di Alessandra Pierini
e Matteo Zallocco
Una statua di Ermenegildo Pannocchia darà bella mostra di sé nel foyer al secondo piano del Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Lo scultore, scelto dall’associazione “Stringiamoci a coorte” per realizzare la statua commemorativa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia da posizionare a Macerata in piazza Mazzini o in largo San Giorgio (leggi l’articolo), intanto ha trovato spazio lontano dalla sua regione natale. La statua destinata a Messina è “Il Michelangelo dormiente” ed è stata donata all’Ente Teatro dal collezionista Luigi Sciacca.
L’opera è strettamente legata a Macerata: Ermenegildo Pannocchia l’aveva scolpita nel 1989 in legno di tiglio e l’ha usata come modello da fonderia per il monumento che si trova all’ingresso del palazzetto dello sport di Fontescodella. Successivamente l’autore ha ricoperto la sua opera con una lacca di colore bianco e l’ha installata in posizione orizzontale con elementi verticali in vetro e così sarà posizionata nel foyer del teatro di Messina.
Ermenegildo Pannocchia è nato a Montelupone, dove vive tuttora, nel 1954. Ha cominciato a scolpire il legno nel laboratorio di falegnameria del padre. Dopo il diploma di Maestro d’Arte e quello in Scultura dell’Accademia di Belle Arti, ha lavorato a una serie di “mobili scultura”, acquisendo una grande esperienza anche nel settore del design. Tra l’altro, ha realizzato un teatro scultura completamente in legno a Roma, in piazza Fontanella Borghese. Successivamente ha allargato la sua ricerca a materiali quali bronzo e terracotta. Del 1989 è la sua prima grande scultura in bronzo. Nel 1990 inizia a scolpire il metacrilato, mettendo a punto una nuova e rivoluzionaria tecnica che lo porta a sperimentare nuove tecnologie, fino all’uso di sistemi computerizzati e sistemi laser. Nello stesso anno comincia una collaborazione con la Guzzini, producendo una collezione di nove sculture in metacrilato con una tiratura di 299 pezzi ciascuna, distribuite nelle gallerie di tutto il mondo. Da allora è molto intensa e costante la sua attività espositiva, mentre continua a insegnare al Liceo Artistico di Macerata di cui è vicepreside.
A Macerata, intanto, la statua per il 150° dell’Unità d’Italia fa discutere. A spiegare le motivazioni dell’opera è Giancarlo Cossiri, membro del Consiglio direttivo di Confindustria, presidente di Carima Arte (la Fondazione Carima non ha alcun legame con la proposta della statua) oltre che della neonata associazione “Stringiamoci a coorte” e iscritto alla Massoneria così come lo stesso Ermenegildo Pannocchia, secondo gli elenchi consultabili in internet.
«Le profonde motivazioni di questa iniziativa – spiega Cossiri – così come delle altre che l’associazione intende sviluppare (restauro delle tomba della famiglia Pantaloni, contributo al restauro di alcuni cimeli del museo del Risorgimento ecc.), vanno ricercate nella volontà di trovare le ragioni di una comune identità e la possibilità di testimoniare una forte coesione ideale all’interno della comunità maceratese, in occasione di una ricorrenza tanto significativa per la nostra storia. Per questo l’associazione è aperta al contributo ed alla partecipazione di tutti i cittadini, di qualsiasi censo, credo e idea politica, chiunque , dalla massaia all’imprenditore, potrà , con lo stesso spirito e senso civico con cui un non dimenticato maceratese , Mario Crucianelli , ha lasciato alla città il pregevole restauro della specula, prendere parte ad una iniziativa di mecenatismo collettivo. Ecco perché appare assolutamente fuori luogo la contrapposizione, che viene messa in risalto nelle cronache di questi giorni, con l’iniziativa da parte di Monsignor Giuliodori, Vescovo della città. Molte sono le assonanze tra le due iniziative; sicuramente è identica la volontà di dotare la città, di un monumento di pregio a rappresentazione di grandi valori morali: quello di padre Matteo Ricci a testimonianza della spiritualità cattolica, dei valori di amicizia e spirito di tolleranza ed integrazione, quello celebrativo dell’unità d’Italia dei principi di libertà , uguaglianza e fratellanza».
