Sfollati via dagli alberghi entro fine mese
«Nessuno ci aveva avvertiti,
questa vergogna deve finire»

SISMA - La Protezione civile non pagherà più vitto e alloggio, salvo per chi è in attesa di Sae o alloggio sostitutivo. In molti sono stati colti di sorpresa, Flavia Giombetti, del comitato 30 ottobre di Tolentino: «Quando pensavano di dirlo, gli ultimi giorni? A febbraio le persone hanno certificato i requisiti per la loro permanenza nelle strutture ricettive, portando documentazione fornita dalle agenzie immobiliari, sull'impossibilità di trovare appartamenti in affitto, nel comune. Ne sono ben 40, quelle che il sindaco di Tolentino ha definito "rari casi" che finiranno nei container»

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Castelsantangelo sul Nera

 

di Monia Orazi

Ci sono ancora terremotati che a quasi quattro anni dalle prime scosse dell’agosto 2016 alloggiano ancora in strutture ricettive. Entro il prossimo 30 giugno se ne dovranno andare, perché dalla Protezione civile saranno interrotti i contratti per pagare loro vitto ed alloggio, ma molti ancora non lo sanno. Unica eccezione chi attende una Sae o un alloggio immobiliare sostitutivo, che può continuare ad essere assistito nei container o in strutture ricettive, fatta salva la possibilità di richiedere il Cas, come recita l’articolo 5, dell’ordinanza 614 della Protezione civile nazionale.

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Caldarola

Una situazione a macchia di leopardo, che interessa soprattutto le zone interne, dove si sono trasferiti nel tempo famiglie e sfollati che alloggiavano nelle strutture della costa. Agriturismi, bed e breakfast, una manciata di strutture ricettive accolgono un numero variabile da circa 100 secondo dati regionali, a 250 secondo i dati nazionali, di persone senza casa. Qualcuno di loro ha cambiato persino sei dimore in quattro anni. Tra loro ci sono anche persone rimaste senza lavoro. Sino ad oggi la Regione Marche ha pagato 92 milioni di euro, per le sistemazioni degli sfollati nelle strutture ricettive, che erano circa 600 fino allo scorso gennaio. A gennaio 2018 gli sfollati negli alberghi erano 2.148, con una spesa raggiunta in totale di 67 milioni e 263mila euro per l’assistenza. Dal novembre 2016 sono state complessivamente 12mila 873 le persone che hanno usufruito della sistemazione alberghiera. In tutte le Marche sono ancora 30mila le persone che attendono di rientrare a casa dopo il sisma, circa 24mila quelli assistiti tramite contributo di autonoma sistemazione, per una cifra che si aggira su un milione e 200mila euro al mese, ma nel sito della Regione Marche i dati disponibili per i vari comuni, risalgono ormai agli ultimi mesi del 2019. Nel gennaio 2018 erano assistite tramite Cas 37mila persone, per una spesa raggiunta di 129 milioni e 300mila euro.

Molti hanno lasciato le strutture ricettive già nei mesi scorsi, come ricordano i titolari dell’hotel Borgo De Varano a Morro di Camerino, prima delocalizzazione di un albergo del cratere sismico, il vecchio Hotel I duchi nel cuore di Camerino: «Il nostro ultimo ospite era un uomo di Visso, se ne è andato lo scorso 18 marzo, sappiamo che ha trovato una stanza da un amico – raccontano i titolari – abbiamo avuto degli ospiti sino alla scadenza prevista, oggi non abbiamo più nessuno. Abbiamo ospitato tutta gente della zona». Non è giunta nessuna comunicazione ufficiale all’agriturismo Villa Ninetta di Caldarola, che ancora accoglie diversi terremotati: «Siamo stati contattati da un terremotato che vorrebbe venire ad alloggiare da noi, ma che ci ha detto che non sa se può farlo, perché dopo il 30 giugno la Protezione civile sospenderebbe i pagamenti. Abbiamo scoperto così della scadenza del 30 giugno prossimo, ma in realtà non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale e dunque noi andiamo avanti regolarmente con i nostri ospiti sino a quando possibile. A sentirlo siamo caduti dalle nuvole, accogliamo ormai da quattro anni chi è rimasto senza casa, anche per dare una mano a chi è voluto rimanere in questo territorio, abbiamo fatto questa scelta per senso di responsabilità, continueremo su questa strada sin quando possibile».

