Testa a testa fino all’ultimo voto tra Mario Lattanzi e Francesco Acquaroli al congresso provinciale del Pdl che si è tenuto oggi all’hotel San Crispino di Trodica. L’ha spuntata il coordinatore uscente Mario Lattanzi con 850 voti (51%) contro i 788 (49%) di Francesco Acquaroli. “Sono contento per la grande partecipazione – commenta Mario Lattanzi, sindaco di Monte San Giusto – Hanno votato 1638 persone (oltre il 50% degli iscritti) e questo dimostra che il Pdl è un partito vivo. E’ stato un bellissimo congresso, ognuno ha portato avanti le sue tesi con forza e lealtà e sarà certamente un nuovo punto di partenza per tutti noi”.
Lo spoglio è terminato introno alle 23. Il vice-coordinatore provinciale sarà Pierfrancesco Castiglioni, consigliere comunale a Macerata.
I componenti della lista “Nuova sfida” che ha sostenuto la candidatura Lattanzi sono: Franco Capponi, Fabio Pistarelli, Giuseppe Baioni, Gilberto Chiodi, Barbara Arzilli, Christian Battistelli, Tullio Patassini, Patrizio Gagliardi, Gabriele Mincio, Cristina Bolzicco, Sandro Scipioni, Riccardo Sacchi, Eugenio Morganti e Massimiliano Severini
Della lista “Noi Siamo Qui” del consigliere regionale Francesco Acquaroli e Deborah Pantana facevano parte: Gianluca Pasqui, Andrea Blarasin, Umberto Marcucci, Claudio Carbonari, Pierpaolo Borroni, Renzo Marinelli, Fabio Ambrosini, Luciano Giaconi, Massimo Stefoni, Alberto Pilato, Giuseppe Ridolfi, Federico Trobbiani, Luciano Farroni e Mauro Stura.
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di seguito riportiamo l’ intervento di sostegno alla mozione programmatica del Candidato Coordinatore Mario Lattanzi presentato dal Consigliere Provinciale Franco Capponi e realizzato in collaborazione con alcuni amici e diversi consiglieri provinciali anche per rilanciare una nuova progettualità del PDL e delle forze moderate, per questa nostra Provincia.
<<Ri – Partiamo dalle nostre risorse per creare lavoro, innovazione, nuovi investimenti e soddisfazioni (buon lavoro) per i giovani in un più equo Stato Sociale.
E’ quanto mai evidente che il rapporto tra Economia, Occupazione, Welfare e Sviluppo che per noi può’ riassumersi con il “superamento dell’attuale stato di crisi” e’ assolutamente interdipendente…..se ne sono accorti anche gli esponenti del partito dei diritti e basta – tanto paga pantalone (la sinistra) – ma anche tanti arrampicatori della nostra politica nazionale che si sono prodigati a difendere Caste, Sistemi Pensionistici che non reggevano, tolleranza all’evasione e dell’elusione e sostegno a vanvera di richieste di vantaggi di ogni tipo. Il Governo Monti possiamo definirlo il Governo della Ragione, della Realtà dei numeri sulla Fantasia. Noi eravamo il partito della ragione con lo slogan meno stato, più mercato, meritocrazia, efficienza dei servizi pubblici, minor costo dell’apparato pubblico ma le tante anime e i tanti errori – nostri e soprattutto dei nostri alleati hanno vanificato lo sforzo, considerando anche il fatto che nessuno immaginava lo zsunami di una crisi finanziaria europea e mondiale acuta.
Cosa dobbiamo fare ora per essere di nuovo competitivi e far ritornare il nostro Paese ad essere economicamente “attrattivo”, dare soddisfazione ai tantissimi giovani disoccupati e per continuare ad avere uno stato sociale dignitoso per tutti i cittadini?
Ci sono certo molte strade e una grande varietà di scelte di politica economica ma ci sono almeno cinque condizioni essenziali – secondo noi – che qualunque paese sviluppato deve attuare, se vuole riconquistare competitività e non isolarsi. Queste debbono essere realizzate pero’ tutte insieme, bisogna farle riuscire tutte in tempi brevissimi se si vuole avere qualche chance di riuscita e sono:
1. Un nuovo contesto burocratico e normativo che consenta a tutti i processi aziendali velocità, trasparenza, certezza del diritto, e prevedibilità per il medio termine della pressione fiscale e del quadro di sostegno. E questo contesto include anche leggi e norme sul lavoro, sul credito e sulle funzioni dello Stato. Include la rapidità della giustizia civile. Include la semplificazione burocratica ed amministrativa. Include l’eliminazione di aree economiche protette, che creano distorsioni alla libera concorrenza. Non dobbiamo pensare di avere amici o lobby se vogliamo riformare il sistema. Se non disegnamo bene questo quadro le imprese semplicemente non investono in un Paese come il nostro, e quelle locali, con capacità di competizione globale, lentamente se ne vanno (la Best, la Merloni, la Indesit, la stessa Fiat per l’indotto, e tante altre in questa nostra Regione). Il solo patrimonio di piccole imprese non basta se non organizzato in rete o distretti che pensino all’export e noi siamo carenti anche in questo.
2. Una forte attenzione politica verso la formazione del capitale umano, con grande impegno nell’educazione scolastica, dalle elementari all’università e con programmi pubblici e privati di formazione continua ( noi ci eravamo preoccupati della qualità del nostro sistema Universitario ad esempio perche ‘ troppo piccolo, per rafforzarlo e legarlo ad un territorio piu’ ampio ( Accordo delle Università UNICAM ed UNIMC, Università del centro-Sud delle Marche, Programma di ricerca PMI/Università, Programma con la camera di Commercio per internazionalizzazione e rafforzamento del Capitale Umano nelle imprese, Creazione nuove imprese giovani nell’Artigianato Artistico e di qualità, nei servizi innovativi all’impresa). Abbiamo anticipato forse troppo i tempi, troppo perché neanche i nostri rappresentanti sul territorio hanno capito, spesso piu’ interessato a difendere gli interessi di chi non vuole innovare o vuole semplicemente avere uno stipundio (lauto) senza sforzo e rischi. Questo però non durerà.!
3. Una politica industriale che metta al centro della sua agenda la ricerca e l’innovazione.
Proprio la Qualità dei sistemi di istruzione e la ricerca sono elementi indispensabili per pensare alla crescita…qualcuno se lo deve ricordare. Desidero ricordare anche che purtroppo l’Italia spende solo l’1,1% del suo PIL in Ricerca, contro una media europea di circa il 2.5% ed il nostro Governo non ha invertito questo declino. E poichè c’è un rapporto diretto, anche se differito di qualche anno, tra spesa di ricerca e crescita della produttività, ne consegue una stagnazione della nostra produttività, mettendoci sotto questo aspetto tra i peggiori paesi al mondo. E’ un fatto che non possiamo sottacere…. Bisogna dirlo che abbiamo sbagliato ed ora si va’ avanti tutta…magari con piu’ efficienza e meno copiaticcio per avere facili finanziamenti come in passato. La riforma Gelmini invece – dobbiamo ammetterlo e’ una grande riforma – se verrà attuata con i necessari decreti dal governo Monti, come essa prevede, dalla valutazione della ricerca alla qualità dell’istruzione questa potra’ essere determinante per invertire il declino e questo poco non e’.