Nella comunicazione inviata dall’associazione “Stringiamoci a coorte “ al Comune di Macerata per chiedere di sottoporne l’offerta al consiglio comunale, Cossiri descrive anche le caratteristiche della statua: «Il monumento, pur nella sua unità, si compone di tre parti: ricorda e rappresenta i nomi delle 21 fondamentali Battaglie Risorgimentali, che purtroppo nella scuola odierna si ritiene superfluo insegnare perdendo così non solo le radici del nostro passato, ma anche i motivi che ci tengono uniti nel concetto di Patria, enuncia i tre principi universali, Libertà, Fratellanza e Uguaglianza, che sono alla base delle costituzioni di tutti gli stati liberali e democratici e raffigura l’essere umano che si avvita in una spirale che tende verso l’alto, simbolo della tensione umana al miglioramento ed all’ideale».
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(Il commento di Giancarlo Liuti: leggi )
Ermenegildo Pannocchia
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“STRINGIAMCI a coorte” e non stringiamoci!
http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/inno.htm
Cito Cesare Brandi “… che lo speciale prodotto che si da il nome di opera d’arte, lo è per il fatto di un singolare riconoscimento che avviene nella coscienza, riconoscimento doppiamente singolare, sia per il fatto di dovere essere compiuto ogni volta da un singolo individuo, sia perché non altrimenti si può motivare che per il riconoscimento che ogni singolo individuo ne fa …”. Questo riconoscimento passa attraverso un “giudizio di artisticità” che porta necessariamente con se anche il significato stesso dell’opera d’arte, inteso nella sua accezione più ampia. Detto questo, nulla togliendo alla capacità creativa e innovativa dell’opera di Ermenegildo Pannocchia, non si può certo omettere il riferimento simbolico della statua che viene proposta come celebrativa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, sia per quanto riguarda “chi” propone detta opera, che per il “suo significato” che investe necessariamente il “singolare riconoscimento che avviene nella coscienza” usando nuovamente le parole di Cesare Brandi. E’ qui che nasce la contestazione. Non ci si può appellare nel XXI secolo a valori scontati come la libertà, la fratellanza e l’uguaglianza, genericamente come fa la massoneria, senza prendere in considerazione “chi” vorrebbe esprimere detti valori (massoneria) che oramai sono acquisiti nel pensiero collettivo, perché è nella sua applicazione pratica che nascono i dissensi e i distinguo. In particolare la Massoneria, in quanto associazione per sua natura elitaria, li esprime nella sostanza e nella pratica in maniera diversa da come detti valori sono percepiti e condivisi dalla collettiva. In secondo luogo, il significato celebrativo dell’Unità d’Italia non può prescindere dalla rilettura che si sta facendo di questo nostro passato che è, nel bene e nel male oramai patrimonio quasi comune a tutti gli italiani, ma che è anche inquinato da una retorica che ha falsato la verità dei fatti storici stessi. Quel Risorgimento italiano voluto da una elite di “benpensanti” (foraggiati economicamente dalla massoneria) che ha sposato la volontà espansionistica del Piemonte per interessi ben diversi da quelli della popolazione italica e per questo motivo non è stato in grado di rispondere – una volta attuata l’unità d’Italia – di rispondere alle esigenze della popolazione italica stessa di una vita dignitosa e “non pervasa da una fame collettiva di beni primari”. Su queste considerazioni dissento fortemente dall’operazione di mettere una statua massonica celebrativa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Dai pollici versi noto un diffuso sostegno alla massoneria, orgoglioso di essere in minoranza.
