Il funerale di Rodolfo Craia
«E’ offensivo che venga usato ora il suo nome, e non parlo delle compagnie amatoriali che invece ringrazio, ma di coloro che lo fanno per cavalcare l’onda emotiva di una città pienissima di persone che lo amavano, e che devono sapere, che ora è una faccenda di voti».
Rodolfo Craia
E’ un j’accuse verso la sua città, Macerata. Ma anche un atto d’amore verso l’uomo a cui è stata a fianco fino all’ultimo respiro. Quelle infatti sono le parole di Manuela Grelloni, compagna di Rodolfo Craia, l’attore, regista ed artista morto a 69 anni. «In miseria», sottolinea lei. Parole rivolte, a una settimana dall’ultimo saluto, a quelle che chiama «istituzioni», per ricordare che Rodolfo andava sostenuto in vita e non celebrato adesso.
Ecco la sua lettera integrale, dal titolo “Voce interrotta”
«Rodolfo Craia è morto il 14 giugno 2020 alle 16, in miseria, grazie alle istituzioni di Macerata, che negli ultimi 15 anni gli hanno negato la dignità di un lavoro all’altezza della sua professionalità, ed era, così dignitoso che non ha mai accettato scorciatoie e vie meno impervie, che peraltro aveva a completa disposizione, grazie alla sua famiglia e a me, che lo amiamo. Se mettiamo in fila tutti i lavori da lui pensati e diretti prima di questi ultimi 15 anni, che corrispondono più o meno al degrado della vita culturale maceratese, sia economico che per qualità sia per organizzazione, dobbiamo riconoscergli un curriculum di eccellenza di cui non sto ad elencare le tappe. Lui spaziava dalla musica al teatro alla letteratura ed era difficile stargli dietro. Dico solo che siamo passati da B.B. King a… senza fare nomi , date un’occhiata gli ospiti dello Sferisterio degli ultimi anni. Ogni viaggio, ogni vacanza, ogni evento a cui partecipava erano per lui occasione di lavoro, e lavorava sempre per il suo sogno, portare la bellezza nella sua città.
Le istituzioni non hanno ricambiato il suo amore per Macerata e gli hanno chiuso tutte le porte dandogli ogni tanto qualche briciola, come si da a un cane affamato sotto il tavolo.
Le istituzioni di Macerata non hanno più apprezzato l’alta qualità di ogni sua proposta, privando i maceratesi di sperimentare cose grandi, e privando Rodolfo di una vita dignitosa utile alla sua città, e a lui stesso.
In questa settimana dopo la sua morte, e soltanto scrivere questa parola è per me un orrore , sembra che le stesse istituzioni che lo hanno trattato in modo ignobile, si siano ricordate di onorarlo e riconoscerlo.
Mi sembra un po’ troppo tardi e mi rivolgo anche all’Arci che ora vuole intitolargli la festa della musica, da lui inventata e da cui dopo la prima edizione, fu escluso. E’ offensivo che venga usato ora il suo nome, e non parlo delle compagnie amatoriali che invece ringrazio, ma di coloro che lo fanno per cavalcare l’onda emotiva di una città pienissima di persone che lo amavano, e che devono sapere, che ora è una faccenda di voti.
Nessuno può più offendere Rodolfo , ma continuerà a offendere me e chi lo ha amato».
Cala il sipario per «l’angelo guerriero» Macerata applaude Rodolfo Craia (Foto-Video)
Ammirevole ,lodevole e molto commovente la sua lettera ...Io li definirei “Sepolcri imbiancati” tutti coloro che ora evocano a gloria il nome di Rodolfo Craia solo per vanteria o altri scopi di pura convenienza . Bastava dargli la Direzione dello Sferisterio ...o tanto altro che Macerata in questi ultimi 20 anni si è inventata per sostenere amici e benefattori del politicamente corretto !!! Condoglianze Vivissime Signora Grelloni
Quanta ipocrisia in questo mondo! Un caro abbraccio a Manuela ❤
Condoglianze Manuela.....ipocrisia pura ...come sempre del resto !!!
