Stefano Migliorelli
di Andrea Paci
Avvocato Stefano Migliorelli. Lei, da leghista della prima ora, è stato l’unico o uno dei pochi a criticare apertamente l’azione politica del commissario regionale Paolo Arrigoni. Che ne pensa degli ultimi fatti di cronaca che riguardano il suo partito?
«Sono stato coordinatore per la città di Macerata dal 2016 agli inizi del 2018 ed in tale veste sono stato protagonista della grande crescita della Lega in città e provincia prima delle elezioni del 4 marzo 2018. Oggi però sono un militante a cui è stata consegnata la tessera per il 2019 e mi ritengo “esponente” solo di quei “valori” che hanno caratterizzato la politica territoriale della Lega sino alle predette elezioni.
Detto ciò posso esternare di essere profondamente amareggiato e ciò che sta emergendo conferma le preoccupazioni espresse precedentemente in vari articoli. Il lavoro svolto per anni dal sottoscritto a Macerata, dalla segretaria provinciale Marino e da tanti altri “veri leghisti” ha portato alla vittoria delle ultime politiche, ma poi il duo Arrigoni – Patassini ha evidentemente deciso uno spostamento al centro dell’asse politico della Lega nelle Marche».
Ma non è forse vero che la volontà del partito era quella di aprirsi ai nuovi che volevano entrare?
«Certo, ma qui nelle Marche – e in particolare a Macerata – si è data a tale volontà un’interpretazione del tutto particolare: non ci si è rivolti a coloro i quali manifestassero convergenza di idee con l’opinione politica della Lega, bensì si è preferito accantonare chi aveva lavorato per la vittoria, per sostituirli con politicanti professionali o arrivisti dell’ultimo minuto, anche provenienti da altri partiti o da distinte organizzazioni, alla ricerca di una nuova immagine nel carro vincitore della Lega. Basti vedere la cosiddetta “campagna acquisti” ancora in corso: soggetti che improvvisamente si “scoprono” leghisti “ a sorpresa” senza che chi li ha seguiti sino ad oggi ne sappia nulla. Insomma, lo svilimento assoluto dell’ideologia politica finalizzata al bene sociale e dei relativi valori umani che hanno sempre caratterizzato la destra. Ciò che invece oggi conta sembra essere solo la possibilità di avere una candidatura e, quindi, il compiacimento di chi la può garantire».
Stefano Migliorelli e la Borgonzoni
Perché ha criticato più volte l’avvicinamento della Lega maceratese al mondo cattolico?
«Guardi, noi leghisti siamo senz’altro legati alla cristianità e ci riferiamo per la nostra spiritualità al mondo cattolico. Non ci sfugge però l’ostracismo della Chiesa cattolica che è arrivata ad identificare Salvini in Satana ed addirittura a far ritenere ogni leghista in “odore di scomunica” sostenendo che “chi è leghista non può ritenersi cristiano”. Salvini stesso ha mandato messaggi in tal senso riferendosi ai simboli del nostro “credo”, chiarendo a tutti che la tutela della nostra tradizione cristiana è uno dei punti fermi della politica leghista. La Chiesa e le organizzazioni che alla stessa si riferiscono, invece, vogliono influire sulla politica del territorio referenziando i loro candidati proprio esaltando l’appartenenza la mondo cattolico. Quel mondo, invece, ha dato prova di grande fallacità ma anche di grande spregiudicatezza. Meglio quindi riferirsi a Cavour: “Libera Chiesa in libero Stato”. Invece qui nel Maceratese in qualche senso si respira ancora un’aria da prima repubblica democristiana».
Vuole essere più chiaro?
«Più chiaro? Meglio far parlare i fatti. Quando conobbi Patassini eravamo a cena nell’Anconetano: con noi sedevano anche la segretaria provinciale Marino e l’assessore di Civitanova Cognigni. Patassini chiese se poteva contare sul nostro aiuto per le elezioni. Intervenni sostenendo che era lui “il candidato” e ci saremmo dati da fare ma gli chiesi da quando fosse “in Lega”. Mi rispose “da una settimana”. Poi – come per giustificarsi del voltafaccia a Francesco Massi (che era il suo “dominus” in “Alternativa Popolare”) chiese: “Chi non avrebbe accettato un posto sicuro per il Parlamento?”. Io risposi: “Un leghista non l’avrebbe fatto”. Questo è l’esempio evidente di ciò che intendo per aria da prima repubblica».
Però poi vi allineaste e collaboraste anche voi per la sua elezione?
«Si. In ogni senso. Addirittura organizzai le squadre per l’affissione dei manifesti in tutta la provincia e, giova ricordarlo, c’era neve e ghiaccio dappertutto. Però non sapevamo dove si andava a parare».
Tullio Patassini e Fabio Farabollini
Cioè?
