di Francesca Marsili
«L’arte mi ha salvato, mi ha fatto vivere e stare bene». Si è spento con queste parole, a 80 anni Ugo Caggiano, pittore e scultore tra i più rappresentativi dell’arte contemporanea maceratese. E’ morto questa mattina nella sua dimora di famiglia a Urbisaglia, dopo aver affrontato una lunga lotta contro la malattia. Lascia i suoi quattro figli Franca, Veronica, Alessandra e Luca oltre alla sua ex moglie Enza.
Nato a Petriolo, è stato tra gli artisti più conosciuti e riconosciuti del nostro territorio e di tutta la regione. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Macerata, è stato dal 1992 al 1997 professore all’Accademia di Belle arti di Roma dove ha insegnato pittura e decorazione. Molteplici le sue partecipazioni a mostre e concorsi con una parentesi dedicata alla fotografia oltre ad una collaborazione con la Rede Guzzini di Recanati per la quale ha realizzato una serie di orologi a rilievo. Caggiano, vantava un percorso espositivo ultradecennale, con la partecipazione a premi, rassegne, personali e collettive in tutto il territorio nazionale. Alcune sue opere sono esposte in prestigiose collezioni private e in diversi musei tra i quali: Museo di Dunkerque (Francia), Museo Remo Brindisi (Lido di Spina Ferrara), Fondazione Sapone (Caserta). La matrice della sua espressione era quella del linguaggio visionario, fantastico, immaginario, con un rapporto privilegiato per il racconto fiabesco, ludico, leggero e gioioso. Il suo lavoro partiva da esperienze personali, da motivazioni affettive e ricordi d’infanzia. Iconiche e colorate di memoria le sue “pietre miliari” dipinte, nate dai ricordi di gioventù.
«Le colonnette o “termini stradali” sono stati per tutta la mia adolescenza un porto franco – raccontava Ugo Caggiano- Quando tra amici andavamo a “rubare” l’uva o altra frutta e i contadini accortosi ci rincorrevano, raggiungere la strada e sedersi su quelle pietre provinciali oltre che riposarsi significava essere salvi. “Qui non ci potete toccare” dicevamo con sfida a loro. Da adulto, un giorno mi fermo sul ciglio di una strada con la mia auto ma, al momento di ripartire qualcosa ostacola il mio avvio. Tra l’erba scopro e rivedo una di queste pietre. “Queste mi appartengono”, mi dico immediatamente perché allora non ridarle una nuova vita, non farla vibrare ?».
Amava i gatti, li considerava fratelli, ne aveva a decine nella sua casa di Serrapetrona distrutta dal sisma. Da qui, poco prima del crollo nel 2016, era riuscito a trarre in salvo 500 sue opere. «Papà è sempre stato un uomo curioso, nulla ai suoi occhi era indifferente, anche un semplice fiore. Un guerriero, ha sempre lottato per due cose: l’arte e libertà» è il ricordo della sua terzogenita Alessandra. Ugo Caggiano, con i suoi lunghi capelli bianchi ed il basco da pittore francese, è stato un artista eclettico, gentile, divertente, ogni sua esposizione era un esplosione di colori. Gustando il suo lavoro si può senz’altro certificare che molto spesso la natura mette il segno o il disegno e lui, la luce, la musica, la voce, la poesia. Arrivano proprio da questi binomi le “sculture semoventi”, le “fiabe simboliche”, gli “orologi”, le “pietre miliari”.
«E’ stato un grande artista, uno dei migliori del panorama astrattista italiano. Buono, sensibile e vulcanico – ricorda commosso Carlo Fammilume, docente in pensione di educazione artistica, suo grande amico sin dai tempi dell’accademia- Non ha mai abbandonato l’arte neppure durante la malattia. Poco tempo fa mi aveva chiesto se mi andava di dargli una mano a organizzare una mostra perché non si sentiva tanto in forze. Caggiano era unico, rappresentava le Marche. La sua pennellata era sensibilità».
All’uomo e artista Ugo Caggiano nei giorni della sua malattia, il poeta maceratese Mario Monachesi, aveva dedicato una poesia.
Il cielo quello limpido, quello affollato di angeli è sempre stato il viso di Ugo. Dell’uomo e dell’artista Ugo Caggiano.
“Si, Ughetto, quel cielo assolato sopra le nostre colline, o quello stellato di tante notti estive, è sempre stato il tuo viso, la tua anima, il tuo cuore.
Cioè l’immensa e speciale persona che ci hai regalato come amico, come fratello, come pittore e come musicista.
Struggente ogni volta il tuo sax, con quelle note generose ed uniche che sapevano di bellezze sconosciute a noi incantati ascoltatori, a noi tuoi felici ospiti.
Con la volontà di procedere sulla tela, hai trovato la tua strada, poi dipanata tra “Pietre miliari” e sogni mossi dal vento.
Con i colori e i “giochi” hai allestito l’infanzia mai avuta, hai sconfitto il dolore passato. Il tuo e quello di tutti, anche il nostro.
Soldato armato d’arte e disarmato per la pace, i capelli lunghi come pioggia d’autunno, il foulard come amata bandiera, la barba fino al colore della neve, il sigaro quale piccolo fuoco per la sera, ma la bontà e lo sconfinato amore per il mondo, per il filo d’erba come per il piccolo agnello ti ha reso alla moda, quella vera, per cui hai da sempre lavorato con poesia ed onestà.