Sono d'accordo con lei, lo conoscevo dall'epoca del Bar Centrale che era della mia famiglia, una persona colta, mite, educata, di una profonda cultura, riservato, uno che credeva profondamente in ciò che faceva..... e questa città piena di ipocrisia, di favoritismi, di mercenari, ha preferito sempre sperperare denaro per gli "esterni" invece di rivolgersi ai tesori che aveva in casa. Che schifo, ma saranno in pochi a darle ragione, mi creda e mi dispiace molto. Un abbraccio virtuale ma sincero. Paola Formentini
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Ho evitato di scrivere un commento quando è stato pubblicato l’articolo che comunicava la scomparsa di Rodolfo Craia perché mi è sempre sembrato quasi una ostentazione di cattivo gusto fare delle condoglianze o manifestare il proprio dispiacere per la perdita di una persona che si è conosciuta in un commento ad un articolo.
Questo sfogo della sig.ra Grelloni però mi dà l’opportunità per poter dire che, purtroppo, quello che dice è tutto vero. Ho conosciuto Rodolfo Craia quando io ero una giovane comparsa allo Sferisterio e lui era aiuto regista (quante indimenticabili estati noi ragazzi abbiamo passato in Arena facendo i figuranti).
Abbiamo poi collaborato quando ero componente del CdA dell’ ERSU di Macerata ed insieme abbiamo organizzato diversi appuntamenti di spettacolo e culturali per gli studenti dell’ Università di Macerata.
Sono stato testimone di come sia stato improvvisamente escluso da qualsiasi ruolo nelle stagioni liriche senza alcuna ragione se non quella, forse, di fare posto a qualche amico degli amici. Così’ come, anche dopo il cambio della Presidenza e del Consiglio dell’ Associazione Sferisterio, mi riferì gli fosse stato negato anche solo un incontro per poter proporre di riprendere la collaborazione. Del pari, mi disse, diverse sue proposte di iniziative musicali e culturali presentate all’amministrazione trovarono la strada sbarrata.
Rodolfo Craia, qualunque sia il giudizio che si voglia dare sul suo valore artistico o di organizzatore di appuntamenti culturali, avrebbe meritato lo spazio che altri, sicuramente non particolarmente migliori di lui, hanno avuto ed hanno.
Purtroppo, però, la sua storia è quella anche di altri esponenti della cultura maceratese (ad esempio, e non me ne vogliano se li cito, tra tutti Maurizio Boldrini e Filippo Davoli) che da anni a stento riescono a proseguire in una attività ignorata se non ostacolata da chi amministra la città, forse perché non parte degli ambienti “giusti”.
Per questo mi permetto di dire che lo sfogo della sig.ra Grelloni non può essere considerato un attacco alla città, dove aveva tanti amici, ma, semmai, a chi, per volontà o per miopia intellettuale, ha ostracizzato Rodolfo Craia. Mi permetto, infine, di dire che, probabilmente, alcuni dei presenti alle esequie di Rodolfo Craia avrebbero dovuto avere la sensibilità e la delicatezza umana di astenersi dal partecipare. Ma questa è una mia valutazione soggettiva.