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Flavia Giombetti, presidente del comitato 30 ottobre

A Tolentino ad accorgersi per caso della novità, il termine del 30 giugno per l’assistenza negli alberghi, è stata Flavia Giombetti, del comitato 30 ottobre. «Ci siamo accorti di questa scadenza quando ad una struttura di Tolentino non sono stati fatti i pagamenti –  racconta – La titolare mi ha scritto, ha provato, ma appariva sempre lo schermo rosso. Ho scritto alla Protezione civile nazionale, che ha detto che la scadenza era lo scorso febbraio, ma che nelle Marche è stata prorogata al 30 giugno. Il comune di Tolentino non ha detto nulla a nessuno, non dovevamo essere noi dei Comitati, a dare la notizia. Quando pensavano di dirlo, gli ultimi giorni? A noi è giunta voce un mese e mezzo fa. A febbraio le persone hanno certificato i requisiti per la loro permanenza nelle strutture ricettive, portando documentazione fornita dalle agenzie immobiliari, sull’impossibilità di trovare appartamenti in affitto, nel comune. Ci sono ben 40 persone, quelle che il sindaco di Tolentino ha definito “rari casi” che finiranno nei container, questa vergogna deve finire non si può continuare a mangiare sopra alla testa dei terremotati». A Tolentino i terremotati non entreranno prima del 2021 negli appartamenti in costruzione che sostituiranno le Sae, ricorda l’attivista tolentinate: «Si è perso il senso della parola emergenza, consegnare appartamenti a cinque anni dal sisma, nel 2021, non è come dare una soluzione abitativa di emergenza, paghiamo per le scelte scellerate del sindaco Pezzanesi. Ad aprile in piena emergenza Covid Borrelli ha emanato l’ordinanza 670, che aggiunge al comune di residenza, l’impossibilità di trovare un’abitazione in affitto in quelli limitrofi. Chi ha fatto certe scelte, si deve assumere la responsabilità di non mandare la gente in mezzo ad una strada. Giovedì della scorsa settimana ho parlato con la Protezione civile regionale, venerdì sono arrivate le lettere. Non si può giocare con la vita della gente, qua non ci sono case in affitto. Ieri ho parlato con una signora che sta in una struttura ricettiva a Tolentino e che se la dovrà lasciare, sarà costretta a non andare più al lavoro, perché la famiglia non si può permettere una seconda auto».

 

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(foto Emidio di Treviri)

Flavia Giombetti denuncia anche gli alti costi dei container a Tolentino: «La Protezione civile regionale dice che si sceglie una soluzione di assistenza meno onerosa, rispetto agli alberghi. Allora qualcuno mi spiega perché nei container di Tolentino, ci sono anche dei non terremotati? Il Comune ha emesso una determina in cui divide i buoni pasto tra terremotati e non, in un anno ai container sono stati spesi 180mila euro per gli operatori socio sanitari, 45mila euro per il cambio di biancheria. Il sindaco manderà gli sfollati che lasciano le strutture ricettive nei container». A Tolentino sono almeno quattro le strutture ricettive che ospitano sfollati del terremoto, Flavia Giombetti ricorda che sino ad oggi per l’assistenza prestata nei container sono stati spesi 5 milioni di euro.

 

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Diego Camillozzi

Il problema che chi esce dalle strutture alberghiere si troverà ad affrontare, secondo Diego Camillozzi presidente dell’associazione la “Terra trema noi no”, riguarda i prezzi degli affitti e le modifiche al Cas: «Molte persone hanno lasciato già a febbraio, ora chi uscirà dagli alberghi in questo periodo sarà assistito con il contributo di autonoma sistemazione, si sta modificando la normativa sul Cas, quando ancora siamo sotto il regime dello stato di emergenza, a cui si riferisce anche l’assistenza alberghiera. Si sta rischiando una guerra tra poveri, il Cas viene tolto a chi ha acquistato una casa nella zona di residenza, ma viene dato un contributo forfettario a chi l’ha acquistata dopo lo scorso novembre. Adesso il vero problema sarà trovare delle case in affitto, in diversi comuni sono impossibili da trovare e controllare i prezzi degli affitti, cosa che mai è stata fatta. Si deve evitare una guerra tra terremotati. Il Cas ha costi elevati, ha effettuato negli anni una funzione di silenziatore delle proteste sociali, molti non hanno protestato. Chi esce dall’assitenza nelle strutture ricettive ha necessità di trovare una casa con un affitto equo, va controllato che i proprietari di case da affittare non speculino. A Camerino qualcuno ha pagato anche 800 euro di affitto al mese. Qualcun altro per non andarsene una casa l’ha acquistata, contando sul Cas per pagare il mutuo, ma se lo è visto togliere».

L’associazione annuncia battaglia sull’ordinanza 670, che ha creato trattamenti differenziati in merito al Cas. «Nel cratere oltre ad un’emergenza sociale ed economica in atto da anni – spiega Camillozzi – viviamo anche la seconda emergenza Covid, ci sono attività che non si sa se ripartiranno. Si è voluto spopolare la montagna. Le leggi vanno scritte bene, prima di essere applicate. Piuttosto che dare un Cas maggiorato ai pensionati, con una coppia arrivata a prendere anche 1300 euro al mese, andava riconosciuto il mancato guadagno a chi ha perso il lavoro, invece su questo non è stato fatto nessun tipo di cosa. Anche questo è un modo per indurre la gente ad andarsene. Le misure sul Cas sono sbagliate, come associazione lo abbiamo sempre denunciato. Ora per risparmiare lo si toglie anche a chi ne ha diritto. Stiamo pensando di portare avanti un’azione legale, di fare un’azione congiunta contro le modifiche al Cas, abbiamo già raccolto una quindicina di adesioni, non ci fermeremo. Non si può sempre passare sopra ai diritti di chi è in difficoltà».



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