DI PASSO PER IL PD PROVINCIALE – La confusa identità del PD nazionale acuisce drammaticamente le difficoltà del Partito Provinciale che sono però in larga misura frutto di un congresso che ha visto prevalere sul confronto delle idee, il conflitto tra schieramenti rigidamente tenuti insieme da interessi e aspirazioni personali dei capi corrente. Ciò ha finito per creare tensioni anche nei circoli , compromettendo la serenità dei rapporti ed un clima di proficua collaborazione che pure in molta parte del territorio si respirava.

Va anche sottolineato che vi sono stati passaggi e scelte che meriterebbero un serio riesame, come la vicenda delle elezioni provinciali dove un Partito rinunciatario e impacciato  ha trascurato i contenuti privilegiando i modelli e non ha esercitato il ruolo di protagonista nella costruzione di quella alleanza, subendo di fatto pressioni che venivano dall’alto e compromessi funzionali solo alla classe dirigente, nazionale e locale. Non è un caso che il Partito non e’ certo uscito con entusiasmo da quella vittoria, ma piuttosto, sfiancato e confuso, ed ancora oggi, nel governo della Provincia, paga il prezzo di quella abdicazione e di quella mancanza di coraggio. Anche le ultime elezioni amministrative che hanno interessato, lo scorso anno e pochi giorni fa, alcuni importanti Comuni della nostra Provincia necessiterebbero di una seria e approfondita analisi.

E’ certamente  innegabile che nel Partito  provinciale c’è stata finora la carenza di un serio e costante dibattito interno attraverso la convocazione degli organismi provinciali, riunitisi frequentemente soltanto fino alle elezioni provinciali. E’ mancata la discussione e il confronto politico in fasi delicate per il partito e per il Paese. Siamo stati poco presenti anche nel dibattito politico che si svolge sui mass media, lasciando troppo spesso che l’agenda venisse dettata da altre forze politiche. Purtroppo, nella generalità dei casi , più che a contribuire a correggere tali difetti, peraltro già da anni noti e consolidati, la logica correntizia ha prodotto tentativi sistematici da parte di singoli personaggi o di gruppi di trarli a proprio vantaggio secondo logiche puramente utilitaristiche.

E’ stata deficitaria o tardiva anche la nostra presenza sul territorio, in occasione di alcune manifestazioni, eventi, e questioni di pubblico interesse. Chiediamo per questo al Segretario provinciale una discontinuità ed  uno sforzo significativo nella direzione indicata, consapevoli che le cose che non hanno funzionato sono da imputare  all’intera  classe dirigente provinciale del  Pd, poiché sarebbe troppo comodo e ingeneroso nonché fuorviante individuare un capro espiatorio; ma consapevoli anche che senza un ritrovato ed autentico clima di coesione non sarà possibile fare il cambio di passo di cui necessita il nostro Partito”.

 

Leonardo Catena, Mario Morgoni, Teresa Lambertucci, Alessia Scoccianti, Osvaldo Messi, Franco Antonini, Enrico Garofolo, Sante Basilli, Marta Tesei, Matteo Aringoli, Marco Cuccioletta, Maurizio Capezzani, Sandro Nardi, Sara Medei, Chiara Procaccini, Tonino Di Giulio, Stefano Norscini, Scataglini Giuseppe, Perugini Nazareno, Francesca Pisani, Luigino Paccaloni, Giorgio Rilli, Francesco Brilloni, Andrea Tonnarelli e molti altri.



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