Condivido pienamente, nella forma e nella sostanza, quanto scrive Manuela Grelloni. Sottoscrivo pienamente quanto sostiene Renato Coltorti. Ero in Chiesa, durante il funerale, e Manuela mi chiese di dire qualche parola ed io aderii per dovere-piacere. Il piacere, però, era a metà. Perché quanto ha scritto Manuela avrei voluto dirlo in Chiesa. Fui frenato da cari amici comuni ed obbedii. Ero e sono convinto che in Chiesa non si debba fare polemica. Ma qui, si. E pubblicamente.Nel confermare quanto Grelloni scrive, dichiaro che tutto mi è noto, nei particolari e nella tempistica. Ho seguito, da sempre, il tragitto amministrativo di Rodolfo, con lui ho sempre parlato a lungo, nei dettagli. Sono convinto ( e lo dissi in Commissione) che la “svolta” e la “novità” dello Sferisterio non dovevano escludere, per nessun motivo, coloro che ab imis avevano “fondato” quella che fu chiamata, non a caso, “la scuola maceratese”( che valse solo per alcuni e non per altri). A meno che non fosse venuto Einstein, ovviamnte, a sostituirla( ma non vidi intorno alcun Premio Nobel) Così non fu, dunque. In Chiesa mi sono limitato a dire unicamente quanto segue ” vi era rancore e invidia nei confronti di Rodolfo”. Intendendo con questo due cose: 1- una invidia-rancore unicamente di carattere e ordine “psicologico” ( transit), si sa bene, infatti, che chi manifesta allegria ed energia e\o vitalità si oppone ed entra in frizione con l’abito “melanconico” di tanti ( ma questo sempre accade, tanto più nel mondo dello spettacolo)2- rancore-invidia, questa volta non “psicologica”, dovuta all’INNAMORAMENTO della novità e a un desiderio bestiale di ROTTAMAZIONE. Rottamazione strategica, però. Con ogni probabilità, ne sono certo, DOVEVANO intervenire altri “missi dominici”. L’avanguardia, come spesso è avvenuto, genera mostri, anche se questi, nella nebbia del panem et circenses, le fragore delle feste, non si scorgono. Manuela, giustamente, fa un cenno alle elezioni e ai voti e intima, educatamente, di lasciar perdere Rodolfo. Mi associo a questo appello. Qualsiasi “restauro” post mortem sarebbe ipocrita e sbagliato, E ancora meno cristiano
Non avrei voluto leggere uno sfogo simile, dignitoso e fermo. Avevo perso di vista Rodolfo quando era ancora giovane. Ho provato sofferenza, come padre, per la morte della figlia… Qualcuno mi aveva detto che era in ospedale, ma non sapevo della gravità della situazione. Avevo pensato di andare a trovarlo, ma non l’ho fatto: adesso provo rimpianto e vergogna. Lo avrei abbracciato per l’ultima volta e avrei conosciuto Manuela… L’affetto verso la famiglia Craia – affetto reciproco – rimane sempre lo stesso di settanta anni fa, pure senza il contatto fisico. A volte, in occasione di mostre d’arte, incontro Silvio Craia, che mi fa rivivere i tempi in cui eravamo nella tensione dell’Accademia di Belle Arti di Giorgio Cegna, di Brindisi, di Trubbiani, Guido Bruzzesi, Eraldo Tommasetti, e dei Peschi e dei Tulli… Non mi meraviglia la valutazione di chi ha amato Rodolfo: a Macerata, se non sei della greppia neanche ti vedono. Devi pure saperti compromettere in questo mondo corrotto dell’Arte, ed è dura anche per quelli che riescono a farlo. Per fortuna che non ho avuto bisogno di chiedere un lavoro a questa gente, poiché sarei morto di fame. Parecchia gente, pure del mondo dell’Arte, ha cercato di cambiare in meglio questa città, ma ha fallito. Ci sono artisti di capacità e pensiero finissimi, tanto per citare, come lo scultore Sandro Piermarini, che sono stati messi all’angolo perché non sono parte della greppia al potere, che si rinnova, ma sempre in mano ad un “grande vecchio”. Una città di burocrati che vivacchia, che si specchia nella sua illusione culturale, ma che manca della vitalità di Porto Civitanova, che sta arrivando sotto le sue mura castellane. Oggi, con i cattocomunisti e il solito “grande vecchio”, la città sta affogando in una morta gora. Gli elettori potrebbero cambiare gli uomini del palazzo, ma fino ad oggi non lo hanno fatto. Significa che stanno bene così. E allora che muoiano affogati… Anche gli esseri del pensiero e dell’arte muoiono… Ma almeno muoiono in piedi.