Mai un giorno hai smesso, su ognuno di noi e su ogni cosa, il tuo sguardo da bambino. Hai diviso con tutti questa ricchezza che per tutta la vita hai confezionato con dipinti e sculture
Ugo, Ughetto, sei il sorriso dell’arte che mai piu smetterà.
Tu abbraccio come si abbraccia la primavera, tu sei sempre stato questa stagione”.
Belle le sue opere. Condoglianze a tutta la famiglia!
Condoglianze alla famiglia.. Ho un bellissimo ricordo di lui.
Condoglianze alla famiglia
Un cliente sempre piacevole gentile❤buon viaggio signor Ugo
Condoglianze alla famiglia. Conoscevo tutti ma sono trascorsi parecchi anni.
Lo ricordo suonatore ironico di sax
Condoglianze alla famiglia ciao ugo onorata di aver fatto una mostra con te.
R.I.P. Maestro
R.i.p. condoglianze alla famiglia
Ho avuto il piacere di conoscerti in questa vita. Sei un grande Uomo ed Artista. Buon viaggio Ugo. Condoglianze alla Famiglia
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Apprendo con tristezza la notizia del “volo” dell’amico Ugo. Si, era un grande amico, originale, “errante”, elegante il suo segno. Parlavamo a lungo, volentieri, della vita, del mondo, del “mercato”. Tante volte insieme ad altri, quasi in processione, andavamo a casa di Ugo. Arte e gastronomia, “allegrezza”, e anche una visione utopica, a metà tra storia ( e sue inciviltà) ed arte, con il suo sogno e col suo viaggio, il suo pellegrinaggio. Ugo, ridente e fuggitivo.
Ho telefonato ad Ugo il 17 aprile alle ore 17… Ossia alcuni giorni fa… Quasi non riusciva a parlare. L’unica cosa che ho sentito chiaramente è stata la sua gentilezza nel dire “la porta di casa mia è sempre aperta per te”.
Non ho l’impressione che sia morto. Non provo il senso della perdita. Lo sento vivo. Vivo e percettivo.
Lo ricordo per i bei momenti passati insieme. Insieme a tanti amici in quella casa di campagna, dove, oltre alle sue opere, si esibiva con il sax e si finiva con una scorpacciata. Ugo e la sua famiglia. Ugo e sua moglie Enza. Ugo e i suoi bambini. Allora erano piccoli. Oggi sono cresciuti. Ma io sono rimasto ad allora, a quelle sensazioni belle. Sono rimasto ad Ugo con i capelli neri, bonariamente polemico e artista curioso, ridente e irridente. Tra noi non c’erano segreti…
Lo invidiavo per la sua facilità ad accostare i colori. E non mi stancavo di ammirare le sue opere.
L’ultima volta che l’ho visto – e lo hanno visto tanti suoi amici ed estimatori – è stato all’Officina delle Arti a Corridonia il 10 novembre dello scorso anno. Non sapevo che fosse ammalato. Sarei dovuto andare a filmare un sua mostra al lago di Caccamo e ad intervistarlo, per poi parlare di una futura mostra all’Abbazia di San Claudio sulle “pietre miliari” di Carlo Magno. Ne avevo già parlato con amici del professore Carnevale, che ne erano rimasti entusiasti, dato lo spessore artistico di Ugo Caggiano. Non potendo guidare l’auto ho lasciato passare il tempo della realizzazione… Che stupido che sono stato!
Dove è Ugo, ora? Immagino che sia nell’amore verso i suoi, che lo hanno accudito con amore fino alla fine. E’ una mia certezza che l’Amore provato sia indistruttibile e incancellabile, mentre il Male può essere cancellato, se lo si vuole. E poi?
Beh, Ugo non sta a svolazzare tra gli angioletti. Quando avrà sistemato alcune pratiche burocratiche (sì, la burocrazia esiste anche nell’aldilà), si diletterà a realizzare velocemente i suoi quadri, scoprendo che esistono colori diversi da quelli della tavolozza materica di questa vita fisica.
Ugo, provo tanto affetto per te in questo momento che mi sembra che tu mi stia vicino, dietro, sulla nuca… col tuo sorriso ironico. Libero e senza più le sofferenze del corpo. Siamo noi che drammatizziamo la morte oltre il dovuto, poiché non sappiamo nulla di ciò che è quel mondo dai tanti piani di evoluzione purificatrice.
Non mi rimane che dedicarti quei versi del Lorca, che ogni tanto dedico a qualcuno che ha oltrepassato il muro d’ombra, che è poi solo il superamento di una gamma di colore…
Lorca: “La canzone che mai dirò si è fermata sulle mie labbra… Canzone di stelle vive sopra un giorno perpetuo”. Sono certo che ci incontreremo di nuovo.
Da Carlo Iacomucci riceviamo: «Un pensiero per l’amico e collega Ugo; una scomparsa che lascia un grande vuoto a tutti quelli che lo conoscevano e lo frequentavano come artista. Artista raffinato, geniale e dignitoso, apprezzato e stimato fuori e dentro la sua bella famiglia. “Ora che sei in questo spazio immenso di luce sono certo che con il tuo animo buono ci guarderai e che manderai segnali di speranza”».
Ciao Ugo!!