Payback dispositivi medici, il tempo stringe:
136 milioni da saldare entro il 30 aprile
«Così molte aziende rischiano di chiudere»

L'ALLARME lanciato dal direttore di Confcommercio Massimiliano Polacco, in vista della scadenza dei pagamenti richiesti dalla Regione alle ditte fornitrici. «Abbiamo incontro il sottosegretario alla Sanità, ci ha ascoltato e ha pensato a delle soluzioni che possano salvare soprattutto la piccola e media impresa»

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Le prime 20 aziende a cui sono stati richiesti gli importi più alti (clicca sull’immagine per vedere l’elenco completo)

di Francesca Pasquali

Ventisei giorni. Sono quelli che restano a 1.507 aziende per saldare il conto con la Regione Marche: 136 milioni 514 mila 709 euro da ridare indietro entro il 30 aprile, termine ultimo del “payback sanitario”. Un mucchio di soldi che potranno essere un problema per i “giganti” del settore, ma che per le imprese più piccole potrebbe costituire il punto di non ritorno.

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Massimiliano Polacco, direttore di Confcommercio

«Una normativa beffa, creata nel 2015 e attuata solo pochi mesi fa dal governo Draghi», per Massimiliano Polacco. A margine dell’assemblea regionale dei balneari, il direttore di Confcommercio Marche Centrali ha puntato il dito contro «un governo (Draghi) che, nel momento delle dimissioni, ha attuato una legge di sei anni prima». La legge in questione è del 2015. Prevede che, quando le Regioni sforano il tetto di spesa per i dispositivi medici (camici, siringhe, mascherine e tutto il resto), non devono essere le uniche a pagare. La loro parte devono farla anche le aziende che hanno fornito il materiale, con un contributo che è cresciuto nel tempo. Dal 2017 corrisponde al 50%. Significa che la metà dell’eccesso devono metterlo le aziende. Ma, fino all’anno scorso, era rimasto tutto in teoria. È diventato pratica lo scorso settembre, quando il governo Draghi ha dato il via libera al decreto Aiuti bis, mettendo in moto il meccanismo. A quel punto, le Regioni hanno dovuto fare i conti del tetto sforato dal 2015 al 2018 e dare la “mazzata” alle aziende. Il conto delle Marche ammonta a 292 milioni 197 mila euro. Le aziende dovranno restituire poco meno della metà: 136.514.000 euro, ripartiti tra 1.507 tra società farmaceutiche, aziende produttrici, farmacie, sanitarie, ferramenta e via dicendo.

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Alcuni dispostivi medici

«Si chiedono le gare per avere trasparenza e quelle che danno un minimo di guadagno alle nostre attività vengono tassate per il 50% del loro fatturato, non del loro utile», ha rimarcato il direttore di Confcommercio. Per il quale, se la legge «venisse applicata in questo momento, chiuderebbero tutte». Ma le aziende non ci stanno. E fioccano i ricorsi. A inizio anno, la Regione ha deciso di costituirsi in giudizio contro 224 ricorsi al Tar del Lazio, presentati da altrettante società a cui è stato chiesto il rimborso. E altri ne potrebbero arrivare. Intanto, sabato scorso, in Regione, c’è stato un incontro con il sottosegretario alla Sanità, Marcello Gemmato. «Ci ha ascoltato. Ha pensato a delle soluzioni che possano salvare soprattutto la piccola e media impresa. Ci ha assicurato che, in questa settimana, porterà le nostre istanze al ministro», ha fatto sapere Polacco. «È arrivato il momento – ha aggiunto – di difendere una volta per tutte le nostre piccole imprese italiane, anche a fronte delle multinazionali».

 

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