4. Infrastrutture efficienti. E queste includono le reti stradali, le reti ferroviarie, gli aeroporti, le reti dell’energia, le reti di telecomunicazione con particolare accento sulla banda larga. Ma anche infrastrutture di servizi amministrativi, sociali e sanitarie. Qui dobbiamo essere fieri di aver creduto nella Quadrilatero e dobbiamo auspicare oggi la realizzazione di tutti quei collegamenti che nel programma della Provincia avevamo previsto come l’ Uscita a Civitanova Marche (rotatoria e cavalcavia immagine di Civitanova) l’ Uscita di San Claudio, il Ponte sul Potenza di collegamento Uscita Tolentino con la citta’ e la Tolentino – San Severino, l’ interconnessione della Superstrada Val di Chienti con la viabilità Provinciale per valorizzare le realtà turistico – ambientale ed agroalimentari soprattutto delle delle aree interne Montane e Pedemontane proprio con l’asse Fabriano – Matelica – Camerino – Muccia.
Quindi se parliamo di Europa, parliamo di nuovo sviluppo, di efficienza infrastrutturale e noi oggi dobbiamo dire con forza si alla TAV , c’e’ bisogno di esprimere con forza questa posizione, bisogna esporsi per le cose giuste, questa e’ politica e quindi bisogna fare movimentismo capace di valutare il giusto e minore impatto dello sviluppo: fare un movimento “Si TAV” come alcuni anni fà facemmo qui il “Si Quadrilatero” , solo noi abbiamo fatto e il merito prima o poi ci verrà riconosciuto (anche se la sinistra, che prima era contarria, ora partecipa alle manifestazioni di rapppresentanza per prendersi i meriti).
5. Fiscalità sulle imprese. È questo un parametro importante di attrattività di un Paese. Io sono convinto che una fiscalità elevata come quella attuale, per i cittadini di un paese che vogliono privilegiare la coesione sociale, sia accettabile per un periodo determinato (purchè ovviamente si eliminino gli sprechi, si rafforzino la funzionalità, la produttività e la semplificazione soprattutto nella P.A.) per pagare appunto i costi dello stato sociale; ma la fiscalità sulle imprese deve essere competitiva nei confronti dei maggiori sistemi concorrenti, altrimenti i capitali si spostano altrove.
Qualcuno ha scritto che sarebbe finito un ciclo del PDL in questa Provincia. Puo’ essere…….ognuno e’ libero di dire quel che vuole…ma mi permetto di dire che tranne pochi interventi si sia parlato poco stamane di cose serie.
C’e’ ancora il tentativo di far passare il vecchio per nuovo, il frazionismo per universalità, ho visto alcuni rappresentanti nelle liste che hanno praticato l’isolazionismo del Pdl , persone che hanno fatto liste contro quelle del PDL in alcuni Comuni, che regolarmente poi da maggioranza siamo divenuti minoranza. Questo nell’opinione pubblica non passa piu’ e vi e’ l’impossibilità di coniugare questo tipo di rappresentanza con la qualità delle scelte – oggi’ indispensabile. Non passa piu’ l’abbassamento del livello democratico del nostro Paese. con l’impossibilità per l’elettore di poter esprimere la preferenza e quindi dare un giudizio meritocratico ai candidati soprattutto al livello di rappresentanza nazionale. E’ assurdo che abbiamo partecipato come Paese a cercare di portare ed esportare la democrazia nei Balcani, in Iraq, in Afghanistan e lo mettiamo in discussione da noi!!
Purtroppo i Dirigenti o hanno lavorato troppo per finalità personali, non hanno mai affrontato i veri temi programmatici del territorio: ancora il PDL non dice quante aziende sanitarie vuole in questa Regione, un modello sanitario territoriale od uno Ancona-centrico, la coltivazione dei rapporti istituzionali, con gli altri partiti e le forze sociali e’ stata scarsa – perche’ per controllare il traffico delle aspirazioni politiche personali – si e’ preferito non esporsi e la stessa coltivazione delle alleanze politiche, che in questa Regione e’ strategica, e’ stata lasciata all’interesse di pochi e come vediamo e’ tutto saltato ( Centrodestra al 46% – un grande risultato – ma senza UDC o il suo elettorato da conquistare abbiamo perso e perderemo ancora…………..)
In questa Provincia abbiamo tentato di essere quella forza politica che vuole rappresentare la dignità di un territorio, ….ora se riusciremo a mettere a sistema le sue immense possibilità, valorizzare le sue risorse e sfruttare i vantaggi competitivi potremmo avere mille possibilità perche:
1. L’Italia e le Marche hanno un rapporto costo/benefici del lavoro intellettuale e ad alta specializzazione molto competitivo nei riguardi dei maggiori Paesi concorrenti e quindi e’ indispensabile che questo capitale umano sia utilizzato e coinvolto nel processo di sviluppo e di ammodernamento del Paese;
2. Esiste in questa realtà una imprenditoria diffusa, ed una ricca creatività che ci deriva dalla nostra storia, e che spiega il successo di tantissime piccole e medie imprese, nonostante le difficoltà del sistema-Paese. In un contesto corretto nei cinque punti di cui sopra, io sono convinto che questa imprenditoria può far nascere molte imprese innovative (abbiamo un distretto calzaturiero e moda in salute, abbiamo a cuore il progetto Domotica (costruzione edilizia, mobile, elettrodomestici, alta tecnologia) ma anche possibilità di ulteriore sviluppo nelle fonti di Energia Rinnovabile, nell’Artigianato di Qualità, nell’Agroalimentare, nel settore della Pesca, ma soprattutto lo sviluppo del settore Turistico potrà darci soddisfazioni e un forte impulso allo sviluppo economico anche delle altre realtà;
3. Esistono nelle Marche molti centri di eccellenza nella ricerca pubblica, in Provincia esistono Due Università, purtroppo creano poche sinergie con le imprese e poca ricaduta sull’innovazione industriale. Una politica che favorisca la collaborazione pubblico-privato nella Ricerca può creare forti ricadute industriali soprattutto ora che la Ue vi destinerà ingenti risorse. Questo farà la differenza in futuro tra occupazione e disoccupazione, tra buona occupazione di qualità e sottoccupazione, tra territori e territori, tra distretto produttivo innovativo ed in rete e distretto tradizionale;
4. La nostra Provincia è una di quelle con una ricchezza storico-culturale, paesaggistica, ambientale e di risorse turistiche – bastano solo citare il nostro mare, i 57 centri storici, i Monti Sibillini e le aree montane interne – di assoluta rilevanza mondiale. Nella nostra Regione il PIL dal settore turistico vale solo il 6% contro l’obiettivo del 18 % previsto dai nostri governi – e da quello attuale – per il futuro rilancio del Paese;
5. Il clima mite della nostra regione e la buona irradiazione solare, ci permette di avere bassi consumi energetici a parità di PIL, e con una politica determinata di risparmio ed efficienza energetica nonché di sviluppo delle fonti rinnovabili ci consentirebbe di avere in campo energetico un forte vantaggio competitivo (per usare una espressione del premio Nobel prof. Rubbia: “su ogni metro quadrato del nostro Paese “piove” ogni anno, in energia solare, l’equivalente di un barile di petrolio”).