Io credo che il dibattito si debba incentrare su come la cultura contemporanea debba relazionarsi con la società contemporanea.
Innanzi tutto all’interno di ogni giunta Comunale ci dovrebbero essere delle figure intellettuali, attente, sensibili e con uno sguardo illuminato, che sappiano cogliere il fermento culturale internazionale per poi dare delle indicazioni nelle realtà locali.
Secondo me le operazioni artistico/culturali pubbliche sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di una buona urbanistica (intesa come scienza che studia il territorio antropizzato).
Ma questo ragionamento è profondamente distante dal significato che si sta dando all’arte pubblica (in gran parte del nostro paese), intesa come “abbellimento” delle piazze, “celebrazione” di qualche lobby o “rivendicazione” di qualche religione.
L’Italia è uno stato democratico, laico e nella storia è stata sempre riconosciuta come luogo di grandissimo fermento artistico.
Questo è quello che conta, al di là della committenza.
Oggi l’arte “contemporanea” è scardinata da ogni forma di potere, non è più “celebrazione del potere”.
Quindi il problema di questa “ANSIA DA STATUA” si può risolvere soltanto introducendo delle persone con stimoli culturali contemporanei validi all’interno delle amministrazioni: in questa maniera l’arte entrerà positivamente nel tessuto sociale e nella struttura urbana della città.
Mi sembra semplice: una statua commissionata dai massoni ad un massone va collocata in una sede massone.
Se invece la statua va posizionata a Macerata va commissionata dal Comune ad un artista scelto con un bando pubblico come si conviene per qualsiasi opera pubblica.
Spero tanto che l’Amministrazione Comunale si esprima positivamente, in modo laico e democratico, indicando la piazza dove collocare la statua, commemorativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che sia capace di far risaltare e mettere in evidenza il suo forte significato rappresentativo, evocativo e simbolico.
Va sottolineato anzitutto una questione ovvia, ma non scontata, che questa scultura è un’opera moderna, quindi non un’opera che segue i canoni classici. Per intenderci, un’opera moderna, sia essa scultura, pittura o architettura, ha sempre necessità di strumenti di aiuto al giudizio, perché non è di immediata comprensione e quindi non è costruttivo farsi influenzare nella scelta da argomenti che nulla hanno a che fare con la statua in questione. Non poterla realizzare a Macerata significa per la città perdere una grande opportunità di avere una moderna opera d’arte di rara bellezza stilistica, realizzata da un noto e bravo scultore locale, che ha come unico fine quello ricordare i principi fondativi dell’Unità d’Italia: libertà , uguaglianza e fratellanza.
Moderna significa che non è una statua dove l’artista rappresenta fedelmente e fisicamente una persona, come riuscivano il genio di Michelangelo o del Caravaggio, in grado addirittura di migliorare l’espressività dei soggetti, che sembravano quasi parlare per il loro realismo.
Moderna significa che vengono messi in risalto solo alcuni simbolismi del soggetto, e qui “l’essere umano che si avvita in una spirale che tende verso l’alto” è senza dubbio il simbolo che meglio rappresenta “la tensione umana al miglioramento ed all’ideale”.
Mi permetto di dare un modesto suggerimento: la statua non va addossata ad un muro, così si può osservare a tutto tondo, girando attorno al luogo dove verrà posta. Qui ci si potrà sorprendere delle varie angolazioni che rendono la scultura spesso diversa, e mostrando più attenzione si notano dei particolari e simbolismi devono far pensare e riflettere l’osservatore.
Sono sicuro che i Consiglieri Comunali sosterrano in modo convinto questa scelta. Poi saranno gli anni a giudicarla, ma di sicuro ci sarà sempre qualcuno che criticherà, perché non è stato aiutato o piuttosto educato, ad un giudizio.
Ritengo che sarebbe estremamente interessante conoscere il parere di uno che di mani e di pietre se ne intende: il M° Nazareno Rocchetti