«Come, me lo chiede? Lo scandalo di questi giorni è solo la parte finale di una gestione del partito lontana dai valori della Lega, valori di destra. Sono arrossito per la vergogna nel vedere l’avvocato Cesca sostenere di “essere stato contattato dalla struttura commissariale” al fine di “avviare una collaborazione alcuni mesi fa per la disamina di molteplici problematiche derivate dal sisma del 2016”, di aver dato “la sua disponibilità” negando, però, alcun “concreto seguito”. Mentre leggevo le sue dichiarazioni “leghisti veri” ho letto il decreto commissariale n. 39 del 31 dicembre 2019 e l’allegato contratto sottoscritto dal Commissario e dallo stesso Cesca. Altro che “nessun concreto seguito”. I contatti si concretizzarono in un contratto di “consulenza” con decorrenza dal 1 febbraio 2019 al 31 dicembre 2019 a fronte di un compenso di 48.000 euro. Imbarazzanti poi i tentativi di sostenere che siccome non era stato pagato, si potesse considerare tutto “tamquam non esset”. Anche un bambino d 3 anni sa che se viene stipulato un contratto di consulenza per un periodo di tempo, anche se il beneficiario non chiedesse le prestazioni al consulente, questi maturerebbe egualmente quanto pattuito. Ho allora sperato che almeno il contratto fosse stato risolto ma, nessun decreto esiste in tal senso (proprio oggi, Farabollini ha riconosciuto l’errore impegnandosi a una rescissione formale del contratto, ndr). Anche questa è una vicenda che ben identifica cosa voglia dire re quando parlo di “aria da prima repubblica”».
Arrigoni durante la conferenza per l’ingresso in Lega del consigliere di Macerata Francesco Luciani
Ma il Commissario Arrigoni e gli altri della Lega che dicono?
«Mi risulta che il commissario abbia scritto sulle chat di partito che i vostri articoli “mirano a colpire Cesca, Patassini e Arrigoni, dunque la Lega marchigiana” e sostanzialmente ammonisce militanti e sostenitori affinché non critichino gli avvenimenti che coinvolgono Cesca e gli altri soggetti consulenti del Commissario alla Ricostruzione. La Lega marchigiana non è e non può essere il trio “Cesca, Patassini ed Arrigoni”. Ci sono onorevoli marchigiani di valore assoluto e moltitudini di leghisti che sono portatori dei principi che ci caratterizzano: rispetto della cosa pubblica, senso della dedizione agli altri piuttosto che alla propria carriera politica, rifiuto dell’inciucio e dell’opportunismo clientelare, attaccamento alla patria, all’onore, ed alla parola data, recupero del sovranismo ceduto all’Europa, ricerca di una immigrazione sostenibile, affrancamento dall’ingerenza ecclesiastica nella cosa pubblica e, soprattutto primato della territorialità nella politica locale. Patassini, come detto, è sempre stato portatore di valori diversi da quelli leghisti ed anzi – da ciò che raccontava l’onorevole Isidori – dichiaratamente contrario agli stessi. Cesca lo ha seguito e nessuno può negare che sia un “suo uomo”. Entrambi si lodano della loro fratellanza quali “cavalieri del Sacro Sepolcro”, fratellanza che tanto unisce ma che tanto poco c’entra con la politica leghista. Arrigoni era meglio che rimaneva a casa sua, ogni sua scelta alle ultime amministrative è stata rigettata dal popolo. Il popolo marchigiano alle europee ha votato in massa Lega ma i candidati voluti da Arrigoni hanno tutti ricevuto sonore sconfitte e quando il commissario regionale prova a mistificare sul punto sembra mutuare i comportamenti del “compagno demoscristiano” Matteo Renzi. Insomma la Lega non sono loro. Se la dicono e se la cantano, si autoreferenziano ma loro non sono la Lega. Un leghista vero non arriverebbe mai ad intimare ai suoi di non criticare fatti e nomine inopportune pagate con soldi pubblici».
Paolo Arrigoni e il post contro le Sardine
Si spieghi meglio.
«Si ricordi però che sono un uomo di destra che sta cercando di tutelare i valori del proprio partito. Ciò che dico non deve far dimenticare al pubblico che esistono onorevoli, militanti e sostenitori marchigiani incredibilmente efficaci e saldi nella politica salviniana.