Cari amici,
il Popolo della Libertà, partito di riferimento del piu’ grande contenitore dei cattolici democratici, liberali e riformisti Europei – il PPE, di cui siamo rappresentanti, e in questa sede, in particolar modo, come candidati alla gestione del Coordinamento provinciale, ci esorta oggi, con l’inizio della stagione congressuale, ad una fase di rinnovamento, o meglio ancora di consolidamento, chiamandoci tutti – dirigenti, attivisti, simpatizzanti ed elettori – a condividere un’identità comune, di cui oggi, ancor più del passato, il paese ha un forte bisogno.
La grande intuizione politica di Silvio Berlusconi ed oggi di tanti altri esponenti a partire da Angelino Alfano non può finire e dipendere dalla volatilità della contingenza di una stagione politica (seppur abbiamo fatto gravi errori). Un grande contenitore di responsabili, che sia la casa comune di tutti i moderati, dei riformatori, degli appassionati di questa magnifica Patria, che si propone come superamento alla conservazione, all’inefficienza della sinistra, è il grande progetto che abbiamo il dovere di portare avanti, oggi più di allora.
Quella stessa identità che, prevalendo sulle spinte centrifughe, già prima della nascita del PDL, soprattutto in questa provincia, aveva condotto due forze politiche diverse – Forza Italia e Alleanza Nazionale – a dotarsi di una volontà condivisa, il cui amalgama era ed è quello spirito liberale, democratico, responsabile e partecipativo che deve permeare il partito, tanto nella struttura, quanto nei programmi, che in parte abbiamo realizzato e che intendiamo migliorare, con rinnovata forza ed efficacia.
Allo stesso modo va portata avanti l’apertura alle alleanze, sia con le forze politiche naturali nostre alleate, Unione di Centro, Liberal Socialisti, Cattolici e forze laicali impegnate e responsabili, forze con le quali abbiamo conseguito grandi successi e con cui stiamo amministrando in modo eccellente in tante realtà territoriali, anche se da ultimo, la furbizia di una sinistra in grave calo di consensi, ha inventato il cosiddetto Modello Marche solo per tentare di mantenere il potere. Qui a Macerata, alle provinciali ma anche in diversi Comuni il modello Marche e’ fallito, lo scheletro rimasto oggi non ha idee, e’ asfittico e l’unico amalgama sono le poltrone (andate soprattutto all’UDC) hanno permesso l’apertura di alleanze innaturali con l’estrema sinistra pur di conseguire una vittoria che vale quella di Pirro.
Grande attenzione dobbiamo prestare alle realtà civiche decisive per intercettare il consenso sul territorio. Un grande partito come il nostro non può e non deve illudersi di controllare ed egemonizzare alleanze che siano esse politiche o civiche ma si deve avere l’autorevolezza per essere punto di riferimento e di equilibrio di tali alleanze. Tanto piu’ che la riforma dell’Ente Provincia, con l’elezione di secondo livello riservata ai soli consiglieri comunali e Sindaci, con un sistema senza premio di maggioranza, richiederà questo grande sforzo. Questo modello lo aveva proposto proprio il PDL, dopo le elezioni vittoriose del 2009, iniziando a tutti i livelli, un vero patto con i territori, il Patto con i Sindaci, le organizzazioni Produttive e quelle sociali. Modello ora abbandonato dalla sinistra e dall’UDC che a livello nazionale fanno propaganda demagogica per la chiusura delle stesse e a livello locale addirittura aboliscono la funzione dei CAL e conduce una linea antiquata di radicale municipalismo.
Il Coordinamento provinciale valorizza, oggi, con la stagione congressuale, la sua originaria funzione, tesa a costruire e consolidare i valori e i principi del partito sul territorio, contribuendo a rafforzare una maturazione ed una crescita collettiva, da cui trae origine quel confronto essenziale sui contenuti, sui progetti, sulle esperienze concrete di tutti coloro che, con senso di responsabilità e determinazione, si sono impegnati fattivamente per dar voce e risposta alle esigenze che provengono dal nostro territorio.
Nella nostra Provincia, la forza del PDL trova evidenza a diversi livelli di governance territoriale, la vittoria alle provinciali del 2009 e il risultato del 46% nel confronto del 2011 con l’UDC a sinistra, in 20 Comuni e in altri 7/8 dove governiamo insieme ad altre forze. Comuni strategici come abbiamo detto per la governance futura dell’area vasta provinciale, anche alla luce della riforma del sistema elettorale proposto dal Governo Monti e che noi condividiamo.
E’ anche questo il senso del congresso di oggi, una grande opportunità democratica che, attraverso le scelte e i contributi di quanti hanno a cuore davvero il bene comune, conduca, passo dopo passo, alla realizzazione di un progetto condiviso.
La politica locale, d’altra parte, rappresenta un tema sempre più centrale nei processi di trasformazione dei sistemi politici.
E il rischio dell’autoreferenzialità, tanto dell’amministrazione quanto della politica, non può che ridursi, se diffondiamo una diversa cultura di partecipazione che, da una parte induca la classe dirigente ad ascoltare direttamente la voce del territorio, con contatto continuo con i nostri amministratori, i nostri Sindaci, le associazione, ma non con i gruppuscoli che sono stati cosi deleteri in diversi comuni e che hanno visto contrapporsi esponenti di questo stesso partito. Non potra’ esser piu’ tollerato questo metodo.
Nelle due liste che sono state presentate e che reputo una fortuna, se non degenerano nella faziosità, nel personalismo e nell’isolazionismo, in ognuna di esse io non vedo il tutto o il niente. Vedo uno sforzo comune di ulteriore amalgama delle componenti del partito. Non dobbiamo pero’, come qualcuno in questa Regione ha cercato di fare, isolarci nel nostro ghetto, forti dei numeri nazionali, come avvenuto in passato.
Una nuova e piu’ responsabile classe dirigente a tutti i livelli dovrà recuperare gli errori del passato, essere meno accondiscendente con la sinistra al governo e scendere a aptti con essa per piccoli vantaggi e qualche nomina di qualche amico. Una classe dirigente capace, si forma non solo nei luoghi di studio o della militanza politica, ma soprattutto nei processi quotidiani della realtà, nei luoghi del dibattito e della decisione, della riflessione e della partecipazione, luoghi in cui si vive e si sviluppa l’impegno per realizzare quella molteplice progettualità, fondata su valori riconosciuti come quelli della famiglia, condivisi come quelli del Cristianesimo, dell’economia sociale di mercato, della libera iniziativa e della liberalizzazione di tutte le attività umane in ottica di sussidiarietà pubblico-privato e se possibile – con sempre meno pubblico.
