Il rettore John McCourt
di Alessandra Pierini (foto di Fabio Falcioni)
Diversamente solenne. Così è stata la cerimonia inaugurale del 733esimo anno accademico di Unimc. Celebrata nella cattedrale di San Giovanni a Macerata non poteva che assorbirne la maestosità, ma al tempo stesso la minore ossessione per il cerimoniale rispetto al passato, il fatto che il rettore John McCourt non aveva l’ultima pagina del suo lungo discorso e ha concluso “a braccio” l’intervento, l’assenza di un palco e la vicinanza tra tutti ha conferito una certa familiarità. Si è adattata nel suo intervento da remoto anche la ministra Anna Maria Bernini che si è rivolta al rettore e alle autorità, come agli studenti e alle studentesse, in maniera amichevole e diretta, a tratti materna.
Il corteo degli accademici da piazza della Libertà a San Giovanni
Insomma un rito di “comunità”, parola molto cara al neo rettore. Unica ombra, in più momenti, lo spettro dell’allarme dei suicidi in ambito universitario di studenti schiacciati dal peso della performance.
Lo striscione di protesta
Così il tradizionale corteo degli accademici partito da piazza della Libertà, si è trovato a sfilare davanti ad uno striscione retto da pochi manifestanti all’ingresso di piazza Vittorio Veneto: «La vostra competizione produce morte. Non eccellenza Contro l’università del merito».
Valeria Re
A richiamare il problema è stata anche Valeria Re, in rappresentanza del corpo studentesco: «Il termine università nasce da una parola latina che significa “universalità, totalità”, segno del fatto che la comunione e il sodalizio intellettuali sono elementi imprescindibili della sua essenza, che dimora negli animi e nelle menti, luoghi intangibili dai quali non potrà mai essere strappata. Ancor oggi, però, c’è chi muore di lei, tra le sue stesse mura, che dovrebbero essere casa e non sepolcro».
Ha poi però sottolineato come Unimc sia in questo panorama una eccezione: «L’università di Macerata si profila come nutrice attenta e premurosa, alma mater vicina alla collettività e al singolo: una università che riconsegna l’umano ad un’epoca che sembra averne perduto traccia. Così la sento, così la vivo. La familiarità dell’ambiente maceratese, circoscritto e per questo intimo, non va confusa con un possibile limite: talvolta la ristrettezza fisica degli spazi può favorire una più propizia apertura al cambiamento e soprattutto alla diversità, a ciò che è altro ma non per questo alieno. Non deve dunque stupire il fatto che, tra tanti centri di studio italiani, sia proprio quello di Macerata, tradizionale e al tempo stesso innovatore, a vantare il primato di aver designato come suo custode e portavoce un “Rettore europeo”, come egli stesso si definisce».
Il vescovo Nazzareno Marconi
Proprio il rettore “europeo” John Mc Court è stato accolto nel suo saluto iniziale dall’Inno di Mameli e subito dopo dall’Inno alla gioia europeo. Dopo aver salutato l’ospite d’onore, il maestro Dante Ferretti, cui è stato conferito nel corso del pomeriggio il dottorato honoris causa, definendolo “un visionario nelle cui mani le tecnologie giocano un ruolo importantissimo ma e l’umano che detta le regole», è passato ad tracciare le linee dell’università del futuro dedicando anche grande attenzione al tema delle performance richieste: «Dopo la pandemia molti si sentono spaventati. Altri studenti sentono la grande pressione di dover essere altamente performanti. Sono troppi i casi di ragazzi o ragazze che vivono con angoscia la cultura d’eccellenza a tutti i costi. Noi a Macerata cerchiamo l’eccellenza, ma sappiamo di dover proteggere tutti i nostri iscritti durante il loro percorso, sappiamo che non tutti crescono con gli stessi ritmi, ma che tutti meritano la nostra cura educativa».
In prima fila il governatore Francesco Acquaroli, la consigliera regionale Anna Menghi, il sindaco Sandro Parcaroli, il prefetto Flavio Ferdani e il vescovo Nazzareno Marconi
Ha poi concluso affidando alla sua idea di università “full immersion” il compito di sostenere i giovani: «Ci impegniamo ogni giorno a creare e sostenere le condizioni che consentano a tutti gli studenti e a tutte le studentesse di Macerata di vivere un’esperienza educativo unica che sia intellettualmente, socialmente e personalmente trasformativa. Pur arricchendo la nostra offerta con il digitale, con le nuove tecnologie, dobbiamo insistere nel valore aggiunto di stare, studiare, e formarsi insieme. All’università in generale tocca un ruolo primario: quello di educare le nuove generazioni all’idea del vivere insieme, della cittadinanza, della comunità, del senso critico, ma anche dell’integrazione e della pace tra i popoli».