Veniamo alla treiese Lorella Sampaolo. E’ vero che è la sorella del candidato sindaco di Treia Vittorio Sampaolo che così tanto Arrigoni e Patassini hanno sponsorizzato. Alle amministrative abbiamo perso pure a Treia e già questo la dice lunga sull’apprezzamento che il territorio ha per i “leghisti dell’ultimo momento” e per il duo politico “Patassini ed Arrigoni”. Ciò che però oggi rileva è che il “treiese” Farabollini, incaricato quale commissario al terremoto su scelta politica dal governo giallo-verde di cui il concittadino Patassini era esponente insieme al commissario Arrigoni, in data 18 ottobre 2018 nominava la Sampaolo propria consulente, evidentemente in via “funzionale” alle necessità della ricostruzione post sisma. Orbene, nel novembre dello stesso anno (cioè proprio durante il periodo di vigenza del contratto predetto) Arrigoni invitava i propri responsabili locali a far “supervisionare” gli articoli (che dovevano essere trasmessi alla stampa) proprio alla predetta Lorella Sampaolo, da lui definita la “nostra addetta stampa”. In quel periodo francamente mi chiesi con quali soldi la pagassimo considerate le limitatissime entrate della Lega Marche. Non solo. All’assemblea regionale del 20 giugno 2019 Arrigoni fece alzare in piedi la signora Sampaolo indicandola quale responsabile alla comunicazione regionale della Lega e la ringraziò pubblicamente per il “lavoro svolto sino ad allora”».
Quindi conferma che Sampaolo era già, per così dire organica alla Lega, prima della nomina di Farabollini.
«Io sto narrando fatti documentati. Mi interessa solo affermare che i comportamenti che ho narrato attengono ad una responsabilità politica di cui si deve rispondere e che noi marchigiani non abbiamo l’anello al naso».
Giuliano Pazzaglini
Lei sostiene che la Lega marchigiana sostanzialmente è sana e che gli altri parlamentari sono eccezionalmente capaci di agire ed interagire con il territorio, eppure il senatore Pazzaglini è stato rinviato a giudizio proprio per questioni attinenti le donazioni destinate al terremoto.
«Sì lo so. Pazzaglini è stato è stato posto sulla graticola processuale. Ho letto attentamente le imputazioni e credo che “tecnicamente” rischi di essere dichiarato colpevole, ma credo anche che moralmente (e politicamente) abbia diritto al rispetto di tutti. Semplificando su quanto avvenuto: lui ha tirato fuori da società a lui riconducibili (ricorrendo a mutui) i denari per realizzare un piccolo centro commerciale formato da casette in legno, confidando di riprenderseli dalle donazioni che sicuramente ci sarebbero state. Così procedendo ha creato confusione tra il suo patrimonio e quello pubblico e da ciò deriva l’accusa di abuso di ufficio. Pare anche che abbia consentito alla richiesta di una associazione di motociclisti di non far confluire i denari sul conto del comune onde non incorrere nelle lentezze burocratiche per la realizzazione delle finalità volute dall’associazione. Ciò che però rileva politicamente e moralmente è se Pazzaglini così procedendo si sia intascato del denaro perché se si fosse solo ripreso gli importi che aveva anticipato e se non si dimostra che nel cercare di abbreviare i tempi della ricostruzione abbia locupletato, le lentezze evidenti nella ricostruzione costituiscano una piena giustificazione (morale e politica) di tale suo comportamento. In ogni caso i deputati Paolini di Fano e Latini di Ascoli costituiscono forze vere e storiche della Lega. Insomma la Lega nelle Marche c’è e di ciò non si può dubitare. E non si tratta di personaggi estranei alla nostra cultura né di leghisti dell’ultimo minuto.
Migliorelli con Salvini
Quindi il problema sarebbe il duo “Arrigoni e Patassini”. Eppure asseriscono di godere di grande seguito
«Il punto è: da chi? Il partito si sta riempiendo di “yes man” e ciò alla fine costituirà una grande debolezza. Le faccio un esempio: il caso dell’avvocato Ricotta. Orbene sono stato un forte antagonista della sua attività politica e di quella del sindaco Carancini. Ritengo che per il bene di Macerata non debba essere rieletto altro esponente del Pd. Però l’attacco a Ricotta quale avvocato è stato indegno: lo sarebbe stato anche se la sua difesa di quell’extracomunitario fosse stata “di fiducia”. Ancor più ingiustificato ed indegno se si consideri che la difesa era di ufficio ed è consistita in un “patteggiamento”. Insomma un errore evidente. Una sbandata colossale. Una smarronata sesquipedale, ridicolizzata perfino da procura ed ordine professionale. Ho sperato che qualcuno di noi chiedesse scusa ed anzi approfitto di questa intervista per formalizzare le mie scuse all’avvocato Ricotta da parte di tutti i “leghisti veri”. Debbo però segnalare che nelle chat interne pur di non contrariare il “capo” si è pervenuti al più vile servilismo. All’adesione alla “smarronata”. Questo è il punto. C’è il rischio che ad essere candidati ed eletti siano donne ed uomini convinti che la meritocrazia sia niente in confronto all’asservimento al capo.
Tullio Patassini e Paolo Arrigoni
Ma la compattezza di un partito viene ricercata anche nell’errore. Questa regola vige in politica.
