di Francesca Marsili
Dal palco di piazza Togliatti per la tappa tolentinate della Festa dell’Unità itinerante di ieri pomeriggio, alla presenza dell’onorevole, ex presidente ed ex segretario nazionale dem del Lazio Nicola Zingaretti, è stato il segretario provinciale del Pd Angelo Sciapichetti a lanciare l’avvertimento al centrodestra: «Se il governo Meloni intende istituire la Zona economica speciale per le regioni del sud lasciando fuori le Marche e le aree terremotate il Partito democratico farà delle iniziative eclatanti».
Nicola Zingaretti
Zingaretti, la cui presenza, sebbene non ancora ufficializzata, segna la sua candidatura alle prossime consultazioni europee, ha criticato aspramente il Governo Meloni definendolo: «una destra di classe che difende i forti e massacra i deboli». La freccia lanciata da Sciapichetti prende forza dal tema al centro del tavolo di discussione della partecipata kermesse che mancava da dieci anni: lo spopolamento delle aree interne e le proposte per fronteggiarlo. «Un problema che ci portiamo avanti da anni, da molto prima del sisma del 2016, che né noi – ha fatto ammenda Sciapichetti -, né i governi di centrodestra hanno risolto. Dobbiamo uscire dalla retorica e fare in modo che la catastrofe del sisma possa essere un’occasione di sviluppo, altrimenti rischiamo di ricostruire in un territorio disabitato. La scommessa è quella di portare lavoro e servizi nelle aree interne». Sembrerebbe infatti, sebbene ancora non nero su bianco, che le Marche saranno tagliate fuori dalla Zes, aree ben circoscritte nelle quale le aziende già operative e quelle future possono beneficiare di agevolazioni fiscali. E vale la pena ricordare che le Marche sono una regione che ha attivi 4 stati d’emergenza. Il deputato ascolano ed ex sindaco di Force Augusto Curti ha annunciato di aver presentato in questo mese una proposta di legge proprio per arrestare lo spopolamento delle aree interne. «Su questo tema o ci si crede o no. La mancata Zes è l’ennesimo atto di indifferenza del Governo Meloni che avanti per spot alla nostra regione, una popolazione che in pochi anni ha vissuto i peggiori drammi della storia recente, oltre alla continua perdita di imprese artigiane che sono il vero modello Marche – ha tuonato Curti – . Non è più accettabile che l’indifferenza, la superficialità e la scarsa prospettiva messe in atto precludano alla nostra regione opportunità di sviluppo. Per questo motivo – ha annunciato il deputato marchigiano – abbiamo presentato una proposta di Legge con cui affrontiamo il tema di come riportare le famiglie a vivere in questi territori. Dove chiediamo sgravi per le giovani coppie e per le imprese, perché chi avvia un’attività in questi luoghi non può avere le stesse condizioni di chi si trova sulla costa. E dove prevediamo una serie di sburocratizzazioni per facilitare le attività produttive. Una proposta aperta del Pd – ha concluso – dove diciamo cosa serve per invertire la rotta».
Da sinistra: Augusto Curti, Fulvio Esposito, Irene Manzi, Alessia Morani, Romano Carancini, Rodolfo Frascarello
E quando si parla di aree interne si deve fare i conti soprattutto con il tema dei servizi, come quello della scuola. Irene manzi, responsabile nazionale del settore scuola del Pd è intervenuta sul dimensionamento scolastico. «Quest’anno è stata concessa una deroga alla aree colpite dal sisma per la formazione delle classi. Tutto bene? No – ha evidenziato – perché contemporaneamente il Governo adotta la strategia strabica del dimensionamento della rete scolastica. Una misura, dove il governo regionale ha tenuto un atteggiamento silente – ha sottolineato -, con la quale sono stati messi dei parametri numerici per la creazione di quelli che sono le autonomie scolastiche, le dirigenze». Un dirigente scolastico quindi non corrisponderà ad una scuola, perché il parametro individuato è quello che per vedersi riconoscere un’autonomia sarà necessario rientrare in un range che va dai 900 ai 1000 alunni a partire dal prossimo triennio. «Non è una misura indifferente – ha aggiunto – in questo modo, nelle Marche, si dovranno ridurre di 30 unità le autonomie scolastiche nei prossimi tre anni. La presenza di un dirigente vuol dire la capacità di prendersi cura di quella comunità e adottare progetti adeguati alla stessa. E l’abbandono scolastico si combatte soprattutto con un legame tra la scuola e il territorio; nessun algoritmo può rispondere a questi territori soggetti alla spopolamento».
Per il senatore Francesco Verducci, l’assenza delle Marche nella Zes è una mortificazione. «Il fatto che dopo tante promesse questo Governo fa un decreto per istituire la nuova zona economica speciale senza includerci dimostra che sono solo chiacchiere. E questo provoca disuguaglianze sociali. Nonostante la destra esprima un commissario alla Ricostruzione- ha evidenziato – fa finta di non conoscere le problematiche. Non c’è una visione, solo interventi spot che non lasceranno nulla di duraturo e strutturale. La questioneè politica. Combattiamo contro un accentramento verso le aree più grandi. Se non vogliamo che tra 50 anni nei libri di testo si parli del deserto delle aree interne dobbiamo agire adesso con una grande battaglia politica che deve fare la sinistra, perché non la farà la destra, ne le grandi forze economiche. Dobbiamo pretendere che la questione diventi nazionale». Per il consigliere regionale Romano Carancini la chiave di volta è il lavoro.
