di Luca Patrassi
La piazza attigua alla biblioteca comunale Mozzi Borgetti si chiama piazza Vittorio Veneto, detta anche piazza San Giovanni. Sulla lapide marmorea da qualche parte c’è scritto Vittorio Veneto, ma ciò non toglie che per molti dei maceratesi quella sia piazza San Giovanni, in omaggio alla monumentale ed omonima chiesa chiusa da tempo. I maceratesi, quelli non più giovani stante che l’edificio è chiuso oramai da tanti anni, collegano quella piazza alla chiesa. A fianco della chiesa c’è un’altra istituzione cittadina, la biblioteca comunale. Un’istituzione culturale pubblica al cui ultimo restauro mise mano decenni orsono un’altra istituzione delle arti e delle professioni, l’indimenticato architetto Mario Crucianelli. Non era uno, il nostro, che agisse in silenzio: sia in politica che nella professione ed i suoi restauri di beni monumentali cittadini sono stati oggetto sempre di ampio ed approfondito dibattito promosso anche da lui, sui giornali, sulle pubbliche piazze o al bar tra gli amici. Il restauro della biblioteca comunale – al pari dello Sferisterio o del palazzo della allora Bnl – fu uno di questi. Il suo punto di orgoglio fu la rivisitazione dell’ultimo piano, quella che oggi è la “Specola” e prima non era nulla che potesse attirare l’attenzione, al punto che sembrò un guizzo artistico dell’architetto maceratese. Se ne assunse lui la responsabilità della rilettura storica di quel palazzo con l’attuale Specola, non c’erano i fondi e fece lui da mecenate, in parte personalmente e in parte con una raccolta di fondi tra i suoi amici, tra i miei amici. «Incontrai Mario per strada – ricorda ora Carlo Babini, già bibliotecario di Unimc, una “precedente” vita passata allo Sferisterio – mi chiese 50mila lire. Gli chiese cosa dovesse fare e mi spiegò il disegno. Mi diede la ricevuta e mi spiegò che ero diventato un caratista della Specola». Inaugurazione, taglio del nastro e la Specola divenne una sala di lettura con magnifica vista sui Sibillini: diventò quello che Mario Crucianelli aveva desiderato, un punto di lettura e di ritrovo per gli anziani che avrebbero potuto godere di quel luogo. Il Consiglio comunale di Macerata votò anche una delibera per l’intitolazione della Specola a Mario Crucianelli.
Un voto a maggioranza, ma non interessa nemmeno ricordare i motivi della spaccatura. Interessa invece rilevare che da poco prima delle appena scorse elezioni il Comune, quello a guida Romano Carancini, ha inaugurato alla Specola un percorso ricciano, non senza squilli di trombe e suoni di tromboni, come si conviene a una municipalità che si fa sentire e come si conviene a politici sotto elezioni. Il dubbio arriva con la lettura dei materiali illustrativi dove si legge “Specola dei mondi d’Oriente”. Sarà, si poteva pensare, un eccesso di zelo legato all’inaugurazione. Poi sono apparsi altri materiali, uno è il totem piazzato nelle adiacenze della Loggia dei Mercanti dove pure la specola è definita “dei mondi d’Oriente”.
Vuoi vedere che magari è sfuggita all’attenzione dei media una nuova delibera del Comune per il cambio di denominazione? No, non c’è nessun atto che cancelli quell’intitolazione. Un sistema c’è per capire, è osservare il luogo. Specola della biblioteca Mozzi Borgetti, l’ingresso è regolato dai protocolli anti Covid. Sali, a piedi o con l’ascensore, ed appena arrivi hai tutto chiaro. Non hai bisogno di indugiare ulteriormente con lo sguardo, non hai bisogno di farti un giro o di raccogliere le critiche pur emerse nel merito del percorso ricciano. A lato dell’ascensore trovi una piccola targa in ottone con la dicitura: “Sala di lettura Mario Crucianelli, architetto, consigliere comunale, ideatore e promotore del restauro”. Sul muro c’è una maxi tavola informativa sulla “Specola dei mondi d’oriente” con l’indicazione degli enti promotori e in grande evidenza una lunga serie di nomi tra i quali spicca ben visibile quello del sindaco uscente di Macerata Romano Carancini. Anni fa ci fu chi scatenò una durissima polemica social per il fatto che nella lapide esterna, piazzata sulla facciata della chiesa di San Filippo a conclusione dei lavori di restauro, c’è scolpito il nome del vescovo Giuliodori. Qui invece è “scomparso” il nome di chi ha (ri)scoperto e finanziato la Specola ma ne sono comparsi a decine, alcuni a buon diritto, altri più votati al rovescio. Ma Mario Crucianelli non ha comunque bisogno di lapidi e di intitolazioni per restare ben vivo nella memoria della città.
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È stato un grande professionista e architetto per Macerata.....
Bravo Luca Patrassi, articolo preciso, diretto e molto esplicativo su come, quasi sempre, viene comodo assumersi meriti di altri. Mario Crucianelli lo conoscevo, amico di famiglia, poteva sembrare burbero, ma era un tipo diretto, fastidioso per chi governava Macerata per le sue idee ed i suoi modi, ma un grande professionista. Spero che sia ridato a lui il merito ed il lustro di questa stupenda opera
Grande professionalità.
bella persona e ottima dialettica
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Far scomparire, tacitamente, malgrado una delibera del Consiglio Comunale, il nome di chi ha fortemente voluto il restauro e la rinascita della cosiddetta “specola”, è un fatto semplicemente vergognoso e denota, in chi ha agito, il più assoluto disprezzo per le decisioni prese, democraticamente, a livello istituzionale!
C’è solo da sperare che il nuovo Sindaco e la nuova Giunta sappiano porre un rimedio a questa deprecabile azione.
Una sconcertante “brevità” di apertura intellettuale, un’ennesima piccineria dell’amministrazione uscente. In nome di pregiudizi come questi, il canone ideologico ha massacrato – nel secolo scorso – fior di scrittori e artisti. Chi ha paura del segno diverso dal proprio non sa dove stia di casa la cultura.
Ben detto Davoli, una piccineria della “antica” amministrazione.