«Vede, ciò è vero entro precisi limiti. Il limite invalicabile è il “bene comune” ed a seguire “il bene del partito”. Il pericolo di avere degli yes man o yes women in politica è un pericolo per tutta la comunità. Non è accettabile. Ho frequentato la Scuola di formazione politica della Lega a Milano: la territorialità ed il buonsenso prima di tutto. Arrigoni deve tornarsene sul suo territorio e Patassini deve capire che deve smetterla di cercare di portare le “tradizioni e modalità operative della cultura cui appartiene” nel nostro partito».
Ma sta chiedendo le dimissioni di Arrigoni quale commissario Marche?
«Sì. Chiedo inoltre che a condurci alle elezioni regionali e comunali di Macerata sia uno dei nostri “onorevoli”: Giorgia Latini di Ascoli, Luca Rodolfo Paolini di Fano, Giuliano Pazzaglini di Visso. Il sogno sarebbe di vederli nominare come team per il commissariamento delle Marche fino alle elezioni del 2020. Vinceremmo dappertutto».
Perché è così sicuro di ciò?
Guardi il feudo Pd dell’Emila Romagna. Bonaccini gode del plauso per il suo operato. Difficilissimo vincere lì. Eppure la Bongorzoni sostiene il “testa a testa”. Vuole sapere il perché? Perché è una di noi. Viene dai gazebo e dalla politica tra i cittadini. Non è una leghista dell’ultimo momento. Non è un soggetto da inciucio o da creazione di “gigli magici”. Vedo in lei i nostri Paolini e Latini. In Pazzaglini vedo l’unico che possa lottare con competenza e senza sosta per i nostri territori terremotati. Il processo cui è sottoposto non costituisce una limitazione in tal senso: neanche nei capi di imputazione gli hanno contestato di aver preso più denaro di quanto in precedenza sborsato.
Il centrodestra (unito?) nella riunione del 2 ottobre con il senatore Paolo Arrigoni
A Macerata inoltre non sembrano poi così contenti della Lega?
«Non mi faccia ridere. L’unico momento di equilibrio e senso di compattezza nel centrodestra c’è stato quando la segretaria provinciale Lega Letizia Marino ed il commissario cittadino Cognigni hanno sottoscritto con gli altri rappresentati di forze politiche di centrodestra una dichiarazione di intenti per le elezioni. Come sapete tale dichiarazione venne bloccata dal commissario Arrigoni che nella sera antecedente la pubblicazione dell’articolo commissariò la Marino nominando se stesso commissario per le provincia di Macerata oltre che delle Marche. Mi piace ricordare che la Marino è stata l’unica segretaria provinciale eletta e che venne eletta con più dell’80% dei voti.
Dopo quel momento tanti esponenti “alleati” hanno manifestato il loro dissenso. Da un lato sono pronti a riconoscere una posizione trainante della Lega, dall’altro cercano di far capire che dignità e rispetto non sono in vendita. Come avete titolato voi: Arrigoni usa lo slogan “vince la squadra” ma poi ci si avvede che per squadra intende se stesso e il gruppo clericalpolitico formato da Patassini. Certo che così procedendo non si crea una atmosfera collaborativa e vincente.
Un’ultima cosa. Ma lei è così critico perché è stato estromesso e vorrebbe invece un incarico istituzionale? E se no, ha una sua idea per un sindaco efficiente di centrodestra a Macerata?
«Non aspiro a candidarmi a nessun ruolo politico istituzionale. Sono un uomo di destra che ha aderito alla Lega ed in tale veste ho dato il meglio di me stesso. Tutto può cambiare ma non i valori e gli ideali in cui credo. Se ho in mente un candidato sindaco per Macerata? Certo che ce l’ho. Sarebbe ben visto dagli alleati di centrodestra ed apprezzato per la sua esperienza ed operatività. Non pronuncio il suo nome. Non si sa mai».
Il centrodestra Lega o non Lega? Lo slogan è “Vince la squadra” ma qualcuno gioca da solo
Arrigoni riunisce la Lega: rosa di candidati per le Regionali, tavolo delle trattative a Macerata
Lega senza classe dirigente, Pd senza speranze con Ceriscioli
Le due facce della Lega: trionfo alle Europee, fallimento alle Comunali
«Il centrodestra unito era pronto ma Arrigoni lo ha fermato»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Certo che se la scelta è fra Patassini (“chi direbbe di no a un posto sicuro in parlamento?”) e Pazzaglini (sotto inchiesta), la Lega è messa proprio bene.
Citano tanto la “tradizione cristiana”?
Imparino a resistere alle tentazioni…
Per caso gli yes men sono i baciapile? Se così è anche nel PD ci sono gli yes men, anzi gli yes ball-less.