Chantal Bomprezzi
«Non abbiamo bisogno solo di risorse, ma di idee, di strategie e di capacità di operatività. Il primo dei temi sui quali deve fondarsi uno studio è il lavoro, la chiave per immaginare il futuro delle aree interne con maggiori speranze, la capacità di spingere imprese e imprenditori a investire in queste aree. Questa può essere la leva determinate per riportare persone in quei luoghi. Tanti marchigiani emigrati vorrebbero tornare alla qualità della vita, ma per poter tornare a vivere all’interno hanno bisogno di opportunità di lavoro». Per Fulvio Esposito, già rettore Unicam, è l’assenza di servizi il problema maggiore. «Se in queste zone dove il reddito medio è più basso manca la sanità il cittadino dovrà rivolgersi al privato e questo acuisce le disuguaglianze. Avere la banda larga ad esempio è più importante nelle aree interne rispetto alle grandi città dove la gente può spostarsi. E per portare i servizi a casa dei cittadini, se non hai infrastrutture non ci riesci. Non c’è più la scusa della mancanza di soldi. L’Europa, con il Pnrr, ci chiede che queste non siano spese, ma investimenti. E non c’è migliore investimento che riportare i giovani in quelle aree».
Alle 21, nella parte serale della Festa dell’Unità, è stato l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti, arrivato a Tolentino da Roma con la sua auto, a prendere la parola promettendo battaglia al Governo Meloni. Alla domanda del moderatore ha risposto sulle condizioni di vita dell’italiano medio, che secondo lo Studio Ambrosetti, stanno peggiorando. «E’ cosi, lo sappiamo, e aumentano le disuguaglianze – ha evidenziato -, il cui livello è talmente drammatico e dura da talmente tanto tempo che a mio giudizio è diventato il vero problema della democrazie occidentali: la presenza di una massa sterminata di uomini e donne che si sentono ai margini della società. A differenza del ’48 non c’è più la speranza: quindi la sfiducia nella democrazia, quindi l’astensionismo, quindi la solitudine che diventa rabbia catturata dalla destra populista. Qui c’è il ruolo del Pd, la forza politica che combatte per la giustizia sociale». Nasce proprio da questo, per Zingaretti,il “miracolo” realizzato dalla Meloni salita al potere alle ultime politiche, complice il fatto, per stessa ammissione del politico, che il centrosinistra si è presentato diviso. «Ha cavalcato la condizione umana, i problemi e la rabbia degli italiani denunciando dai palchi il fatto che le persone stavano male. Ma questa fase storica si chiude nel giorno del giuramento del suo Governo, perché questa cultura di raccogliere voti denunciando i problemi si sta sostituendo al fatto che quei problemi non li sanno risolvere. La destra italiana ha già tagliato la spesa reale della sanità pubblica e della scuola. Come pure i fondi per le Politiche sociali. Nello stesso momento ha inserito i condoni fiscali per gli evasori. Si svela la verità quindi – ha sottolineato – il populismo raccoglie il voto del popolo rappresentando i problemi, ma il popolo lo usa e quando governa torna la destra di classe che difende i forti e massacra i deboli e bisogna inchiodarli alle loro responsabilità».
A sinistra il coordinatore locale Rodolfo Frascarello, al centro Nicola Zingaretti e a destra il segretario del circolo cittadino del Pd Matteo Pascucci
Zingaretti ha evidenziato come il taglio alla spesa pubblica a cui è stato costretto il governo di centrosinistra negli anni passati, non ha giustificazione per quello attuale: «quello Meloni è il primo dopo 30 anni che il giorno del suo insediamento si è trovato in tasca un portafoglio di 270 miliardi da spendere, conquistati dal centrosinistra, porzione di 750 che l’Europa ha messo in campo con il Pnrr. Di questi 270, 80 sono a fondo perduto, e la premier, prima di insultare il commissario europeo Paolo Gentiloni dovrebbe lavarsi la bocca, perché mentre questi a Bruxelles lottava per l’Italia, Fratelli d’Italia votava contro il Pnrr». La segretaria regionale del Pd Chantal Bomprezzi ha più volte lanciato delle stoccate alla fliera istituzionale, leva su cui il governo regionale di centrodestra ha centrato la propria propaganda politica. «Parlando con i sindaci e i segreatri dei circoli dei nostri terriorori, ho l’impressione che questa fliera tenda a guardare più a quegli amministratori che hanno lo stesso colore politico di chi sta al governo – ha aggiunto la Dem da sei mesi alla guida del Pd regionale -. E questo è un tema di disuaglianze, anche pericolso. Una filiera che ancora una volta, come sulla sanità pubblica, non sta affatto funzionando. Non dimentichiamoci che se non era per i nostri parlamentari marchigiani eravamo esclusi dal Dl alluvioni poi converito in legge. Quello che arriva – ha concliuso – non si capisce bene con quale criterio di riparto, sempliecemnte perchè gli amministratori non vengono coinvolti. Il sindaco di Cantiano, comune colipito dall’alluvione, sono mesi che aspetta dei tavoli di lavoro, ma non è stato fatto».
Angelo Sciapichetti
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La Meloni non ha colpa dei disastri di prima, non ha colpa dei disastri di adesso dovuti interamente a lei e nemmeno a quelli con cui fa Re Artù ” con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’così” finché non vedrà la nostra ancora più torva della sua. Non avrà colpa per quelli futuri perché saranno dovuti a quelli che sta facendo adesso e mi sono incartato e non riesco ad uscire da questo commento in cui mi sono infilato. Almeno che dopo Conte non arriva Modugno con la canzone. ” Ciao, ciao, ( bambina), un saluto ancora
E poi per sempre ti perderò
Come una fiaba anche sto governo passa
C’era una volta, poi non c’è più!
Zingaretti, uomo degli slogan.