abc
Non lo conoscevo ma abitando vicino a lui avevo capito che era una persona che aveva molto da dire e raccontare pur nelle sue evidenti difficoltà a cui bisognava portare rispetto . Mai è mancato il mio saluto . Rimango sgomento difronte al racconto di colei che gli è stato vicino e ci ha svelato tanta sofferenza : la disumanità costituisce sistema e vanto di coloro che non vedono la persona ma coltivano le apparenze e la ipocrisia come mezzo di potere ;la persona non è il fine dell’azione amministrativa così come sarebbe naturale e ma vale qualcosa sin quando è utile alla perpetuazione di un potere trasformando così la società in un canile , come direbbero alcuni filosofi tra i quali il grande Kant , in cui di quà ci sono io che domino e controllo i miei voti ed i mie lacchè e di là ci sei tu non allineato o inutile al potere a cui lancio denigrazioni e fatwa mortali o coordino addirittura la distruzione civile per tacer d’altro . E a pensare che sarebbe più facile conquistare il consenso avendo sempre un occhio di riguardo verso tutti, leggere ed ascoltare con gli occhi e con l’udito anche degli altri . Materialismo puro ( peggio di un canile in cui comanda chi sa solamente abbaiare o ingannare di più ) che abbiamo importato in una Italia in cui la stragrande maggioranza delle persone era abituata al rispetto e alla considerazione che erano e sono valori non solamente cristiani .
Non ne voglio a Renato Coltorti per avermi chiamato in causa: del resto dice la verità. Lo ringrazio per l’attestato di stima, anche se – pur soffrendo, specie all’inizio di questo decennio, della medesima sistematica sorte subita da Rodolfo e da altri – l’ostracismo nei miei riguardi mi ha permesso di lavorare con profitto molto di più fuori casa. Cosa di cui, ovviamente, non mi lamento. Pur rimanendo in me un po’ di oggettiva amarezza.
Rodolfo invece ci soffriva molto più di me. Non lo dava a vedere, perché la sua dignità ed educazione gliel’impedivano; ma dentro portava questa ferita sanguinante, di cui tante volte abbiamo parlato insieme.
Quello che più gli faceva male era subire il confino nemmeno per motivi ideologici o partitici o professionali (in passato non si è mai verificato un simile ostracismo), ma si direbbe per un capriccio, per un dispetto fine a sé stesso. Ma un dispetto tenace, reiterato. E ingiustificabile.
Sì, Manuela ha ragione: chi l’ha condannato all’esilio, abbia adesso almeno la dignità personale di astenersi.
nemo propheta in patria.
Condoglianze Manuela.
Sono d’accordo con Manuela, è stato lasciato da parte inspiegabilmente negli ultimi 15 anni, oltretutto dagli stessi che oggi gli dedicano feste e tutti i vari attestati di stima.
Ma che ipocrisia è? Non so se a Rodolfo piacerebbe. Sicuramente più sincere le compagnie amatoriali.
Adesso può volare, libero, oltre la mediocrità di tanti maceratesi che, in vita, hanno fatto di tutto per osteggiarlo.
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Merlo che canti nel cuore della notte
Prendi queste ali spezzate e impara a volare
Per tutta la vita
Aspettavi solo questo momento per spiccare il volo
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Merlo che canti nel cuore della notte
Prendi questi occhi incavati e impara a vedere
Per tutta la vita
Aspettavi solo questo momento per essere libero
Vola merlo, vola merlo,
Nella luce della buia notte nera
.
Vola merlo, vola merlo,
Nella luce della buia notte nera
.
Merlo che canti nel cuore della notte
Prendi queste ali spezzate e impara a volare
Per tutta la vita
Aspettavi solo questo momento per spiccare il volo
Aspettavi solo questo momento per spiccare il volo
Aspettavi solo questo momento per spiccare il volo
(Lennon/McCartney)
In colpevole ritardo. E’ giusto lo sfogo di Manuela, tuttavia il problema dell’ostracismo non è nuovo e non guarda il colore politico. Uno dei più grossi torti a memoria è stato quello subito da Mia Martini (tragicamente scomparsa anche per la depressione dovuta all’essere stata messa ai margini). Forse il tutto è dovuto alla spasmodica ricerca della novità, dell’effimero, a scapito della qualità. Forse, se Rodolfo si fosse “piegato” o “adattato” alle nuove tendenze, avrebbe lavorato ma avrebbe rinnegato se stesso. Penso, cmq, che la giusta battaglia da fare non è quella di ricondurre il tutto alle prossime elezioni (anche in questo sono d’accordo con Manuela) ma appunto di “cambiare” la testa tra chi potrà (e dovrà) rivalutare l’operato di Rodolfo.