Il “comandante” carica la Civitanovese:
«A Macerata per sfatare il tabù
ed entrare nella storia»

DERBY - L'ex giocatore e allenatore dei rossoblu sul match in programma domenica a Macerata: «Andare all'Helvia Recina con la mentalità di essere i primi ad esultarci, in molti lo ricorderanno. Capiterà, non so quando succederà, ma prima o poi dovrà accadere. Queste partite le vince chi sbaglia di meno»

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L’ex allenatore della Civitanovese Osvaldo Jaconi

 

di Michele Carbonari

«Andare a Macerata con la mentalità di esseri i primi a sfatare il tabù dell’Helvia Recina, perché lo ricorderanno in molti. Partecipare con il cuore per battere e sconfiggere questa situazione, farla vostra: proprio perché non si è mai vinto, magari si riesce ad entrare nella storia. Essere ricordati per questo». Il “comandante” Osvaldo Jaconi, proprio come faceva prima di una partita, carica i giocatori della Civitanovese in vista del derby in trasferta contro la Maceratese, big match playoff del campionato di Promozione. L’ex giocatore e allenatore, un mito della piazza rossoblu, parla alla vigilia della partitissima. «Il record si chiama così per essere battuto, c’è sempre qualcuno che dovrà superarlo. In questo caso il discorso è simile, perché si tratta di un tabù: quelle di non aver mai vinto a Macerata. Capiterà la prima volta. Non so quando succederà, ma prima o poi dovrà accadere – racconta il tecnico di origini livornesi, ma civitanovese d’adozione -. I derby sono partite che vivono di impulsi. In generale, non sono aperti: vince chi sbaglia di meno. È difficile vedere belle gare in serie superiori, figuriamoci in queste categorie. La statistica dice che i primi gol nascono da palle inattive, come punizioni e calci d’angolo. C’è pressione e tensione».

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Mister Osvaldo Jaconi in campo

Trattare l’argomento Civitanovese e Maceratese apre tanti ricordi a mister Jaconi, che per due volte è stato allenatore rossoblu. La prima volta nel 1982, quando arrivò secondo in Serie C2 è salì in C1, in cui restò anche l’anno dopo. A metà stagione fu esonerato, per poi tornare per il resto della stagione. Nel più vicino 2010, invece, in Eccellenza arrivò a novembre. Tramite i playoff arrivò la promozione in Serie D, dove restò per quasi tutta l’annata, prima di essere stato esonerato. «Mi ricordo i due derby da giocatore, con Di Giacomo allenatore. A Macerata perdemmo 1 a 0 ma facemmo una grande partita. Poi Morbiducci andò in cielo, complimenti a lui. Noi però vincemmo in casa: calcio d’angolo a favore della Maceratese, io raccolsi una respinta e presi la palla al limite dell’area, lanciai Michele Morra che andò in porta e segnò. Come allenatore invece non ne ho vissuti molti. Se non sbaglio una volta in Coppa Italia in settimana – prosegue Osvaldo Jaconi -. Sono ricordi che mi auguro possano ritornare, sia a Civitanova che a Macerata. Sono due città che calcisticamente possono offrire molto come si è visto nel tempo. Ma potranno mai ritornare? La speranza non deve morire, il pensiero c’è sempre. Certo che è un peccato. Queste società blasonate hanno un passato avanti, no dietro. Di solito il passato è dietro, ma chi veste queste maglie, della Civitanovese o della Maceratese, il passato ce l’ha avanti, perché pesa molto di più delle altre, con tutto rispetto per chi fa questa categoria. Il passato grava sul presente. I giocatori, al di la della bravura, devono avere una personalità che possa sopportare la responsabilità».

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Dall’alto della sua esperienza, Osvaldo Jaconi offre assist ai dirigenti e alle due società, che insieme agli allenatori costruiscono le rose per puntare al primato. «A proposito, dico la mia in base a quello che ho vissuto. Quando vuoi vincere un campionato di Serie B, devi prendere giocatori che hanno vinto la B, non quelli che scendono dalla Serie A, perché è un campionato diverso. Se vuoi vincere la C, devi prendere i giocatori che hanno vinto la C, se vuoi puoi anche mettere una ciliegina. Ma non è quella che ti fa vincere il campionato, perché non sono abituati a farlo. Lo stesso vale per queste categorie inferiori. Io quando allenavo sceglievo gli uomini, non i giocatori di calcio. Con gli uomini vai in guerra, poi vinci o perdi, ma ci puoi andare. Se vuoi vincere qualche partita bastano i giocatori, se sono bravi e tecnici. Ma se vuoi vincere spesso ci vogliono gli uomini, che hanno sacrificio, passione, responsabilità e danno l’anima. Quando perdi una partita la tecnica non basta più, serve l’orgoglio per recuperare: in quel caso scendono in campo le qualità dell’essere umano – conclude Jaconi -. Oggi comunque il calcio non è quello di una volta. Ci vogliono più soldi, anche quello influisce. È un peccato che Civitanovese e Maceratese siano in Promozione. Meriterebbero di più, anche perché hanno potenzialità di spettatori e di attaccamento alla squadra per tornare nelle categorie che le competono».

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