Pensiamo alla gestione della sanità nella nostra Regione, ambito in cui si sostanzia un efficace quanto dispendioso meccanismo di potere, di clientela e di consenso, spesso a discapito dell’utenza e del servizio sociale. La sanità, che dovrebbe essere la massima espressione della solidarietà di uno Stato nei confronti del suo Popolo, nelle Marche si è negli anni costituita come macchina del consenso, e come briglia con cui soggiogare i cittadini, il volontariato e le imprese. Di fronte a questa realtà, come a tante altre, possiamo e dobbiamo far sentire la nostra voce alternativa, offrire le esperienze maturate da molti dei nostri dirigenti e militanti e mutuare l’approccio che più ci è piu’ vicino (quello del volontariato, del servizio per la collettività, dell’imprenditorialità solidale e della sussidiarietà).
Occorre promuovere inoltre una nuova cultura d’impresa – stimolo essenziale alla crescita e all’innovazione – ampliando gli orizzonti culturali, ritrovando lungimiranza e capacità di innovazione. Questo deve diventare un’opportunità per riflettere, per restituire valore ai contenuti e alle competenze, per sviluppare anche una diversa capacità di comunicare, di fare rete, di amministrare, in risposta ai bisogni concreti di tanti cittadini, di tante famiglie e soprattutto dei giovani.
In futuro, il ripristino della fiducia «riattiverà la crescita, ma questa non è una cosa che accadrà immediatamente – dice Draghi – ecco perché le riforme strutturali sono così importanti: la contrazione nel breve periodo potrà essere seguita da una crescita sostenibile nel lungo termine solo se queste riforme saranno attuate».
Se però la via dell`austerity non può essere evitata, bisogna distinguere un modo virtuoso di percorrerla, e non uno sbagliato. Alzare le tasse e tagliare gli investimenti è la scorciatoia, in un certo senso la via semplice, ma non quella giusta. Deprime la crescita potenziale e questa puo’ essere la nostra differenziazione all’interno dell’appoggio al Governo Monti.
Bisogna concentrare la spesa pubblica – piu’ contenuta ma selettivamente parlando – su ricerca, innovazione, internazionalizzazione e piu’ focalizzata su infrastrutture e investimenti. Tutto accompagnato da riforme strutturali del mercato, compresi la concorrenza nei servizi pubblici locali e nel lavoro, combinando l’attuale deviazione dell`eccessiva flessibilità per i giovani, che possono avere contratti dí tre-sei mesi «rinnovati per anni» e che dall’altra convive con una forte rigidità della parte protetta della popolazione, i cui salari seguono l`anzianità anziché la produttività. Sono “sistemi “ingiusti “, perché «scaricano tutto il peso della flessibilità e della difficoltà sui giovani». L’elevato tasso dì disoccupazione giovanile fa’ dire giustamente che «il modello sociale europeo è già superato» e quindi dobbiamo riformarlo.
Questa stagione di riforme ci deve vedere protagonisti e la sfida sarà – non “chi vincerà il congresso” – ma chi riuscirà a fare iniziative e riforme per aumentare l’occupazione, soprattutto giovanile, e di conseguenza la spesa e i consumi.
Una nuova visione di Europeismo dei popoli, dei giovani, dell’efficenza in tutti i campi e delle imprese deve sostituire il fallimento di un Europa basata sulla grande finanza e sulla speculazione finanziaria.
E’ ora di dirlo che anche qui siamo il topolino e non il gatto. I sistemi decisionali forti (Cina, USA, India, Russia, ecc.) la faranno sempre piu’ da padroni perche’ capaci di prendere decisioni in tempi rapidissimi, mentre noi siamo i piu’ lenti d’Europa quindi urge la riforma costituzionale, il superamento del Bicameralismo, ridurre il numero dei parlamentari, non abbandonare il maggioritario ed occorre che i Governi nazionali europei incomincino a cedere sovranità con l`intento comune di stare insieme>>
*Contributo al dibattito congressuale di Franco Capponi (gia’ Presidente della Provincia di Macerata)
MOZIONE CONGRESSUALE
NOI SIAMO QUI
Mozione presentata ai sensi del Regolamento Congressuale
dal candidato Coordinatore Francesco Acquaroli e dalla candidata Coordinatrice Vicario Deborah Pantana.
Il presente programma costituisce, a valle di molti incontri sul territorio, assemblee e contributi acquisiti da eletti e militanti, l’elaborazione di una piattaforma programmatica ed organizzativa volta a dare una nuova forma ed una ritrovata sostanza al Popolo della Libertà in Provincia di Macerata per i prossimi anni.
Al momento in cui abbiamo accettato di candidarci non volevamo infatti disegnare un
modello di partito ideale, bello da declamare ma impossibile da realizzare, ma al contrario mettere a sistema le esperienze di molti per costruire insieme un partito più
aperto, dinamico, legato a solidi riferimenti valoriali, che si rifanno al Partito Popolare Europeo ed ai valori cattolici, liberali e riformisti. Un partito pragmatico.
Crediamo che quanto abbiamo raggiunto, in termini di analisi e proposta, possa consentire a tutti di ritrovarsi uniti in un progetto serio, innovativo, attivo e capace di
un vero radicamento territoriale.
PARTE PRIMA
Analisi della situazione politica – identità del PDL, ruolo e prospettive
1) La situazione politica nazionale
La caduta del Governo Berlusconi e la sua sostituzione con il Governo Monti – senza
ricorrere al voto degli italiani – rappresentano un oggettivo passo indietro rispetto al
consolidamento di un sistema bipolare che solo 3 anni e mezzo fa aveva segnato un
radicale cambiamento politico ed istituzionale per il nostro Paese.
Il PDL ed il PD – alle elezioni politiche – raggiunsero complessivamente quasi il 70% dei voti espressi, dimostrando la validità di un assetto nuovo e capace, “sulla carta”, di garantire governabilità e stabilità ad un’Italia da sempre segnata da discontinuità governativa e parlamentare.
Appare chiaro che l’attuale Governo di solidarietà nazionale, nato sotto l’egida del
Presidente Napolitano, non può costituire una risposta strutturale ai molteplici e gravi problemi del Paese; siamo, casomai, di fronte all’ennesima risposta emergenziale a problematiche organiche di un Paese che chiede e necessita di riforme
democraticamente progettate ed attuate.
Peraltro, al massimo nella primavera del 2013 saremo di nuovo chiamati a proporre ai
cittadini una soluzione politica – e non tecnica – alle loro istanze, e per quel momento
il Popolo della Libertà dovrà farsi trovare pronto, maturo e solido; con una classe dirigente che a tutti i livelli sia all’altezza delle necessità e dei bisogni.
