Il ristorante l’Erborista non riapre:
«Speriamo nella bella stagione
Ristori? Ci ho pagato le bollette»

CASTELSANTANGELO - La titolare Ilaria Marzoli Capocci: «Qui l'asporto non funziona. Non sappiamo più come organizzare il nostro lavoro, che non si accede e spegne come un interruttore». A novembre lo Stato le ha dato 1.200 euro: «Li ho usati per le rate delle utenze sospese dal sisma che ammontavano a 10mila euro»

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Ilaria Capocci a Gualdo di Castelsantangelo

 

di Francesca Marsili

«Da noi l’asporto non funziona», dice con voce scoraggiata Ilaria Marzoli Capocci. Lei è la titolare del “ristorante pizzeria dell’Erborista” di Gualdo, frazione di Castelsantangelo e la notizia che vede chiusi i confini comunali dopo il passaggio in zona arancione è stato l’ennesimo colpo. «Siamo fermi dal 23 dicembre e abbiamo deciso di non riaprire, non conviene, perché qui, i pochi rimasti, quasi tutti nelle sae, gente in maggior parte molto in là con gli anni, cucina in casa, non acquista cibo pronto».

Duecentocinquanta anime per lo più anziane e dove i giovani sono solo una ventina. Un comune spopolato e in via di ulteriore spopolamento dopo il sisma del 2016 dove le poche attività rimaste già in ginocchio, si trovano a fare i conti con le restrizioni per il Covid-19 che rendono il piccolo comune ancor più isolato nonostante i contagi siano a zero. Quello che accade a Castelsantangelo sul Nera è un problema nel problema: quello che il Dpcm permette non è una soluzione alla sopravvivenza. «Col decreto Natale che ha previsto la zona rossa ovunque abbiamo chiuso. In questa settimana dove la fascia gialla consentiva gli spostamenti e ai ristoranti di stare aperti a pranzo, abbiamo scelto di rimanere ulteriormente fermi perché durante la settimana la gente lavora e qui non viene – racconta la titolare – puntavamo tutto su questo fine settimana perché (complice la neve caduta i questi giorni) speravamo di lavorare ma aprire per un solo giorno, oggi, quando domani ci saremmo dovuti fermare di nuovo e lavorare solo con l’asporto che qui non funziona, non conviene e ho preferito fermarmi ».

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L’ingresso dell’Erborista

Ilaria ha soli 29 anni e gestisce l’attività di famiglia da quando ne aveva soltanto 19, da quando suo padre per motivi di salute è stato costretto a cederle il testimone. E lo fa con tanto orgoglio e altrettanto sacrificio dopo aver rinunciato agli studi pur di portare avanti la tradizione familiare vecchia di cinquant’anni senza perdersi d’animo neppure dopo il terribile terremoto del 2016. «Ho due ragazzi in cassa integrazione, altri a chiamata ma organizzarsi dalla sera alla mattina come avrei dovuto fare per sfruttare l’ultima giornata, quella di oggi, è impossibile. La pasta la facciamo in casa e in queste zone anche reperire le materie prime come la carne necessita di tre giorni di anticipo – aggiunge la giovane titolare dispiaciuta per le tante chiamate ricevute oggi dai suoi clienti ai quali ha dovuto dire “mi dispiace” – non sappiamo più come organizzare il nostro lavoro che non si accede e spegne come un interruttore». In questi territori non si lavora tutto l’anno e quei pochi sono scanditi dal turismo di prossimità ancor più ridotto dopo gli eventi sismici e tenersi a galla dipende da una manciata di mesi. «L’ultimo ristoro che ho ricevuto è stato a novembre, 1.200 euro con i quali ho pagato la rateizzazione delle utenze dilazionate a causa del sisma ricevute poco tempo fa e che ammontavano a 10mila euro – conclude Marzoli Capozzi – la stagione sciistica è andata, proviamo a guardare alla Pasqua e alla fioritura di Castelluccio di Norcia, l’unica che lo scorso anno ci ha permesso di incassare qualcosa, ma siamo allo stremo, non possiamo far altro che sperare che la situazioni torni presto alla normalità».

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