di Laura Boccanera
Il via ai saldi si tinge di arancione. Se verrà confermata la restrizione delle attività e della circolazione nel prossimo provvedimento l’avvio degli sconti di stagione si annuncia drammatico per le categorie. Vero è che molti non hanno atteso l’inizio ufficiale della scontistica e già da alcune settimane hanno iniziato a proporre ribassi dal 30% in su.
«Non si vende – commenta Debora Pennesi, presidente dell’associazione dei commercianti Centriamo – i saldi ufficialmente iniziano sabato e su tutto pende l’incognita su che zona saremo. L’arancione non è un danno solo per i ristoranti e i bar, senza la possibilità per la clientela di venire da fuori comune e senza l’indotto generato dai ristoranti è un mortorio. Tanti negozianti hanno anticipato i saldi, qualcuno faceva sconti anche prima di Natale per andare avanti, ma il mercato è fermo. Non si vende quasi nulla. Iniziare i saldi con l’arrivo di una nuova restrizione è un controsenso. Il fine settimana è vuoto senza la gente da fuori e il civitanovese gira anche meno senza bar e ristoranti». C’è anche chi come Chiara Calcagni di Talko e pepe, negozio di abbigliamento per l’infanzia di corso Umberto I ha avviato una liquidazione totale: «Ci pensavo da molto e abbiamo iniziato già con sconti fino al 70% per liquidazione totale, infatti cambierà la gestione. Devo dire con questi sconti importanti ora le vendite stanno andando abbastanza bene. Per fortuna l’abbigliamento bambino ha sofferto meno rispetto ad altre tipologie merceologiche e la zona rossa e arancione ci consente comunque di lavorare, ma senza gente in giro è comunque un danno».
Diverso il discorso per le categorie legate alla somministrazione di alimenti, bar e ristoranti. La nuova proposta prevede infatti lo stop all’asporto già dalle 18 per evitare assembramenti e movimenti di persone e davanti si prospetta una chiusura lunga e tutti sono concordi che l’asporto o il delivery non è la soluzione. Ma in città non ha attecchito il movimento #ioapro, iniziativa di alcuni commercianti che invitano a trasgredire il decreto e rimanere aperti domani per cena. L’idea è partita dalle Marche, da un commerciante di Pesaro, ma a Civitanova la categoria non aderirà: «La situazione ormai la conosciamo purtroppo benissimo – ha commentato Luca Leonardi di Caffè Maretto – dal punto di vista economico è disastrosa, ma sono del parere che quella sanitaria è più importante. Se non si risolve quella non torneremo alla normalità. Il danno è evidentemente enorme per noi. La stagione invernale la diamo per persa e guardiamo ormai all’autunno 2021, sperando di non rivedere le scene di assembramento che abbiamo visto l’estate scorsa. Noi non aderiremo a “Io apro” perché non credo che abbia molto senso, oltretutto nessun cliente verrebbe col rischio di prendere una multa da 400 euro. E anche per noi una sanzione a fronte di un caffè non ne vale la pena. Faremo l’asporto per come ci verrà concesso, sperando che questa situazione di difficoltà estrema si risolva quanto prima dal punto di vista sanitario e umano».
Contrari per ragioni differenti anche gli organizzatori della protesta di piazza di ottobre del movimento “Ora basta”. Alfredo Croceri non aderirà: «Non condividiamo alcune cose del movimento #ioapro. La nostra posizione è ancora più radicale e secondo noi non è con le chiusure che va affrontata la pandemia, ma dal punto di vista della sicurezza e della sanità. Le chiusure sono incostituzionali. La situazione ora poi con la crisi di governo è anche molto instabile e secondo me la data scelta non è tra le più felici. Per cui a Civitanova non ci sono ristoratori o bar o locali che aderiranno che io sappia». Inaugurazione e apertura rinviata per La Romana, la nuova gestione dello storico caffè doveva alzare la saracinesca il 20 gennaio, ma la spada di Damocle del nuovo Dpcm e l’ingresso possibile in zona arancione farà slittare il termine: «Procrastiniamo di un mese – riferisce Mauro Raschia, uno dei titolari – aspettiamo febbraio e l’evolversi della situazione. Aprire ora solo per l’asporto non avrebbe senso».
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