A confermare la “politica” dell’ateneo Carla Bufalini, rappresentante del personale tecnico e amministrativo, impegnata da decenni nel supporto a studenti con disabilità o disturbi dell’apprendimento e ora anche dei servizi per il benessere: «Il nostro servizio mette in atto supporti metodologici e strumenti compensativi e tutta la comunità universitaria è coinvolta. Se credessi nei miracoli potrei dire che in alcuni casi particolarmente gravi sono intervenuti, però credo che non si tratti di questo ma di impegno, di solidarietà, di cultura dell’altro e di inclusione. Oltre a questo mi occupo dei servizi per il benessere di studentesse e studenti. Abbiamo attivato un punto di ascolto, implementato il servizio di consulenza psicologica e attivato un servizio di life coach».
Il collegamento della ministra Anna Maria Bernini
Ha incoraggiato ad affrontare il fallimento anche la ministra Anna Maria Bernini che citando Nelson Mandela ha detto: «”Nella vita non si perde. o si vince o si impara”. Non bisogna scoraggiarsi, dagli errori sono nate le cose migliori, pensiamo alla scoperta dell’America e della penicillina». La ministra si è anche complimentata con l’ateneo di Macerata («Siete una università rigenerativa, siete umanesimo e tecnologia»), poi con Dante Ferretti «E’ un prototipo di humanities e sciences, testimone di come per essere portatori di talento, bisogna essere anche portatori di conoscenza, competenza e professionalità») per concludere rassicurando sulla volontà del Ministero di Università e Ricerca che guida di assicurare il kit necessario per affrontare le sfide del futuro.
L’intervento di Guido Castelli
Poi l’intervento di Guido Castelli, commissario alla Ricostruzione: «Le università hanno un ruolo fondamentale anche nella riparazione – ha detto – e gli atenei del centro Italia hanno mostrato grande coesione. Il ruolo dell’università è poi anche quello di trattenere i giovani». Castelli ha anche ricordato che «l’Università di Macerata è stata duramente colpita dal sisma del 2016. Sono diversi i palazzi e gli edifici importanti e significativi su cui stiamo lavorando insieme, attraverso la relazione positiva con una università che sta riqualificando il proprio patrimonio immobiliare». A fare gli onori di casa era stato il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi che ha ricordato come la chiesa di San Giovanni sia una collegiata, annessa al vicino collegio dove nel 1500 erano stanziati i gesuiti: «Una situazione di crisi diede vita all’umanesimo cristiano. Un nuovo approccio pedagogico di cui padre Matteo Ricci fu tra i primi a beneficiare. univa classicità e scienza e su questa via proseguiamo oggi».
Successivamente la consegna del dottorato honoris causa al maceratese Dante Ferretti, scenografo tre volte premio Oscar (leggi l’articolo).
Il sindaco Sandro Parcaroli, la consigliera Anna Menghi e il governatore Francesco Acquaroli
bella cerimonia
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Quale ‘peso della performance’?
“CURA EDUCATIVA vuol dire rispetto per ciascuno, nella sua unicità e diversità, capacità di coniugare compiutezza e distensione dei tempi, empatia ed autorevolezza, di aprire spazi di ricerca, di interrogazione e di piacere della verità, anche di far scoprire il valore della regola, non come vincolo e condizionamento, ma come indice di senso che dà corpo all’essere con gli altri e per gli altri.”
Cit. da https://www.scuola7.it/
”I professori insegnano per guadagnare denaro e aspirano non al sapere ma all’apparenza del sapere e al prestigio derivante da essa. I dotti studiano allo scopo di insegnare e pubblicare, perciò la loro testa somiglia a un intestino dal quale i cibi escono senza essere stati digeriti. La gente scambia coloro che vivono di una cosa con coloro che vivono per una cosa. Coloro che insegnano una materia non sono coloro che se ne occupano seriamente perche’ a questi ultimi manca il tempo per insegnarla.”
Vediamo quanti sputi prende Schopenhauer…