Cerimonia in cattedrale,
Sinistra Italiana “boccia” Unimc:
«Ripensi alla laicità delle istituzioni»

MACERATA - Continua la polemica dopo le celebrazioni di lunedì per l'inaugurazione dell'anno accademico. Gli esponenti del partito guidato da Fratoianni criticano la scelta della location. Ed entrano nel dibattito delle associazioni studentesche: «Il merito è una favola finché le condizioni di partenza e le opportunità di tutte e tutti non saranno le stesse. La scuola, l'università e la vita non sono una gara»
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Il vescovo Nazzareno Marconi durante l’inaugurazione dell’anno Accademico nella nuova cattedrale di San Giovanni

«La scuola non è una gara. L’università non è una gara. La vita non è una gara». Sono le parole di Serena Cavalletti e Leonardo Piergentili di Sinistra Italiana, che entrano quindi nella polemica conseguente all’inaugurazione del 733esimo anno accademico di Unimc. Un intervento che arriva la protesta degli studenti di Officina Universitaria e la replica di Azione Universitaria, movimento studentesco che fa capo a FdI. Due gli aspetti su cui punta il dito Sinistra Italiana: la location scelta per la cerimonia, la cattedrale di San Giovanni e il tema del merito. 

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Serena Cavalletti con Nicola Fratoianni

«Dispiace dover, ormai a cadenza periodica, ricordare i principi basilari della Costituzione italiana con cui molti e molte si riempiono la bocca, scordandosi, però, di leggerli (e leggerla) – dicono Cavalletti e Piergentili – Con questo spirito, la “minore ossessione per il cerimoniale” di cui scrive Cronache Maceratesi per raccontare la cerimonia inaugurale del 733° anno accademico dell’Università di Macerata non ci sembra di averla colta. Come non ci sembra di cogliere la piena attuazione dell’art 7 della Costituzione che parla della laicità dello Stato in quanto la cerimonia si è svolta all’interno di una cattedrale che fa sembrare l’intero evento come una scena del film “L’attimo fuggente”. In quel film, la grande pomposità del collegio in cui si svolge la trama doveva nascondere la differenza. Così come la pomposità di questo evento nasconde la differenza di uno studente o una studentessa di una fede diversa da quella cattolica, o di uno studente o una studentessa agnostici, o di uno studente o una studentessa atei. Sorge spontaneo chiedersi perché ci si sia collocati proprio all’interno di una cattedrale dovendo passare per una richiesta di ospitalità alla Curia. Considerando le indisponibilità dell’Università di Macerata, è mai possibile che non si sia potuti rivolgere al Comune di Macerata? È questo che dobbiamo aspettarci da Unimc? Una progressiva vicinanza alle istituzioni della Chiesa? O il problema è stato politico-amministrativo? La giunta comunale di Parcaroli non è riuscita a garantire un luogo per ospitare un evento di tale importanza?».

Unimc_FF-19-325x217Quindi il discorso della ministra Anna Maria Bernini e quelli collegati dei troppi suicidi negli atenei e dell’ossessione del risultato a tutti i costi. «Ci teniamo a ribadire quello che la ministra non ha detto – aggiungono Cavalletti e Piergentili – Non ha parlato delle vittime causate dalle pressioni che spesso l’università comporta, delle ferite invisibili, del malessere psicologico che può celarsi dietro un sorriso di uno studente o una studentessa. L’università deve riscoprire le sue caratteristiche di luogo sociale di aggregazione, di confronto, di dibattito politico, di amicizia e solidarietà; non può ridursi ad una sfrenata competizione individualistica. Non può subire l’effetto totalizzante della società economica del “produci, consuma, crepa”. Ai ragazzi e alle ragazze di Officina universitaria va il nostro sostegno; ad Azione Universitaria, invece, ricordiamo come il merito sia una favola, finché le condizioni di partenza e le opportunità di tutte e tutti non saranno le stesse. E, poiché i numeri dicono che le disuguaglianze in Italia stanno sempre di più aumentando, parlare di merito rischia di essere una truffa. Di più – concludono – rischia di essere un macigno sulle spalle di chi, per tanti motivi, attraversa un momento di difficoltà ed è schiacciato dagli esempi “virtuosi” di chi si laurea prima del tempo e con il massimo dei voti». 

 

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