Le crisi mettono a dura prova i popoli, i sistemi politici, a volte le stesse fondamenta
culturali su cui si basa uno Stato. In quest’ottica, una forza politica che ambisce a servire il proprio Paese costituendone l’architrave politico non può che ergersi a difesa di quel grande patrimonio di valori e tradizioni che sono gli unici strumenti da cui ripartire e attraverso cui combattere. Riformare infatti non vuol dire rivoluzionare in maniera acritica e caotica, oppure piegarsi alla mera logica del mercato e dei banchieri, ma riflettere su ciò che fino ad oggi si è costruito per apporre quei correttivi e quei miglioramenti che consentano di superarne i limiti.
Il cambiamento fine a sé stesso, senza analisi e senza prospettiva non può che portare
al caos, il principale avversario di una politica matura e votata a garantire l’interesse
collettivo.
Il PDL, forte di tradizioni diverse e ricco di contributi culturali dalla solida storia, non
può più essere un contenitore di diversità, semplicemente da gestire con le quote e le
poltrone; occorre che esso completi la propria evoluzione e divenga esso stesso – oltre
le fondazioni, i circoli, le tante associazioni che vi gravitano dentro e intorno – generatore di sintesi valoriale, progettualità politica e di proposte innovative.
Questo chiede il nostro Paese, questo deve essere l’impegno verso le future generazioni.
La crisi passerà, ne siamo certi perchè fiduciosi che l’Italia abbia gli anticorpi per debellarla, ma se non si gettano oggi le basi per il futuro – basi nuove ma saldamente
ancorate al patrimonio di positività della nostra società e del nostro tessuto produttivo, economico e culturale – rischiamo di perdere un’opportunità importantissima: imparare dagli errori.
Di questo siamo fermamente convinti, soprattutto per ciò che concerne la Politica,
poiché un partito che non riesce a proporre un’autocritica cogente e sincera continuerà a commettere gli stessi sbagli, precludendo ai cittadini, alle famiglie ed alle imprese, quelle risposte ed opportunità che dovrebbe invece garantire e tutelare.
2) Il ruolo del PDL nella società italiana
La grande intuizione del Presidente Berlusconi e la sua ferma volontà di costruire una
grande casa ed un grande partito ci hanno consegnato la responsabilità di essere tutori
degli interessi del nostro Paese e conseguentemente dei nostri territori. Il P.D.L. Si deve quindi presentare non come un partito paternalista e conservatore, ma come un partito riformatore che si basi sulla libertà degli uomini, sulla democrazia, sulla legalità, sulla creatività e sull’innovazione, per farci arrivare a quel cambiamento che ci deve mettere in grado di promuovere il protagonismo e la partecipazione degli uomini, delle donne e delle famiglie; solo così potremo dare il via alla modernizzazione dell’Italia e alla rigenerazione di un tessuto comunitario che faccia emergere i migliori, valorizzandoli attraverso un reale processo meritocratico. Il congresso, in questo senso, offre una grandissima opportunità democratica di costruire la politica dal basso, con il contributo di tutti coloro che vogliono impegnarsi, senza tornaconti, ma con il solo interesse del bene comune.
Abbiamo oggi questa importante possibilità di costruire una nuova fase politica dalla
base, mattone dopo mattone, idea dopo idea. Convinti che una casa solida non possa
prescindere da solide fondamenta, vorremmo che questo progetto – così come pensato dal Presidente Berlusconi – “ri”nascesse con il contributo di idee, proposte, riflessioni, critiche ed esperienze di tutti coloro che in questo progetto credono e ripongono fiducia e speranza.
Il PDL ha cambiato il modo di fare politica nel nostro Paese, spezzando con decisione
vecchi meccanismi e rituali logori e settari; oggi, complice la crisi economica e la fisiologica mancanza di fiducia, un ritorno prepotente di queste vecchie ombre rischia di minare il cambiamento avviato e non ancora concluso.
La responsabilità è di una politica che non vuole rischiare, che non si gioca il tutto per tutto, preferendo arretrare in trincea. Noi in questa politica non crediamo, non ci vogliamo sottrarre alla battaglia e siamo certi che valga la pena di fare ogni sacrificio
che sia necessario per il futuro del Paese – per il nostro futuro. E’ la cultura del dovere, contro la politica affarista dei diritti ipergarantiti.
Con i congressi, con la partecipazione dei nostri iscritti, aprendoci al confronto in modo umile e attento, possiamo riprendere quel cammino momentaneamente interrotto, certi che le nuove sfide richiedono nuove soluzioni, nuove proposte e una rinnovata voglia di sacrificio.
3) La situazione politica regionale e provinciale
In un quadro politico già difficile e complesso come quello nazionale, noi che ci troviamo ad operare a livello regionale nelle Marche, nello specifico, in una Provincia divenuta oggi rossa perchè l’UDC ha deciso di appoggiare il centro sinistra con Pettinari che prima era addirittura il Vice di Franco Capponi, siamo stati penalizzati da un accordo che ha snaturato l’identità moderata della nostra provincia, siamo ancora più penalizzati; quotidianamente ci troviamo a combattere con una politica clientelare e massificata che, creata ad arte dalla Sinistra, negli anni è riuscita a creare un blocco monolitico di consenso difficile da scalfire; difficile, ma non impossibile.
I prossimi appuntamenti elettorali delle amministrative del 6 maggio ci devono vedere vincenti: a Civitanova Marche, Corridonia, Tolentino, Penna San Giovanni; siamo la vera alternativa credibile al centro sinistra: siamo noi i veri moderati e di garanzia ai molti cittadini che in noi hanno visto rappresentati quei valori e quella politica che la sinistra da sempre cerca di soffocare.
Dobbiamo, tutti insieme che crediamo nella costruzione di un nuovo PDL nella nostra provincia, dimostrare sempre di più che un certo modo di fare politica, di condizionare famiglie ed economia, di controllare e dirigere tutto, di veicolare decisioni dall’alto, non è l’unico possibile; dobbiamo dimostrare che esiste una politica diversa, che ascolta senza chiedere soltanto, e che opera nell’interesse vero dei cittadini e degli utenti, e non soltanto dei “mandarini” pagati dal sistema.
Pensiamo alla gestione della sanità nelle Marche, ambito in cui si sostanzia un efficace quanto dispendioso meccanismo di potere, di clientela e di consenso, spesso a discapito dell’utenza e del sevizio sociale. La sanità, che dovrebbe essere la massima espressione della solidarietà di uno Stato nei confronti del suo Popolo, nelle Marche, si è negli anni costituita come macchina del consenso, e come briglia con cui soggiogare i cittadini, il volontariato e le imprese. Di fronte a questa realtà, come a tante altre, possiamo e dobbiamo far sentire la nostra voce alternativa, offrire le esperienze maturate da molti dei nostri dirigenti e militanti e mutuare l’approccio che più ci è vicino (quello del volontariato, del servizio per la collettività, dell’imprenditorialità solidale e della sussidiarietà).
Dobbiamo essere promotori di percorsi partecipativi e aggregativi, capaci di restituire ai cittadini la possibilità di influire attivamente sulle scelte che poi ricadono
quotidianamente sulla vita di tutti. Questa è la democrazia attiva e vigile che dobbiamo recuperare nelle Marche, terra di tradizioni culturali millenarie, una democrazia che non si esaurisce con l’esercizio del voto, che non si chiude su sé stessa, ma che quotidianamente si rinnova, si amplia, si diffonde.
Perché anche nelle Marche un’alternativa è possibile e per quanto ci sembri ardua la battaglia non possiamo scoraggiarci, né tanto meno sottrarci al nostro dovere.
Molte sono le voci che quotidianamente ci chiedono di rappresentare concretamente quell’alternativa di cui la Regione ha bisogno, per ritrovare vitalità, confronto vero; e solo con l’approccio convinto e partecipato dei territori, solo con Coordinamenti Provinciali attrezzati e vitali, i nostri rappresentanti regionali possono trovare la forza
di proporre, alimentare, sostenere una vera alternanza di governo.
4) Il ruolo del PDL in Provincia di Macerata
Se quanto affermato fin qui è vero come è vero, occorre che il Popolo della Libertà, in ogni provincia, sappia ritrovare slancio e capacità progettuale. Mettendo in rete le idee migliori e promuovendo rapporti costanti con la società civile, le professioni, il mondo dell’impresa, elaborando un progetto politico che rilanci tutta la nostra Provincia, riqualificandola come luogo dove vivere ed operare in condizioni di sicurezza e benessere.
Una Provincia dove il turismo verde e montano, le industrie legate alla mobilità ed all’ambiente e la piccola impresa artigiana devono essere rilanciati come settori trainanti per la nostra economia. È sempre più necessario, sempre più urgente, gettare le basi riformatrici per riportare la Provincia di Macerata ad essere protagonista attiva della nostra Regione.
Per arrivare a questo dobbiamo dare vita ad un azione politica concreta ed efficace che deve nascere con entusiasmo dal nostro Partito, combattendo quel sentimento di anti-politica che purtroppo si sta affermando sempre con più vigore fra la gente.
Dobbiamo lavorare tutti insieme, convintamente, ad una selezione a tutto campo per formare una classe politica ed amministrativa capace di portare nuova linfa vitale al nostro Partito e, attraverso un’opera di radicamento territoriale, alle Istituzioni locali; per far conoscere e condividere sempre più la propria azione, per cercare di espandere al massimo la partecipazione e l’impegno collettivo.
In una realtà così complessa come quella maceratese, in cui si coniugano situazioni ed esigenze anche molto diverse tra loro, il ruolo del PDL deve essere quello di promozione della sintesi, di condivisione, di progettualità e di originalità. Senza
arroccamenti, senza preconcetti, il coordinamento provinciale del PDL deve percorrere tutta la provincia di Macerata in lungo e in largo, perché ogni realtà merita attenzione, perché ogni voce ha diritto di essere ascoltata, perché non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B, non ci sono interessi personali o locali da tutelare, ma solo e soltanto l’interesse dei cittadini della nostra provincia da intercettare, promuovere, valorizzare.
Così si costruisce credibilità e così si gettano le basi del consenso e della partecipazione.
5) Rapporti eletti/territorio, con gli alleati e le altre forze politiche
Questo è un aspetto che dobbiamo migliorare a livello locale e non solo.
Occorre un Partito che costantemente tessa un rete di contatti con gli alleati, per permettere alle eventuali coalizioni di raggiungere sempre la massima condivisione sui programmi, sulle linee guida e sulla scelta dei candidati, sia per le candidature monocratiche sia per le liste (laddove comuni).
I candidati, tasto spesso dolente nei bilanci dell’attività politica dei partiti, devono essere conosciuti dalla base e dalla dirigenza politica locale, a garanzia della piena rappresentatività delle problematiche e delle diverse esigenze dei territori, dando un segnale forte di credibilità nei confronti dell’elettorato.
Risposte credibili ed efficaci nascono da domande altrettanto precise e contingenti; solo chi ha un costante rapporto con il territorio (con le realtà quotidiane, con la coscienza dei problemi concreti e delle priorità) può avere l’occasione di rappresentarlo nelle istituzioni.
L’apporto del singolo alla politica si misura col consenso a cui poi debbono seguire i risultati dell’azione amministrativa. Per questo siamo e saremo contrari a tutte quelle scelte che non rappresentino in modo trasparente un legame con il territorio su cui calano e che non premino l’impegno costantemente profuso e la disponibilità quotidiana all’ascolto.
Allo stesso modo anche il rapporto con gli alleati, quindi, va costruito e coltivato con costanza e pervicacia. La fase preparatoria dell’alternativa alla sinistra non può e non deve vederci solitari e arroccati, ma promotori di aggregazione e di convergenza, di confronto e di reciproco rispetto.
Nel corso delle esperienze amministrative, sia nel caso in cui si sia all’opposizione sia, con ancor maggiore impegno, nelle realtà che ci vedono forza di governo, poi, questa costanza e questo impegno vanno raddoppiati – con il sostegno attento del Partito – per garantire continuità dell’azione politica ed efficienza amministrativa. Con grande attenzione alla preparazione delle liste e con verifica puntuale delle competenze specifiche degli amministratori; solo così possiamo sperare di dar vita ad Amministrazioni durature, che possano incidere positivamente nella vita delle comunità.
È indispensabile creare alleanze forti e solide, che condividano piattaforme politiche chiare e siano capaci di aprirsi al confronto, anche serrato, ma che alla fine porti alla condivisione delle scelte, per poter garantire stabilità alle Amministrazioni e fiducia nei confronti dell’elettorato. Occorre, per ottenere questo, agire in maniera trasparente e chiara, alimentando un percorso continuativo che non si accenda e/o spenga solo in prossimità delle elezioni.
6) Rapporti con la società ed i movimenti civici
Dobbiamo aprirci al confronto non solo con i nostri tesserati e simpatizzanti ma anche con le Associazioni di categoria e di volontariato che, soprattutto in questi gravi momenti di difficoltà, sanno interpretare al meglio le esigenze e le difficoltà dei
cittadini.
È doveroso che un Partito come il nostro sia sempre disponibile a confrontarsi con queste realtà che, specialmente in certe territori, rappresentano punti di incontro molto forti e alternativi alle realtà aggregative tipiche della sinistra.
Trattare con superficialità questo patrimonio di civismo, solidarismo, impegno e voglia di fare è un errore che un grande partito come il nostro non può e non deve permettersi; ogni contributo e ogni opportunità non colta ci indeboliscono e ci rendono più distanti dal nostro mondo di riferimento. Un partito che si sente minacciato da realtà alternative presenti sul proprio territorio è un partito debole; un partito che si fa promotore di integrazione tra queste realtà e le istituzioni in cui opera è un partito forte e solidamente ancorato con il proprio tempo e con il proprio contesto.
Il PDL deve essere attivo e dinamico, non può permettersi di avere periodi di stallo o magari di rendersi visibile solo in periodo di campagna elettorale, deve essere sempre
disponibile ad accogliere stimoli e contributi, ma anche capace di promuovere dialogo, confronto e di offrire continuità di proposte e di stimoli verso l’esterno.
Capacità di coniugare ascolto e proposta sono ciò che il nostro tessuto sociale di riferimento e la nostra gente ci chiedono. Con umiltà noi siamo pronti ad ascoltare contributi e critiche, con energia siamo pronti a offrire idee e prospettive.
7) La situazione economico sociale della Provincia di Macerata
Siamo convinti che una buona politica non possa che nascere dalla profonda conoscenza del territorio, delle sue potenzialità come delle sue debolezze.
Pertanto, senza voler in questa sede esaurire il tema, assai complesso, riteniamo doveroso fare anche un accenno alla situazione economica e sociale della Provincia, per comprendere e riflettere insieme sulle cause dell’attuale declino e sulle soluzioni
per invertire la tendenza.
La profonda crisi economica che attanaglia la nostra Provincia è iniziata prima della crisi globale, e quest’ultima ha quindi accentuato una debolezza strutturale già insista nel nostro territorio facendone scoppiare tutte le contraddizioni.
La dimostrazione di questo assunto sono date da vari elementi, che possiamo sinteticamente richiamare: a) mancanza infrastrutturale; b) il processo di delocalizzazione; c) la perdita di internazionalizzazione delle nostre imprese sia in termini di capacità di export che di innovazione di prodotto per posizionarsi nel mercato in modo competitivo e non ripetitivo; d) la concorrenza interna ed internazionale sul costo di lavoro; e) della disoccupazione e della inoccupazione specialmente giovanile e femminile; g) mancata attrazione di capitali esterni per gli investimenti; i) visione centralistica della promozione turistica.
L’incapacità della sinistra di saper prevedere, prevenire e/o almeno attenuare ed attutire la crisi in termini locali é enorme con le relative responsabilità politiche. Il deficit democratico nella nostra provincia per difetto di alternanza – o, per meglio dire, per un eccesso di omogeneità politica – ha fatto sì che la sinistra si sia “assopita” per troppi anni nella semplice gestione di una rendita politica e si é, così, dimostrata del tutto incapace non solo nel prevedere la crisi, – di cui peraltro erano ben noti e chiari i segnali – ma anche per come ha creduto di affrontarla e di gestirla.
A fronte di questo nuovo centralismo regionale la provincia di Macerata é quindi attanagliata da una crisi locale/globale che sembra essere irreversibile e che muterà il volto del nostro territorio, oggetto di una forte immigrazione (sia legale che irregolare) e anche di una crescita preoccupante dei fenomeni di criminalità e illegalità diffusa, oltre ad un disagio sociale che si manifesta in strati sempre più ampi della popolazione.
Una forza come il PDL può e deve rilanciare invece la cultura della legalità, della sicurezza, dell’inclusione sociale, senza cadere in atteggiamenti di chiusura, ma coltivando una cultura del dovere e della responsabilità, ad ogni livello.
Riteniamo un grave errore “compiacere” il potere politico e pervasivo della sinistra, innanzitutto per gli stessi interessi generali della popolazione e del territorio.
PARTE SECONDA
Organizzazione del Partito
Per realizzare i progetti politici sopra tratteggiati e cercare di raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissati, occorre un Popolo della Libertà articolato territorialmente, dinamico nelle scelte, organizzato in dipartimenti tematici, coordinato nel rapporto Partito – Eletti e con delle regole condivise da rispettare.
Siamo fortemente convinti che il periodo di traghettamento sia superato e che adesso occorra rilanciare la nostra azione politica con un progetto di rinnovamento – di metodo e di merito – che garantisca credibilità e prospettiva in vista delle sfide elettorali che ci aspettano; vogliamo ribadire che l’obbiettivo principale del P.D.L.
provinciale deve essere quello di confermare le realtà dove stiamo governando in maniera seria e matura e conquistare nuovi Comuni, per cercare di espandere la politica della libertà e della democrazia in quei territori che, ormai da troppo tempo, vengono governati mediante le logiche di potere di “amministratori di carriera” che si
fanno chiamare democratici, ma che in realtà rimangono ancorati saldamente a comportamenti e approcci figli del comunismo storico.
Per dare vita a questo rinnovamento proponiamo una serie di punti che illustrano in
maniera sintetica come vogliamo organizzare il Partito e come lo vogliamo fare funzionare, con il contributo di tutti: sono gli stessi sui quali abbiamo raccolto spunti e riflessioni in tanti incontri sul territorio e sui quali intendiamo organizzare presto la Ia Conferenza Programmatica e Organizzativa Provinciale per raccogliere idee e ulteriori contributi.
1) Nuovi volti per un nuovo partito
Il Popolo della Libertà deve, a livello locale, agire in coerenza con il ruolo che gli hanno attribuito gli elettori. Deve essere un partito aperto, veicolo di idee tra la comunità e le istituzioni, luogo di aggregazione, discussione, progettualità e partecipazione. Per farlo occorre creare una forte sinergia tra le istituzioni e il Partito
sia a livello provinciale che a livello locale creando un circuito stabile di idee, informazioni, progetti che metta in grado le istituzioni di vedere nel Partito quel punto di riferimento essenziale per governare ed amministrare; inoltre creare una sinergia indispensabile tra generazioni, che sappiano coesistere in un partito innovato dal punto di vista organizzativo e comunicativo. Pertanto spazio a internet, ai social network, con approntamento di un sito del PDL Provinciale in cui si possano raccogliere iniziative degli eletti e dei coordinamenti locali; ma anche presenza sulle piazze della Provincia a contatto diretto con i cittadini e le imprese, lo sport ed il mondo del volontariato, premiando chi si impegna ed ha consenso.
Pertanto spazio e fiducia ai giovani agevolando la loro partecipazione, il partito come agorà in cui stimolare responsabilità e partecipazione; in moda tale che possano dimostrare la loro voglia di fare e il loro entusiasmo che deve divenire per il nostro Partito un elemento di forza aggiunto.
E soprattutto creando a livello Provinciale un meccanismo di coinvolgimento delle donne, che con grande forza contribuiscono e contribuiranno in maniera fondamentale al rilancio del Partito ed all’analisi attenta delle problematiche che riguardano il mondo femminile e della famiglia.
Noi siamo a favore dell’applicazione del quoziente familiare, perchè vicino alle vere esigenze del nucleo familiare e una vera rivoluzione nel campo dei servizi sociali visti non più a favore del singolo ma della famiglia nel suo insieme.
2) Formazione politica
Un Partito ha il compito centrale di formare classe dirigente.
La selezione e la conseguente formazione costituiscono due momenti: il primo interno, per il quale pensiamo ad una scuola di formazione politica ed amministrativa, che si articoli su specifiche tematiche (urbanistica, bilancio, ambiente, welfare e volontariato, ecc), e rafforzi il confronto tra chi governa e chi è all’opposizione, per mutuare le scelte migliori nell’interesse dei cittadini; il secondo esterno, nelle istituzioni, con grande attenzione alle candidature, da individuare – per quelle monocratiche, laddove vi siano più candidati – anche tramite strumenti di democrazia.
Strutturando dipartimenti tematici che dialoghino in modo continuativo e non episodico con le associazioni di categoria, i corpi intermedi della società, il mondo dello sport, riportando al Coordinamento Provinciale notizie, informazioni, esigenze e possibili soluzioni.
3) Partito attivo – manifestazioni
Un partito con la forza e le ambizioni del PDL, secondo partito in regione e provincia, deve saper mobilitare i propri iscritti, dirigenti ed eletti ad ogni livello non solo per momenti ludici ma soprattutto politici; chi vuole partecipare deve avere le occasioni di farlo, confrontandosi sulla nostra storia, sull’Europa delle banche e sui destini dell’Italia, ma anche sulle prospettive politiche ed amministrative del proprio territorio.
Il PDL deve essere strumento per la realizzazione degli interessi veri della comunità.
A tal fine pensiamo di organizzare manifestazioni e incontri tematici (forum) insieme al movimento giovanile cui chiamare a confrontarsi cittadini, associazioni, imprese e sindacati, esperti autonomi e anche esponenti delle altre formazioni politiche. Un partito che dibatte, che è fonte di stimoli culturali e valoriali è un partito che ha già vinto.
Inoltre convocheremo con scadenze fisse gli organi provinciali che dovranno coordinare l’attività politica sui vari territori, in rapporto sinergico con gli eletti e con i coordinamenti comunali, che dovranno strutturarsi, organizzarsi e programmare le loro azioni politiche garantendone la loro regolarità e la loro incisività.
4) Radicamento territoriale e congressi comunali
La strutturazione capillare in ogni territorio diviene quindi obiettivo prioritario, per consentire una effettiva rappresentanza a tutti i nostri elettori ed una coordinata azione politica; a tal fine ci impegniamo a non realizzare alcun “trapianto” di eletti e dirigenti da altri comuni, perché gli eletti e i dirigenti devono avere un rapporto quotidiano e diretto con iscritti ed elettori.
Nei comuni dove non è raggiunto il numero minimo di iscritti per celebrare i congressi comunali non opereremo nessuna indicazione dall’alto ma daremo corso a nomine conseguenti alla consultazione della base.
5) Gestione delle risorse e programmazione
Per portare avanti e sviluppare un azione di rappresentanza e radicamento sul territorio è ovvio che occorrono risorse non solo umane ma anche economiche; quest’ultime dovranno essere gestite con la massima trasparenza con la presentazione di rendiconti annuali che siano in grado di evidenziare a tutto l’Organismo Provinciale l’entità delle risorse a nostra disposizione; questo per poter dare vita ad un azione programmatica che cerchi di dare la possibilità a tutte le realtà di avere a disposizione dei contributi, magari anche piccoli, che però sono intesi anche come segnale di impegno e vicinanza.
La seria e credibile programmazione e gestione delle risorse potrà indicativamente essere fatta in base a requisiti prestabiliti, come ad esempio la dimensioni dei Comuni
e gli appuntamenti elettorali che annualmente i singoli territori si troveranno ad affrontare.
Ovviamente per fare ciò sarà nostra intenzione indicare un tesoriere che si faccia carico di questo compito.
6) Condivisione delle scelte
Infine, il PDL che abbiamo in mente non si dirige in modo estemporaneo; ogni momento di decisione riguardante ciascun territorio dovrà essere condiviso con i diretti interessati, aumentando la partecipazione interna con maggior frequenza di riunioni ad ogni livello ed un confronto più aperto con il movimento giovanile.
Un Partito che si candida alla guida di una Provincia e dei suoi comuni, che vuol contribuire a scalfire il potere nelle Marche può farlo soltanto riuscendo a sintetizzare e comporre al suo interno consapevolezza dei problemi e delle relative soluzioni, maturando nelle istituzioni, nei propri organismi e nel contatto quotidiano con la comunità la competenza necessaria a conseguirle.
Basta nomine dall’alto e “giochini” di potere, largo al confronto, al dibattito e al merito.
Francesco Acquaroli e Deborah Pantana.
Caramelle non ne voglio più…
Parole, parole, parole…. Parole parole parole… Parole parole, parole… Parole, parole, parole: soltanto parole parole
http://www.youtube.com/watch?v=wrlew2G6nvA
La frittata e’ fatta. Operazione riciclaggio riuscita. Mi dispiace più di tutto che uno che una volta lottava contro queste cose, faccia oggi parte della greppia. Mi riferisco a Pistarelli. Cmq sappiate che questa vs scelta vi penalizzerà a livello di voti alle elezioni. Chi voterà mai più una corrente di politici che saltano da un simbolo all’altro, che promettono promettono e non mantengono mai?
Senza perdere tempo a leggere le due relazioni…………i vecchi della politica trionfano ancora.
Mi dispiace per i giovani, Carbonari ed altri, che forse potevano portare qualche novità.
A destra quindi niente di nuovo. Vedremo se andando avanti almeno il centrosinistra saprà essere piu’ promettente.
a me la cosa che dispiace di più è che nessuno dei due schieramenti abbia candidato un giovane bravo e sveglio e attaccato alla politica come Marco Guzzini!!!
E’ difficile inculcare la politica del ricambio generazionale. Per i partiti della prima repubblica ci sono voluti 40/50 anni e il loro disfacimento per il PDL appena 20 anni. è così che finiscono i partiti che non accettano il ricambio generazionale. Questo congresso ha volto ancora una volta dimostrare che conta più la gestione del potere che gli interessi veri di un partito.
Speriamo che le giovani generazioni votino non per partito preso o per sola ideologia che oggi non c’è più ma per gli uomini che si interessano veramente della vita pubblica senza interessi di diverse confraternite.
Sono state premiate le diverse sconfitte elettorali.
Peccato!
Un nuovo coordinamento sarebbe stato un bel segnale. Così non è stato. Paradossale è il fatto che si parla continuamente di giovani e dello spazio che meritano ma poi, i (vecchi) tra di essi si annovera qualche giovane, tutelano le loro posizioni. Concordo con chi afferma che la scelta sarà penalizzante non solo alle prossime elezioni, ma già nello svolgimento della normale vita politica provinciale dato che non c’è stato un plebiscito e lo scarto è di qualche voto. Si sa le persone cambiano idea facilmente. Un sincero augurio al ” nuovo” coordinatore e al suo staff.
Stefano Ciabattoni
Marco Travaglio, nessuno ha candidato Guzzini perchè è di diritto (responsabile provinciale dei giovani pdl) membro del coordinamento provinciale. Comunque ha appoggiato la mozione Lattanzi – Castiglioni.
@Travaglio
Invece di dire sempre cavolate, togli quella foto profilo vergognosa e metti la tua di “faccia”…….che ci facciamo 4 risate…..